Il mondo del sapone fai da te
Moderatori: gigetta, Laura, tagliar, Bimba80, Paty
-
- Grande Capa
- Messaggi: 48324
- Iscritto il: 28/09/2006, 10:47
- Località: Monfalcone
Re: Il mondo del sapone fai da te
non si frulla dopo la fragranza, tienilo presente per la prossima volta. mescolata velocissima e andare.
...perchè io VI VEDO
"Dovrei mettere all'ingresso del forum avete presente quei metal detector tipo negli aeroporti? Quando suona, faccio lasciare giù la scatoletta di bicarbonato e faccio passare solo senza."
"Dovrei mettere all'ingresso del forum avete presente quei metal detector tipo negli aeroporti? Quando suona, faccio lasciare giù la scatoletta di bicarbonato e faccio passare solo senza."
-
- Moderatrice VIP
- Messaggi: 19906
- Iscritto il: 29/09/2006, 9:57
- Località: Milano
Re: Il mondo del sapone fai da te
Ho trovato qui delle belle spiegazioni scientifiche su alcuni aspetti della saponificazione, ovvero nastro, ammassamento e altro.
Riporto in neretto i passi importanti.
I miei commenti in rosso.
IL NASTRO
Quando si realizza un sapone con le tecniche ad impasto, che saranno esaurientemente descritte nel seguito, esiste un momento particolarmente importante che è bene approfondire.
Stiamo parlando del cosiddetto momento del “nastro”, assillo dei principianti, chiamato in inglese “trace”, cioè traccia.
Per fare un sapone con le tecniche ad impasto si mescolano in una pentola gli oli ed i grassi che si vogliono saponificare con la soluzione sodica. Il rimescolamento viene effettuato mediante un frullatore ad immersione (pimer) che gira ad elevata velocità.
A causa della veloce miscelazione, si forma una dispersione di minuscole goccioline di soluzione sodica nell’olio, che consente un contatto intimo tra la soda presente nella soluzione ed i trigliceridi presenti negli oli, si forma cioè un’emulsione, così come accade quando si fa la maionese.
Questo contatto intimo consente che soda e trigliceridi reagiscano tra loro e inizino a formare i sali di sapone e la glicerina, che sono appunto i prodotti della reazione. La reazione non è istantanea, ma richiede invece per completarsi un tempo variabile tra un’ora ed alcuni giorni, a seconda della temperatura alla quale si portano i reagenti.
Perché la reazione si completi in ogni parte del sapone, e quindi in esso non resti traccia di soda libera, è allora necessario che questa emulsione non si rompa, come accade alla maionese quando “impazzisce”, e resti invece stabile per tutto il tempo necessario al completamento della reazione.
L’emulsione si rompe quando la tensione superficiale che mantiene la soluzione sodica dispersa nell’olio in forma di minuscole goccioline viene vinta dall’attrazione tra le varie goccioline.
A titolo di precauzione è bene sottolineare che, operando con concentrazioni della soda troppo basse, nell’intorno del 25-26%, è abbastanza probabile la rottura dell’emulsione e lo smiscelamento tra la soluzione sodica e gli oli, soprattutto se la miscela di oli che si sta saponificando è ricca di acidi grassi insaturi, più lenti a reagire.
Ecco perché è bene usare il metodo ad acqua aumentata solo quando ci si trova con % di saturi attorno al 50%.
Le goccioline, se la massa reagente si smiscela, si riaggregano in masse sempre più grosse fino alla separazione vera e propria delle due fasi, acquosa ed oleosa.
Occorre pertanto un emulsionante che impedisca questa riaggregazione e questo emulsionante è costituito proprio dai primi sali di sapone che si formano: il sapone è cioè un “tensioattivo” e costituisce un ponte tra la fase grassa e le goccioline acquose e sodiche che le mantiene finemente disperse.
Quando si iniziano a mescolare col pimer gli oli/grassi e la soluzione sodica, si formano le goccioline di soluzione acquosa disperse nell’olio, senza che, inizialmente, la viscosità (cioè la resistenza che viene opposta al rimescolamento) vari apprezzabilmente. Poi, a mano a mano che iniziano a formarsi le prime molecole di sapone, esse rendono sempre più viscosa la massa per via della presenza dei sali di sapone che cristallizzano in forma solida, tanto che ad un certo punto cominciamo ad osservare che la massa diventa una specie di crema.
Se lasciamo cadere un po’ di questa massa cremosa sulla superficie della stessa osserviamo che si forma un “nastro” in rilievo ovvero che le gocce che cadono lasciano una “traccia” sulla superficie, come dicono gli inglesi (trace).
Questo è il momento del nastro (vedi foto); esso rappresenta il consolidamento dell’emulsione e la garanzia che la stessa non si romperà più, consentendo a tutta la soda presente di reagire e formare i sali di sapone.
Maggiore è la quantità dei sali di sapone che si formano, maggiore è la viscosità dell’emulsione stessa, la quale dopo un certo tempo, variabile da 6 ore a diversi giorni, solidifica trasformandosi nel sapone che tutti noi siamo abituati a maneggiare.
Quindi il nastro non è un momento di arrivo, bensì costituisce un momento di partenza della reazione di saponificazione.
In realtà non è necessario arrivare al momento appena descritto, cioè alla formazione della traccia solida sulla superficie della mescola: prove sperimentali riportate in letteratura mostrano che ci si può fermare anche prima del cosiddetto nastro, quando l’emulsione accenna appena a formarsi, solo che non esiste un modo chiaro ed univoco per descrivere questo momento. Se ci si ferma troppo presto, l’emulsione rischia di rompersi e quindi rischiamo di trovare nel nostro sapone soda non reagita, con conseguenze nefaste per la nostra pelle.
Finalmente qualcuno conferma quello che io sostengo, ovvero che non è necessario arrivare al nastro ma basta che ci sia emulsione tra grassi e soluzione di soda (con alte % di saturi, se si arriva al nastro si ha anche addensamento della pasta di sapone, che non risulta più adatta a fare swirl perché non sufficientemente liquida)
Quello che viene invece descritto come nastro è un momento facilmente individuabile da chiunque, che garantisce in modo assolutamente sicuro che l’emulsione è diventata stabile, anche se si posiziona dopo il momento che sarebbe necessario per raggiungere l’obiettivo della stabilità.
Ovviamente, se si continua a mescolare dopo il raggiungimento del nastro, la massa diventa sempre più dura e difficile da colare nello stampo: alcune miscele induriscono talmente in fretta da causare un problema chiamato “ammassamento”. In qualche caso limite la massa indurisce in modo quasi istantaneo tanto da impedire il rimescolamento.
Quanto tempo occorre per raggiungere il nastro? Miscele di oli/grassi insaturi possono impiegare più tempo, anche 15-20 minuti. Miscele equilibrate di grassi saturi ed insaturi impiegano normalmente 2-5 minuti.
La temperatura elevata favorisce la formazione del nastro mentre una quantità elevata di acqua lo rallenta.
Possiamo quindi concludere che per accelerare o rallentare la formazione del nastro possiamo utilizzare la temperatura di miscela come elemento determinante, innalzandola per accelerare questo momento, od abbassandola per ritardarlo.
Infatti io mescolo soda e grassi a circa 40°C e uso l'acqua aumentata per i miei saponi ricchi di grassi saturi.
Un terzo elemento può influire sul rapido raggiungimento del nastro: la presenza nella miscela reagente di eugenolo, un estere che è presente, in misura rilevante (dal 60 al 90%), negli oli essenziali di cannella (foglie), chiodo di garofano e bay di St Thomas. L’eugenolo forma con la soda eugenolato di sodio il quale funge molto bene da tensioattivo consolidando rapidamente l’emulsione.
Se si vuole quindi accelerare il tempo di ottenimento del nastro con oli lenti come l’olio d’oliva basta aggiungere piccole quantità (2-3 grammi per kg di olio) di olio essenziale di cannella (foglie), chiodo di garofano o bay.
Tenetelo presente se volete usare questi o.e.!
Non tutti i trigliceridi saponificano alla stessa velocità: sono particolarmente veloci quelli contenenti acido ricinoleico che consentono un rapidissimo raggiungimento del nastro al punto tale da creare un vero e proprio problema di ammassamento. Per questo motivo è meglio limitare nelle miscele di oli la presenza di olio di ricino sotto il 5%; se si vuole superare questo contenuto prudenziale (per via dell’abbondante e cremosa schiuma prodotta da questo olio) si può operare un abbassamento della temperatura di miscela iniziale a circa 30°C ed aumentare il quantitativo di acqua operando con concentrazioni della soda comprese tra il 30 ed il 32%.
Nella scala di velocità di reazione, dopo i trigliceridi ricinoleici, seguono quelli degli acidi grassi saturi: è proprio per questo motivo che è bene tenere concentrazioni della soda tanto più basse (cioè usare più acqua) quanto più alta è la percentuale di acidi grassi saturi nella miscela che si vuole saponificare.
Idem come il mio penultimo commento
I più lenti a reagire sono i trigliceridi oleici, linoleici e linolenici, caratteristici degli oli polinsaturi.
Prima di chiudere questo capitolo dedicato al nastro vale la pena di fare un cenno ad una usanza molto diffusa nel mondo del sapone naturale: aggiungere oli “pregiati” al momento del nastro, mescolati con gli oli essenziali. E’ opinione diffusa che tali oli pregiati mantengano quasi inalterate le loro proprietà eudermiche e non reagiscano con la soda saponificando come gli oli utilizzati sin dall’inizio della reazione.
In realtà, alle temperature di inizio reazione, che possiamo comprendere tra i 35 ed i 50°C, dopo 3-5 minuti, cioè dopo il tempo medio necessario per raggiungere il nastro, la quantità di soda che è reagita è limitata al massimo ad un 5% del totale.
Secondo K.Dunn gli oli aggiunti al momento del nastro seguono esattamente la stessa strada di quelli aggiunti all’inizio. L’autore riporta tre esempi di saponificazioni da lui stesso effettuate mettendo gli oli tutti assieme all’inizio ovvero aggiungendone una parte (10%) al nastro, senza trovare differenze significative nei saponi prodotti.
Da queste rilevanze sperimentali ricaviamo che l’usanza di aggiungere oli al momento del nastro per mantenerli inalterati nel sapone sembra essere destituita di ogni fondamento scientifico, e che la sua “efficacia” appoggia solo su una credenza diffusa.
Aggiungere qualcosa al nastro ottiene solo l’effetto di limitarne la sua omogenea diffusione all’interno della massa reagente dato che, una volta raggiunto il nastro, il sapone inizia ad indurire rapidamente ed occorre versarlo celermente nello stampo: non si ha quindi molto tempo per miscelare e rendere omogenee nella massa le eventuali sostanze aggiunte. E’ molto meglio aggiungere tutti gli ingredienti all’inizio, prima di iniziare a mescolarli, per essere sicuri di rendere il più possibile omogeneo l’impasto.
Gli oli essenziali, che potrebbero evaporare più facilmente alle alte temperature, possono essere aggiunti quando la miscela reagente di oli e soluzione sodica, mescolata con un cucchiaio, ha raggiunto la sua temperatura di equilibrio, in genere circa mezzo minuto dopo l’aggiunta di tutti gli ingredienti. A questo punto, introdotti gli oli essenziali, si inizia a mescolare vigorosamente col pimer sino al raggiungimento del nastro.
Come abbiamo già accennato gli acidi grassi saturi sono più veloci di quelli insaturi e tra quelli insaturi sono più lenti quelli dotati di un maggiore numero di doppi legami (l’acido linolenico è più lento dell’acido linoleico il quale è più lento dell’acido oleico). Gli acidi grassi a catena più corta sono più veloci di quelli a catena più lunga.
La conseguenza di ciò è che quando si produce un sapone in difetto di soda gli acidi grassi più veloci (ricinoleico e saturi) rapidamente la consumano reagendo per primi, mentre quelli polinsaturi più lenti restano parzialmente a bocca asciutta, quando non trovano più soda disponibile.
Quindi gli acidi grassi liberi all’interno del sapone sono in misura rilevante polinsaturi e questo fatto aumenta la probabilità di irrancidimento di questi acidi grassi liberi per effetto del loro elevato numero di doppi legami.
Altro motivo per preferire un sapone ricco di grassi saturi.
Quindi cautela con lo sconto, è meglio tenersi su valori, riferiti al valore minimo dell’intervallo SAP, inferiori o eguali a 1% onde cercare di scongiurare il temuto irrancidimento e cautela con gli acidi grassi polinsaturi
Riporto in neretto i passi importanti.
I miei commenti in rosso.
IL NASTRO
Quando si realizza un sapone con le tecniche ad impasto, che saranno esaurientemente descritte nel seguito, esiste un momento particolarmente importante che è bene approfondire.
Stiamo parlando del cosiddetto momento del “nastro”, assillo dei principianti, chiamato in inglese “trace”, cioè traccia.
Per fare un sapone con le tecniche ad impasto si mescolano in una pentola gli oli ed i grassi che si vogliono saponificare con la soluzione sodica. Il rimescolamento viene effettuato mediante un frullatore ad immersione (pimer) che gira ad elevata velocità.
A causa della veloce miscelazione, si forma una dispersione di minuscole goccioline di soluzione sodica nell’olio, che consente un contatto intimo tra la soda presente nella soluzione ed i trigliceridi presenti negli oli, si forma cioè un’emulsione, così come accade quando si fa la maionese.
Questo contatto intimo consente che soda e trigliceridi reagiscano tra loro e inizino a formare i sali di sapone e la glicerina, che sono appunto i prodotti della reazione. La reazione non è istantanea, ma richiede invece per completarsi un tempo variabile tra un’ora ed alcuni giorni, a seconda della temperatura alla quale si portano i reagenti.
Perché la reazione si completi in ogni parte del sapone, e quindi in esso non resti traccia di soda libera, è allora necessario che questa emulsione non si rompa, come accade alla maionese quando “impazzisce”, e resti invece stabile per tutto il tempo necessario al completamento della reazione.
L’emulsione si rompe quando la tensione superficiale che mantiene la soluzione sodica dispersa nell’olio in forma di minuscole goccioline viene vinta dall’attrazione tra le varie goccioline.
A titolo di precauzione è bene sottolineare che, operando con concentrazioni della soda troppo basse, nell’intorno del 25-26%, è abbastanza probabile la rottura dell’emulsione e lo smiscelamento tra la soluzione sodica e gli oli, soprattutto se la miscela di oli che si sta saponificando è ricca di acidi grassi insaturi, più lenti a reagire.
Ecco perché è bene usare il metodo ad acqua aumentata solo quando ci si trova con % di saturi attorno al 50%.
Le goccioline, se la massa reagente si smiscela, si riaggregano in masse sempre più grosse fino alla separazione vera e propria delle due fasi, acquosa ed oleosa.
Occorre pertanto un emulsionante che impedisca questa riaggregazione e questo emulsionante è costituito proprio dai primi sali di sapone che si formano: il sapone è cioè un “tensioattivo” e costituisce un ponte tra la fase grassa e le goccioline acquose e sodiche che le mantiene finemente disperse.
Quando si iniziano a mescolare col pimer gli oli/grassi e la soluzione sodica, si formano le goccioline di soluzione acquosa disperse nell’olio, senza che, inizialmente, la viscosità (cioè la resistenza che viene opposta al rimescolamento) vari apprezzabilmente. Poi, a mano a mano che iniziano a formarsi le prime molecole di sapone, esse rendono sempre più viscosa la massa per via della presenza dei sali di sapone che cristallizzano in forma solida, tanto che ad un certo punto cominciamo ad osservare che la massa diventa una specie di crema.
Se lasciamo cadere un po’ di questa massa cremosa sulla superficie della stessa osserviamo che si forma un “nastro” in rilievo ovvero che le gocce che cadono lasciano una “traccia” sulla superficie, come dicono gli inglesi (trace).
Questo è il momento del nastro (vedi foto); esso rappresenta il consolidamento dell’emulsione e la garanzia che la stessa non si romperà più, consentendo a tutta la soda presente di reagire e formare i sali di sapone.
Maggiore è la quantità dei sali di sapone che si formano, maggiore è la viscosità dell’emulsione stessa, la quale dopo un certo tempo, variabile da 6 ore a diversi giorni, solidifica trasformandosi nel sapone che tutti noi siamo abituati a maneggiare.
Quindi il nastro non è un momento di arrivo, bensì costituisce un momento di partenza della reazione di saponificazione.
In realtà non è necessario arrivare al momento appena descritto, cioè alla formazione della traccia solida sulla superficie della mescola: prove sperimentali riportate in letteratura mostrano che ci si può fermare anche prima del cosiddetto nastro, quando l’emulsione accenna appena a formarsi, solo che non esiste un modo chiaro ed univoco per descrivere questo momento. Se ci si ferma troppo presto, l’emulsione rischia di rompersi e quindi rischiamo di trovare nel nostro sapone soda non reagita, con conseguenze nefaste per la nostra pelle.
Finalmente qualcuno conferma quello che io sostengo, ovvero che non è necessario arrivare al nastro ma basta che ci sia emulsione tra grassi e soluzione di soda (con alte % di saturi, se si arriva al nastro si ha anche addensamento della pasta di sapone, che non risulta più adatta a fare swirl perché non sufficientemente liquida)
Quello che viene invece descritto come nastro è un momento facilmente individuabile da chiunque, che garantisce in modo assolutamente sicuro che l’emulsione è diventata stabile, anche se si posiziona dopo il momento che sarebbe necessario per raggiungere l’obiettivo della stabilità.
Ovviamente, se si continua a mescolare dopo il raggiungimento del nastro, la massa diventa sempre più dura e difficile da colare nello stampo: alcune miscele induriscono talmente in fretta da causare un problema chiamato “ammassamento”. In qualche caso limite la massa indurisce in modo quasi istantaneo tanto da impedire il rimescolamento.
Quanto tempo occorre per raggiungere il nastro? Miscele di oli/grassi insaturi possono impiegare più tempo, anche 15-20 minuti. Miscele equilibrate di grassi saturi ed insaturi impiegano normalmente 2-5 minuti.
La temperatura elevata favorisce la formazione del nastro mentre una quantità elevata di acqua lo rallenta.
Possiamo quindi concludere che per accelerare o rallentare la formazione del nastro possiamo utilizzare la temperatura di miscela come elemento determinante, innalzandola per accelerare questo momento, od abbassandola per ritardarlo.
Infatti io mescolo soda e grassi a circa 40°C e uso l'acqua aumentata per i miei saponi ricchi di grassi saturi.
Un terzo elemento può influire sul rapido raggiungimento del nastro: la presenza nella miscela reagente di eugenolo, un estere che è presente, in misura rilevante (dal 60 al 90%), negli oli essenziali di cannella (foglie), chiodo di garofano e bay di St Thomas. L’eugenolo forma con la soda eugenolato di sodio il quale funge molto bene da tensioattivo consolidando rapidamente l’emulsione.
Se si vuole quindi accelerare il tempo di ottenimento del nastro con oli lenti come l’olio d’oliva basta aggiungere piccole quantità (2-3 grammi per kg di olio) di olio essenziale di cannella (foglie), chiodo di garofano o bay.
Tenetelo presente se volete usare questi o.e.!
Non tutti i trigliceridi saponificano alla stessa velocità: sono particolarmente veloci quelli contenenti acido ricinoleico che consentono un rapidissimo raggiungimento del nastro al punto tale da creare un vero e proprio problema di ammassamento. Per questo motivo è meglio limitare nelle miscele di oli la presenza di olio di ricino sotto il 5%; se si vuole superare questo contenuto prudenziale (per via dell’abbondante e cremosa schiuma prodotta da questo olio) si può operare un abbassamento della temperatura di miscela iniziale a circa 30°C ed aumentare il quantitativo di acqua operando con concentrazioni della soda comprese tra il 30 ed il 32%.
Nella scala di velocità di reazione, dopo i trigliceridi ricinoleici, seguono quelli degli acidi grassi saturi: è proprio per questo motivo che è bene tenere concentrazioni della soda tanto più basse (cioè usare più acqua) quanto più alta è la percentuale di acidi grassi saturi nella miscela che si vuole saponificare.
Idem come il mio penultimo commento
I più lenti a reagire sono i trigliceridi oleici, linoleici e linolenici, caratteristici degli oli polinsaturi.
Prima di chiudere questo capitolo dedicato al nastro vale la pena di fare un cenno ad una usanza molto diffusa nel mondo del sapone naturale: aggiungere oli “pregiati” al momento del nastro, mescolati con gli oli essenziali. E’ opinione diffusa che tali oli pregiati mantengano quasi inalterate le loro proprietà eudermiche e non reagiscano con la soda saponificando come gli oli utilizzati sin dall’inizio della reazione.
In realtà, alle temperature di inizio reazione, che possiamo comprendere tra i 35 ed i 50°C, dopo 3-5 minuti, cioè dopo il tempo medio necessario per raggiungere il nastro, la quantità di soda che è reagita è limitata al massimo ad un 5% del totale.
Secondo K.Dunn gli oli aggiunti al momento del nastro seguono esattamente la stessa strada di quelli aggiunti all’inizio. L’autore riporta tre esempi di saponificazioni da lui stesso effettuate mettendo gli oli tutti assieme all’inizio ovvero aggiungendone una parte (10%) al nastro, senza trovare differenze significative nei saponi prodotti.
Da queste rilevanze sperimentali ricaviamo che l’usanza di aggiungere oli al momento del nastro per mantenerli inalterati nel sapone sembra essere destituita di ogni fondamento scientifico, e che la sua “efficacia” appoggia solo su una credenza diffusa.
Aggiungere qualcosa al nastro ottiene solo l’effetto di limitarne la sua omogenea diffusione all’interno della massa reagente dato che, una volta raggiunto il nastro, il sapone inizia ad indurire rapidamente ed occorre versarlo celermente nello stampo: non si ha quindi molto tempo per miscelare e rendere omogenee nella massa le eventuali sostanze aggiunte. E’ molto meglio aggiungere tutti gli ingredienti all’inizio, prima di iniziare a mescolarli, per essere sicuri di rendere il più possibile omogeneo l’impasto.
Gli oli essenziali, che potrebbero evaporare più facilmente alle alte temperature, possono essere aggiunti quando la miscela reagente di oli e soluzione sodica, mescolata con un cucchiaio, ha raggiunto la sua temperatura di equilibrio, in genere circa mezzo minuto dopo l’aggiunta di tutti gli ingredienti. A questo punto, introdotti gli oli essenziali, si inizia a mescolare vigorosamente col pimer sino al raggiungimento del nastro.
Come abbiamo già accennato gli acidi grassi saturi sono più veloci di quelli insaturi e tra quelli insaturi sono più lenti quelli dotati di un maggiore numero di doppi legami (l’acido linolenico è più lento dell’acido linoleico il quale è più lento dell’acido oleico). Gli acidi grassi a catena più corta sono più veloci di quelli a catena più lunga.
La conseguenza di ciò è che quando si produce un sapone in difetto di soda gli acidi grassi più veloci (ricinoleico e saturi) rapidamente la consumano reagendo per primi, mentre quelli polinsaturi più lenti restano parzialmente a bocca asciutta, quando non trovano più soda disponibile.
Quindi gli acidi grassi liberi all’interno del sapone sono in misura rilevante polinsaturi e questo fatto aumenta la probabilità di irrancidimento di questi acidi grassi liberi per effetto del loro elevato numero di doppi legami.
Altro motivo per preferire un sapone ricco di grassi saturi.
Quindi cautela con lo sconto, è meglio tenersi su valori, riferiti al valore minimo dell’intervallo SAP, inferiori o eguali a 1% onde cercare di scongiurare il temuto irrancidimento e cautela con gli acidi grassi polinsaturi
“Siate felici e se qualche volta la felicità si scorda di voi, voi non vi scordate della felicità” (R. Benigni)
-
- Moderatrice VIP
- Messaggi: 19906
- Iscritto il: 29/09/2006, 9:57
- Località: Milano
Re: Il mondo del sapone fai da te
IL GEL
Nel mondo del sapone naturale, grande rilievo viene dato ad un particolare momento che si può facilmente osservare durante il decorso della reazione di saponificazione: la formazione del gel.
Dopo che la massa cremosa dei reagenti ha raggiunto il nastro la sua temperatura si innalza col decorrere della reazione sino a che, ad un certo valore di tale temperatura, la massa saponosa inizia a trasformarsi nell’aspetto e ad assumere la consistenza (a partire dal centro più caldo verso la periferia più fredda) di una gelatina opalescente.
Questo fenomeno, che viene chiamato “formazione del gel” è legato alla temperatura ed alla quantità di acqua presente e non sempre avviene completamente, anzi molte volte esso si verifica solo parzialmente. La sua presenza non è segno del corretto decorrere delle cose ma è importante se si vogliono raggiungere determinate caratteristiche nel sapone che vogliamo produrre.
Il gel indica che le molecole di sapone che solidificano, anziché disporsi in maniera disordinata e casuale all’interno del sapone, formano strutture orientate planari a strati alternati di molecole di acqua e molecole di sapone. In queste strutture ordinate riesce a trovar posto una considerevole quantità di molecole di sapone rispetto alla poca acqua presente (ricordiamo che alla fine della reazione di saponificazione i sali di sapone costituiscono il settanta per cento circa della intera massa, la glicerina circa l’otto per cento e l’acqua infine circa il venti per cento).
Appare abbastanza evidente che, minore è la quantità di acqua che viene utilizzata per fare il sapone, minore è la possibilità che si formino queste strutture ordinate (gel) proprio perché queste ultime sono formate da strati di molecole di acqua alternati a strati ordinati di sali di sapone.
Quando si forma completamente il gel, l’aspetto del sapone risultante dopo il raffreddamento è più omogeneo, senza discontinuità. Inoltre il sapone, una volta stagionato, si comporta meglio in a contatto con l’acqua restando più compatto e con minori rigonfiamenti dovuti all’assorbimento di acqua al suo interno, presentando di meno il cosiddetto fenomeno della “bavetta“.
Per il resto non ci sono differenze rilevanti tra saponi che hanno presentato la fase del gel e saponi che non l’hanno avuta, sia dal punto di vista del corretto decorso della reazione sia da quello delle caratteristiche e delle qualità del sapone, ad eccezione degli aspetti prima accennati.
A quale temperatura si forma il gel? Osserviamo che, indipendentemente dalla concentrazione della soda, il gel inizia a formarsi ad una temperatura di circa 58°C, che non è un valore valido in assoluto bensì dipende dalla miscela di oli in esame, potendo presentare piccole variazioni tra miscela e miscela.
Questo perché all’inizio la quantità di acqua presente è comunque sufficiente per la formazione dei primi strati lamellari acqua-sapone. La temperatura invece alla quale termina la formazione del gel dipende dalla quantità di acqua presente: più acqua c’è nel sapone più bassa è la temperatura alla quale il gel si forma completamente.
Ad esempio alla concentrazione della soda del 40% il sapone inizia ad entrare in fase gel circa a 58°C ed è completamente trasformato in gel solo ad 80°C, mentre invece ad una concentrazione della soda del 50% la temperatura di completa formazione di gel, nello stesso sapone, è di ben 110°C. Di contrapposto alla concentrazione della soda del 28% il gel inizia a formarsi a 58°C e dopo uno o due gradi si è formato al 100%.
La scuola spagnola del sapone artigianale, che insegna che il sapone perfetto si fa con una concentrazione della soda del 28%, ha avuto una intuizione giusta, che corrisponde al vero della realtà sperimentale.
Ho appena verificato, e nelle mie ricette ad acqua aumentata io sono al 27-28%, quindi % ottimale.
Le scuole invece che insegnano a fare il sapone con le cosiddette tecniche “ad acqua ridotta”, cioè con poca acqua, quindi con concentrazioni della soda almeno del 40% insegnano a fare un sapone di peggiore qualità, col solo vantaggio di ridurre i tempi di stagionatura.
Mio commento:
Per concludere allora e trarre alcune conclusioni pratiche da questi aspetti teorici da quale temperatura possiamo partire con la reazione di saponificazione (temperatura di miscela) e quanta acqua dobbiamo usare per sciogliere la soda? Se vogliamo essere ragionevolmente sicuri che si raggiunga al 100% la fase del gel (non serve andare ogni tanto a guardare il sapone nello stampo, tanto non possiamo comunque farci nulla) ci conviene partire da una temperatura di 45-50°C, spingendoci fino ad un massimo di 60°C e tenere una concentrazione della soda del 28-32%. Per calcolare l’acqua necessaria per avere la concentrazione nella soda stabilita basta fare una proporzione: ad esempio per una concentrazione della soda del 32% la quantità di acqua sarà pari a 2,125 volte la quantità di soda, dove 2,125 è eguale al rapporto tra 68 (acqua in 100 parti di soluzione) e 32 (soda in 100 parti di soluzione).
Se invece non ci importa particolarmente che il nostro sapone abbia le migliori caratteristiche, ad esempio se facciamo un sapone per lavare i panni, allora possiamo usare una concentrazione della soda più elevata, ad esempio del 40% (quantità di acqua pari a 1,5 volte la quantità di soda, dove 1,5 è eguale al rapporto tra 60, acqua in 100 parti di soluzione, e 40, soda in 100 parti di soluzione) spingendoci sino al 50% (acqua eguale alla soda).
Se infine vogliamo fare un sapone variegato multicolore allora la cosa fondamentale è riuscire a mantenere fluida la massa reagente per tutto il tempo occorrente alla variegatura (dai 3 ai 4 minuti circa). In questo caso particolare è bene partire da una temperatura di miscela particolarmente bassa, intorno ai 25°C, dato che più bassa è la temperatura più lenta è la reazione di saponificazione e quindi più a lungo la massa resterà fluida e lavorabile.
25°C per me sono troppo bassi perché, con ricette con elevata quantità di acidi grassi saturi come le mie, questi non sono ben sciolti (il mix di grassi è opaco, non trasparente): io preferisco lavorare a 40°C dopo aver fatto ben sciogliere il tutto a temperatura più elevata (50-60°C) e poi raffreddando a 40°C.
Mi è capitato di avere i grassi non limpidi e ho avuto l'impressione che questo accelerasse il nastro, quindi ora lo evito.
Una volta raggiunto il nastro e messo il sapone nello stampo, ben coibentato per diminuire al minimo le perdite di calore, la massa reagente crescerà di temperatura per un intervallo di tempo variabile da mezz’ora a un paio di ore sino a raggiungere il picco massimo. Il valore di temperatura di questo picco dipenderà dalla temperatura di partenza (miscela), dal fatto che si sia raggiunto il gel al 100% o no ed infine dalla miscela di oli che reagiscono. Al massimo si raggiungeranno gli 80°C circa. Da questo punto in circa 4-5 ore il sapone diminuirà di temperatura sino ad arrivare a valori vicini alla temperatura ambiente. Quando il sapone si sarà completamente raffreddato si potrà togliere dallo stampo, operazione che è meglio comunque fare dopo almeno 24 ore, almeno sino a che non si sia fatta una buona esperienza.
Nel mondo del sapone naturale, grande rilievo viene dato ad un particolare momento che si può facilmente osservare durante il decorso della reazione di saponificazione: la formazione del gel.
Dopo che la massa cremosa dei reagenti ha raggiunto il nastro la sua temperatura si innalza col decorrere della reazione sino a che, ad un certo valore di tale temperatura, la massa saponosa inizia a trasformarsi nell’aspetto e ad assumere la consistenza (a partire dal centro più caldo verso la periferia più fredda) di una gelatina opalescente.
Questo fenomeno, che viene chiamato “formazione del gel” è legato alla temperatura ed alla quantità di acqua presente e non sempre avviene completamente, anzi molte volte esso si verifica solo parzialmente. La sua presenza non è segno del corretto decorrere delle cose ma è importante se si vogliono raggiungere determinate caratteristiche nel sapone che vogliamo produrre.
Il gel indica che le molecole di sapone che solidificano, anziché disporsi in maniera disordinata e casuale all’interno del sapone, formano strutture orientate planari a strati alternati di molecole di acqua e molecole di sapone. In queste strutture ordinate riesce a trovar posto una considerevole quantità di molecole di sapone rispetto alla poca acqua presente (ricordiamo che alla fine della reazione di saponificazione i sali di sapone costituiscono il settanta per cento circa della intera massa, la glicerina circa l’otto per cento e l’acqua infine circa il venti per cento).
Appare abbastanza evidente che, minore è la quantità di acqua che viene utilizzata per fare il sapone, minore è la possibilità che si formino queste strutture ordinate (gel) proprio perché queste ultime sono formate da strati di molecole di acqua alternati a strati ordinati di sali di sapone.
Quando si forma completamente il gel, l’aspetto del sapone risultante dopo il raffreddamento è più omogeneo, senza discontinuità. Inoltre il sapone, una volta stagionato, si comporta meglio in a contatto con l’acqua restando più compatto e con minori rigonfiamenti dovuti all’assorbimento di acqua al suo interno, presentando di meno il cosiddetto fenomeno della “bavetta“.
Per il resto non ci sono differenze rilevanti tra saponi che hanno presentato la fase del gel e saponi che non l’hanno avuta, sia dal punto di vista del corretto decorso della reazione sia da quello delle caratteristiche e delle qualità del sapone, ad eccezione degli aspetti prima accennati.
A quale temperatura si forma il gel? Osserviamo che, indipendentemente dalla concentrazione della soda, il gel inizia a formarsi ad una temperatura di circa 58°C, che non è un valore valido in assoluto bensì dipende dalla miscela di oli in esame, potendo presentare piccole variazioni tra miscela e miscela.
Questo perché all’inizio la quantità di acqua presente è comunque sufficiente per la formazione dei primi strati lamellari acqua-sapone. La temperatura invece alla quale termina la formazione del gel dipende dalla quantità di acqua presente: più acqua c’è nel sapone più bassa è la temperatura alla quale il gel si forma completamente.
Ad esempio alla concentrazione della soda del 40% il sapone inizia ad entrare in fase gel circa a 58°C ed è completamente trasformato in gel solo ad 80°C, mentre invece ad una concentrazione della soda del 50% la temperatura di completa formazione di gel, nello stesso sapone, è di ben 110°C. Di contrapposto alla concentrazione della soda del 28% il gel inizia a formarsi a 58°C e dopo uno o due gradi si è formato al 100%.
La scuola spagnola del sapone artigianale, che insegna che il sapone perfetto si fa con una concentrazione della soda del 28%, ha avuto una intuizione giusta, che corrisponde al vero della realtà sperimentale.
Ho appena verificato, e nelle mie ricette ad acqua aumentata io sono al 27-28%, quindi % ottimale.
Le scuole invece che insegnano a fare il sapone con le cosiddette tecniche “ad acqua ridotta”, cioè con poca acqua, quindi con concentrazioni della soda almeno del 40% insegnano a fare un sapone di peggiore qualità, col solo vantaggio di ridurre i tempi di stagionatura.
Mio commento:
Per concludere allora e trarre alcune conclusioni pratiche da questi aspetti teorici da quale temperatura possiamo partire con la reazione di saponificazione (temperatura di miscela) e quanta acqua dobbiamo usare per sciogliere la soda? Se vogliamo essere ragionevolmente sicuri che si raggiunga al 100% la fase del gel (non serve andare ogni tanto a guardare il sapone nello stampo, tanto non possiamo comunque farci nulla) ci conviene partire da una temperatura di 45-50°C, spingendoci fino ad un massimo di 60°C e tenere una concentrazione della soda del 28-32%. Per calcolare l’acqua necessaria per avere la concentrazione nella soda stabilita basta fare una proporzione: ad esempio per una concentrazione della soda del 32% la quantità di acqua sarà pari a 2,125 volte la quantità di soda, dove 2,125 è eguale al rapporto tra 68 (acqua in 100 parti di soluzione) e 32 (soda in 100 parti di soluzione).
Se invece non ci importa particolarmente che il nostro sapone abbia le migliori caratteristiche, ad esempio se facciamo un sapone per lavare i panni, allora possiamo usare una concentrazione della soda più elevata, ad esempio del 40% (quantità di acqua pari a 1,5 volte la quantità di soda, dove 1,5 è eguale al rapporto tra 60, acqua in 100 parti di soluzione, e 40, soda in 100 parti di soluzione) spingendoci sino al 50% (acqua eguale alla soda).
Se infine vogliamo fare un sapone variegato multicolore allora la cosa fondamentale è riuscire a mantenere fluida la massa reagente per tutto il tempo occorrente alla variegatura (dai 3 ai 4 minuti circa). In questo caso particolare è bene partire da una temperatura di miscela particolarmente bassa, intorno ai 25°C, dato che più bassa è la temperatura più lenta è la reazione di saponificazione e quindi più a lungo la massa resterà fluida e lavorabile.
25°C per me sono troppo bassi perché, con ricette con elevata quantità di acidi grassi saturi come le mie, questi non sono ben sciolti (il mix di grassi è opaco, non trasparente): io preferisco lavorare a 40°C dopo aver fatto ben sciogliere il tutto a temperatura più elevata (50-60°C) e poi raffreddando a 40°C.
Mi è capitato di avere i grassi non limpidi e ho avuto l'impressione che questo accelerasse il nastro, quindi ora lo evito.
Una volta raggiunto il nastro e messo il sapone nello stampo, ben coibentato per diminuire al minimo le perdite di calore, la massa reagente crescerà di temperatura per un intervallo di tempo variabile da mezz’ora a un paio di ore sino a raggiungere il picco massimo. Il valore di temperatura di questo picco dipenderà dalla temperatura di partenza (miscela), dal fatto che si sia raggiunto il gel al 100% o no ed infine dalla miscela di oli che reagiscono. Al massimo si raggiungeranno gli 80°C circa. Da questo punto in circa 4-5 ore il sapone diminuirà di temperatura sino ad arrivare a valori vicini alla temperatura ambiente. Quando il sapone si sarà completamente raffreddato si potrà togliere dallo stampo, operazione che è meglio comunque fare dopo almeno 24 ore, almeno sino a che non si sia fatta una buona esperienza.
“Siate felici e se qualche volta la felicità si scorda di voi, voi non vi scordate della felicità” (R. Benigni)
-
- Moderatrice VIP
- Messaggi: 19906
- Iscritto il: 29/09/2006, 9:57
- Località: Milano
Re: Il mondo del sapone fai da te
Per l'irrancidimento del sapone, leggete:
IL NUMERO DI IODIO (dove ovviamente si spiega che più la miscela di oli è costituita da acidi grassi saturi, meno c'è il rischio di irrancidimento)
e
IRRANCIDIMENTO DEL SAPONE (dove si parla di antiossidanti/chelanti)
Leggete un po' qui, alla fine, cosa dice in relazione alla stagionatura:
Non ho mai notato che le caratteristiche del sapone migliorino con una lunga stagionatura: ho conservato un sapone fatto con solo olio d’oliva ed una piccolissima percentuale di olio di alloro per circa tre anni, sperando che la sua schiumosità aumentasse e divenisse almeno sufficiente, come si racconta nelle varie scuole saponifere presenti on-line, ma, ahimè, il sapone ha continuato a fare sempre la stessa schiuma (poca) ed a produrre la bavetta. Quindi, almeno secondo la mia impressione soggettiva, una lunga stagionatura non migliora le caratteristiche del sapone, bensì aumenta solo le probabilità che alla fine esso irrancidisca. Il sapone naturale, senza l’uso di conservanti, non è fatto per durare nel tempo.
Anche questo io lo dico da tempo: se un sapone fa bava, continua a fare bava anche a distanza di anni (vedasi qui)
IL NUMERO DI IODIO (dove ovviamente si spiega che più la miscela di oli è costituita da acidi grassi saturi, meno c'è il rischio di irrancidimento)
e
IRRANCIDIMENTO DEL SAPONE (dove si parla di antiossidanti/chelanti)
Leggete un po' qui, alla fine, cosa dice in relazione alla stagionatura:
Non ho mai notato che le caratteristiche del sapone migliorino con una lunga stagionatura: ho conservato un sapone fatto con solo olio d’oliva ed una piccolissima percentuale di olio di alloro per circa tre anni, sperando che la sua schiumosità aumentasse e divenisse almeno sufficiente, come si racconta nelle varie scuole saponifere presenti on-line, ma, ahimè, il sapone ha continuato a fare sempre la stessa schiuma (poca) ed a produrre la bavetta. Quindi, almeno secondo la mia impressione soggettiva, una lunga stagionatura non migliora le caratteristiche del sapone, bensì aumenta solo le probabilità che alla fine esso irrancidisca. Il sapone naturale, senza l’uso di conservanti, non è fatto per durare nel tempo.
Anche questo io lo dico da tempo: se un sapone fa bava, continua a fare bava anche a distanza di anni (vedasi qui)
“Siate felici e se qualche volta la felicità si scorda di voi, voi non vi scordate della felicità” (R. Benigni)
-
- Moderatrice VIP
- Messaggi: 19906
- Iscritto il: 29/09/2006, 9:57
- Località: Milano
Re: Il mondo del sapone fai da te
Infine, la bavetta (ma sul sito c'è altro di molto utile/interessante da leggere)
Parliamo ora di un fenomeno poco gradevole che interessa i saponi, in particolare quelli prodotti artigianalmente, ma anche quelli industriali: la cosiddetta “bavetta” chiamata in inglese mush.
La bavetta consiste di un inglobamento dell’acqua nel sapone con rigonfiamento e formazione di uno strato superficiale molliccio ed appiccicoso, poco piacevole al tatto che favorisce anche il rapido consumo del sapone.
Questo fenomeno è legato alla natura del sapone, al fatto cioè che esso è costituito da due fasi distinte, una solubile ed una insolubile. L’acqua, che entra in contatto col sapone quando lo si adopera per lavarsi e lo si ripone nel portasapone, si incunea nella fase solubile, formata da altra acqua e sali solubili di sapone, principalmente dalla miscela eutettica.
Questo aumento dell’acqua nella fase solubile determina lo sciogliersi di alcuni sali di sapone dalla fase insolubile a quella solubile e quindi un cambio di cristallizzazione della fase insolubile. Durante questo cambio di cristallizzazione i cristalli di questa fase incorporano parte dell’acqua in contatto col sapone e si rigonfiano formando quindi la bavetta.
Se il sapone contiene disciolti sale e glicerina, come spesso accade nei saponi artigianali per quanto riguarda il primo e come sempre accade per quanto riguarda la seconda, il fenomeno si accentua, dato che sia la glicerina che il sale sono molto solubili ed “attirano” l’acqua esterna al sapone.
Se leggete il capitolo Le fasi del sapone, dice che sale e glicerina rendono il sapone più duro, qui invece che fanno più bava, quindi durezza non è sinonimo di bava-free, ma significa solo durezza della barra di sapone.
Il fenomeno è in realtà molto più complesso: questa è solo una descrizione sufficientemente attendibile di quello che avviene e solo per capire il fenomeno.
La bavetta interessa particolarmente i saponi con percentuali di olio d’oliva superiori al 70-80%.
In pratica quello che importa, al di là della comprensione del fenomeno, è solo come minimizzare, dato che non è possibile ovviare completamente al fenomeno, la formazione della bavetta.
Nel capitolo della fase gel abbiamo visto che quando un sapone raggiunge la gelificazione al 100% si rigonfia meno in presenza di acqua di uno che invece non la raggiunge o la raggiunge solo parzialmente.
Abbiamo visto che per essere praticamente sicuri di gelificare il sapone al 100% basta partire da temperature di miscela elevate (50-55°C) ed usare abbastanza acqua per sciogliere la soda, cioè operare con concentrazioni della soda comprese tra 28% e 32%.
Un secondo modo per contenere la bavetta consiste nell’inserire nella ricetta, nei saponi ottenuti con i processi industriali, una quantità di olio di cocco (o di un qualsiasi altro olio contenente elevate percentuali di acido laurico) superiore al 10%, sino ad un massimo del 35%, sempre rispettando le condizioni operative di cui al punto precedente.
Questa notizia del laurico devo studiarmela bene, però i miei saponi del test appena pubblicato, che hanno identiche % di laurico, fanno più o meno bava a seconda della % dei grassi saturi, quindi bene aggiungere cocco alle ricette, ma non è solo lui che limita/toglie la bava
Io ho riscontrato praticamente nei miei saponi ad elevato contenuto di cocco (dal 40% al 60%) che la bavetta si forma in maniera del tutto trascurabile.
Un terzo modo per ridurre la bavetta, poco fattibile dal punto di vista pratico è avvolgere la barra di sapone con film di politene resistente al calore in modo che essa sia perfettamente sigillata e poi sottoporla ad un riscaldamento a 70°C in forno elettrico per 18 ore consecutive. Questo trattamento dimezza la formazione di bavetta.
Se qualcuno volesse provarci...
In ogni caso la bavetta si forma per contatto prolungato con l’acqua e quindi il primo accorgimento da usare è quello di provvedersi di portasapone che non lascino ristagnare l’acqua contro il sapone, bensì la facciano scivolare in basso attraverso buchi, fessure o quant’altro.
Parliamo ora di un fenomeno poco gradevole che interessa i saponi, in particolare quelli prodotti artigianalmente, ma anche quelli industriali: la cosiddetta “bavetta” chiamata in inglese mush.
La bavetta consiste di un inglobamento dell’acqua nel sapone con rigonfiamento e formazione di uno strato superficiale molliccio ed appiccicoso, poco piacevole al tatto che favorisce anche il rapido consumo del sapone.
Questo fenomeno è legato alla natura del sapone, al fatto cioè che esso è costituito da due fasi distinte, una solubile ed una insolubile. L’acqua, che entra in contatto col sapone quando lo si adopera per lavarsi e lo si ripone nel portasapone, si incunea nella fase solubile, formata da altra acqua e sali solubili di sapone, principalmente dalla miscela eutettica.
Questo aumento dell’acqua nella fase solubile determina lo sciogliersi di alcuni sali di sapone dalla fase insolubile a quella solubile e quindi un cambio di cristallizzazione della fase insolubile. Durante questo cambio di cristallizzazione i cristalli di questa fase incorporano parte dell’acqua in contatto col sapone e si rigonfiano formando quindi la bavetta.
Se il sapone contiene disciolti sale e glicerina, come spesso accade nei saponi artigianali per quanto riguarda il primo e come sempre accade per quanto riguarda la seconda, il fenomeno si accentua, dato che sia la glicerina che il sale sono molto solubili ed “attirano” l’acqua esterna al sapone.
Se leggete il capitolo Le fasi del sapone, dice che sale e glicerina rendono il sapone più duro, qui invece che fanno più bava, quindi durezza non è sinonimo di bava-free, ma significa solo durezza della barra di sapone.
Il fenomeno è in realtà molto più complesso: questa è solo una descrizione sufficientemente attendibile di quello che avviene e solo per capire il fenomeno.
La bavetta interessa particolarmente i saponi con percentuali di olio d’oliva superiori al 70-80%.
In pratica quello che importa, al di là della comprensione del fenomeno, è solo come minimizzare, dato che non è possibile ovviare completamente al fenomeno, la formazione della bavetta.
Nel capitolo della fase gel abbiamo visto che quando un sapone raggiunge la gelificazione al 100% si rigonfia meno in presenza di acqua di uno che invece non la raggiunge o la raggiunge solo parzialmente.
Abbiamo visto che per essere praticamente sicuri di gelificare il sapone al 100% basta partire da temperature di miscela elevate (50-55°C) ed usare abbastanza acqua per sciogliere la soda, cioè operare con concentrazioni della soda comprese tra 28% e 32%.
Un secondo modo per contenere la bavetta consiste nell’inserire nella ricetta, nei saponi ottenuti con i processi industriali, una quantità di olio di cocco (o di un qualsiasi altro olio contenente elevate percentuali di acido laurico) superiore al 10%, sino ad un massimo del 35%, sempre rispettando le condizioni operative di cui al punto precedente.
Questa notizia del laurico devo studiarmela bene, però i miei saponi del test appena pubblicato, che hanno identiche % di laurico, fanno più o meno bava a seconda della % dei grassi saturi, quindi bene aggiungere cocco alle ricette, ma non è solo lui che limita/toglie la bava
Io ho riscontrato praticamente nei miei saponi ad elevato contenuto di cocco (dal 40% al 60%) che la bavetta si forma in maniera del tutto trascurabile.
Un terzo modo per ridurre la bavetta, poco fattibile dal punto di vista pratico è avvolgere la barra di sapone con film di politene resistente al calore in modo che essa sia perfettamente sigillata e poi sottoporla ad un riscaldamento a 70°C in forno elettrico per 18 ore consecutive. Questo trattamento dimezza la formazione di bavetta.
Se qualcuno volesse provarci...
In ogni caso la bavetta si forma per contatto prolungato con l’acqua e quindi il primo accorgimento da usare è quello di provvedersi di portasapone che non lascino ristagnare l’acqua contro il sapone, bensì la facciano scivolare in basso attraverso buchi, fessure o quant’altro.
“Siate felici e se qualche volta la felicità si scorda di voi, voi non vi scordate della felicità” (R. Benigni)
-
- Mago del Marketing e del Packaging
- Messaggi: 2419
- Iscritto il: 05/04/2010, 17:54
- Località: Manfredonia
Re: Il mondo del sapone fai da te
Prima di tutto, per quanto a volte sia andato al limite (acqua aumentata, pochi saturi, nastro leggerissimo), non ho mai visto un sapone separarsi. Però capisco che la teoria è quella.
I trigliceridi ricchi di ricinoleico raggiungono il nastro più velocemente (meno male che due saturi, palma e strutto non ne hanno allora). Mi sono spinto al 10% di ricino (mai fatto prima perchè sapevo che irritava oltre il 5%). Risultato: non solo non irrita ma memmeno accelera e tantomeno migliora la schiiuma, quindi sono tornato al classico 5%.
Mi piacerebbe capire qual'è la percentuale di acqua considerata normale per lui (usa rapporti di concentrazione di soda che adesso dopo pranzo il mio cervello si rifiuta di capire a quanta quantità di acqua si fa riferimento), in modo da farmi una regola quando dice "di più" o "di meno", perchè alcuni miei saponi che hanno sicuramente raggiunto il gel con acqua aumentata del 35% (aumentata rispetto al 30% se lo consideriamo come valore normale) sono tutt'altro che omogenei (frosted lemon. Diversamente, molti miei saponi che non hanno raggiunto il gel sono molto omogenei. Altri saponi, con acqua al 30% hanno raggiunto lo stesso il gel, eppure si afferma che il gel si forma più spesso con acqua aumentata. Parliamo allora di scienza o probabilità? Altrimenti sfociamo nella statistica.
Riguardo alla lunga stagionatura, tre anni sono davvero un'enormità , ma dopo un anno i miei saponi sono migliori perchè schiumano meglio e li sento più delicati, però possono perdere la profumazione, a volte completamente, a volte rimane più all'interno del sapone, tant'è che più il sapone si consuma più si sente la profumazione. Di certo se fanno bava all'inizio fanno bava anche dopo 1 anno.
I trigliceridi ricchi di ricinoleico raggiungono il nastro più velocemente (meno male che due saturi, palma e strutto non ne hanno allora). Mi sono spinto al 10% di ricino (mai fatto prima perchè sapevo che irritava oltre il 5%). Risultato: non solo non irrita ma memmeno accelera e tantomeno migliora la schiiuma, quindi sono tornato al classico 5%.
Mi piacerebbe capire qual'è la percentuale di acqua considerata normale per lui (usa rapporti di concentrazione di soda che adesso dopo pranzo il mio cervello si rifiuta di capire a quanta quantità di acqua si fa riferimento), in modo da farmi una regola quando dice "di più" o "di meno", perchè alcuni miei saponi che hanno sicuramente raggiunto il gel con acqua aumentata del 35% (aumentata rispetto al 30% se lo consideriamo come valore normale) sono tutt'altro che omogenei (frosted lemon. Diversamente, molti miei saponi che non hanno raggiunto il gel sono molto omogenei. Altri saponi, con acqua al 30% hanno raggiunto lo stesso il gel, eppure si afferma che il gel si forma più spesso con acqua aumentata. Parliamo allora di scienza o probabilità? Altrimenti sfociamo nella statistica.
Riguardo alla lunga stagionatura, tre anni sono davvero un'enormità , ma dopo un anno i miei saponi sono migliori perchè schiumano meglio e li sento più delicati, però possono perdere la profumazione, a volte completamente, a volte rimane più all'interno del sapone, tant'è che più il sapone si consuma più si sente la profumazione. Di certo se fanno bava all'inizio fanno bava anche dopo 1 anno.
-
- Moderatrice VIP
- Messaggi: 19906
- Iscritto il: 29/09/2006, 9:57
- Località: Milano
Re: Il mondo del sapone fai da te
Considera che, almeno con le ricette che uso io, per 1 kg di grassi uso circa 140 g di soda (faccio sempre lo sconto del 5%).fluor ha scritto:Mi piacerebbe capire qual'è la percentuale di acqua considerata normale per lui (usa rapporti di concentrazione di soda che adesso dopo pranzo il mio cervello si rifiuta di capire a quanta quantità di acqua si fa riferimento)
Le % delle soluzioni di soda diventano quindi all'incirca:
- col 30% di acqua rispetto ai grassi: 140x100/(140+300)= 31.8 %
- col 35% di acqua rispetto ai grassi: 140x100/(140+350)= 28.6 %
- col 38% di acqua rispetto ai grassi: 140x100/(140+380)= 26.9 %
(a meno di non volere una pasta di sapone che addensi di proposito, tipo quando si usa la sac-a-poche, con le mie ricette io uso il 35 o il 38% di acqua)
“Siate felici e se qualche volta la felicità si scorda di voi, voi non vi scordate della felicità” (R. Benigni)
-
- Mago del Marketing e del Packaging
- Messaggi: 2419
- Iscritto il: 05/04/2010, 17:54
- Località: Manfredonia
Re: Il mondo del sapone fai da te
Quindi l'ideale spagnolo si aggira sul 35% di acqua.
Io vario dal 30% al 38% a seconda della formula e da quello che voglio ottenere.
Mi sarebbe piaciuto sapere cosa ne pensa riguardo a soap ash, fiumi di glicerina e crakle.
Io vario dal 30% al 38% a seconda della formula e da quello che voglio ottenere.
Mi sarebbe piaciuto sapere cosa ne pensa riguardo a soap ash, fiumi di glicerina e crakle.
-
- Spignattatrice
- Messaggi: 911
- Iscritto il: 18/04/2010, 14:42
- Località: Bologna-Cagliari
Re: Il mondo del sapone fai da te
A proposito della concentrazione della soluzione di soda, questo articolo lo conoscevate?
http://www.japudo.com.br/en/2013/05/14/ ... entration/
(da questo blog ho imparato come fare i saponi coi pois)
Anche qui riportano che "Values below 25% and above 40% are marked as red regions are not recommended. liquid separation may be below 25% and very fast reaction above 40%." quindi la zona sicura è tra il 25% e il 40% di concentrazione della soda.
Interessanti gli articoli che hai riportato, mi pare che riprendano il libro di Kevin Dunn Scientific Soapmaking, che ha appunto un piglio scientifico. In realtà non leggo niente di nuovo rispetto alle teorie dette più volte nella nostra sezione del sapone, diciamo che è una conferma in più e scritta in modo scientifico che non fa mai male.
Concordo anche per durezza che non equivale a bava, basta vedere quanto diventa duro MA bavoso il sapone solo oliva.
Sulla bava non leggo niente di che, ma devo dire che in tutto il web non ho mai trovato una spiegazione convincente sulla bava, tranne quella di tagliar sulla % di grassi saturi, che è anche l'unica veramente valida e funzionante Interessante però il riferimento all'acido laurico, perchè per es. l'olio di nocciolo di palma (palm kernel) che io uso per aumentare la % di saturi nella ricetta, leggo qui che ne ha molto, il 48%.
Concordo con fluor che sarebbe stato bello avere un altro parere sui glycerin rivers. L'acqua scontata li previene. Non sono d'accordo con l'affermazione che acqua scontata=sapone di qualità peggiore, ora leggo meglio il discorso del gel (che basta forzare usando il forno).EDIT letto. In pratica a parità di ricetta, un sapone che va in gel ha strutture ordinate di molecole di sapone e acqua, dunque farà meno bava di un sapone che non è andato in gel. Ho capito bene? Questo non l'ho mai letto e sarebbe interessante da testare -anche se, come dicevo nel topic di Tagliar sul test bava, non è proprio semplice fare una misura oggettiva della quantità di bava.
http://www.japudo.com.br/en/2013/05/14/ ... entration/
(da questo blog ho imparato come fare i saponi coi pois)
Anche qui riportano che "Values below 25% and above 40% are marked as red regions are not recommended. liquid separation may be below 25% and very fast reaction above 40%." quindi la zona sicura è tra il 25% e il 40% di concentrazione della soda.
Interessanti gli articoli che hai riportato, mi pare che riprendano il libro di Kevin Dunn Scientific Soapmaking, che ha appunto un piglio scientifico. In realtà non leggo niente di nuovo rispetto alle teorie dette più volte nella nostra sezione del sapone, diciamo che è una conferma in più e scritta in modo scientifico che non fa mai male.
certo che sì! anche perchè non sarebbe possibile fare le tecniche con swirl, peacock, bottigliette col beccuccio... basta che sia ben omogeneo=emulsionato.Finalmente qualcuno conferma quello che io sostengo, ovvero che non è necessario arrivare al nastro ma basta che ci sia emulsione tra grassi e soluzione di soda
Concordo anche per durezza che non equivale a bava, basta vedere quanto diventa duro MA bavoso il sapone solo oliva.
Sulla bava non leggo niente di che, ma devo dire che in tutto il web non ho mai trovato una spiegazione convincente sulla bava, tranne quella di tagliar sulla % di grassi saturi, che è anche l'unica veramente valida e funzionante Interessante però il riferimento all'acido laurico, perchè per es. l'olio di nocciolo di palma (palm kernel) che io uso per aumentare la % di saturi nella ricetta, leggo qui che ne ha molto, il 48%.
Concordo con fluor che sarebbe stato bello avere un altro parere sui glycerin rivers. L'acqua scontata li previene. Non sono d'accordo con l'affermazione che acqua scontata=sapone di qualità peggiore, ora leggo meglio il discorso del gel (che basta forzare usando il forno).EDIT letto. In pratica a parità di ricetta, un sapone che va in gel ha strutture ordinate di molecole di sapone e acqua, dunque farà meno bava di un sapone che non è andato in gel. Ho capito bene? Questo non l'ho mai letto e sarebbe interessante da testare -anche se, come dicevo nel topic di Tagliar sul test bava, non è proprio semplice fare una misura oggettiva della quantità di bava.
-
- utente avanzato
- Messaggi: 93
- Iscritto il: 30/11/2010, 12:32
Re: Il mondo del sapone fai da te
Mannaggia a voi >.> ovviamente in senso affettuoso perché... mi avete fatto venire voglia di realizzare il mio primo sapone u.u
Sto iniziando a leggere tutto per bene, e penso che il metodo a freddo sia quello per me più indicato. Intanto una prima domanda: ho letto che per decorare si può usare della glicerina e dei fiori secchi ad esempio, ma come di preciso? Una volta passate le prime 24/48 ore di indurimento si passa la glicerina sul sapone e poi si attaccano i fiori oppure si fa in un'altra maniera?
Grazie *w*
Sto iniziando a leggere tutto per bene, e penso che il metodo a freddo sia quello per me più indicato. Intanto una prima domanda: ho letto che per decorare si può usare della glicerina e dei fiori secchi ad esempio, ma come di preciso? Una volta passate le prime 24/48 ore di indurimento si passa la glicerina sul sapone e poi si attaccano i fiori oppure si fa in un'altra maniera?
Grazie *w*
-
- Grande Capa
- Messaggi: 48324
- Iscritto il: 28/09/2006, 10:47
- Località: Monfalcone
Re: Il mondo del sapone fai da te
Il sapone senza niente è bellissimo a mio parere, i fiori secchi più che decorare sporcano e creano problemni nel lavandino.
...perchè io VI VEDO
"Dovrei mettere all'ingresso del forum avete presente quei metal detector tipo negli aeroporti? Quando suona, faccio lasciare giù la scatoletta di bicarbonato e faccio passare solo senza."
"Dovrei mettere all'ingresso del forum avete presente quei metal detector tipo negli aeroporti? Quando suona, faccio lasciare giù la scatoletta di bicarbonato e faccio passare solo senza."
-
- Spignattatrice
- Messaggi: 11067
- Iscritto il: 11/09/2008, 9:55
- Località: S. Gimignano
Re: Il mondo del sapone fai da te
La penso allo stesso modo e questo è il motivo per cui non ti so rispondere
-
- utente avanzato
- Messaggi: 93
- Iscritto il: 30/11/2010, 12:32
Re: Il mondo del sapone fai da te
Eheheh è che avevo visto un paio di saponi fatti da Tagliar - se non erro, la quasi compagnia :P - ed erano così belli *________* solo che volendo fare il primo non vorrei impelagarmi in decorazioni con onde e vortici, col rischio di fare una mega patacca :D Per questo avevo pensato alla semplice decorazione u.u Però si, in effetti essendo il primo primo primo magari non gli attacco nulla, in modo da farlo il più semplice possibile Ho usato il sito di soapcalc per vedere i numeri di saponificazione di quegli oli non presenti nel thread per calcolare la quantità di soda caustica: non potete capire quanto io sia emozionata <3
-
- utente avanzato
- Messaggi: 1060
- Iscritto il: 17/08/2015, 10:16
- Località: Brescia
Re: Il mondo del sapone fai da te
Il primo sapone non si scorda mai!ThePinkDust ha scritto:... non potete capire quanto io sia emozionata <3
"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza".
Inferno, canto XXVI
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza".
Inferno, canto XXVI
-
- Spignattatrice
- Messaggi: 911
- Iscritto il: 18/04/2010, 14:42
- Località: Bologna-Cagliari
Re: Il mondo del sapone fai da te
Io non ho mai usato la glicerina per attaccare i petali, puoi farne a meno Li metto appena ho finito di mettere il sapone nello stampo, poi se vedo che non sono ben attaccati, mi metto lì con pazienza e li spingo nel sapone con uno spiedino di legno.
Ora son curiosa di capire come si usa la glicerina...
Ora son curiosa di capire come si usa la glicerina...
-
- Grande Capa
- Messaggi: 48324
- Iscritto il: 28/09/2006, 10:47
- Località: Monfalcone
Re: Il mondo del sapone fai da te
la glicerina non evapora e non si asciuga, non è il caso.
...perchè io VI VEDO
"Dovrei mettere all'ingresso del forum avete presente quei metal detector tipo negli aeroporti? Quando suona, faccio lasciare giù la scatoletta di bicarbonato e faccio passare solo senza."
"Dovrei mettere all'ingresso del forum avete presente quei metal detector tipo negli aeroporti? Quando suona, faccio lasciare giù la scatoletta di bicarbonato e faccio passare solo senza."
-
- utente avanzato
- Messaggi: 93
- Iscritto il: 30/11/2010, 12:32
Re: Il mondo del sapone fai da te
Allora nelcaso sarebbe meglio fare come karalisqui
Domandina: per la preparazione a freddo leggendo i materiali non è citato il polipropilene; siccome non ho un beaker grande di vetro, ma lo ho in polipropilene, andrebbe bene ugualmente oppure mi consigliate di comprare anche quello ?
Domandina: per la preparazione a freddo leggendo i materiali non è citato il polipropilene; siccome non ho un beaker grande di vetro, ma lo ho in polipropilene, andrebbe bene ugualmente oppure mi consigliate di comprare anche quello ?
-
- novellino
- Messaggi: 5
- Iscritto il: 02/02/2012, 12:55
Re: Il mondo del sapone fai da te
Mi sono iscritta a questo forum un po' di tempo fa, ed ho partecipato un po' sporadicamente.
Solo recentissimamente mi sono avvicinata al sapone e sono una principiante armata di buona volontà e voglia di fare (soprattutto di sbagliare!).
Adesso mi hanno regalato 1kg di olio di palma (che definirei + burro, visto che è solido non liquido); volevo farci del sapone e, leggendo qua e là nel forum, ho trovato questa combinazione di grassi vegetali che dovrebbe garantire un sapone abbastanza consistente e schiumoso:
per 100gr di sapone
olio di oliva 14
olio di cocco 20
olio di palma 61
olio di ricino 5
acqua 30
soda 15 (sconto 5% circa)
le proporzioni vanno bene anche con l'olio di palma che ho a disposizione solido e non liquido (e che penserei sia come l'olio di cocco che diventa solido a temperature poco elevate), oppure la materia prima che ho a disposizione ha caratteristiche piuttosto diverse da quella liquida che, se si
mantiene liquida, deve avere subito un processo di lavorazione differente.
inoltre, vorrei aggiungere del biossido di titanio per dare una colorazione bianco latte ma non ho ben capito la dose: è giusto, per 1kg di sapone, 3gr in 20gr di acqua (da togliere al totale dell'acqua utilizzata per fare il sapone e riferita a 300 gr di acqua totale), e aggiunto all'ottenimento del nastro?
Grazie per le eventuali risposte.
Solo recentissimamente mi sono avvicinata al sapone e sono una principiante armata di buona volontà e voglia di fare (soprattutto di sbagliare!).
Adesso mi hanno regalato 1kg di olio di palma (che definirei + burro, visto che è solido non liquido); volevo farci del sapone e, leggendo qua e là nel forum, ho trovato questa combinazione di grassi vegetali che dovrebbe garantire un sapone abbastanza consistente e schiumoso:
per 100gr di sapone
olio di oliva 14
olio di cocco 20
olio di palma 61
olio di ricino 5
acqua 30
soda 15 (sconto 5% circa)
le proporzioni vanno bene anche con l'olio di palma che ho a disposizione solido e non liquido (e che penserei sia come l'olio di cocco che diventa solido a temperature poco elevate), oppure la materia prima che ho a disposizione ha caratteristiche piuttosto diverse da quella liquida che, se si
mantiene liquida, deve avere subito un processo di lavorazione differente.
inoltre, vorrei aggiungere del biossido di titanio per dare una colorazione bianco latte ma non ho ben capito la dose: è giusto, per 1kg di sapone, 3gr in 20gr di acqua (da togliere al totale dell'acqua utilizzata per fare il sapone e riferita a 300 gr di acqua totale), e aggiunto all'ottenimento del nastro?
Grazie per le eventuali risposte.
-
- Grande Capa
- Messaggi: 48324
- Iscritto il: 28/09/2006, 10:47
- Località: Monfalcone
Re: Il mondo del sapone fai da te
Per me va bene tutto quello che hai scritto, si vede che hai studiato
...perchè io VI VEDO
"Dovrei mettere all'ingresso del forum avete presente quei metal detector tipo negli aeroporti? Quando suona, faccio lasciare giù la scatoletta di bicarbonato e faccio passare solo senza."
"Dovrei mettere all'ingresso del forum avete presente quei metal detector tipo negli aeroporti? Quando suona, faccio lasciare giù la scatoletta di bicarbonato e faccio passare solo senza."
-
- novellino
- Messaggi: 5
- Iscritto il: 02/02/2012, 12:55
Re: Il mondo del sapone fai da te
Buongiorno Lola,
grazie della risposta. e grazie per l'apprezzamento, perchè in effetti ho cercato di "applicarmi" come
si diceva una volta degli alunni diligenti.
allora procedo così e grazie ancora.
grazie della risposta. e grazie per l'apprezzamento, perchè in effetti ho cercato di "applicarmi" come
si diceva una volta degli alunni diligenti.
allora procedo così e grazie ancora.