Biodegrabilità degli ingredienti
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Biodegrabilità degli ingredienti
Paracelso, vorrei sapere che cosa pensi tu della (e che importanza dai alla) biodegradabilità degli ingredienti di un prodotto cosmetico.
Secondo te la meta formulativa è quella di escludere tutti gli ingredienti che non siano biodegradabili e compatibili con l'ambiente?
Che cosa pensano i chimici illuminati e classici che tu hai vicino?
grazie :D
Secondo te la meta formulativa è quella di escludere tutti gli ingredienti che non siano biodegradabili e compatibili con l'ambiente?
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- esimio cosmetologo
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carissima, penso che un professionista della cosmesi debba fare quello che il mercato chiede, senza la presunzione di educare e pilotare il mercato.
Oggi la problematica dell'impatto ambientale del cosmetico rappresenta in Italia uno 0virgolaX % delle motivazioni all'acquisto di un cosmetico, per cui....
Per fortuna ci sono a livello internazionale enti e normative che sull'impatto ambientale che stanno rivoluzionando tutto il mondo della chimica, per cui anche la cosmesi avrà la sua ricaduta positiva in merito.
La biodegradabilità delle materie prime è già monitorata, personalmente però lo considero un dato controverso... ricordo uno scherzoso confronto in merito con Zago.
L'edta è un sequestrante oggi discusso perchè non supera il test dei 30 gg. di biodegradabilità, alcuni fornitori stanno già proponendo le alternative, ma in realtà come si può realmente pensare che l'utilizzo cosmetico dell'edta oggi sia un problema ecologico?
Tra l'altro con la sua funzione sequestrante l'edta fisserebbe i metalli pesanti, loro si veri inquinanti pericolosi delle acque.
Un paradosso farebbe pensare che un consumatore torinese di un cosmetico con edta , in realtà disinquina il fiume Po per poi alla lunga inquinare il mare adriatico .
Al contrario un consumatore di cosmetico a rimini, più cosmetici con edta consuma, più disinquina il mare :-))))
scherzo , ma vorrei far capire che i problemi di impatto ambientale non sono determinabili e calcolabili facilmente a priori, per cui seguire le regole delle attuali normative ritengo sia l'approccio migliore.
In sostanza oggi , un vero allarme di impatto ambientale da non biodegradabilità con tutte le conseguenti limitazioni , parte quando la molecola incriminata viene trovata dove non dovrebbe esserci ( tipico il caso storico del DDT nello scheletro dei pesci) poi altri allarmi ambientali emergono indipendentemente dal fattore biodegradabilità ( vedi il problema del freon nell'atmosfera ) .
Pensare di anticipare le valutazioni che fanno gli enti preposti , sui possibili rischi di impatto ambientale da non biogradabilità di una molecola è inutile: l'ecologia è il tipico sistema complesso con variabili quasi infinite per cui , fatte salve alcune evidenze, è veramente difficile predeterminare certi rischi ambientali
Oggi la problematica dell'impatto ambientale del cosmetico rappresenta in Italia uno 0virgolaX % delle motivazioni all'acquisto di un cosmetico, per cui....
Per fortuna ci sono a livello internazionale enti e normative che sull'impatto ambientale che stanno rivoluzionando tutto il mondo della chimica, per cui anche la cosmesi avrà la sua ricaduta positiva in merito.
La biodegradabilità delle materie prime è già monitorata, personalmente però lo considero un dato controverso... ricordo uno scherzoso confronto in merito con Zago.
L'edta è un sequestrante oggi discusso perchè non supera il test dei 30 gg. di biodegradabilità, alcuni fornitori stanno già proponendo le alternative, ma in realtà come si può realmente pensare che l'utilizzo cosmetico dell'edta oggi sia un problema ecologico?
Tra l'altro con la sua funzione sequestrante l'edta fisserebbe i metalli pesanti, loro si veri inquinanti pericolosi delle acque.
Un paradosso farebbe pensare che un consumatore torinese di un cosmetico con edta , in realtà disinquina il fiume Po per poi alla lunga inquinare il mare adriatico .
Al contrario un consumatore di cosmetico a rimini, più cosmetici con edta consuma, più disinquina il mare :-))))
scherzo , ma vorrei far capire che i problemi di impatto ambientale non sono determinabili e calcolabili facilmente a priori, per cui seguire le regole delle attuali normative ritengo sia l'approccio migliore.
In sostanza oggi , un vero allarme di impatto ambientale da non biodegradabilità con tutte le conseguenti limitazioni , parte quando la molecola incriminata viene trovata dove non dovrebbe esserci ( tipico il caso storico del DDT nello scheletro dei pesci) poi altri allarmi ambientali emergono indipendentemente dal fattore biodegradabilità ( vedi il problema del freon nell'atmosfera ) .
Pensare di anticipare le valutazioni che fanno gli enti preposti , sui possibili rischi di impatto ambientale da non biogradabilità di una molecola è inutile: l'ecologia è il tipico sistema complesso con variabili quasi infinite per cui , fatte salve alcune evidenze, è veramente difficile predeterminare certi rischi ambientali
Ultima modifica di paracelso il 30/01/2014, 11:12, modificato 1 volta in totale.
Paracelso -
stufo di bufale cosmetiche - http://www.nononsensecosmethic.org
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- esimio cosmetologo
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Infatti il paradosso è piu' "sottile" ,
Il " miglior" ( ovviamente opinione di chi lo vende ) prodotto alternativo al EDTA che viene proposto è xxxx ( ho poca voglia di fare pubblicità:-) che supera il test dei 30 gg...
quindi l'edta, pochissimo degradabile , verrà sostituito da un sequestrante che i metalli pesanti, sequestrati all'interno del cosmetico, li "smolla" nell'acqua in meno di 30 gg. ( per spiegare il giochino possiamo dire che il consumatore di cosmetici con EDTA di Torino inquinerà a Ostiglia )
Per spiegare/complicare meglio la favoletta... ricordo, per chi non lo sapesse, che visto che i metalli pesanti non si possono "degradare" ( escludendo le fissioni ovviamente :-) la terapia chelante a base di edta è proprio una delle terapie contro l'intossicazione da metalli pesanti , quindi nella nostra favoletta, per disintossicare i poveri pesci ......--------------........ :-))))))))
Un'altro piccolo paradosso, ma in merito ho solo info di lontana memoria e da verificare, è che alcuni chelanti bio e foto degradabili ( quindi considerati eco ) possono "smollare" nitroammine...quindi dire che un prodotto è biodegradabile non significa che è "buono" a priori, quello che conta è anche cosa succede quando il prodotto si degrada.
concludendo mi ripeto: i dati sull'impatto ambientale dei prodotti chimici sono molto più complessi di come certa letteratura ecologista ci vuol far credere.
Il " miglior" ( ovviamente opinione di chi lo vende ) prodotto alternativo al EDTA che viene proposto è xxxx ( ho poca voglia di fare pubblicità:-) che supera il test dei 30 gg...
quindi l'edta, pochissimo degradabile , verrà sostituito da un sequestrante che i metalli pesanti, sequestrati all'interno del cosmetico, li "smolla" nell'acqua in meno di 30 gg. ( per spiegare il giochino possiamo dire che il consumatore di cosmetici con EDTA di Torino inquinerà a Ostiglia )
Per spiegare/complicare meglio la favoletta... ricordo, per chi non lo sapesse, che visto che i metalli pesanti non si possono "degradare" ( escludendo le fissioni ovviamente :-) la terapia chelante a base di edta è proprio una delle terapie contro l'intossicazione da metalli pesanti , quindi nella nostra favoletta, per disintossicare i poveri pesci ......--------------........ :-))))))))
Un'altro piccolo paradosso, ma in merito ho solo info di lontana memoria e da verificare, è che alcuni chelanti bio e foto degradabili ( quindi considerati eco ) possono "smollare" nitroammine...quindi dire che un prodotto è biodegradabile non significa che è "buono" a priori, quello che conta è anche cosa succede quando il prodotto si degrada.
concludendo mi ripeto: i dati sull'impatto ambientale dei prodotti chimici sono molto più complessi di come certa letteratura ecologista ci vuol far credere.
Ultima modifica di paracelso il 20/10/2008, 20:39, modificato 1 volta in totale.
Paracelso -
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Cercherò di semplificare il più possibile
La formazione di un complesso è la reazione tra uno ione [in questo caso stiamo parlando di metalli pesanti com Pb (piombo), Hg (mercurio), Ni (nikel) ecc] che vengono complessate, meglio ancora circondate dagli ioni o molecole del chelante (EDTA) , questa reazione può essere reversibile per maggiori chiarimenti vedi Wikipedia
Volevo dire che:
1) Prima che si scoprisse che i metalli pesanti fossero classificati inquinanti e non biodegradabili, sono stati chiamati pesanti perché hanno un peso atomico alto (pesante), pertanto pesavano di + a parità di volume, pertanto il loro nome deriva dal fatto che pesavano molto.
2) La terapia chelante funziona si per disintossicare il corpo dai metalli pesanti , ma non è che questi vengono distrutti ma li ributti in circolazione quando vai a fare plin plin.
Quindi nella favoletta disintossichi un pesce e magari vai ad intossicare un polpo o un gambero, ecc.
3) Concordo pienamente con il tuo pensiero sull’impatto ambientale, e ti dirò anche che temo che certi pseudo-ecologisti nel settore cosmetico ci marciano su queste cose e demonizzare alcune materie prime sponsorizzati da aziende del settore.
Ciao a tutti
Gaton
La formazione di un complesso è la reazione tra uno ione [in questo caso stiamo parlando di metalli pesanti com Pb (piombo), Hg (mercurio), Ni (nikel) ecc] che vengono complessate, meglio ancora circondate dagli ioni o molecole del chelante (EDTA) , questa reazione può essere reversibile per maggiori chiarimenti vedi Wikipedia
Volevo dire che:
1) Prima che si scoprisse che i metalli pesanti fossero classificati inquinanti e non biodegradabili, sono stati chiamati pesanti perché hanno un peso atomico alto (pesante), pertanto pesavano di + a parità di volume, pertanto il loro nome deriva dal fatto che pesavano molto.
2) La terapia chelante funziona si per disintossicare il corpo dai metalli pesanti , ma non è che questi vengono distrutti ma li ributti in circolazione quando vai a fare plin plin.
Quindi nella favoletta disintossichi un pesce e magari vai ad intossicare un polpo o un gambero, ecc.
3) Concordo pienamente con il tuo pensiero sull’impatto ambientale, e ti dirò anche che temo che certi pseudo-ecologisti nel settore cosmetico ci marciano su queste cose e demonizzare alcune materie prime sponsorizzati da aziende del settore.
Ciao a tutti
Gaton
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- esimio cosmetologo
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inquinamento
...mah...allora è piu' eco il sacchetto di carta che ha impoverito un po' la foresta o un sacchetto di plastica?
...conosco molti ecotalebani...tutti hanno il telefonino che ha un impatto ambientale molto piu' significativo di un gel contorno occhi...in vacanza vanno in aereo(si vergognino!) e in piu' fumano:
inquina piu' una sigaretta o un gel contorno occhi?
Un cosmetico deve essere piacevole e per essere piacevole automaticamente è costituito da sostanze buone.
Io preferisco mille volte un maglione quattro fili di kachemire piuttosto che un pile...ovvio no?...se un petrolato in una crema non mi piace sinceramente non penso al petrolio(giro in macchina non a cavallo)...ma penso che mi occlude i pori e magari che per la legge italiana è cancerogeno di cat.2....poveri bebe' col culetto impiastrato di veleno!
allora opto per un burro vegetale piu' gradevole.
insomma abbasso le fibre sintetiche che fanno consumare anche piu' deodoranti con sali d'alluminio e viva il lino ed il cachemire!
...conosco molti ecotalebani...tutti hanno il telefonino che ha un impatto ambientale molto piu' significativo di un gel contorno occhi...in vacanza vanno in aereo(si vergognino!) e in piu' fumano:
inquina piu' una sigaretta o un gel contorno occhi?
Un cosmetico deve essere piacevole e per essere piacevole automaticamente è costituito da sostanze buone.
Io preferisco mille volte un maglione quattro fili di kachemire piuttosto che un pile...ovvio no?...se un petrolato in una crema non mi piace sinceramente non penso al petrolio(giro in macchina non a cavallo)...ma penso che mi occlude i pori e magari che per la legge italiana è cancerogeno di cat.2....poveri bebe' col culetto impiastrato di veleno!
allora opto per un burro vegetale piu' gradevole.
insomma abbasso le fibre sintetiche che fanno consumare anche piu' deodoranti con sali d'alluminio e viva il lino ed il cachemire!
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- esimio cosmetologo
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ciao tin tin
sull'impatto ambientale dei derivati del petrolio per uso cosmetico a suo tempo lanciai un'altra provocazione/paradosso:
siete davvero così sicuri che l'impatto ambientale di un barile di petrolio ( che lo ricordo si produce facendo un buco di 20/40 cm di diametro nel terreno ) sia molto peggiore dell'impatto ambientale di un barile di olio di soia ?
Avete mai visitato un oleificio ( ovviamente non parlo dei frantoi ) ? credete che l'impianto per la raffinazione degli oli vegetali sia "pulito" rispetto all'impianto per la raffinazione degli oli minerali ?
Avete idea di che materie prime si utilizzano per estrarre gli oli di semi ?
Avete idea dell'impatto ambientale che può avere una coltivazione intensiva di soia ?
su questa materia io ho una sola certezza:
la risposta alle problematiche di impatto ambientale è molto più complessa e articolata di quanto sembri.
sull'impatto ambientale dei derivati del petrolio per uso cosmetico a suo tempo lanciai un'altra provocazione/paradosso:
siete davvero così sicuri che l'impatto ambientale di un barile di petrolio ( che lo ricordo si produce facendo un buco di 20/40 cm di diametro nel terreno ) sia molto peggiore dell'impatto ambientale di un barile di olio di soia ?
Avete mai visitato un oleificio ( ovviamente non parlo dei frantoi ) ? credete che l'impianto per la raffinazione degli oli vegetali sia "pulito" rispetto all'impianto per la raffinazione degli oli minerali ?
Avete idea di che materie prime si utilizzano per estrarre gli oli di semi ?
Avete idea dell'impatto ambientale che può avere una coltivazione intensiva di soia ?
su questa materia io ho una sola certezza:
la risposta alle problematiche di impatto ambientale è molto più complessa e articolata di quanto sembri.
Paracelso -
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- Iscritto il: 07/10/2006, 16:39
Posso anche pensare che quell'oleificio nessuno lo sensibilizzi e/o obblighi ad adottare metodi e procedure che riducano l'impatto ambientale.paracelso ha scritto: Avete mai visitato un oleificio ( ovviamente non parlo dei frantoi ) ? credete che l'impianto per la raffinazione degli oli vegetali sia "pulito" rispetto all'impianto per la raffinazione degli oli minerali ?
....
Personalmente ho visto lavanderie industriali che ai controlli (programmati?) risultavano inquinare quasi zero, il giorno dopo si spegneva l'ambaradan depurazione perchè, accipicchia, costa e fa perdere tempo.
paracelso ha scritto:carissima, penso che un professionista della cosmesi debba fare quello che il mercato chiede, senza la presunzione di educare e pilotare il mercato.
paracelso,
come al solito dopo che hai scritto non c'è molto altro ancora da aggiungere. Prospetto allora uno scenario ipotetico, soltanto perchè già sulla praticità della produzione cosmetica già hai dato una spiegazione lucida e semplice e più o meno condivisibile.
Tu devi produrre una crema ed hai un paio di emollienti dei quali solo uno entra in formulazione: uno da fonte rinnovabile ed uno di sintesi petrolchimica, il primo costoso il doppio del secondo ma con le stesse caratteristiche: tu che cosa useresti?:)
Buona giornata.
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- esimio cosmetologo
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Io userei il secondo. Il costo maggiore lo devo comunque recuperare vendendo di più, ciò fa sì che il marketing debba consumare più carta per "spingere" il prodotto da fonte rinnovabile, e nel conto globale inquinerei di più... :Dvittorio urbani ha scritto:tu che cosa useresti?:)
Paradossi a parte, il problema non è tecnico, è etico. Quindi, per come lo intendo io, il discorso di Paracelso è "dipende da chi tira fuori i soldi per produrre"
Mr. White: Come hai fatto a scappare?
Mr. Pink: A forza di pallottole.
Mr. Pink: A forza di pallottole.
Ed a complicare tutto: il consumatore che cosa comprerà alla fine? Perchè se tutti i finanziatori del cosmetico occidentale accusassero come effetto collaterale dell'uso incontrollato di edta una coscienza più ecologista, vuoi che un 'fottuto' cinese non metta sul mercato una crema al costo dimezzato con ingredienti poco rispettosi della flora e fauna terracquea?mr.pink ha scritto:Paradossi a parte, il problema non è tecnico, è etico. Quindi, per come lo intendo io, il discorso di Paracelso è "dipende da chi tira fuori i soldi per produrre"
La mia era una domanda provocatoria al qualunquismo (qualsiasi cosa voglia dire...) di paracelso. E' chiaro che la vera rivoluzione la fà la coscienza popolare a mio avviso, e questo potrebbe passare anche per la questione edta!
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- esimio cosmetologo
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Cara trotulinatrotulina ha scritto: Infine - e lo chiedo a voi tre chimici (Para, Gaton e Tintin) - quali sono le molecole che veramente voi come chimici detestate di più dal punto di vista dell'ecosistema ambientale e umano?
Vediamo un poco di complicare le cose e fare un po’ di casino
Hai fatto una domanda che francamente non mi sento di rispondere in quanto vi si addentra in un campo talmente vasto che difficilmente se ne uscirebbe con le idee chiare dato che le variabili chimiche sono tante e complesse.
Per portare un esempio stupido o banale potrei dire che l’olio di vaselina o la vaselina i l’olio di silicone non hanno un alto impatto ambientale in quanto pur non essendo biodegradabili, possono essere rimossi meccanicamente dalle superfici acquatiche e pertanto una volte rimosse non influenzano + l’ecosistema.
L’alcool derivato da fonti rinnovabili e facilmente biodegradabile ma in concentrazioni elevate porterebbe alla morte della fauna ittica.
Un bel casino
Io sono del parere che la chimica può aiutare l’ambente e l’ambiente può aiutare la chimica, c’è però una variabile molto importante in questo equilibrio “l’uomo”
Qui occorre dare adito a Paracelso che scrive che è la dose che fa il veleno.
Gaton
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- esimio cosmetologo
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Laura ha scritto:Quoto Vittorio ma aggiungo che se il protocollo di Kyoto et similia sensibilizzano me ma non chi ha le mani in pasta e agisce quotidianamente in settori specifici e incisivi, c'è una carenza grave nel senso di responsabilità e si ha un bel nascondersi dietro le parole "mercato" e "paradossi varii".
mi pare che nessuno si stia nascondendo. Io dico solo che Paracelso ha ragione quando fa notare che per ciò che riguarda l'impatto ambientale dei prodotti le variabili in gioco sono moltissime e quindi bisogna andarci cauti, e che, (a meno che lui non sia proprietario di un'azienda produttrice di cosmetici) il "professionista della cosmesi" non ha molte possibilità di educare il consumatore. Poi la UE fa le leggi, io le osservo e per il resto mi regolo secondo la mia sensibilità ambientale.
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Gaton , permettimi una stupida considerazione e scusate se intervengo... Il tuo ragionamento è giustissimo ma se ci si addentra nei meandri + remoti della chimica si arriverebbe a dire che anche noi umani - senza la nostra civiltà ma solo noi , carne e ossa - potremmo essere degli inquinanti...
Insomma... come diceva il mio professore delle medie " Un fesso alla volta , prego "
Ciaoo
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Chiosa forse sciocca la mia: non sarei così certa che la rimozione meccanica abbia impatto ambientale zero.Gaton ha scritto:... possono essere rimossi meccanicamente dalle superfici acquatiche e pertanto una volte rimosse non influenzano + l’ecosistema.
A volte si deve valutare l'intero meccanismo che si mette in moto.