@tagliar: visto che il topic assume anche un rilievo teorico, vorrei brevemente spiegare, in attesa di dimostrazioni, perché sarebbe a mio parere da prediligere una crema fluida a un siero, per ottenere un buon effetto softfocus.
Il siero, come sappiamo, ha due punti di debolezza: la stabilità e la fase grassa ridotta.
Una percentuale di polveri come quella che sarebbe necessaria a procurare un effetto visibile a prova di tagliar finirebbe per mandare in tilt il siero in poco tempo e, in caso di filler idrofobi, persino di precipitare sul fondo nel lungo periodo.
Una fase grassa parsimoniosa, anche quando trovassimo un modo per rendere stabile un'emulsione tanto caricata, non solo non basterebbe a sostenere i filler, ma rischierebbe di vanificare tutto l'effetto perché non potrebbe mai scorrere sulla pelle e distribuire bene le polveri. Si asciugherebbe in un attimo, depositando sul viso chiazze sfarinate o più compatte, che oltre a tirare producono quello strano effetto Picasso in base al quale una guancia cadaverica si estende oltre lo zigomo, a rate, come la peggiore delle cambiali estetiche.
Di tanto in tanto capita di vedere celebrità su cui chiazze bianche qui e lì distribuite si evidenziano sotto i riflettori, e questo perché del trucco riempitivo è stato aggiunto, per coprire le rughe, ex post, ma in misura tale da asciugare i lipidi della pelle e riaffiorare in tutta la sua sesquipedale bruttezza.
Questo errore va evitato come la giarna maligna.
Di nuovo, i commerciali fanno scuola: i sieri non trasparenti in vendita in giro hanno principalmente titanio biossido e qualche mica, al limite pochissimo filler, perché il titanio a piccole dosi aiuta a uniformare e non fa correre grandi rischi (si veda lierac, per citarne una che fa scuola in questo senso).
Una fase grassa importante invece fa da ottimo lubrificante, aiuta la distribuzione della luce e gioca un assist per i filler.
Per questo una buona crema fluida, con sistema emulsionante più collaudato di quello dei sieri, farebbe al caso nostro.
Intanto sarebbe superstendibile, aspetto di primaria importanza per evitare accumuli o distribuzioni diseguali sulla pelle.
Non avrebbe cere, che con le polveri formano un amalgama tipo pasta per pizza, potrebbe avere quella buona idratazione che serve a contrastare l'asciugatura dei filler, accoglierebbe per cm quadrato la giusta percentuale di polveri, con una sua adesività e scorrevolezza, potrebbe insomma fare la differenza.
In giro si trovano creme, spacciate per sieri, che funzionano eccome, perché in fondo, se ci pensate, il vestito è sempre lo stesso: in un primer le polveri si devono stendere e fissare agevolmente sulla pelle, e devono rimanerci il più possibile.
Una crema fluida simulerebbe i principi del primer, con l'aggiunta però di attivi che permettano una migliore sensazione di agio.
Il madina si chiama Revolution crystal glass powder.
Ecco come si presenta (se vuoi poi cancello la foto, qui a carattere dimostrativo)
L'inci è fatto solo di polymethylsesquioxane (in parole commestibili le nostro gc sphere 3A),
Dimethicone per bagnare, dimethicone/vinyl domethicone crosspol (in parole spignattatorie il nostro gc silicone gel), silica per compattare (ovvero microsfere di silica, probabilmente, non silice) e un bel filler per discromie, che varia dal nulla, per la versione trasparente, al balance green o red, in percentuale così esigua da lasciare praticamente invariato il prodotto.
Lo prelevi con pennello, si forma un sottilissimo strato pulviscolare non volatile tra le setole, con effetto bagnato impalpabile che evita che precipito o svolazzi e lo rende adesivo sulla pelle. Vetrifica la faccia e ti rende così perfetto da sfidare i trattamenti laser.
Anche una persona razionale come te non potrebbe non rimanere colpita.
Dimenticavo: naturalmente asciuga senza seccare, più e meglio di quelle scomode salviette di kiko che le ragazze hanno la delicatezza di tirar fuori nei momenti meno convenienti!
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Il carattere di un uomo è il suo destino. Eraclito