Quali sono le ditte che testano sugli animali?
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- Grande Capa
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Quali sono le ditte che testano sugli animali?
Per quanto riguarda le ditte cosmetiche che testano i loro cosmetici sugli animali ecco la lista esaustiva:
- nessuna (obbligo di legge)
Per quanto riguarda le ditte farmaceutiche che testano sugli animali ecco la lista:
- tutte (obbligo di legge)
Se una ditta cosmetica possiede anche una ditta farmaceutica allora sappiamo che la ditta cosmetica per il fatto di essere coinvolta con la farmacia è coinvolta con la sperimentazione, altrimenti, mi spiace per tutte le liste e listine cruelty free.. non testa.
- nessuna (obbligo di legge)
Per quanto riguarda le ditte farmaceutiche che testano sugli animali ecco la lista:
- tutte (obbligo di legge)
Se una ditta cosmetica possiede anche una ditta farmaceutica allora sappiamo che la ditta cosmetica per il fatto di essere coinvolta con la farmacia è coinvolta con la sperimentazione, altrimenti, mi spiace per tutte le liste e listine cruelty free.. non testa.
Ultima modifica di Lola il 10/11/2010, 10:12, modificato 2 volte in totale.
...perchè io VI VEDO
"Dovrei mettere all'ingresso del forum avete presente quei metal detector tipo negli aeroporti? Quando suona, faccio lasciare giù la scatoletta di bicarbonato e faccio passare solo senza."
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- novellino
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Scusandomi innanzitutto se dico qualche castroneria perché sono una novellina, pongo questa domanda:
Il problema come spiegato nell’articolo non sono i test sui prodotti finiti assolutamente vietato, ma sui singoli ingredienti. La DIRETTIVA 2003/15/CE del 27 febbraio2003 fissa un quadro normativo che affronta anche l'aspetto dei test che bisogna effettuare sulle materie prime che compongono il prodotto finito cosmetico, stabilendo vari step per la validazione di test alternativi a quelli animali, validazioni affidate all'istituzione ECVAM (European Centre for the Validation of Alternative Methods), arrivando a fissare la data del'11 marzo 2013 quale termine ultimo per l'abolizione di tutti i test animali da effettuarsi in ambito cosmetico. Inoltre l’articolo aggiunge “È importante sottolineare che ad oggi tutti i cosmetici in commercio si possono definire non testati sugli animali, anche quelli che non riportano la scritta in etichetta: la legge vieta che sia testato su animali il prodotto finito, consente, fino alla data dell'11 marzo 2013, che siano testate su animali le materie prime.
Ok, allora il problema sono le materi prime. Per ovviare a tale problema la lista ICEA da certezze in merito all’utilizzo da parte delle case produttrici anche di materie prime non testate.
E il problema non sono le ditte italiane visto che l’articolo conclude dicendo che secondo dati diffusi del 2005 “In italia non è stato effettuato nessun esperimento su animali a fine cosmetici”.
Allora è qua che pongo la domanda a voi.
Prendiamo un ingrediente assolutamente a caso di cui si è parlato nel forum in alcuni prodotti: la polvere di diamante. E’ un componente di un noto shampoo di una nota ditta non italiana. Allora è possibile visto che la legge non lo impedisce che si sia testato per esempio il comportamento di tale ingrediente sulla pelle. Pure in unione a qualche altro componente? O invece oramai le sostanze utilizzati nella cosmesi sono così radicate e conosciute, anche in unione tra di loro, che non viene testato NESSUN nuovo ingrediente? (a patto che ce ne possano essere di nuovi).
Grazie mille!!!!
Il problema come spiegato nell’articolo non sono i test sui prodotti finiti assolutamente vietato, ma sui singoli ingredienti. La DIRETTIVA 2003/15/CE del 27 febbraio2003 fissa un quadro normativo che affronta anche l'aspetto dei test che bisogna effettuare sulle materie prime che compongono il prodotto finito cosmetico, stabilendo vari step per la validazione di test alternativi a quelli animali, validazioni affidate all'istituzione ECVAM (European Centre for the Validation of Alternative Methods), arrivando a fissare la data del'11 marzo 2013 quale termine ultimo per l'abolizione di tutti i test animali da effettuarsi in ambito cosmetico. Inoltre l’articolo aggiunge “È importante sottolineare che ad oggi tutti i cosmetici in commercio si possono definire non testati sugli animali, anche quelli che non riportano la scritta in etichetta: la legge vieta che sia testato su animali il prodotto finito, consente, fino alla data dell'11 marzo 2013, che siano testate su animali le materie prime.
Ok, allora il problema sono le materi prime. Per ovviare a tale problema la lista ICEA da certezze in merito all’utilizzo da parte delle case produttrici anche di materie prime non testate.
E il problema non sono le ditte italiane visto che l’articolo conclude dicendo che secondo dati diffusi del 2005 “In italia non è stato effettuato nessun esperimento su animali a fine cosmetici”.
Allora è qua che pongo la domanda a voi.
Prendiamo un ingrediente assolutamente a caso di cui si è parlato nel forum in alcuni prodotti: la polvere di diamante. E’ un componente di un noto shampoo di una nota ditta non italiana. Allora è possibile visto che la legge non lo impedisce che si sia testato per esempio il comportamento di tale ingrediente sulla pelle. Pure in unione a qualche altro componente? O invece oramai le sostanze utilizzati nella cosmesi sono così radicate e conosciute, anche in unione tra di loro, che non viene testato NESSUN nuovo ingrediente? (a patto che ce ne possano essere di nuovi).
Grazie mille!!!!
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- Grande Capa
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Beh la polvere di diamante non mi sembra un ingrediente nuovissimo...
Il succo dell'articolo è che la sperimentazione animale procede alla grande, sarà per fini scientifici, sarà per la medicina, sarà per l'utilizzo delle materie prime nelle industrie, testano tutti a parte i produttori cosmetici; ogni ingrediente in questo momento è testato di nuovo, che sia più o meno vecchio, e le ditte cosmetiche nulla possono contro questo. Se mi chiedi se qualche ditta cosmetica è coinvolta nella sperimentazione ti posso tranquillamente dire nessuna, se mi chiedi se le materie prime di cui sono composti i cosmetici sono state testate ti rispondo sì e aggiungo pure l'altroieri, non vent'anni fa. Sulla base di questi dati dividere il mondo cosmetico in ditte buone o cattive, che sperimentano o no è semplicemene un'assurdità.
Il succo dell'articolo è che la sperimentazione animale procede alla grande, sarà per fini scientifici, sarà per la medicina, sarà per l'utilizzo delle materie prime nelle industrie, testano tutti a parte i produttori cosmetici; ogni ingrediente in questo momento è testato di nuovo, che sia più o meno vecchio, e le ditte cosmetiche nulla possono contro questo. Se mi chiedi se qualche ditta cosmetica è coinvolta nella sperimentazione ti posso tranquillamente dire nessuna, se mi chiedi se le materie prime di cui sono composti i cosmetici sono state testate ti rispondo sì e aggiungo pure l'altroieri, non vent'anni fa. Sulla base di questi dati dividere il mondo cosmetico in ditte buone o cattive, che sperimentano o no è semplicemene un'assurdità.
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"Dovrei mettere all'ingresso del forum avete presente quei metal detector tipo negli aeroporti? Quando suona, faccio lasciare giù la scatoletta di bicarbonato e faccio passare solo senza."
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- novellino
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Quindi ogni materia prima che può essere presente nella cosmesi è comunque testata lo stesso per qualche altro motivo? Non perché è una sostanza utilizzabile esclusivamente per la cosmesi ma perché ha anche un altro utilizzo già a priori? Il discorso delle certificazioni non l’avevo inteso così. Evidentemente mi sbagliavo. Garantire che un produttore utilizzi certe materie prime, che ovviamente per forza di cose sono state già precedentemente testate, ma che non scelga di utilizzarne altre nuove, mi pareva un modo per non incrementare il la sperimentazione. Con tutta la sperimentazione che è stata fatta in questi anni mi sembra che non ci sia la necessità di scorticare un coniglio per vedere come si comporta una tale innovativa e magica sostanza sulla pelle. Con tuttte quelle già testate anche l’altro ieri appunto… Allora se tutto viene comunque e inevitabilmente già testato… le cose sono diverse. Anche se molti prodotti appartenenti alle ditte certificate ICEA sono giudicati da voi positivamente. Almeno serve a garantire una migliore qualità di prodotto…(in alcuni casi).
Grazie!
Grazie!
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- Grande Capa
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Sì a causa del REACH che impone tutti i produttori di materie prime cosmetiche e non di ritestare tutto in questo periodo. Di questi test e quindi dell'ammissibilità della sostanza alla vendita perchè non pericolosa o poco pericolosa alle normali condizioni d'uso si avvalgono, volenti o nolenti, tutti i produttori.Sara Bart ha scritto:Quindi ogni materia prima che può essere presente nella cosmesi è comunque testata lo stesso per qualche altro motivo?
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"...Secondo questo regolamento tutte le sostanze chimiche, comprese quelle usate nei cosmetici quindi, devono essere corredate ex-novo da una relazione che attualizzi la loro sicurezza d'uso...."
mi chiedo io ma chi è che testa? le sostanze vengono testate una sola volta? è possibile che ogni casa farmaceutica etc.. testi la stessa sostanza?
non dovrebbe essere creata una commissione o un qualcosa che si impegni a testare (purtroppo a quanto pare sugli animali) le varie sostanze e a scrivere una relazione sulla loro sicurezza d'uso così che possa essere consultata da tutti?
mi chiedo io ma chi è che testa? le sostanze vengono testate una sola volta? è possibile che ogni casa farmaceutica etc.. testi la stessa sostanza?
non dovrebbe essere creata una commissione o un qualcosa che si impegni a testare (purtroppo a quanto pare sugli animali) le varie sostanze e a scrivere una relazione sulla loro sicurezza d'uso così che possa essere consultata da tutti?
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- Grande Capa
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Ho trovato un riassunto abbastanza chiaro di cui ti riporto gli estratti più interessanti: http://www.dors.it/reach/cosereach.php? ... 20b68be2c9
Chi produce e chi importa una determinata sostanza in quantità uguale o superiore ad una tonnellata all'anno ha l'obbligo di registrarla presso l'Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche.
La registrazione prevede la redazione di un fascicolo tecnico.
Il fascicolo tecnico contiene:
a) l'identità dei fabbricanti o degli importatori;
b) l'identità della sostanza;
c) informazioni sulla fabbricazione e sugli usi della sostanza.
Tali informazioni si riferiscono a tutti gli usi identificati del dichiarante. I fabbricanti e gli importatori prendono in considerazione i rischi di ogni uso segnalato dai loro utenti a valle . Tuttavia, il fabbricante non è tenuto a fornire una sostanza per un uso che ritiene di non poter sostenere.
d) la classificazione e l'etichettatura della sostanza;
e) istruzioni riguardanti la sicurezza d'uso della sostanza;
f) un sommario delle informazioni richieste;
g) i sommari esaurienti delle informazioni richieste;
h) una dichiarazione dalla quale risulti se sono state acquisite informazioni per mezzo di esperimenti compiuti su animali vertebrati;
i) proposte di nuovi esperimenti in funzione delle quantità fabbricate o importate. Le proprietà intrinseche e i pericoli di ciascuna sostanza (proprietà fisico-chimiche, tossicologiche ed eco-tossicologiche), se non sono già conosciuti, possono essere determinati in diversi modi (modelli, studi epidemiologici o esperimenti). Quando sono necessari esperimenti sugli animali, i dichiaranti devono condividere le informazioni per ridurre gli esperimenti al minimo.
j) un'eventuale dichiarazione di autorizzazione, per la consultazione da parte di altri dichiaranti , dei sommari di esperimenti non realizzati su animali vertebrati. Qualora più fabbricanti e/o importatori intendano fabbricare e/o importare nella Comunità una sostanza, è incoraggiata la trasmissione comune di dati .
Affinché i clienti possano sapere se una sostanza è stata oggetto di una procedura d'autorizzazione e se l'autorizzazione è stata rilasciata, ogni etichetta relativa a una sostanza commercializzata per un uso autorizzato (anche per l'eventuale uso in un preparato o in un articolo) riporta il numero di autorizzazione.
L'utente a valle può così verificare facilmente nel sito dell'agenzia se l'uso che fa della sostanza è conforme alle condizioni dell'autorizzazione. Gli utenti a valle possono destinare una sostanza ad un uso autorizzato, a condizione che si procurino la sostanza presso un'impresa alla quale è stata rilasciata un'autorizzazione e che rispettino le condizioni cui era subordinata l'autorizzazione. Essi sono tenuti ad informarne l'agenzia di modo che le autorità possano essere tenute pienamente al corrente di come e dove sono utilizzate le sostanze altamente problematiche.
La Direttiva viene considerata da parte della Comunità Scientifica un passo importante per aumentare la tutela sia dei lavoratori sia dei consumatori.
Alcune associazioni ambientaliste lamentano la carenza di misure adeguate nei confronti dei composti pericolosi soggetti ad autorizzazione. Per questi infatti non vi è l'obbligo di sostituzione ma è sufficiente che si dimostri l'applicazione di misure adeguate per la gestione del rischio.
Anche i numerosi test da effettuare sugli animali sono oggetto di discussione. La Comunità europea "in primis" incoraggia l'uso di test alternativi. E' noto, tuttavia, che per lo studio di effetti avversi a lungo termine non sono disponibili test alternativi altrettanto efficaci.
Infine l'industria chimica ritiene il sistema REACH un farraginoso ostacolo burocratico in grado di diminuire la competitività con altri paesi come Giappone o Usa non soggetti a tali obblighi.
Chi produce e chi importa una determinata sostanza in quantità uguale o superiore ad una tonnellata all'anno ha l'obbligo di registrarla presso l'Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche.
La registrazione prevede la redazione di un fascicolo tecnico.
Il fascicolo tecnico contiene:
a) l'identità dei fabbricanti o degli importatori;
b) l'identità della sostanza;
c) informazioni sulla fabbricazione e sugli usi della sostanza.
Tali informazioni si riferiscono a tutti gli usi identificati del dichiarante. I fabbricanti e gli importatori prendono in considerazione i rischi di ogni uso segnalato dai loro utenti a valle . Tuttavia, il fabbricante non è tenuto a fornire una sostanza per un uso che ritiene di non poter sostenere.
d) la classificazione e l'etichettatura della sostanza;
e) istruzioni riguardanti la sicurezza d'uso della sostanza;
f) un sommario delle informazioni richieste;
g) i sommari esaurienti delle informazioni richieste;
h) una dichiarazione dalla quale risulti se sono state acquisite informazioni per mezzo di esperimenti compiuti su animali vertebrati;
i) proposte di nuovi esperimenti in funzione delle quantità fabbricate o importate. Le proprietà intrinseche e i pericoli di ciascuna sostanza (proprietà fisico-chimiche, tossicologiche ed eco-tossicologiche), se non sono già conosciuti, possono essere determinati in diversi modi (modelli, studi epidemiologici o esperimenti). Quando sono necessari esperimenti sugli animali, i dichiaranti devono condividere le informazioni per ridurre gli esperimenti al minimo.
j) un'eventuale dichiarazione di autorizzazione, per la consultazione da parte di altri dichiaranti , dei sommari di esperimenti non realizzati su animali vertebrati. Qualora più fabbricanti e/o importatori intendano fabbricare e/o importare nella Comunità una sostanza, è incoraggiata la trasmissione comune di dati .
Affinché i clienti possano sapere se una sostanza è stata oggetto di una procedura d'autorizzazione e se l'autorizzazione è stata rilasciata, ogni etichetta relativa a una sostanza commercializzata per un uso autorizzato (anche per l'eventuale uso in un preparato o in un articolo) riporta il numero di autorizzazione.
L'utente a valle può così verificare facilmente nel sito dell'agenzia se l'uso che fa della sostanza è conforme alle condizioni dell'autorizzazione. Gli utenti a valle possono destinare una sostanza ad un uso autorizzato, a condizione che si procurino la sostanza presso un'impresa alla quale è stata rilasciata un'autorizzazione e che rispettino le condizioni cui era subordinata l'autorizzazione. Essi sono tenuti ad informarne l'agenzia di modo che le autorità possano essere tenute pienamente al corrente di come e dove sono utilizzate le sostanze altamente problematiche.
La Direttiva viene considerata da parte della Comunità Scientifica un passo importante per aumentare la tutela sia dei lavoratori sia dei consumatori.
Alcune associazioni ambientaliste lamentano la carenza di misure adeguate nei confronti dei composti pericolosi soggetti ad autorizzazione. Per questi infatti non vi è l'obbligo di sostituzione ma è sufficiente che si dimostri l'applicazione di misure adeguate per la gestione del rischio.
Anche i numerosi test da effettuare sugli animali sono oggetto di discussione. La Comunità europea "in primis" incoraggia l'uso di test alternativi. E' noto, tuttavia, che per lo studio di effetti avversi a lungo termine non sono disponibili test alternativi altrettanto efficaci.
Infine l'industria chimica ritiene il sistema REACH un farraginoso ostacolo burocratico in grado di diminuire la competitività con altri paesi come Giappone o Usa non soggetti a tali obblighi.
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- utente
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Grazie mille Lola, la situazione si fa più chiara...
riporto anche questo
Il processo di registrazione per circa 30.000 sostanze, si prevede possa essere completato entro 11 anni dall'entrata in vigore del sistema REACH.
Entro tre anni dovranno essere registrate le sostanze prodotte in maggiore quantità (oltre 1000 tonnellate all'anno); entro sei anni, le produzioni comprese tra 100 e 1000 tonnellate e per ultimi (entro 11 anni) le sostanze che si producono in quantità inferiori alle 100 tonnellate.
purtroppo, leggendo queste cose, sembra l'unica alternativa (certo si potrebbe sempre investire in ricerca per trovare metodi di sperimentazione differenti e al contempo attendibili, ma vabbè parlando di ricerca si aprirebbe un capitolo infinito e difficile da trattare) speriamo che almeno questi dossier restino affidabili il più possibile, almeno fino a quando non sarà più necessaria la sperimentazione animale
riporto anche questo
Il processo di registrazione per circa 30.000 sostanze, si prevede possa essere completato entro 11 anni dall'entrata in vigore del sistema REACH.
Entro tre anni dovranno essere registrate le sostanze prodotte in maggiore quantità (oltre 1000 tonnellate all'anno); entro sei anni, le produzioni comprese tra 100 e 1000 tonnellate e per ultimi (entro 11 anni) le sostanze che si producono in quantità inferiori alle 100 tonnellate.
purtroppo, leggendo queste cose, sembra l'unica alternativa (certo si potrebbe sempre investire in ricerca per trovare metodi di sperimentazione differenti e al contempo attendibili, ma vabbè parlando di ricerca si aprirebbe un capitolo infinito e difficile da trattare) speriamo che almeno questi dossier restino affidabili il più possibile, almeno fino a quando non sarà più necessaria la sperimentazione animale
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- novellino
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risoluzione eruroparlamento
Aggiungo anche qualche altra notizia da
http://www.unimondo.org/Guide/Ambiente/ ... za-animali
La LAV esprime soddisfazione per l'adozione avvenuta nei giorni scorsi da parte dell'Europarlamento di una risoluzione con la quale l'organo comunitario sollecita la Commissione Europea ad adottare misure per promuovere concretamente il ricorso a metodi di prova alternativi alla sperimentazione animale, autorizzando e ammettendo l'utilizzo di test alternativi sperimentati e convalidati negli ultimi tempi, nel quadro del regolamento REACH (Regolamento di registrazione e valutazione dei prodotti chimici) la cui applicazione partirà dal 1° giugno prossimo.
La LAV, insieme alle principali associazioni animaliste europee, ha partecipato attivamente alla stesura del provvedimento per le parti riguardanti l'impiego di animali nell'esecuzione dei test di tossicità, il cui scopo è la verifica degli effetti sull'organismo umano dei prodotti chimici commercializzati. "Se i principi sanciti nel decreto di attuazione del regolamento REACH verranno veramente rispettati, si potranno evitare inutili e crudeli test su milioni di animali e allo stesso tempo garantire sicurezza ai consumatori. - dichiara Roberta Bartocci, responsabile LAV settore Vivisezione. Ci aspettiamo quindi misure concrete per sostituire l'uso di animali con metodi in vitro, come già è stato fatto e si sta facendo, con modelli informatici e con tutte le altre moderne tecnologie di cui oggi disponiamo, come la tossico genomica: tecnologie che dimostrano quanto inutile e insensato sia ricorrere ancora all'impiego di animali".
Sempre più parte della comunità scientifica esprime ormai la sua perplessità o il suo fermo dissenso all'impiego di animali come modelli per verificare l'effetto tossico di sostanze sull'uomo. Non solo perché questi test provocano morte e sofferenza a milioni di animali ogni anno, ma perché ciò che accade in una specie non è detto che accada in un'altra. L'autorevole Nature, infatti, di recente ha definito la tossicologia classica che fa affidamento su modelli animali "cattiva scienza".
In Italia ogni anno gli animali utilizzati in test di tossicità sono circa 70.000, mentre sfiorano il milione quelli impiegati nell'Unione Europea. Se non verranno incentivati al massimo metodi di test alternativi agli animali, per testare tutte le sostanze che il REACH prevede di esaminare, è stato stimato che occorreranno circa quattro o cinque milioni di animali, se non di più.
"La risoluzione dell'europarlamento è una chiara linea di indirizzo politico per la Commissione Europea, per l'Autorità europea chiamata a dare applicazione del Regolamento Reach e anche per i singoli Stati membri - commenta Roberto Bennati, responsabile LAV Campagne europee. Il Parlamento ha ribadito principi ampiamente discussi e accettati nel processo di approvazione della normativa Reach e questa risoluzione è un chiaro monito alle autorità politiche e scientifiche a passare ad una fase di vera sostituzione dei test animali."
"Il rispetto di quanto previsto nel decreto potrà essere fatto solo se ci si avvarrà di personale esperto in materia di metodi alternativi e indipendente da interessi economici. In questo IPAM, la Piattaforma Italiana per i Metodi Alternativi di cui la LAV è membro, potrà fornire un valido supporto" - conclude Roberta Bartocci.
Speriamo
http://www.unimondo.org/Guide/Ambiente/ ... za-animali
La LAV esprime soddisfazione per l'adozione avvenuta nei giorni scorsi da parte dell'Europarlamento di una risoluzione con la quale l'organo comunitario sollecita la Commissione Europea ad adottare misure per promuovere concretamente il ricorso a metodi di prova alternativi alla sperimentazione animale, autorizzando e ammettendo l'utilizzo di test alternativi sperimentati e convalidati negli ultimi tempi, nel quadro del regolamento REACH (Regolamento di registrazione e valutazione dei prodotti chimici) la cui applicazione partirà dal 1° giugno prossimo.
La LAV, insieme alle principali associazioni animaliste europee, ha partecipato attivamente alla stesura del provvedimento per le parti riguardanti l'impiego di animali nell'esecuzione dei test di tossicità, il cui scopo è la verifica degli effetti sull'organismo umano dei prodotti chimici commercializzati. "Se i principi sanciti nel decreto di attuazione del regolamento REACH verranno veramente rispettati, si potranno evitare inutili e crudeli test su milioni di animali e allo stesso tempo garantire sicurezza ai consumatori. - dichiara Roberta Bartocci, responsabile LAV settore Vivisezione. Ci aspettiamo quindi misure concrete per sostituire l'uso di animali con metodi in vitro, come già è stato fatto e si sta facendo, con modelli informatici e con tutte le altre moderne tecnologie di cui oggi disponiamo, come la tossico genomica: tecnologie che dimostrano quanto inutile e insensato sia ricorrere ancora all'impiego di animali".
Sempre più parte della comunità scientifica esprime ormai la sua perplessità o il suo fermo dissenso all'impiego di animali come modelli per verificare l'effetto tossico di sostanze sull'uomo. Non solo perché questi test provocano morte e sofferenza a milioni di animali ogni anno, ma perché ciò che accade in una specie non è detto che accada in un'altra. L'autorevole Nature, infatti, di recente ha definito la tossicologia classica che fa affidamento su modelli animali "cattiva scienza".
In Italia ogni anno gli animali utilizzati in test di tossicità sono circa 70.000, mentre sfiorano il milione quelli impiegati nell'Unione Europea. Se non verranno incentivati al massimo metodi di test alternativi agli animali, per testare tutte le sostanze che il REACH prevede di esaminare, è stato stimato che occorreranno circa quattro o cinque milioni di animali, se non di più.
"La risoluzione dell'europarlamento è una chiara linea di indirizzo politico per la Commissione Europea, per l'Autorità europea chiamata a dare applicazione del Regolamento Reach e anche per i singoli Stati membri - commenta Roberto Bennati, responsabile LAV Campagne europee. Il Parlamento ha ribadito principi ampiamente discussi e accettati nel processo di approvazione della normativa Reach e questa risoluzione è un chiaro monito alle autorità politiche e scientifiche a passare ad una fase di vera sostituzione dei test animali."
"Il rispetto di quanto previsto nel decreto potrà essere fatto solo se ci si avvarrà di personale esperto in materia di metodi alternativi e indipendente da interessi economici. In questo IPAM, la Piattaforma Italiana per i Metodi Alternativi di cui la LAV è membro, potrà fornire un valido supporto" - conclude Roberta Bartocci.
Speriamo
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- Grande Capa
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- novellino
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- Iscritto il: 24/07/2010, 18:36
Bene, anzi, malissimo!
In breve, fino al 2019 è praticamente inutile fare distinzione tra buoni e cattivi, come dice Lola. Perché anche se si 'sollecita' l'utilizzo di metodi alternativi e il ricorso alla sperimentazione su animali vertebrati solo in ultima istanza, sapere come effettivamente sono avvenuti i ri-test di controllo sui singoli componenti chimici di un prodotto è impossibile, temo. Intendo per il consumatore.
[smilie=icon_sad.gif]
In breve, fino al 2019 è praticamente inutile fare distinzione tra buoni e cattivi, come dice Lola. Perché anche se si 'sollecita' l'utilizzo di metodi alternativi e il ricorso alla sperimentazione su animali vertebrati solo in ultima istanza, sapere come effettivamente sono avvenuti i ri-test di controllo sui singoli componenti chimici di un prodotto è impossibile, temo. Intendo per il consumatore.
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- moderatrice globale
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- Iscritto il: 07/10/2006, 16:39
Segnalo sull'argomento l'ottimo tutorial di Barbara Righini, che riassume e attualizza efficacemente gli aspetti salienti della questione
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- utente avanzato
- Messaggi: 325
- Iscritto il: 02/03/2009, 10:06
- Località: prov. Lecco
Re: Quali sono le ditte che testano sugli animali?
Riguardo alla certificazione (o NON certificazione) LAV ho trovato molto interessante il chiarimento pubblicato da Fitocose sul proprio sito web >qui<
estrapolo:
Molti non sanno che le certificazioni come LAV e ICEA /AIAB hanno dei costi enormi per le aziende cosmetiche che si ripercuotono poi sui prezzi al consumo. Da parte nostra quando è nata la cerificazone LAV ,in qualità di rappresentati della Aziende aderenti allo standard della cosmesi bioecologica di ICEA, ci siamo battuti fin dall'inizio in ambito CoCer di ICEA perchè tutte le aziende rappresentate e aderenti al marchio sulla Bio eco cosmesi, avessero automaticamente anche la possibilità di potere vantare la certificazione LAV senza costi aggiuntivi . Purtroppo , nonostante siano gli stessi ispettori di ICEA a fare anche i controlli per LAV, non è stato così e si è deciso che il marchio LAV doveva essere separato da quello della bioeco cosmesi e chi voleva aderire a LAV doveva pagare un costo aggiuntivo oltre alla certificazione ICEA . Dal nostro punto di vista aderire a LAV avrebbe comportato un aumento dei costi di gestione aziendale che avrebbero aumentato prezzi al consumo .
estrapolo:
Molti non sanno che le certificazioni come LAV e ICEA /AIAB hanno dei costi enormi per le aziende cosmetiche che si ripercuotono poi sui prezzi al consumo. Da parte nostra quando è nata la cerificazone LAV ,in qualità di rappresentati della Aziende aderenti allo standard della cosmesi bioecologica di ICEA, ci siamo battuti fin dall'inizio in ambito CoCer di ICEA perchè tutte le aziende rappresentate e aderenti al marchio sulla Bio eco cosmesi, avessero automaticamente anche la possibilità di potere vantare la certificazione LAV senza costi aggiuntivi . Purtroppo , nonostante siano gli stessi ispettori di ICEA a fare anche i controlli per LAV, non è stato così e si è deciso che il marchio LAV doveva essere separato da quello della bioeco cosmesi e chi voleva aderire a LAV doveva pagare un costo aggiuntivo oltre alla certificazione ICEA . Dal nostro punto di vista aderire a LAV avrebbe comportato un aumento dei costi di gestione aziendale che avrebbero aumentato prezzi al consumo .
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- utente avanzato
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- Iscritto il: 07/09/2010, 23:36
Re: Quali sono le ditte che testano sugli animali?
domandina rapida: la situazione è sempre questa (il topic è iniziato nel 2009) o è cambiato qualcosa e ci sono ditte che possono e testano il prodotto finito?
Trovo u sacc di cose su web, liste nere, liste verdi, liste gialle...ma mi fido solo di voi ^_^
grazie
Trovo u sacc di cose su web, liste nere, liste verdi, liste gialle...ma mi fido solo di voi ^_^
grazie
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- moderatrice globale
- Messaggi: 11982
- Iscritto il: 07/10/2006, 16:39
Re: Quali sono le ditte che testano sugli animali?
Non è cambiato nulla:
- i test su prodotti finiti sono vietati
- si testano obbligatoriamente le materie prime con i test alternativi non animali che sono validati
- si testano obbligatoriamente le materie prime con test animali solo per le tre prove di tossicità, che non hanno ancora alternativa non animale
- è in corso il REACH che prevede il ritestaggio delle materie prime, sono obbligatoriamente usati i test alternativi non animali quando validati, si usano obbligatoriamente quelli animali per le tre prove di tossicità
- al REACH risultano iscritte per il ritestaggio anche materie prime ricomprese nel cosidetto standard cruelty free.
- i test su prodotti finiti sono vietati
- si testano obbligatoriamente le materie prime con i test alternativi non animali che sono validati
- si testano obbligatoriamente le materie prime con test animali solo per le tre prove di tossicità, che non hanno ancora alternativa non animale
- è in corso il REACH che prevede il ritestaggio delle materie prime, sono obbligatoriamente usati i test alternativi non animali quando validati, si usano obbligatoriamente quelli animali per le tre prove di tossicità
- al REACH risultano iscritte per il ritestaggio anche materie prime ricomprese nel cosidetto standard cruelty free.
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Re: Quali sono le ditte che testano sugli animali?
Ohyeah, perfect! Thanks
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Re: Quali sono le ditte che testano sugli animali?
In realtà leggevo che alcune ditte che vendono in europa, per poter espandere le vendite anche al mercato cinese, per i soli prodotti prodotti e venduti in cina, sono obbligati ad alcuni test anche sul prodotto finito.
Per questo motivo alcuni siti anti vivisezione boicottano queste ditte perchè di fatto alimentano fattivamente la vivisezione mettendo in secondo piano la vita degli animali in rapporto a meri itneressi di mercato.
Se non ho capito male (ma sono pronta alla smentita) una di queste ditte dovrebbe essere la Avon che in italia dichiara di "Non eseguire ne commissionare test sugli animali" (che mi sembra un apresa per i fondelli bella e buona doppiamente)
Per questo motivo alcuni siti anti vivisezione boicottano queste ditte perchè di fatto alimentano fattivamente la vivisezione mettendo in secondo piano la vita degli animali in rapporto a meri itneressi di mercato.
Se non ho capito male (ma sono pronta alla smentita) una di queste ditte dovrebbe essere la Avon che in italia dichiara di "Non eseguire ne commissionare test sugli animali" (che mi sembra un apresa per i fondelli bella e buona doppiamente)
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Viviamo solo per scoprire nuova bellezza. Tutto il resto è una forma d'attesa. (Kahalil Gibran)
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Re: Quali sono le ditte che testano sugli animali?
Sul territorio europeo sono categoricamente vietati, a tutti, tutti i test su prodotti finiti e la vendita di prodotti finiti testati, ormai da quasi dieci anni.
Se la Avon, che è statunitense, fa in US i test e poi vende in Cina, l'Europa non può farci niente.
Se la Avon, che è statunitense, fa in US i test e poi vende in Cina, l'Europa non può farci niente.
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Re: Quali sono le ditte che testano sugli animali?
Da un punto di vista meramente legale sono d'accordo con te!
Da un punto di vista "etico" di rapporto "onesto" con i clienti invece mi sembra proprio che non ci siamo!
Già dire "Prodotto finito non testato su animali" per una ditta europea che vende in europa mi sembra ridondante in quanto non potrebbe essere diversamente, ma capisco la ditta che è eticamente contraria alla vivisezione e alla sperimentazione animale in campo cosmetico e per questo si limita a fare solo lo stretto necessario imposto dalla legge e quindi ci tiene a rimarcare la sua "estraneità" ai test
Però che una ditta che effettua test sugli animali direttamente (non per crudeltà e gioia nel vedere soffrire dei congili, certo, ma per imposizioni di legge di un mercato che ancora le pretende) dovrebbe avere (a mio avviso) il buon gusto e l'onestà intellettuale di non scrivere "non testato su animali" e di non fare del marketing su questo aspetto!
Io personalmente preferisco scegliere ditte che si impegnano attivamente per la salvaguardia degli animali ed evitare quelle che se ne infischiano e anzi ci marciano pure sopra...
Da un punto di vista "etico" di rapporto "onesto" con i clienti invece mi sembra proprio che non ci siamo!
Già dire "Prodotto finito non testato su animali" per una ditta europea che vende in europa mi sembra ridondante in quanto non potrebbe essere diversamente, ma capisco la ditta che è eticamente contraria alla vivisezione e alla sperimentazione animale in campo cosmetico e per questo si limita a fare solo lo stretto necessario imposto dalla legge e quindi ci tiene a rimarcare la sua "estraneità" ai test
Però che una ditta che effettua test sugli animali direttamente (non per crudeltà e gioia nel vedere soffrire dei congili, certo, ma per imposizioni di legge di un mercato che ancora le pretende) dovrebbe avere (a mio avviso) il buon gusto e l'onestà intellettuale di non scrivere "non testato su animali" e di non fare del marketing su questo aspetto!
Io personalmente preferisco scegliere ditte che si impegnano attivamente per la salvaguardia degli animali ed evitare quelle che se ne infischiano e anzi ci marciano pure sopra...
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Re: Quali sono le ditte che testano sugli animali?
Non ce ne sono, tante buone intenzioni ma nella realtà dei fatti (vedi REACH) volenti o nolenti tutte incappano nei test animali.