Lavanda:cosa ci posso fare?
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Lavanda:cosa ci posso fare?
ciao a tutti,
ho 2 tipi di lavanda in giardino ,una che fa i tipici fiori di quella angustifolia
e un'altra che fa solo foglioline con un profumino leggero,ma buonissimo,cosa farne?mi piacerebbe da morire un olio essenziale....o un oleolito...ma come??grazie a chi vorrà aiutarmi ma anche a chi passerà solo a leggere
tratto da wikipedia:
"La storia della lavanda ha radici lontane, tuttavia è difficile ricostruirne la strada, soprattutto perché le fonti antiche di cui si dispone spesso non sono tra loro congruenti.
Nonostante ciò l'ipotesi più diffusa e citata è certamente quella del barone Gingins-Lassaraz (1826)[1], che vede come importanti precursori nello studio della lavanda Dioscoride e Plinio il Vecchio. Dioscoride è il primo, nel 50 d.C., a citare l'erba odorosa stoecha, che prenderebbe il nome dalle isole stecadi nelle quali è diffusa[2], e che usualmente si considera proprio la Lavandula stoechas. Di seguito, secondo Lassaraz, le date della scoperta delle varie specie:
50, Dioscoride, Lavandula stoecha
70, Plinio, Lavanda spp
1541, Fuchs, Lavandula vera e spica
1565, L'Écluse, Lavandula dentata e multifida
1576, Lobel, Lavandula pedunculata
1651, J. Bauhin, Lavanda verde
1696, Plukenet, Lavanda aurone (Artemisia abrotanum?)
1780, Carl Linné figlio, Lavandula pinnata
1815, Augustin Pyrame de Candolle, Lavanda dei Pirenei
1817, Poiret, Lavandula coronopi
In realtà il nome "lavanda" non compare né in Dioscoride né in Plinio. Questi, nella sua Naturalis historia XII, 26[3] descrive il nardo e le sue tre specie: quella più apprezzata è il nardo di Siria, segue la varietà delle Gallie e infine quella di Creta, che alcuni dicono "nardo selvatico". È stato in seguito che molti hanno ricondotto l'erba profumata di re Salomone al nardo siriaco, e quindi alla lavanda, e altri, prendendo spunto dalla leggenda delle peregrinazioni di Didone, hanno ipotizzato che la donna raggiunse anche le coste provenzali, ai cui antichi abitanti regalò la lavanda che portava con sé dalla Siria. Di tutto questo non c'è riscontro.
Alcuni vedono nel nardo siriaco di Plinio il Nardostachys grandiflora o la Valeriana spica, il nardo gallico dovrebbe essere la Valeriana celtica e quello cretese la Valeriana italica.
Matthioli, nel 1563[4], afferma che il nardo è di due specie, indiano e siriano. "Chiamasi usualmente il Nardo nelle spetiarie Spica Nardi", e inizia una lunga dissertazione per dimostrare gli errori in cui sono caduti gli studiosi a lui precedenti e quelli coevi, contestando lo stesso Plinio. Ci fa sapere che secondo alcuni il nardo che arriva in Italia non è l'indico, ma il soriano, mentre Giovanni Manardo afferma non essere neanche il soriano: Matthioli dimostra che entrambe le posizioni sono sbagliate. Secondo Antonio Musa Brasavola il nome della Spica Nardi indica il fatto che venga utilizata la spiga, ma il Matthioli, sottolinea che si usa la radice, e che "spica" sia contrazione di aspide, il serpente, che vicino alla pianta spesso si trova.
Il nardo italiano, che si chiama anch'esso spigo, non rassomiglia né all'indiano né al siriaco, e "di questa medesima specie si crede che sia la lavanda". Alla pagina 28 due disegni confrontano il nardo italiano, la lavanda e il nardo celtico. Matthioli ci fa sapere che molti confondo la lavanda col nardo celtico, che cresce in Liguria e in Istria, ma "chi ben pesa le qualità dategli da Dioscoride con quelle della lavanda, può facilmente il manifesto loro errore accusare".
Nella seconda metà del XV secolo, Giuseppe Donzelli, nel suo Teatro farmaceutico[5], ipotizza che la "Spica narda habbia pigliato il nome da Nardo città della Siria", e che si chiami anche "indica"o "siriana", non perché originaria dell'India, ma perché Dioscoride dice che il monte dove nasce guarda "da una parte verso l'India e dall'altra verso la Siria". Afferma altresì che la spica narda si trovi "di una sola spetie, varia nondimeno di bontà, per causa del luogo dove nasce, perché la più perfetta è quella, che si trova in luoghi montuosi". Questa varietà, "quella pianta detta Lavendola", è detta Nardo Montano o Nardo Italiano, e, volgarmente, "Spica di Francia".
Donzelli, quindi, pur considerando una sola specie di lavanda, disserta poi sul Nardo Celtico, il quale, assieme al "Nardo Gallico, sono una medesima cosa con la Spica Celtica". Yuhanna Ibn Sarabiyun, medico arabo conosciuto come Serapione, la chiama Spica Romana, e Luigi Anguillara afferma essere la Saliunca di Virgilio."
ho 2 tipi di lavanda in giardino ,una che fa i tipici fiori di quella angustifolia
e un'altra che fa solo foglioline con un profumino leggero,ma buonissimo,cosa farne?mi piacerebbe da morire un olio essenziale....o un oleolito...ma come??grazie a chi vorrà aiutarmi ma anche a chi passerà solo a leggere
tratto da wikipedia:
"La storia della lavanda ha radici lontane, tuttavia è difficile ricostruirne la strada, soprattutto perché le fonti antiche di cui si dispone spesso non sono tra loro congruenti.
Nonostante ciò l'ipotesi più diffusa e citata è certamente quella del barone Gingins-Lassaraz (1826)[1], che vede come importanti precursori nello studio della lavanda Dioscoride e Plinio il Vecchio. Dioscoride è il primo, nel 50 d.C., a citare l'erba odorosa stoecha, che prenderebbe il nome dalle isole stecadi nelle quali è diffusa[2], e che usualmente si considera proprio la Lavandula stoechas. Di seguito, secondo Lassaraz, le date della scoperta delle varie specie:
50, Dioscoride, Lavandula stoecha
70, Plinio, Lavanda spp
1541, Fuchs, Lavandula vera e spica
1565, L'Écluse, Lavandula dentata e multifida
1576, Lobel, Lavandula pedunculata
1651, J. Bauhin, Lavanda verde
1696, Plukenet, Lavanda aurone (Artemisia abrotanum?)
1780, Carl Linné figlio, Lavandula pinnata
1815, Augustin Pyrame de Candolle, Lavanda dei Pirenei
1817, Poiret, Lavandula coronopi
In realtà il nome "lavanda" non compare né in Dioscoride né in Plinio. Questi, nella sua Naturalis historia XII, 26[3] descrive il nardo e le sue tre specie: quella più apprezzata è il nardo di Siria, segue la varietà delle Gallie e infine quella di Creta, che alcuni dicono "nardo selvatico". È stato in seguito che molti hanno ricondotto l'erba profumata di re Salomone al nardo siriaco, e quindi alla lavanda, e altri, prendendo spunto dalla leggenda delle peregrinazioni di Didone, hanno ipotizzato che la donna raggiunse anche le coste provenzali, ai cui antichi abitanti regalò la lavanda che portava con sé dalla Siria. Di tutto questo non c'è riscontro.
Alcuni vedono nel nardo siriaco di Plinio il Nardostachys grandiflora o la Valeriana spica, il nardo gallico dovrebbe essere la Valeriana celtica e quello cretese la Valeriana italica.
Matthioli, nel 1563[4], afferma che il nardo è di due specie, indiano e siriano. "Chiamasi usualmente il Nardo nelle spetiarie Spica Nardi", e inizia una lunga dissertazione per dimostrare gli errori in cui sono caduti gli studiosi a lui precedenti e quelli coevi, contestando lo stesso Plinio. Ci fa sapere che secondo alcuni il nardo che arriva in Italia non è l'indico, ma il soriano, mentre Giovanni Manardo afferma non essere neanche il soriano: Matthioli dimostra che entrambe le posizioni sono sbagliate. Secondo Antonio Musa Brasavola il nome della Spica Nardi indica il fatto che venga utilizata la spiga, ma il Matthioli, sottolinea che si usa la radice, e che "spica" sia contrazione di aspide, il serpente, che vicino alla pianta spesso si trova.
Il nardo italiano, che si chiama anch'esso spigo, non rassomiglia né all'indiano né al siriaco, e "di questa medesima specie si crede che sia la lavanda". Alla pagina 28 due disegni confrontano il nardo italiano, la lavanda e il nardo celtico. Matthioli ci fa sapere che molti confondo la lavanda col nardo celtico, che cresce in Liguria e in Istria, ma "chi ben pesa le qualità dategli da Dioscoride con quelle della lavanda, può facilmente il manifesto loro errore accusare".
Nella seconda metà del XV secolo, Giuseppe Donzelli, nel suo Teatro farmaceutico[5], ipotizza che la "Spica narda habbia pigliato il nome da Nardo città della Siria", e che si chiami anche "indica"o "siriana", non perché originaria dell'India, ma perché Dioscoride dice che il monte dove nasce guarda "da una parte verso l'India e dall'altra verso la Siria". Afferma altresì che la spica narda si trovi "di una sola spetie, varia nondimeno di bontà, per causa del luogo dove nasce, perché la più perfetta è quella, che si trova in luoghi montuosi". Questa varietà, "quella pianta detta Lavendola", è detta Nardo Montano o Nardo Italiano, e, volgarmente, "Spica di Francia".
Donzelli, quindi, pur considerando una sola specie di lavanda, disserta poi sul Nardo Celtico, il quale, assieme al "Nardo Gallico, sono una medesima cosa con la Spica Celtica". Yuhanna Ibn Sarabiyun, medico arabo conosciuto come Serapione, la chiama Spica Romana, e Luigi Anguillara afferma essere la Saliunca di Virgilio."
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- Iscritto il: 28/05/2007, 16:02
un oleolito ti viene sicuro con la lavanda.
Per l'olio essenziale la vedo più dura e mi pare di capire che tu non abbia un distillatore.
Se fai una ricerca in internet, troverai un sistema casalingo con pentola a pressione per l'estrazione di olii essenziale. Forse c'è qualcosa anche sul forum, io ho il link del sito dove ne parlano nell'altro computer.
Altra idea è quella classica dei sacchetti per l'armadio
Per l'olio essenziale la vedo più dura e mi pare di capire che tu non abbia un distillatore.
Se fai una ricerca in internet, troverai un sistema casalingo con pentola a pressione per l'estrazione di olii essenziale. Forse c'è qualcosa anche sul forum, io ho il link del sito dove ne parlano nell'altro computer.
Altra idea è quella classica dei sacchetti per l'armadio
E a te, Frodo Baggins, io dono la luce di Eärendil... possa essere per te una luce in luoghi oscuri quando ogni altra luce si spegne.
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- Iscritto il: 20/11/2009, 21:52
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per l'oleolito c'è un topic di landre:
http://lola.mondoweb.net/viewtopic.php? ... forum=lola
http://lola.mondoweb.net/viewtopic.php? ... forum=lola
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Anch'io ho una pianta di lavanda in giardino e non l'avevo mai sfruttata come meritava, poi lo scorso anno ho raccolto gli steli, ho "sgranato" tutti i capolini fioriti disfacendo le spighe e li ho messi in un barattolo a chiusura ermetica per averli pronti all'uso. Con una parte dei fiori ho fatto l'oleolito e un macerato con alcool che uso per profumare dei sali da pediluvio autoprodotti. I fiori rimanenti li ho messi al buio e li uso al bisogno come esfolianti, per fare sacchettini per armadi; sono ancora profumatissimi dopo quasi un anno! E fra poco... altro raccolto!
Spero di esserti stata utile. Ciao
Spero di esserti stata utile. Ciao
Nessuno siamo perfetti, ognuno abbiamo i nostri difetti.
L'uomo è il più intelligente degli animali, a sentir lui
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- Grande Capa
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sì se cerchi o qui dentro che ci dovrebbe essere o su saicosatispalmi che non ricordo se ne era parlato.
...perchè io VI VEDO
"Dovrei mettere all'ingresso del forum avete presente quei metal detector tipo negli aeroporti? Quando suona, faccio lasciare giù la scatoletta di bicarbonato e faccio passare solo senza."
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cri66 ha scritto:l'ho trovata su scs, però pensavo ad una cosa assai più spartana ovvero cacciare i fiori dove ci va la polvere di caffè. comunque stampo s studio
non è che potresti dirmi il link??
grazie mille
Comunque ci si possono fare anche i biscotti o il miele alla lavanda (scusate l'o.t. alimentare) :firu:
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