Aggettivi e termini cosmetici
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Aggettivi e termini cosmetici
di seguito sono riportati i termini che si riferiscono a svariate funzioni cosmetiche
fonte: Dizionario di Cosmetologia, Gianni Proserpio - Elena Racchini
IL SOLE
attualmente ci sono tante espressioni che si riferiscono all'abbronzatura e ai prodotti solari in generale.
forse la cosa giusta sia proprio quella di riunirli tutti insieme, per poter avere una visione globale su questo argomento e comprendere meglio alcune funzioni e termini usati.
ABBRONZANTE
L'alfabeto vuole che questo termine cosmetico sia il primo della lista e purtroppo è molto poco rappresentativo delle reali funzioni cosmetiche.
L'abbronzatura è in effetti una reazione di difesa dell'epidermide nel cui strato basale hanno appropriata sede le cellule preposte alla produzione di melanina, il pigmento cutaneo di color bruno (o bronzeo) che i melanociti provvedono a biosintetizzare a seguito di uno stimolo combinato fra raggi UV-B, ioni rame e ossigeno.
Abbronzante, riferito ad un cosmetico, è dunque termine improprio essendo il processo di "abbronzatura" un fenomeno esclusivamente biochimico e fisiologico.
La ricerca di un abbronzante esterno è stata ricca di tentativi, di errori e di illusioni.
Si è usato (e si usa tutt' ora) l'estratto del mallo di noce ma lo juglone (naftochinone tipico del noce) si limita a colorare in bruno la superficie epidermica e non ha nulla a che vedere col processo di pigmentazione. Si è usato il beta-carotene, colorante naturale che con l'abbronzatura non ha alcun rapporto (la ingestione di carote o di carotene conduce ad un deposito nell'ipoderma di sostanza colorante ma anche qui i melanociti non sono coinvolti). Si sono usate furocumarine presenti nell'essenza di bergamotto; queste sicuramente abbronzano ma a seguito di un processo fototossico e a tempo stesso citotossico (melanosi Berloque) accompagnato da grave eritema.
Recentemente è stato proposto l'uso di "tirosina attivata".
La tirosina è l'aminoacido su cui interviene l'enzima per produrre melanina. Ammesso che la tirosina esogena giunga nei melanociti e da qui nei melanosomi ( e partecipi quindi al processo di melanizazzione) questa via è oggi l'unica accettabile.
Sotto questo profilo solo i cosmetici contenenti tirosina possono essere definiti "abbronzanti".
ABBRONZANTE SENZA SOLE
Anche in questo caso - come nella voce precedente - il termine è improprio.
In assenza del sole e quindi di raggi UV-B non c'è abbronzatura, intesa come melaninogenesi. Più adatto è caso mai il termine "pigmentazione di superficie senza sole". L'effetto abbronzante esteriore è ottenibile con molecole caratterizzate della presenza del gruppo carbonile che a contatto con le proteine dello strato corneo forma legami con i terminali aminici, legami che conducono alla formazione di un complesso colorato noto come "base di Schiff".
Già è stato citato alla voce Abbronzante lo juglone che presenta due carbonili ed un ossidrile. Il mallo di noce che lo contiene colora di bruno la pelle.
Una analoga molecola, il lawsone presente nell'hennè colora invece di rosso.
Il prodotto più usato per colorare la pelle è il DHA (diidrossiacetone), un derivato ossidato del glicerolo che dispone di due ossidrili e di un carbonile.
A patto che la pelle sia ben sgrassata la colora di bruno per circa una settimana (il tempo che le cellule cornee cadano dalla pelle). Ha il difetto di alterarsi producendo acido acetico, dal poco gradevole odore.
ABBRONZATURA
Il termine vuole evidenziare l'aspetto bronzeo che la cute assume a seguito del processo melaninogenetico provocato dai raggi UV-B e del conseguente affioramento della melanina passata dal melanocita alle cellule proprie dell'epidermide.
La pigmentazione epidermica è determinata esclusivamente dai raggi UV-B.
Esiste tuttavia il fenomeno (fenomeno di Meirowsky detto della pigmentazione diretta) che si verifica a seguito dell'irraggiamento con raggi UV-A, ad esempio quelli emessi dalle apposite lampade.
I raggi UV-A sono molto meno energetici dei raggi UV-B e non hanno la capacità di attivare l'enzima tirosinasi e quindi di far produrre melanina alla pelle.
Tuttavia hanno la capacità di accelerare il processo di maturazione e di affioramento di melanina preformata e non ancora trasmessa dai melanociti ai cheratinociti.
L'azione dei raggi UV-A provoca quindi una specie di abbronzatura effimera, accompagnata anche da processi ossidativi nella struttura melanica che concorrono a determinare un rapido iscurimento della pelle.
Il processo avviene, ovviamente, anche sotto il sole: la prima "tintarella" che si forma già al primo giorno di esposizione è dovuta alla componente UV-A dei raggi solari. Nell'arco di 72 ore appare poi la "vera" abbronzatura determinata dai raggi UV-B.
Mentre questi ultimi possiedono sia la capacità di causare eritemi che di produrre la melanogenesi, i raggi UV-A sono la causa sia della tintarella che di possibili reazioni fototossiche che, infine, di danni alle fibre elastiche del derma (invecchiamento prematuro da sole, pelle del marinaio e del contadino).
L'abbronzatura, se esagerata, costituisce sempre un danno per la pelle.
ANTISOLARE
E' questa la definizione più corretta da dare ai prodotti di protezione solare, certamente più logica del fuorviante termine "abbronzante".
Nei prodotti antisolari sono infatti contenute sostanze capaci di filtrare in parte o in toto i raggi UV, prevenendo così le scottature solari.
Quando la dose di filtro è adeguata, il rischio di eritema è ridotto ed il processo melanogenetico dell'abbronzatura può avvenire senza danno.
Per caratterizzare gli antisolari si è preferito il simbolo del SPF (fattore di protezione solare) che indica quanto volte può essere prolungato il livello di minima dose eritematica. SPF 2 significa che il tempo medio di eritema (20 minuti) può essere raddoppiato (40 minuti). I filtri solari autorizzati dalla legge 713 sono riportati nell'allegato V, sezione seconda, parte prima e seconda.
Per ogni filtro è indicata la dose massima impiegabile.
ATTIVATORE DI PIGMENTAZIONE
Fino a poco tempo fa era ancora in uso la barbara abitudine di attivare e intensificare l'abbronzatura attraverso l'uso di olio essenziale greggio di bergamotto.
Essendo questo ottenuto per spremitura a freddo, contiene molecole non volatili particolarmente rischiose per la pelle: gli psoraleni o furocumarine. Fra questi il MOP o Bergaptene.
Questa molecola è fototossica nel senso che in presenza dei raggi UV-A provoca una pigmentazione permanente, un forte eritema ed è pure citotossica poiché blocca la timina nel DNA cellulare impedendo i normali processi riproduttivi.
Oggi in luogo degli psoraleni si impiega più semplicemente tirosina attivata da vitamina B2 (lattoflavina) o da ATP (adenosin trifosfato) per favorire la penetrazione nel melanocita. La tirosina è l'amminoacido su cui agisce la tirosinasi per trasformarla in dopachinone, molecola che poi si trasforma ulteriormente nel pigmento indolico melanina. Si tratta di una azione cosmetica senza rischio in quanto avviene esclusivamente un apporto esogeno di tirosina che va a sommarsi a quella presente nel melanosoma.
Il sistema sembra funzionare bene e l'attivazione-intensificazione dell'abbronzatura è un fenomeno visibile e constatabile.
AUTOABBRONZANTE, ABBRONZANTE SENZA SOLE
Entrambe le espressioni sono improprie in quanto non è coinvolta la cellula melanica né la melanina.
Si tratta più semplicemente di una reazione colorimetrica tra le proteine dello strato corneo e molecole aventi nella loro struttura un gruppo carbonile = CO.
In natura si conosce lo juglone, presente nel mallo di noce (Juglans regia) che steso sulla pelle la colora in bruno.
Un prodotto di sintesi molto usato è il diidrossiacetone ottenuto per ossidazione della glicerina, che colora in bruno la pelle anche in assenza di sole.
La pigmentazione superficiale della pelle è di breve durata, il tempo cioè della desquamazione dello strato corneo (da 7 a 15 giorni).
Essendo sostanze ad azione di superficie operanti su cellule morte, non pongono problema di tossicità.
Il DHA (diidrossiacetone) ha solo il difetto di alterarsi nel tempo liberando un poco gradevole odore di aceto.
DOPOSOLE
Al termine dell'esposizione solare, dopo la doccia di rito, è utile l'applicazione di una emulsione o di un gel doposole cui sono affidate funzionalità lenitive, idratanti e antiarrossamento, per provvedere a rinfrescare la pelle arsa dal troppo sole. Chiaramente il doposole cosmetico non è adatto a riparare i danni da eritemi per i quali occorre ricorrere a medicamenti farmaceutici. Esso contiene NMF, estratti vegetali, bisabololo, pantenolo, allantoina, acido glicirretico.
ELASTOSI SOLARE
Marinai e contadini che restano per mesi ed anni esposti al sole assumono con tempo quella che appunto è definita pelle del marinaio o del contadino. Una pelle che ha perso quasi del tutto la sua elsticità. Ciò è dovuto al fatto che i raggi UV-A del sole penetrano nel derma ove causano una progressiva degradazione dei legami desmosinici, in cui risiede la capacità della risposta elastica della pelle. Il fenomeno è appunto definito come elastosi solare ed è osservabile anche in chi resta a lungo al sole alla ricerca di una abbronzatura estrema.
EMULSIONE SOLARE
Latti e creme protettivi per l'esposizione solare costituiscono altrettante importanti voci della tecnica cosmetica, ove il formulatore dà il meglio di sé. Le emulsioni A/O, A/S, O/A (queste ultime anche nella versione idroresistente grazie alla presenza di resine filmogene idrofobe) occupano una posizione primaria nel settore cosmetologico anche se il consumatore spesso chiede ai solari prestazioni diverse da quelle che in realtà questi devono offrire.
Non per nulla l'utente chiede un' "abbronzante" (cioè un trattamento estetico) e tende a dimenticare che specie nei primi tre giorni di sole è invece essenziale proteggere la pelle con un solare ad alto fattore protettivo dai raggi UV-B e nei giorni successivi è utile applicare un solare contenente filtro UV-A per prevenire l'invecchiamento prematuro della pelle.
Ovviamente, oltre ai solari con filtro UV-B e UV-A, esistono anche gli intensificatori di abbronzatura a base di tirosina ma questi vanno usati solo dopo che la pelle è stata protetta con un solare a SPF elevato.
Il tecnico prepara anche (ma con scarsa soddisfazione professionale), i cosiddetti pigmentanti senza sole a base di diidrossiacetone (che colorano la pelle in superficie per alcuni giorni). Questa preparazioni non meritano comunque la definizione di prodotti solari. Solari restano soprattutto quelli che proteggono dagli eritemi dei raggi UV-B e dalle fotosensibilizzazioni e dalle elastosi dei raggi UV-A.
ERITEMA SOLARE
Termine più corretto di quello abitualmente usato (scottatura) in quanto il danno cutaneo è causato dei raggi UV-B che sono raggi freddi.
Si ritiene che l'eritema sia la conclusione visibile di una serie di reazioni di tipo immunitario messe in atto dalla pelle e che si concludono con la forma infiammatoria più o meno intensa che ben conosciamo.
Sembra che all'inizio del fenomeno vi sia una trasformazione indotta dai raggi UV-B sulla struttura dell'aminoacido istidina presente nella epidermide. Mentre una parte della istidina viene deaminata con formazione di acido urocanico (prima forma di schermo anti UV attuata dall'epidermide) un'altra quota viene decarbossilata con produzione di istamina.
L'istamina liberata si trasferisce nel derma ove viene coinvolto l'intero sistema di difesa immunitaria della pelle, con formazione di prostaglandine e di avvio del processo infiammatorio. Questo appare entro poche ore dall'irraggiamento UV ed è proporzionale, nella sua intensità, alla quantità di raggi UV che hanno raggiunto l'epidermide.
La difesa melanica si manifesta solo successivamente, dopo circa 72 ore.
FILTRO SOLARE
Sono così definite dalla legge 713 (allegato V, sezione II) le sostanze in grado di estinguere i raggi UV (UV-A, UV-B o entrambi) consentendo quindi la prevenzione dall'eritema solare, di reazioni fotosensibilizzanti e - nel caso dei filtri UV-A - di prevenire il "photoaging" cioè il prematuro invecchiamento della pelle causato dai raggi UV-A.
I filtri solari consentiti dalla legge sono molecole per lo più di natura aromatica. Fra i più usati, gli esteri dell'acido p-amino benzoico, dell'acido p-metossicinnamico e dell'acido salicilico.
La lista dei filtri UV ammessi comprende anche derivati del dibenzilidencanfora, alcuni benzofenoni, derivati del dibenzoilmetano e, fra i più recenti, l'ottiltriazone.
FOTOALLERGIA
In presenza di irraggiamento da UV-A talune molecole presenti in preparati farmaceutici o cosmetici possono trasformarsi in agenti allergizzanti. Ne consegue una reazione fotoallergica che si manifesta in forma di eritema con eczema e prurito.
FOTOPROTEZIONE
Corrisponde all'applicazione, prima dell'esposizione solare, di un preparato contenente sostanze in grado di estinguere le radiazioni UV incidenti.
La presenza di filtri UV consente di evitare o comunque di ridurre i rischi di eritema solare.
FOTOSENSIBILIZZAZIONE
Talune molecole in presenza di raggi UV-A possono determinare reazioni fotoallergiche o fototossiche.
L'assieme di queste reazioni cutanee prende il nome di fotosensibilizzazione.
FOTOTOSSICITA'
Mentre la fotoallergia è costituita da una razione di tipo immunitario della pelle alla presenza contemporanea di raggi UV-A e di fotoallergene, la fototossicità è una vera e propria reazione irritativa con implicazioni tossicologiche. Un esempio di razione fototossica è quella causata dalle furocumarina in presenza di UV-A. Si verifica sia un fatto eritematico che un blocco della riproduzione cellulare a seguito della dimerizzazione della timina.
INTENSIFICATORE DI ABBRONZATURA
Fino a pochi anni or sono l'unico mezzo usato, con molti rischi, per intensificate l'abbronzatura era costituito dall'essenza grezza di bergamotto in cui sono contenute furocumarine (note anche col nome di psoraleni).
Queste molecole determinano un incremento della pigmentazione ma causano spesso macchie pigmentarie indelebili, sono fototossiche e per di più citotossiche in quanto bloccano l'attività del DNA cellulare. Al loro posto si usa oggi tirosina attivata con vitamina B2 e ATP.
MELANINA
Pigmento, chimicamente di natura indolica, altamente polimerizzato, che si forma nel melanocita a partire da tirosina sotto l'azione di tirosinasi e poi di ossigeno.
Esistono due varietà di melanina, la eumelanina, stabile, di color bruno e la feomelanina, poco stabile, di colore rossastro. In assenza (genetica) di tirosinasi non si ha formazione di melanina, come nel caso degli albini.
MELANOCITA
Cellula migrata dalla cresta neurale in epoca embriofetale e che si colloca a livello dello strato basale dell'epidermide.
E' caratterizzata da numerosi "dendriti" che si prolungano fra le cellule proprie dell'epidermide.
I corpi entro cui si forma la melanina - i melanosomi - man mano che "maturano" migrano verso la zona distale dei dentriti e poi sotto l'influenza dei raggi UV passano per citocrinina entro ii cheratinociti ove si dispongono a cappuccio sul nucleo cellulare.
MELANOGENESI (o melaninogenesi)
La formazione di melanina prende avvio dalla presenza concomitante, nel melanocita, di tirosinasi, ossigeno, ioni Rame e raggi UV.
La tirosina, non appena viene resa disponibile la tirosinasi, subisce una progressiva modifica poi completata dall'ossigeno, sino a dar luogo ad un polimero altamente colorato, detto melanina.
La melanogenesi costituisce una forma di difesa delle cellule epidermiche, attuata dal melanocita.
OLIO SOLARE
L'usanza di spalmarsi l'olio protettivo durante l'esposizione al sole nasce sia da precedenti storici (gli antichi egizi impiegavano olio di ricino) sia dalla moda - tuttora viva - di usare estratti oleosi di mallo di noce per conseguire l'abbronzatura più intensa. Ed in effetti l'olio solare più usato è quello con poco filtro e con tanto estratto di mallo di noce, spesso accompagnato da altri estratti vegetali oleosi (iperico, calendola, camomilla). La tendenza più recente è quella l'olio meno untuoso, sostituendo l'olio minerale od i trigliceridi con una parte di ciclosiliconi che sono oli leggeri, volatili e per nulla untuosi.
Non mancano, ovviamente, anche gli oli supergrassi per i patiti dell'abbronzatura lucente. In tal caso prevalgono la vaselina e gli oli vegetali.
PIGMENTAZIONE CUTANEA
La componente colorata fondamentale dell'epidermide è quella melanica.
La melanina è un polimero di natura indolica che si forma a partire dalla tirosina (pidrossi-fenilalalina), aminoacido presente nei melanosomi, tipiche vesciche del melanocita (che è una cellula preposta alla pigmentazione cutanea). Modifiche enzimatiche e chimico-ossidative trasformano progressivamente la tirosina in dopachinone e in dolochinone dalla cui polimerizzazione deriva poi il pigmento melanico.
Questo è di norma bruno (eumelanina) ma talvolta è rosso per inserimento di cisteina (feomelanina).
Scopo fisiologico della pigmentazione cutanea è quello di creare un filtro protettivo a difesa del nucleo delle cellule epidermiche, nucleo che è molto sensibile alle radiazioni ultraviolette; che la pigmentazione cutanea costituisca poi l'ambita abbronzatura è una pura coincidenza fra le esigenze fisiologiche e manie estetiche.
RADIAZIONE SOLARE
L'emissione di radiazioni da parte del sole comprende sia radiazioni di natura corpuscolare quali i raggi alfa (costituiti da nuclei di elio) ed i raggi beta (costituiti da elettroni) sia radiazioni di natura elettromagnetica.
Sono onde elettromagnetiche i raggi gamma, i raggi X, i raggi UV, i raggi luminosi, i raggi IR, le onde hertziane. Queste vibrazioni elettromagnetiche sono caratterizzate dalla "lunghezza d'onda" che viene oggi espressa in nm (nanometri) mentre un tempo era data in Å (Ångstrom) 1 nm = 10 Å.
I raggi gamma hanno lunghezza d'onda fra 0,001 e 0,01 nm
I raggi X hanno lunghezza d'onda fra 0,01 e 1 nm
I raggi UV-C hanno lunghezza d'onda fra 100 e 280 nm
I raggi UV-B hanno lunghezza d'onda fra 280 e 320 nm
I raggi UV-A hanno lunghezza d'onda fra 320 e 400 nm
I raggi luminosi hanno lunghezza d'onda fra 400 e 800 nm
I raggi IR hanno lunghezza d'onda fra 800 e 1.500 nm
oltre i 1.500 nm si collocano le onde hertziane, radio e sonore. Sulla terra giungono radiazioni solari comprese fra 280 e 1000 nm. Le restanti sono filtrate o dalle ionosfere o dalla atmosfera.
RADIAZIONE UV
Il sole emette tutta una serie di radiazioni elettromagnetiche che vanno dai raggi gamma ai raggi X, dai raggi Roentgen ai raggi UV, dai raggi visibili ai raggi IR.
Fra tutte queste radiazioni quelle che costituiscono il maggior interesse cosmetico sono le UV (100-400) nm. In particolare sulla terra giungono i raggi UV-B (280-320 nm) e i raggi UV-B (320-400 nm).
Poiché queste radiazioni hanno sulla pelle determinati effetti, la cosmesi utilizza appositi filtri UV-B e UV-A, vale a dire sostanze in grado di estinguere selettivamente tali radiazioni. Poiché le radiazioni UV-B sono particolarmente insidiose nei primi 3 giorni di esposizione solare, si utilizzano il tale periodo prodotti cosmetici contenenti dosi appropriate di filtri UV-B capaci di estinguere dal 50 al 95% i raggi incidenti riducendo così il rischio di eritema.
Quando la pelle ha reagito con adeguata produzione di melanina si presenta il problema di bloccare i raggi UV-A specie se l'esposizione solare è prolungata nel tempo. Si usano allo scopo filtri specifici degli UV-A che consentono di evitare i rischi del photo-aging e quelli di reazioni fotosensibilizzanti.
RAGGI ULTRAVIOLETTI (UV)
Lo spettro solare, cioè l'assieme di radiazioni emesse dalla nostra stella, comprende:
- radiazioni invisibili, fredde ma energetiche (UV);
- radiazioni visibili-luminose (la luce bianca);
- radiazioni invisibili, calde, poco energetiche (IR).
A loro volta queste radiazioni sono frazionabili in più gruppi a seconda della lunghezza d'onda. E come la luce visibile (400-800 nm) è frazionabile nei 7 colori dell'iride (viola, indaco, blu, verde, giallo, arancio, rosso) così anche gli UV e gli IR sono separabili in vari gruppi.
Gli UV hanno lunghezze d'onda comprese fra 100 e 400 nm e si distinguono in base alla loro carica energetica in:
- UV-C (100-280 nm) molto energetici, letali per le cellule vegetali ed animali
- UV-B (280-320 nm) energetici, non più letali ma causa di eritema. La pelle si difende con produzione di melanina e di un più spesso strato di cellule epidermiche
- UV-A (320-400 nm) poco energetici ma più penetranti. Provocano la "tintarella immediata" facendo affiorare la melanina, causando elastosi e rilassamento del derma e, in presenza di certe sostanze di fotosensibilizzazione.
RAGGI UV-A (A sta per alta lunghezza d'onda)
Questi raggi costituiscono la quota terminale degli ultravioletti (280-400 nm) che confina con lo spettro dei raggi visibili (400-800 nm).
Nettamente meno energetici dei raggi UV-B ma percentualmente più abbondanti, i raggi UV-A sono anche molto più penetranti e possono giungere sino al derma profondo.
Tre sono gli effetti caratteristici dei raggi UV-A, due dei quali sicuramente negativi.
Il primo effetto, il più appariscente, è il processo di richiamo in superficie della melanina già presente nell'epidermide (fenomeno di Meirowsky). Questa prerogativa è ampiamente sfruttata attraverso le lampade UV-A dei solarium.
Il secondo effetto, che si manifesta per esposizione continuata (pelle del marinaio e del contadino)è quello distruttivo sulle fibre elastiche del derma con conseguente photo-aging cioè invecchiamento prematuro da continuata esposizione agli UV-A.
Pure negativo è il terzo effetto collegato all'azione dei raggi UV-Ache rendono fotosensibilizzanti talune sostanze (furocurmarine del bergamotto, clorpromazina, sulfamidici, ecc.) e che si traduce in eritemi e macchie persistenti nella pelle.
RAGGI UV-B (B sta per bassa lunghezza d'onda)
I raggi UV-Bcostituiscono solo una piccola zona dell'UV (da 280 a 320 nm) ma sono di primario interesse sul piano dermofisiologico e cosmetico in quanto è alla loro carica energetica che sono dovuti i fenomeni dell'eritema solare e dell'abbronzatura. Poco penetranti, i raggi UV-B scaricano interamente nell'epidermide la loro energia.
Questa interviene in modo multiforme sull'epidermide, provocando anzitutto la degradazione dell'istidina con liberazione sia di acido urocanico (filtro naturale UV-B e prima forma di autodifesa della pelle dai raggi UV-B) sia di istamina la quale avvia un processo infiammatorio di difesa immunitaria che si conclude con l'eritema.
L'energia degli UV-B libera successivamente l'enzima tirosinasi contenuto nei melanociti e determina per conseguenza il processo di melanizzazione della epidermide. Mentre la risposta eritematica avviene entro 12 ore dall'esposizione solare l'affioramento di melanina (e quindi la formazione di una difesa sicura del nucleo cellulare) si verifica entro 48-72 ore.
RAGGI UV-C
C sta per "corti", vale a dire raggi a bassissima lunghezza d'onda. Si usa comprendere la zona dell'UV-C fra 100 e 280 nm. Al di sotto dei 100 nm stanno i raggi Roentgen e i raggi X, al di sopra i raggi UV-B (280-320) e gli UV-A (320-400).
I raggi UV-C più corti reagiscono con l'ossigeno atmosferico provocando la formazione di ozono (e della relativa "fascia"). L'ozono provvede poi a distruggere i rimanenti raggi UV-A più lunghi, sicché attraverso la fascia di ozono, creata dagli UV-A cortissimi e dall'ossigeno, passano solo le radiazioni con lunghezza d'onda superiore ai 280 nm.
Superfluo ricordare che i raggi UV-C per la loro elevata energia, risultano letali per le cellule viventi (vegetali e animali) e che è la provvidenziale fascia di ozono a consentire il normale svolgersi della vita sul pianeta terra. Detto per inciso, i cosmetici reclamizzati come contenenti filtri UV-C non hanno alcuna giustificazione logica. Per ora di raggi UV-C sulle terra ancora non ne arrivano.
SCHERMANTE UV
Nella pelle è presente l'aminoacido istidina che, sotto l'effetto dei raggi UV, si deamina formando l'acido urocanico (o imidazolacrilico). Questo ha inizialmente struttura trans che diviene cis a contatto con raggi i UV. Il passaggio di configurazione utilizza l'energia dei raggi UV che vengono così degradati a radiazioni di più alta lunghezza d'onda e meno energetiche. Sulla base di quanto avviene sulla pelle, l'uovo ha sintetizzato molecole (per lo più di natura aromatica) dette sostanze schermanti UV che estinguono i raggi energetici dell'UV trasformandoli in raggi meno energetici.
Le strutture più utilizzate sono quelle degli esteri dell'acido salicilico, dell'acido p-amino-benzoico e dell'acido cinnamico.
Tutti i filtri UV (sia UV-B che UV-A) sono soggetti a norme di legge. L'allegato V sezione seconda della legge 713 sui cosmetici riporta i filtri consentiti. Oltre all'acido urocanico esistono anche altre sostanze naturali (non comprese nella lista legislativa) che possiedono proprietà filtranti: ad es. gli antrachinoni dell'aloe (UV-B), il gamma orizanolo dell'olio di crusca di riso (UV-A) l'estratto di seppia (UV-A).
SCHERMO TOTALE
Quando si intende estinguere sia la radiazione UV-B che quella UV-A si ricorre allo schermo totale. Il preparato deve non solo contenere entrambi i filtri ma deve contenerli in dose tale da assicurare una estinzione pressoché completa. Si utilizzano schermi totali in alta montagna ed in mare aperto, al fine di evitare eritemi causati dalla permanenza prolungata in condizioni di pieno sole.
SOLARE (prodotto)
Solare (o antisolare) è definizione più corretta di abbronzante quale descrizione di un preparato destinato ad evitare l'eritema ad a consentire quindi una tintarella senza problemi.
Tuttavia il settore dei "solari" è oggi inflazionato da "pre-sole attivatori" "intensificatori di abbronzatura" "conservatori di abbronzatura" sicché l'esatta dizione per un vero solare dovrebbe essere "solare filtrante" per indicare che contiene filtri selettivi dei raggi UV al fine di una abbronzatura senza eritemi.
I "solari" possono essere realizzati nelle più svariate forme chimico-fisiche: oli, unguenti, creme e latti A/O (od A/S), creme e latti O/A, geli acquosi sino a semplici soluzioni acquose contenenti filtri idrosolubili.
SPF (Sunburn Ptotection Factor) - Fattore di Protezione Solare
L'SPF è un numero che indica la capacità protettiva di un prodotto solare nei confronti delle radiazioni UVB. Nell'Unione Europea è attualmente in uso il Metodo Internazionale COLIPA/JCIA/CTFA-SA 2006 che stabilisce il metodo per determinare l'SPF (Sunburn Ptotection Factor). L'SPF indica di quanto l'applicazione di un prodotto solare può prolungare, rispetto alla cute non protetta, il tempo di esposizione al sole prima della comparsa di un eritema. Per esempio, se il tempo di eritema individuale è di 5 minuti, un prodotto con SPF di 10 consente un'esposizione solare pari a 50 minuti (5x10) prima della comparsa dell'eritema.
Secondo le nuove disposizioni, valori di SPF compresi tra 6 e 10 verranno indicati in etichetta come "Bassa protezione"; SPF 15-20-25 come "Media protezione"; SPF 30-50 come "Alta protezione", SPF 50+ come "Protezione molto alta".
Per valori di SPF inferiori a 6 un prodotto solare divrà essere commercializzato come "abbronzante" e non potrà vantare una protezione solare. Un prodotto solare dovrà garantire una protezione UVA e UVB con una protezione minima UVA pari o superiore ad 1/3 di quella UVB.
fonte: Dizionario di Cosmetologia, Gianni Proserpio - Elena Racchini
IL SOLE
attualmente ci sono tante espressioni che si riferiscono all'abbronzatura e ai prodotti solari in generale.
forse la cosa giusta sia proprio quella di riunirli tutti insieme, per poter avere una visione globale su questo argomento e comprendere meglio alcune funzioni e termini usati.
ABBRONZANTE
L'alfabeto vuole che questo termine cosmetico sia il primo della lista e purtroppo è molto poco rappresentativo delle reali funzioni cosmetiche.
L'abbronzatura è in effetti una reazione di difesa dell'epidermide nel cui strato basale hanno appropriata sede le cellule preposte alla produzione di melanina, il pigmento cutaneo di color bruno (o bronzeo) che i melanociti provvedono a biosintetizzare a seguito di uno stimolo combinato fra raggi UV-B, ioni rame e ossigeno.
Abbronzante, riferito ad un cosmetico, è dunque termine improprio essendo il processo di "abbronzatura" un fenomeno esclusivamente biochimico e fisiologico.
La ricerca di un abbronzante esterno è stata ricca di tentativi, di errori e di illusioni.
Si è usato (e si usa tutt' ora) l'estratto del mallo di noce ma lo juglone (naftochinone tipico del noce) si limita a colorare in bruno la superficie epidermica e non ha nulla a che vedere col processo di pigmentazione. Si è usato il beta-carotene, colorante naturale che con l'abbronzatura non ha alcun rapporto (la ingestione di carote o di carotene conduce ad un deposito nell'ipoderma di sostanza colorante ma anche qui i melanociti non sono coinvolti). Si sono usate furocumarine presenti nell'essenza di bergamotto; queste sicuramente abbronzano ma a seguito di un processo fototossico e a tempo stesso citotossico (melanosi Berloque) accompagnato da grave eritema.
Recentemente è stato proposto l'uso di "tirosina attivata".
La tirosina è l'aminoacido su cui interviene l'enzima per produrre melanina. Ammesso che la tirosina esogena giunga nei melanociti e da qui nei melanosomi ( e partecipi quindi al processo di melanizazzione) questa via è oggi l'unica accettabile.
Sotto questo profilo solo i cosmetici contenenti tirosina possono essere definiti "abbronzanti".
ABBRONZANTE SENZA SOLE
Anche in questo caso - come nella voce precedente - il termine è improprio.
In assenza del sole e quindi di raggi UV-B non c'è abbronzatura, intesa come melaninogenesi. Più adatto è caso mai il termine "pigmentazione di superficie senza sole". L'effetto abbronzante esteriore è ottenibile con molecole caratterizzate della presenza del gruppo carbonile che a contatto con le proteine dello strato corneo forma legami con i terminali aminici, legami che conducono alla formazione di un complesso colorato noto come "base di Schiff".
Già è stato citato alla voce Abbronzante lo juglone che presenta due carbonili ed un ossidrile. Il mallo di noce che lo contiene colora di bruno la pelle.
Una analoga molecola, il lawsone presente nell'hennè colora invece di rosso.
Il prodotto più usato per colorare la pelle è il DHA (diidrossiacetone), un derivato ossidato del glicerolo che dispone di due ossidrili e di un carbonile.
A patto che la pelle sia ben sgrassata la colora di bruno per circa una settimana (il tempo che le cellule cornee cadano dalla pelle). Ha il difetto di alterarsi producendo acido acetico, dal poco gradevole odore.
ABBRONZATURA
Il termine vuole evidenziare l'aspetto bronzeo che la cute assume a seguito del processo melaninogenetico provocato dai raggi UV-B e del conseguente affioramento della melanina passata dal melanocita alle cellule proprie dell'epidermide.
La pigmentazione epidermica è determinata esclusivamente dai raggi UV-B.
Esiste tuttavia il fenomeno (fenomeno di Meirowsky detto della pigmentazione diretta) che si verifica a seguito dell'irraggiamento con raggi UV-A, ad esempio quelli emessi dalle apposite lampade.
I raggi UV-A sono molto meno energetici dei raggi UV-B e non hanno la capacità di attivare l'enzima tirosinasi e quindi di far produrre melanina alla pelle.
Tuttavia hanno la capacità di accelerare il processo di maturazione e di affioramento di melanina preformata e non ancora trasmessa dai melanociti ai cheratinociti.
L'azione dei raggi UV-A provoca quindi una specie di abbronzatura effimera, accompagnata anche da processi ossidativi nella struttura melanica che concorrono a determinare un rapido iscurimento della pelle.
Il processo avviene, ovviamente, anche sotto il sole: la prima "tintarella" che si forma già al primo giorno di esposizione è dovuta alla componente UV-A dei raggi solari. Nell'arco di 72 ore appare poi la "vera" abbronzatura determinata dai raggi UV-B.
Mentre questi ultimi possiedono sia la capacità di causare eritemi che di produrre la melanogenesi, i raggi UV-A sono la causa sia della tintarella che di possibili reazioni fototossiche che, infine, di danni alle fibre elastiche del derma (invecchiamento prematuro da sole, pelle del marinaio e del contadino).
L'abbronzatura, se esagerata, costituisce sempre un danno per la pelle.
ANTISOLARE
E' questa la definizione più corretta da dare ai prodotti di protezione solare, certamente più logica del fuorviante termine "abbronzante".
Nei prodotti antisolari sono infatti contenute sostanze capaci di filtrare in parte o in toto i raggi UV, prevenendo così le scottature solari.
Quando la dose di filtro è adeguata, il rischio di eritema è ridotto ed il processo melanogenetico dell'abbronzatura può avvenire senza danno.
Per caratterizzare gli antisolari si è preferito il simbolo del SPF (fattore di protezione solare) che indica quanto volte può essere prolungato il livello di minima dose eritematica. SPF 2 significa che il tempo medio di eritema (20 minuti) può essere raddoppiato (40 minuti). I filtri solari autorizzati dalla legge 713 sono riportati nell'allegato V, sezione seconda, parte prima e seconda.
Per ogni filtro è indicata la dose massima impiegabile.
ATTIVATORE DI PIGMENTAZIONE
Fino a poco tempo fa era ancora in uso la barbara abitudine di attivare e intensificare l'abbronzatura attraverso l'uso di olio essenziale greggio di bergamotto.
Essendo questo ottenuto per spremitura a freddo, contiene molecole non volatili particolarmente rischiose per la pelle: gli psoraleni o furocumarine. Fra questi il MOP o Bergaptene.
Questa molecola è fototossica nel senso che in presenza dei raggi UV-A provoca una pigmentazione permanente, un forte eritema ed è pure citotossica poiché blocca la timina nel DNA cellulare impedendo i normali processi riproduttivi.
Oggi in luogo degli psoraleni si impiega più semplicemente tirosina attivata da vitamina B2 (lattoflavina) o da ATP (adenosin trifosfato) per favorire la penetrazione nel melanocita. La tirosina è l'amminoacido su cui agisce la tirosinasi per trasformarla in dopachinone, molecola che poi si trasforma ulteriormente nel pigmento indolico melanina. Si tratta di una azione cosmetica senza rischio in quanto avviene esclusivamente un apporto esogeno di tirosina che va a sommarsi a quella presente nel melanosoma.
Il sistema sembra funzionare bene e l'attivazione-intensificazione dell'abbronzatura è un fenomeno visibile e constatabile.
AUTOABBRONZANTE, ABBRONZANTE SENZA SOLE
Entrambe le espressioni sono improprie in quanto non è coinvolta la cellula melanica né la melanina.
Si tratta più semplicemente di una reazione colorimetrica tra le proteine dello strato corneo e molecole aventi nella loro struttura un gruppo carbonile = CO.
In natura si conosce lo juglone, presente nel mallo di noce (Juglans regia) che steso sulla pelle la colora in bruno.
Un prodotto di sintesi molto usato è il diidrossiacetone ottenuto per ossidazione della glicerina, che colora in bruno la pelle anche in assenza di sole.
La pigmentazione superficiale della pelle è di breve durata, il tempo cioè della desquamazione dello strato corneo (da 7 a 15 giorni).
Essendo sostanze ad azione di superficie operanti su cellule morte, non pongono problema di tossicità.
Il DHA (diidrossiacetone) ha solo il difetto di alterarsi nel tempo liberando un poco gradevole odore di aceto.
DOPOSOLE
Al termine dell'esposizione solare, dopo la doccia di rito, è utile l'applicazione di una emulsione o di un gel doposole cui sono affidate funzionalità lenitive, idratanti e antiarrossamento, per provvedere a rinfrescare la pelle arsa dal troppo sole. Chiaramente il doposole cosmetico non è adatto a riparare i danni da eritemi per i quali occorre ricorrere a medicamenti farmaceutici. Esso contiene NMF, estratti vegetali, bisabololo, pantenolo, allantoina, acido glicirretico.
ELASTOSI SOLARE
Marinai e contadini che restano per mesi ed anni esposti al sole assumono con tempo quella che appunto è definita pelle del marinaio o del contadino. Una pelle che ha perso quasi del tutto la sua elsticità. Ciò è dovuto al fatto che i raggi UV-A del sole penetrano nel derma ove causano una progressiva degradazione dei legami desmosinici, in cui risiede la capacità della risposta elastica della pelle. Il fenomeno è appunto definito come elastosi solare ed è osservabile anche in chi resta a lungo al sole alla ricerca di una abbronzatura estrema.
EMULSIONE SOLARE
Latti e creme protettivi per l'esposizione solare costituiscono altrettante importanti voci della tecnica cosmetica, ove il formulatore dà il meglio di sé. Le emulsioni A/O, A/S, O/A (queste ultime anche nella versione idroresistente grazie alla presenza di resine filmogene idrofobe) occupano una posizione primaria nel settore cosmetologico anche se il consumatore spesso chiede ai solari prestazioni diverse da quelle che in realtà questi devono offrire.
Non per nulla l'utente chiede un' "abbronzante" (cioè un trattamento estetico) e tende a dimenticare che specie nei primi tre giorni di sole è invece essenziale proteggere la pelle con un solare ad alto fattore protettivo dai raggi UV-B e nei giorni successivi è utile applicare un solare contenente filtro UV-A per prevenire l'invecchiamento prematuro della pelle.
Ovviamente, oltre ai solari con filtro UV-B e UV-A, esistono anche gli intensificatori di abbronzatura a base di tirosina ma questi vanno usati solo dopo che la pelle è stata protetta con un solare a SPF elevato.
Il tecnico prepara anche (ma con scarsa soddisfazione professionale), i cosiddetti pigmentanti senza sole a base di diidrossiacetone (che colorano la pelle in superficie per alcuni giorni). Questa preparazioni non meritano comunque la definizione di prodotti solari. Solari restano soprattutto quelli che proteggono dagli eritemi dei raggi UV-B e dalle fotosensibilizzazioni e dalle elastosi dei raggi UV-A.
ERITEMA SOLARE
Termine più corretto di quello abitualmente usato (scottatura) in quanto il danno cutaneo è causato dei raggi UV-B che sono raggi freddi.
Si ritiene che l'eritema sia la conclusione visibile di una serie di reazioni di tipo immunitario messe in atto dalla pelle e che si concludono con la forma infiammatoria più o meno intensa che ben conosciamo.
Sembra che all'inizio del fenomeno vi sia una trasformazione indotta dai raggi UV-B sulla struttura dell'aminoacido istidina presente nella epidermide. Mentre una parte della istidina viene deaminata con formazione di acido urocanico (prima forma di schermo anti UV attuata dall'epidermide) un'altra quota viene decarbossilata con produzione di istamina.
L'istamina liberata si trasferisce nel derma ove viene coinvolto l'intero sistema di difesa immunitaria della pelle, con formazione di prostaglandine e di avvio del processo infiammatorio. Questo appare entro poche ore dall'irraggiamento UV ed è proporzionale, nella sua intensità, alla quantità di raggi UV che hanno raggiunto l'epidermide.
La difesa melanica si manifesta solo successivamente, dopo circa 72 ore.
FILTRO SOLARE
Sono così definite dalla legge 713 (allegato V, sezione II) le sostanze in grado di estinguere i raggi UV (UV-A, UV-B o entrambi) consentendo quindi la prevenzione dall'eritema solare, di reazioni fotosensibilizzanti e - nel caso dei filtri UV-A - di prevenire il "photoaging" cioè il prematuro invecchiamento della pelle causato dai raggi UV-A.
I filtri solari consentiti dalla legge sono molecole per lo più di natura aromatica. Fra i più usati, gli esteri dell'acido p-amino benzoico, dell'acido p-metossicinnamico e dell'acido salicilico.
La lista dei filtri UV ammessi comprende anche derivati del dibenzilidencanfora, alcuni benzofenoni, derivati del dibenzoilmetano e, fra i più recenti, l'ottiltriazone.
FOTOALLERGIA
In presenza di irraggiamento da UV-A talune molecole presenti in preparati farmaceutici o cosmetici possono trasformarsi in agenti allergizzanti. Ne consegue una reazione fotoallergica che si manifesta in forma di eritema con eczema e prurito.
FOTOPROTEZIONE
Corrisponde all'applicazione, prima dell'esposizione solare, di un preparato contenente sostanze in grado di estinguere le radiazioni UV incidenti.
La presenza di filtri UV consente di evitare o comunque di ridurre i rischi di eritema solare.
FOTOSENSIBILIZZAZIONE
Talune molecole in presenza di raggi UV-A possono determinare reazioni fotoallergiche o fototossiche.
L'assieme di queste reazioni cutanee prende il nome di fotosensibilizzazione.
FOTOTOSSICITA'
Mentre la fotoallergia è costituita da una razione di tipo immunitario della pelle alla presenza contemporanea di raggi UV-A e di fotoallergene, la fototossicità è una vera e propria reazione irritativa con implicazioni tossicologiche. Un esempio di razione fototossica è quella causata dalle furocumarina in presenza di UV-A. Si verifica sia un fatto eritematico che un blocco della riproduzione cellulare a seguito della dimerizzazione della timina.
INTENSIFICATORE DI ABBRONZATURA
Fino a pochi anni or sono l'unico mezzo usato, con molti rischi, per intensificate l'abbronzatura era costituito dall'essenza grezza di bergamotto in cui sono contenute furocumarine (note anche col nome di psoraleni).
Queste molecole determinano un incremento della pigmentazione ma causano spesso macchie pigmentarie indelebili, sono fototossiche e per di più citotossiche in quanto bloccano l'attività del DNA cellulare. Al loro posto si usa oggi tirosina attivata con vitamina B2 e ATP.
MELANINA
Pigmento, chimicamente di natura indolica, altamente polimerizzato, che si forma nel melanocita a partire da tirosina sotto l'azione di tirosinasi e poi di ossigeno.
Esistono due varietà di melanina, la eumelanina, stabile, di color bruno e la feomelanina, poco stabile, di colore rossastro. In assenza (genetica) di tirosinasi non si ha formazione di melanina, come nel caso degli albini.
MELANOCITA
Cellula migrata dalla cresta neurale in epoca embriofetale e che si colloca a livello dello strato basale dell'epidermide.
E' caratterizzata da numerosi "dendriti" che si prolungano fra le cellule proprie dell'epidermide.
I corpi entro cui si forma la melanina - i melanosomi - man mano che "maturano" migrano verso la zona distale dei dentriti e poi sotto l'influenza dei raggi UV passano per citocrinina entro ii cheratinociti ove si dispongono a cappuccio sul nucleo cellulare.
MELANOGENESI (o melaninogenesi)
La formazione di melanina prende avvio dalla presenza concomitante, nel melanocita, di tirosinasi, ossigeno, ioni Rame e raggi UV.
La tirosina, non appena viene resa disponibile la tirosinasi, subisce una progressiva modifica poi completata dall'ossigeno, sino a dar luogo ad un polimero altamente colorato, detto melanina.
La melanogenesi costituisce una forma di difesa delle cellule epidermiche, attuata dal melanocita.
OLIO SOLARE
L'usanza di spalmarsi l'olio protettivo durante l'esposizione al sole nasce sia da precedenti storici (gli antichi egizi impiegavano olio di ricino) sia dalla moda - tuttora viva - di usare estratti oleosi di mallo di noce per conseguire l'abbronzatura più intensa. Ed in effetti l'olio solare più usato è quello con poco filtro e con tanto estratto di mallo di noce, spesso accompagnato da altri estratti vegetali oleosi (iperico, calendola, camomilla). La tendenza più recente è quella l'olio meno untuoso, sostituendo l'olio minerale od i trigliceridi con una parte di ciclosiliconi che sono oli leggeri, volatili e per nulla untuosi.
Non mancano, ovviamente, anche gli oli supergrassi per i patiti dell'abbronzatura lucente. In tal caso prevalgono la vaselina e gli oli vegetali.
PIGMENTAZIONE CUTANEA
La componente colorata fondamentale dell'epidermide è quella melanica.
La melanina è un polimero di natura indolica che si forma a partire dalla tirosina (pidrossi-fenilalalina), aminoacido presente nei melanosomi, tipiche vesciche del melanocita (che è una cellula preposta alla pigmentazione cutanea). Modifiche enzimatiche e chimico-ossidative trasformano progressivamente la tirosina in dopachinone e in dolochinone dalla cui polimerizzazione deriva poi il pigmento melanico.
Questo è di norma bruno (eumelanina) ma talvolta è rosso per inserimento di cisteina (feomelanina).
Scopo fisiologico della pigmentazione cutanea è quello di creare un filtro protettivo a difesa del nucleo delle cellule epidermiche, nucleo che è molto sensibile alle radiazioni ultraviolette; che la pigmentazione cutanea costituisca poi l'ambita abbronzatura è una pura coincidenza fra le esigenze fisiologiche e manie estetiche.
RADIAZIONE SOLARE
L'emissione di radiazioni da parte del sole comprende sia radiazioni di natura corpuscolare quali i raggi alfa (costituiti da nuclei di elio) ed i raggi beta (costituiti da elettroni) sia radiazioni di natura elettromagnetica.
Sono onde elettromagnetiche i raggi gamma, i raggi X, i raggi UV, i raggi luminosi, i raggi IR, le onde hertziane. Queste vibrazioni elettromagnetiche sono caratterizzate dalla "lunghezza d'onda" che viene oggi espressa in nm (nanometri) mentre un tempo era data in Å (Ångstrom) 1 nm = 10 Å.
I raggi gamma hanno lunghezza d'onda fra 0,001 e 0,01 nm
I raggi X hanno lunghezza d'onda fra 0,01 e 1 nm
I raggi UV-C hanno lunghezza d'onda fra 100 e 280 nm
I raggi UV-B hanno lunghezza d'onda fra 280 e 320 nm
I raggi UV-A hanno lunghezza d'onda fra 320 e 400 nm
I raggi luminosi hanno lunghezza d'onda fra 400 e 800 nm
I raggi IR hanno lunghezza d'onda fra 800 e 1.500 nm
oltre i 1.500 nm si collocano le onde hertziane, radio e sonore. Sulla terra giungono radiazioni solari comprese fra 280 e 1000 nm. Le restanti sono filtrate o dalle ionosfere o dalla atmosfera.
RADIAZIONE UV
Il sole emette tutta una serie di radiazioni elettromagnetiche che vanno dai raggi gamma ai raggi X, dai raggi Roentgen ai raggi UV, dai raggi visibili ai raggi IR.
Fra tutte queste radiazioni quelle che costituiscono il maggior interesse cosmetico sono le UV (100-400) nm. In particolare sulla terra giungono i raggi UV-B (280-320 nm) e i raggi UV-B (320-400 nm).
Poiché queste radiazioni hanno sulla pelle determinati effetti, la cosmesi utilizza appositi filtri UV-B e UV-A, vale a dire sostanze in grado di estinguere selettivamente tali radiazioni. Poiché le radiazioni UV-B sono particolarmente insidiose nei primi 3 giorni di esposizione solare, si utilizzano il tale periodo prodotti cosmetici contenenti dosi appropriate di filtri UV-B capaci di estinguere dal 50 al 95% i raggi incidenti riducendo così il rischio di eritema.
Quando la pelle ha reagito con adeguata produzione di melanina si presenta il problema di bloccare i raggi UV-A specie se l'esposizione solare è prolungata nel tempo. Si usano allo scopo filtri specifici degli UV-A che consentono di evitare i rischi del photo-aging e quelli di reazioni fotosensibilizzanti.
RAGGI ULTRAVIOLETTI (UV)
Lo spettro solare, cioè l'assieme di radiazioni emesse dalla nostra stella, comprende:
- radiazioni invisibili, fredde ma energetiche (UV);
- radiazioni visibili-luminose (la luce bianca);
- radiazioni invisibili, calde, poco energetiche (IR).
A loro volta queste radiazioni sono frazionabili in più gruppi a seconda della lunghezza d'onda. E come la luce visibile (400-800 nm) è frazionabile nei 7 colori dell'iride (viola, indaco, blu, verde, giallo, arancio, rosso) così anche gli UV e gli IR sono separabili in vari gruppi.
Gli UV hanno lunghezze d'onda comprese fra 100 e 400 nm e si distinguono in base alla loro carica energetica in:
- UV-C (100-280 nm) molto energetici, letali per le cellule vegetali ed animali
- UV-B (280-320 nm) energetici, non più letali ma causa di eritema. La pelle si difende con produzione di melanina e di un più spesso strato di cellule epidermiche
- UV-A (320-400 nm) poco energetici ma più penetranti. Provocano la "tintarella immediata" facendo affiorare la melanina, causando elastosi e rilassamento del derma e, in presenza di certe sostanze di fotosensibilizzazione.
RAGGI UV-A (A sta per alta lunghezza d'onda)
Questi raggi costituiscono la quota terminale degli ultravioletti (280-400 nm) che confina con lo spettro dei raggi visibili (400-800 nm).
Nettamente meno energetici dei raggi UV-B ma percentualmente più abbondanti, i raggi UV-A sono anche molto più penetranti e possono giungere sino al derma profondo.
Tre sono gli effetti caratteristici dei raggi UV-A, due dei quali sicuramente negativi.
Il primo effetto, il più appariscente, è il processo di richiamo in superficie della melanina già presente nell'epidermide (fenomeno di Meirowsky). Questa prerogativa è ampiamente sfruttata attraverso le lampade UV-A dei solarium.
Il secondo effetto, che si manifesta per esposizione continuata (pelle del marinaio e del contadino)è quello distruttivo sulle fibre elastiche del derma con conseguente photo-aging cioè invecchiamento prematuro da continuata esposizione agli UV-A.
Pure negativo è il terzo effetto collegato all'azione dei raggi UV-Ache rendono fotosensibilizzanti talune sostanze (furocurmarine del bergamotto, clorpromazina, sulfamidici, ecc.) e che si traduce in eritemi e macchie persistenti nella pelle.
RAGGI UV-B (B sta per bassa lunghezza d'onda)
I raggi UV-Bcostituiscono solo una piccola zona dell'UV (da 280 a 320 nm) ma sono di primario interesse sul piano dermofisiologico e cosmetico in quanto è alla loro carica energetica che sono dovuti i fenomeni dell'eritema solare e dell'abbronzatura. Poco penetranti, i raggi UV-B scaricano interamente nell'epidermide la loro energia.
Questa interviene in modo multiforme sull'epidermide, provocando anzitutto la degradazione dell'istidina con liberazione sia di acido urocanico (filtro naturale UV-B e prima forma di autodifesa della pelle dai raggi UV-B) sia di istamina la quale avvia un processo infiammatorio di difesa immunitaria che si conclude con l'eritema.
L'energia degli UV-B libera successivamente l'enzima tirosinasi contenuto nei melanociti e determina per conseguenza il processo di melanizzazione della epidermide. Mentre la risposta eritematica avviene entro 12 ore dall'esposizione solare l'affioramento di melanina (e quindi la formazione di una difesa sicura del nucleo cellulare) si verifica entro 48-72 ore.
RAGGI UV-C
C sta per "corti", vale a dire raggi a bassissima lunghezza d'onda. Si usa comprendere la zona dell'UV-C fra 100 e 280 nm. Al di sotto dei 100 nm stanno i raggi Roentgen e i raggi X, al di sopra i raggi UV-B (280-320) e gli UV-A (320-400).
I raggi UV-C più corti reagiscono con l'ossigeno atmosferico provocando la formazione di ozono (e della relativa "fascia"). L'ozono provvede poi a distruggere i rimanenti raggi UV-A più lunghi, sicché attraverso la fascia di ozono, creata dagli UV-A cortissimi e dall'ossigeno, passano solo le radiazioni con lunghezza d'onda superiore ai 280 nm.
Superfluo ricordare che i raggi UV-C per la loro elevata energia, risultano letali per le cellule viventi (vegetali e animali) e che è la provvidenziale fascia di ozono a consentire il normale svolgersi della vita sul pianeta terra. Detto per inciso, i cosmetici reclamizzati come contenenti filtri UV-C non hanno alcuna giustificazione logica. Per ora di raggi UV-C sulle terra ancora non ne arrivano.
SCHERMANTE UV
Nella pelle è presente l'aminoacido istidina che, sotto l'effetto dei raggi UV, si deamina formando l'acido urocanico (o imidazolacrilico). Questo ha inizialmente struttura trans che diviene cis a contatto con raggi i UV. Il passaggio di configurazione utilizza l'energia dei raggi UV che vengono così degradati a radiazioni di più alta lunghezza d'onda e meno energetiche. Sulla base di quanto avviene sulla pelle, l'uovo ha sintetizzato molecole (per lo più di natura aromatica) dette sostanze schermanti UV che estinguono i raggi energetici dell'UV trasformandoli in raggi meno energetici.
Le strutture più utilizzate sono quelle degli esteri dell'acido salicilico, dell'acido p-amino-benzoico e dell'acido cinnamico.
Tutti i filtri UV (sia UV-B che UV-A) sono soggetti a norme di legge. L'allegato V sezione seconda della legge 713 sui cosmetici riporta i filtri consentiti. Oltre all'acido urocanico esistono anche altre sostanze naturali (non comprese nella lista legislativa) che possiedono proprietà filtranti: ad es. gli antrachinoni dell'aloe (UV-B), il gamma orizanolo dell'olio di crusca di riso (UV-A) l'estratto di seppia (UV-A).
SCHERMO TOTALE
Quando si intende estinguere sia la radiazione UV-B che quella UV-A si ricorre allo schermo totale. Il preparato deve non solo contenere entrambi i filtri ma deve contenerli in dose tale da assicurare una estinzione pressoché completa. Si utilizzano schermi totali in alta montagna ed in mare aperto, al fine di evitare eritemi causati dalla permanenza prolungata in condizioni di pieno sole.
SOLARE (prodotto)
Solare (o antisolare) è definizione più corretta di abbronzante quale descrizione di un preparato destinato ad evitare l'eritema ad a consentire quindi una tintarella senza problemi.
Tuttavia il settore dei "solari" è oggi inflazionato da "pre-sole attivatori" "intensificatori di abbronzatura" "conservatori di abbronzatura" sicché l'esatta dizione per un vero solare dovrebbe essere "solare filtrante" per indicare che contiene filtri selettivi dei raggi UV al fine di una abbronzatura senza eritemi.
I "solari" possono essere realizzati nelle più svariate forme chimico-fisiche: oli, unguenti, creme e latti A/O (od A/S), creme e latti O/A, geli acquosi sino a semplici soluzioni acquose contenenti filtri idrosolubili.
SPF (Sunburn Ptotection Factor) - Fattore di Protezione Solare
L'SPF è un numero che indica la capacità protettiva di un prodotto solare nei confronti delle radiazioni UVB. Nell'Unione Europea è attualmente in uso il Metodo Internazionale COLIPA/JCIA/CTFA-SA 2006 che stabilisce il metodo per determinare l'SPF (Sunburn Ptotection Factor). L'SPF indica di quanto l'applicazione di un prodotto solare può prolungare, rispetto alla cute non protetta, il tempo di esposizione al sole prima della comparsa di un eritema. Per esempio, se il tempo di eritema individuale è di 5 minuti, un prodotto con SPF di 10 consente un'esposizione solare pari a 50 minuti (5x10) prima della comparsa dell'eritema.
Secondo le nuove disposizioni, valori di SPF compresi tra 6 e 10 verranno indicati in etichetta come "Bassa protezione"; SPF 15-20-25 come "Media protezione"; SPF 30-50 come "Alta protezione", SPF 50+ come "Protezione molto alta".
Per valori di SPF inferiori a 6 un prodotto solare divrà essere commercializzato come "abbronzante" e non potrà vantare una protezione solare. Un prodotto solare dovrà garantire una protezione UVA e UVB con una protezione minima UVA pari o superiore ad 1/3 di quella UVB.
Ultima modifica di spanka il 03/02/2012, 16:44, modificato 60 volte in totale.
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Re: Aggettivi e termini cosmetici
ed ora il resto dei termini in ordine alfabetico
A
ABRASIVA (funzione)
Questo termine cosmetico, nella sua crudezza meccanica, nasconde una falsa funzionalità cosmetica ed una tendenza per nulla fisiologica ad agire contro le "cellule morte".
Abrasivo fa coppia col francese gommage e con l'inglese scrub ed è riferito alla presenza di sferule plastiche o noccioli di albicocco finemente frantumati o, peggio ancora, di pomice in gel, creme, paste destinati ad essere soffregati sull'epidermide al fine di ottenere il cosidetto "peeling cosmetico".
Se questo intervento decisamente brutale può essere accettato quando si vogliono "levigare" gomiti, ginocchia, talloni, non ha molte giustificazioni quando lo si attua sulla pelle del viso in vista di una "regenerazione cellulare" e di una schiaritura della pelle.
Asportare meccanicamente (o chimicamente) le cellule dello strato corneo è e resta un imperdonabile errore fisiologico. Tutta l'epidermide è infatti volta alla produzione della barriera cornea, fondamentale difesa del corpo dall'ambiente e dalle aggressioni esterne. Indebolire questa difesa può nocere alla pelle.
Anche il riferimento alla pulizia profonda (che taluno chiama col brutto termine "disincrostazione" ) non può trovare l'accordo fisiologico.
ACIDIFICANTE (funzione)
Acidificante è qualunque sostanza chimicamente definita come acido. Il termine, nella sua accezione cosmetica, si riferisce più propriamente all'impiego di acidi deboli al fine di impartire un pH acido ad un cosmetico o di acidificare la superficie epidermica, i capelli o le mucose.
I tre acidi normalmente usati in cosmesi per entrambi gli scopi sono:
- l'acido lattico
- l'acido citrico
- l'acido fosforico
Mentre l'acido fosforico consente di scendere a pH 3 ed è usato principalmente in detergenti specifici ad uso professionale, gli acidi lattico e citrico - a secinda della loro concentrazione - servono per regolare il pH fra 3,5 e 4,5 in prodotti sia detergenti che di trattamento.
In particolare l'acido lattico è presente nel NMF (natural moistrurizing factor)
e si trova in tutti i fattori idratanti ricostituiti. Oggi l'importanza del suo impiego come acidificante cosmetico è stata ancor più ribadita da lavori sperimentali che ne hanno confermata l'utilità e l'eudermia anche come preventivo dell'invecchiamento cutaneo.
ADDOLCENTE (funzione)
Il termine (come molte altre espressioni cosmetiche) non ha un chiaro significato sul piano farmacologico. Vuol intendere una funzione delicata, rinfrescante ed emmoliente a tempo stesso.
L'espressione "addolcente" (che risente del tipico linguaggio cosmetico francese in cui douceur è d'uso frequentissimo) è per lo più riferita alla funzione di un tonico, analcolico, composto da acque distillate aromatiche e da estratti di piante note per la loro azione emolliente quali la malva, l'altea, la camomilla, la calendola.
Un prodotto "addolcente" è chiaramente rivolto alla pelle secca, delicata, sensibile.
AMMORBIDENTE (funzione)
L'aggettivo è utilizzato sia per la pelle che per i capelli.
Per rendere morbida la pelle si utilizzano sia idrocolloidi (ad es. un polisaccaride vegetale) sia lipidi (ad es. un olio).
Nel caso dei capelli la funzione ammorbidente è di solito ottenuta attraverso il balsamo dopo-shampoo in cui la sostanza attiva è un derivato cationico che si fissa sul capello lasciando all'esterno la sua frazione grassa.
L'ammorbidimento di pelle o capelli deve tradursi in una sensazione di liscio e di soffice.
Ammorbidente è comunque quasi il sinonimo di emolliente; entrambe le funzioni possono al limite essere ottenute sia con prodotti lipofili (come gli oli) che con prodotti idrofili (come le mucillagini).
ANTIARROSSAMENTO (funzione)
La funzione "antiarrossamento" da cause esterne ed ambientali è consentita ai cosmetici (sono invece ritenute fuori dall' area di competenza i termini "decongestionante" e "anticopparosa" in quanto facenti parte già della sfera medico-terpeutica).
Quando il fenomeno vasomotorio che si traduce in un arrossamento della cute è provocato da un preparato topico o è causato dal clima (sbalzi termici, raggi UV-B del sole) è possibile intervenire con una sostanza che, sia a priori che a posteriori, prevenga o attenui la condizione di arrossamento cutaneo.
Le sostanza più usate, oltre ai filtri UV-B (che agiscono in sede preventiva contro l'eritema) sono:
- il bisabololo (alcol terpenico presente nell'essenza di camomilla)
- l'acido glicirretico (estratto della liquirizia
- il pantenolo
- l'acqua distillata aromatica di hamamelis (o di camomilla, tiglio, fiori d'arancio)
- le mucillagini (di malva, calendola, alghe rosse, ecc.)
- la semplice acqua fresca.
ANTIBATTERICO
E' così definibile un prodotto in grado di contrastare lo sviluppo di batteri.
Quando la sostanza è utilizzata per agire sul cosmetico per conservarlo dall'inquinamento batterico, viene più esattamente definita preservante o conservante.
Se invece è impiegata per contenere la crescita batterica sulla pelle viene indicata come deodorante o purificante.
Antibatterico è un termine generico che va meglio specificato: se una sostanza distrugge tutti i batteri presenti è battericida, se ne evita la crescita è batteriostatica. La differenza è talora proporzionale alla dose di antibatterico presente.
E' bene ricordare che sia sulla pelle che nei cosmetici possono essere presenti non solo i batteri (Gram-positivi e Gram-negativi) ma anche i miceti (lieviti e funghi filamentosi).
Ne consegue che - ad esempio - un conservante (o una miscela di conservanti) deve avere non solo attività antibatterica ma anche antimicotica. L'espressione "antimicrobico" è più estesa e comprende sia l'azione sui batteri che quella sui miceti.
ANTI ETA' , ANTI INVECCHIAMENTO, ANTIAGE
La ventesima voce dell'allegato I della legge 713 (elenco indicativo dei prodotti "cosmetici") recita: prodotti antirughe.
In estensione a tale concetto la cosmetologia ha di recente sviluppato una ampia serie di preparazioni in varie forme (creme, gel fluidi, sospensioni liposomali, ecc.) definendole con i titoli riportati sopra.
Chiaramente l'uso di un cosmetico non consente una azione di "ringiovanimento" cutaneo, tuttavia qualcosa è possibile fare per prevenire le cause di un prematuro invecchiamento della pelle. Ad esempio il cosiddetto photo-aging e cioè l'invecchiamento dei tessuti causato dalla continua azione dei raggi UV-A i quali determinano nel derma una diminuzione dell'elasticità a seguito della denaturazione delle fibre elastiche e dell'elastina. I filtri UV-A, applicati quotidianamente, consentono di evitare tale azione dannosa.
L'aspetto dell'epidermide può essere mantenuto più liscio con l'impiego di retinolo (vitamina A). Con l'uso delle frazioni insaponificabili di lipidi vegetali si riesce a stimolare i fibroblasti a produrre collagene, elastina, acido ialuronico.
Veicolando queste ed altre sostanze funzionali nei liposomi si riesce a prolungare il loro tempo di azione.
E' infine sfruttata l'attività antiradicalica di certe sostanze (tocoferolo, S.O.D., acido lipoico, acido ascorbico, picnogenolo, flavonoidi, antociani, ecc.) che impediscono la formazione di lipoperossidi, ritenuta una delle cause dell'invecchiamento prematuro dei tessuti.
ANTIFORFORA, DEFORFORANTE
La desquamazione cornea del cuoio capelluto, detta forfora, non è una patologia ma un inestetismo almeno in assenza di complicanze patologiche e può quindi essere affrontata con successo attraverso l'uso di appropriati cosmetici.
E' stato appurato che alla base del fenomeno è la degradazione del sebo provocata nel follicolo da lieviti (Pityrosporum) con formazione di lipoperossidi e probabilmente con liberazione di "tossine" microbiche che causano una reazione delle cellule epidermiche con aumento delle mitosi ed un accumulo di materiale corneo desquamante.
Attraverso l'uso di specifici antimicrobici dotati al tempo stesso di azione citostatica, il problema forfora è stato risolto soprattutto in forma di shampoo e di lozioni.
Le molecole che la legge consente di usare in campo cosmetico come antiforfora sono il solfuro di selenio, lo zinco piritione e, soprattutto, il piroctone olamina (octopirox) considerato il più attivo e meno tossico agente antiforfora.
Le dosi vanno dallo 0,5% all'1%.
ANTIMACERATIVO
E' così definibile un preparato che consente di evitare la macerazione della pelle.
Il problema riguarda principalmente la pelle del neonato su cui deiezioni e pannolini possono causare la macerazione della pelle; sono soggette al fenomeno alche persone robuste nelle quali ad esempio si verifica sfregamento fra le cosce.
Per ovviare l'inconveniente si utilizzano di solito o polveri assorbenti e lubrificanti a secco oppure emulsioni A/O a A/S idrorepellenti, contenenti ossido di zinco o alluminio-amido ottenil succinato.
L'applicazione, dopo la pulizia, di questi prodotti consente di preservare la cute dall'azione dell'umidità.
ANTIMICOTICO
E' così definibile una sostanza od un preparato che risulti attivo contro i miceti (lieviti e funghi) che possono inquinare un cosmetico o che possono essere presenti sulla pelle.
Sono antimicotici ad esempio gli antiforfora, attivi contro il lievito Pityrosporum e sono antimicotici taluni conservanti specificamente attivi contro i miceti che possono svilupparsi nel cosmetico.
Esulano dal campo cosmetico certi antifungini come il miconazolo che combattono le epidermofizie, cioè gli stati patologici della cute provocati da epidermofiti che penetrano nella cute danneggiandola.
ANTIMICROBICO
Termine generale che definisce una sostanza od un preparato come attivo contro i microrganismi in generale (batteri e miceti).
L'antimicrobico può essere un conservante introdotto nel cosmetico per prevenire l'inquinamento microbico e può essere una sostanza funzionale atta ad agire contro i microrganismi della cute (ad es. un deodorante, un antiforfora).
E' bene porre attenzione alla terminologia.
Il cosmetico può essere definito antimicrobico ed anche microbicida.
Ma non può essere né antisettico né disinfettante, in quanto tali terminologie prevedono la presenza di una infezione microbica e quindi una condizione patologica della cute.
Solo quando la cute è integra (e quindi non occorre usare antisettici e disinfettanti) si possono usare antimicrobici consentiti all'uso cosmetico, al fine di interferire con la crescita di microrganismi che vivono normalmente sulla cute o di evitare lo sviluppo di microrganismi nei preparati cosmetici.
ANTIOCCHIAIE
L'eliminazione delle "borse" o degli "aloni" sotto gli occhi non è agevole con un cosmetico. Come palliativi si possono usare impacchi attraverso garze imbevute di acque distillate aromatiche o applicazione di geli contenenti saponine del rusco.
Più efficace risulta l'intervento di tipo decorativo attraverso l'uso di stick correttivi che riducono l'evidenza dell'inestetismo.
ANTIOSSIDANTE
L'uso di lipidi insaturi (quasi tutti gli oli vegetali ed animali ne sono ricchi) è soggetto al possibile inconveniente dell'irrancidimento.
Anche gli oli essenziali non sono immuni da questo rischio e così pure certi saponi.
Altre sostanze non grasse, come ad esempio i derivati solfidrilici usati nei depilatori (acido tioglicolico) possono ossidarsi perdendo la loro attività. In tutti questi casi si interviene con l'aggiunta a scopo preventivo e protettivo di sostanze antiossidanti, capaci cioè di captare l'ossigeno evitando che questo si inserisca nelle strutture lipidiche o solfidriche deteriorandole.
Gli antiossidanti più usati in cosmesi sono i BHT (butilidrossitoluolo), il BHA (butilidrossianisolo), il tocoferolo, l'ascorbilpalmitato, 1'NDGA (acido nordiidroguaiaretico), i gallati, ecc. Per la protezione dei saponi e dei depilatori alcalini si utilizzano i glucoeptonati o l'otolilbiguanide.
ANTIRADICALICO
L'espressione è in pratica sinonimo di antiossidante.
I radicali liberi sono sostanze reattive capaci di produrre reazioni degradative a catena.
Quando un composto, che simboleggiamo con RH subisce un'azione ossidativa, si trasforma in radicale libero R°.
Questo può assumere altro ossigeno e trasformarsi in radicale perossidico ROO°.
Il radicale perossidico reagisce con la molecola RH, formando l'idroperossido ROOH e liberando un altro radicale libero R° e la reazione può continuare sino a totale degradazione del composto RH.
Quando ad esempio un simile processo ossidativo si verifica sui fosfolipidi della membrana cellulare si può giungere alla distruzione della membrana stessa, con la liberazione delle molecole citotossiche.
E' stato appurato che una delle possibili cause di invecchiamento dell'organismo è proprio connesso con la liberazione con radicali liberi (lipoperossidi).
Per contrastarne la formazione si usano soprattutto vitamina E (tocoferolo) e vitamina C (acido ascorbico in forma liposolubile di ascorbilpalmitato). Il fenomeno è rilevabile anche a livello del sebo contenuto nel follicolo. Per combattere i radicali liberi a livello cutaneo, oltre alle vitamine C ed E si impiegano flavonoidi (ad esempio quelli del cardo mariano, noti come silimarina).
ANTIRILASSAMENTO
Il rilassamento della cute è principalmente dovuto alla alterazione delle proprietà elastiche e di tenuta del derma che si identificano con le sostanze fibrose presenti in esso (elastina e collagene).
Non essendo pensabile di poter fornire collagene o elastina dall'esterno in quanto grosse molecole non penetranti - e comunque non assimilabili - si opera applicando sulla cute sia filtri UV-A (che bloccano i raggi UV-A i quali degradano l'elastina) sia le frazioni insaponificabili di oli vegetali (avocado, soja, olivo, karitè, ecc.) che stimolano l'attività dei fibroblasti a produrre nuovo collagene ed elastina, rinnovando in tal modo le proprietà elastiche e di sostegno del derma.
ANTIRUGHE
Le rughe sono la manifestazione esteriore della perdita di elasticità e di sostegno da parte del tessuto connettivo.
Il trattamento delle rughe è quindi analogo a quello del rilassamento cutaneo in genere (vedi antirilassamento).
In campo medico è stato proposto l'uso di acido retinoico (vitamina A acido) e di acido azelaico, specie per combattere photo-aging. L'uso cosmetico dell'acido retinoico è però vietato mentre problematico, sul piano tecnico, è l'impiego dell'acido azelaico (la cui dose dev'essere almeno 15%).
Quali antirughe la cosmesi utilizza, oltre ai filtri UV-A ed agli insaponificabili, la vitamina A (retinolo) la vitamina E (tocoferolo) e vari estratti vegetali.
C'è che propone - ma senza una base logica - l'uso di lisati acidi nucleici (DNA e RNA).
Più accettabile l'uso di strianti temporanei della pelle che svolgono per alcune ore un evidente effetto tensore.
ANTISALSEDINE
Il termine è stato coniato per lo shampoo-doccia da usarsi dopo il bagno di mare.
In pratica tutti i tensioattivi detergenti, fatta esclusione per il sapone, sono antisalsedine nel senso che, essendo insensibili ai sali marini (al contrario del sapone) consentono un perfetto lavaggio con asportazione della salsedine attraverso il risciacquo acquoso.
In ogni caso i detergenti per il mare sono arricchiti da molecole ad effetto "condizionante", per lo più idrolizzati di collagene e sostanze policationiche, in grado di evitare il fenomeno della stopposità dei capelli mantenendoli morbidi, lucenti, compatti e ben pettinabili.
Fra i tensioattivi, comunque, è preferibile l'uso di quelli anfoteri e non ionici rispetto ai classici anionici tipo alchilsolfati.
ANTISTATICO
Quando il capello è lavato con tensioattivi anionici, perde di solito quasi tutto il film sebaceo protettivo e tende a caricarsi elettrostaticamente (carica elettronegativa) fenomeno che riduce la pettinabilità.
Scopo del balsamo dopo-shampoo, che è su base cationica, è quello di annullare la carica elettrostatica del capello rendendolo pettinabile e fornendogli al tempo stesso corposità ed emollienza.
ANTISUDORIFERO, ANTITRASPIRANTE
E' ormai chiaramente assodato che il sudore eccrino non ha alcuna colpa nella formazione dell'odore corporeo, o quasi.
Le cause vanno cercate soprattutto nella degradazione delle altre secrezioni cutanee (quella apocrina e quella sebacea).
Tuttavia una dose eccessiva di sudore, specie in zone poco aerate (ascelle parti intime) crea un ambiente umido-caldo estremamente favorevole allo sviluppo microbico ed al metabolismo microbico da cui deriva poi l'odore corporeo.
Ne consegue che l'uso in dosi adeguate di sali di alluminio (ad es. cloridrato) può consentire di risolvere il problema in quanto:
- non impedisce la sudorazione ma la regola attenuandola;
- agisce in senso batteriostatico sulla flora cutanea che così non si sviluppa e metabolizza poco;
- lascia più asciutta la pelle evitando sgradevoli sensazioni di umidità nelle zone ascellari e inguinali.
Vanno ovviamente evitate dosi eccessive di dry deodorants e non si devono usare sali di alluminio irritanti quali il cloruro ed il solfato.
ASSORBIODORE
Con questo termine un po' curioso si definisce il ricinoleato di zinco.
E' stato constatato che tale molecola, applicata tramite un eccipiente sulla pelle, è in grado di captare nella sua strutture (organizzata a mo' di galleria) le sostanze volatili odorose che si formano sulla pelle a seguito della secrezione apocrina e del metabolismo microbico.
Attraverso l'uso dell' assorbiodore si raggiunge lo scopo di deodorare la pelle senza interferire con la flora residente e rispettando così l'ecosistema.
Un deodorante privo di antimicrobici e basato sull'assorbiodore può a ragione essere definito ecologico.
ASTRINGENTE FOLLICOLARE E SUDORALE
Mentre in tecnica farmaceutica il termine astringente è principalmente riferito ad una azione di vasocostrizione sull'apparato circolatorio, in campo cosmetico l'azione astringente è soprattutto rivolta a ridurre il lume d'uscita del follicolo sebaceo e del poro sudorale.
Allo scopo sono utilizzati o estratti vegetali ricchi di tannini (hamamelis, ratania, tormentilla) o sali di alluminio (cloridrato, cloridrossiallantoinato, citrato, tartrato).
I prodotti "astringenti" sono destinati all'uso su pelli grasse oleose ed in caso di eccessiva sudorazione (es. palmo delle mani, pianta del piede).
ASTRINGENTE VASALE
L'azione di vasocostrizione è considerata tipica dei prodotti farmaceutici e non è di norma consentita ai cosmetici.
Esistono tuttavia sostanze - come l'acqua distillata di hamamelis - che svolgono una lievissima funzione di astringenza vasale e che si usano abitualmente in cosmesi.
Anche l'estratto di ippocastano o l'escina da esso ottenibile, agisce sui piccoli vasi determinandone una certa vasocostrizione che si traduce in un percettibile senso di fresco sulla pelle.
A
ABRASIVA (funzione)
Questo termine cosmetico, nella sua crudezza meccanica, nasconde una falsa funzionalità cosmetica ed una tendenza per nulla fisiologica ad agire contro le "cellule morte".
Abrasivo fa coppia col francese gommage e con l'inglese scrub ed è riferito alla presenza di sferule plastiche o noccioli di albicocco finemente frantumati o, peggio ancora, di pomice in gel, creme, paste destinati ad essere soffregati sull'epidermide al fine di ottenere il cosidetto "peeling cosmetico".
Se questo intervento decisamente brutale può essere accettato quando si vogliono "levigare" gomiti, ginocchia, talloni, non ha molte giustificazioni quando lo si attua sulla pelle del viso in vista di una "regenerazione cellulare" e di una schiaritura della pelle.
Asportare meccanicamente (o chimicamente) le cellule dello strato corneo è e resta un imperdonabile errore fisiologico. Tutta l'epidermide è infatti volta alla produzione della barriera cornea, fondamentale difesa del corpo dall'ambiente e dalle aggressioni esterne. Indebolire questa difesa può nocere alla pelle.
Anche il riferimento alla pulizia profonda (che taluno chiama col brutto termine "disincrostazione" ) non può trovare l'accordo fisiologico.
ACIDIFICANTE (funzione)
Acidificante è qualunque sostanza chimicamente definita come acido. Il termine, nella sua accezione cosmetica, si riferisce più propriamente all'impiego di acidi deboli al fine di impartire un pH acido ad un cosmetico o di acidificare la superficie epidermica, i capelli o le mucose.
I tre acidi normalmente usati in cosmesi per entrambi gli scopi sono:
- l'acido lattico
- l'acido citrico
- l'acido fosforico
Mentre l'acido fosforico consente di scendere a pH 3 ed è usato principalmente in detergenti specifici ad uso professionale, gli acidi lattico e citrico - a secinda della loro concentrazione - servono per regolare il pH fra 3,5 e 4,5 in prodotti sia detergenti che di trattamento.
In particolare l'acido lattico è presente nel NMF (natural moistrurizing factor)
e si trova in tutti i fattori idratanti ricostituiti. Oggi l'importanza del suo impiego come acidificante cosmetico è stata ancor più ribadita da lavori sperimentali che ne hanno confermata l'utilità e l'eudermia anche come preventivo dell'invecchiamento cutaneo.
ADDOLCENTE (funzione)
Il termine (come molte altre espressioni cosmetiche) non ha un chiaro significato sul piano farmacologico. Vuol intendere una funzione delicata, rinfrescante ed emmoliente a tempo stesso.
L'espressione "addolcente" (che risente del tipico linguaggio cosmetico francese in cui douceur è d'uso frequentissimo) è per lo più riferita alla funzione di un tonico, analcolico, composto da acque distillate aromatiche e da estratti di piante note per la loro azione emolliente quali la malva, l'altea, la camomilla, la calendola.
Un prodotto "addolcente" è chiaramente rivolto alla pelle secca, delicata, sensibile.
AMMORBIDENTE (funzione)
L'aggettivo è utilizzato sia per la pelle che per i capelli.
Per rendere morbida la pelle si utilizzano sia idrocolloidi (ad es. un polisaccaride vegetale) sia lipidi (ad es. un olio).
Nel caso dei capelli la funzione ammorbidente è di solito ottenuta attraverso il balsamo dopo-shampoo in cui la sostanza attiva è un derivato cationico che si fissa sul capello lasciando all'esterno la sua frazione grassa.
L'ammorbidimento di pelle o capelli deve tradursi in una sensazione di liscio e di soffice.
Ammorbidente è comunque quasi il sinonimo di emolliente; entrambe le funzioni possono al limite essere ottenute sia con prodotti lipofili (come gli oli) che con prodotti idrofili (come le mucillagini).
ANTIARROSSAMENTO (funzione)
La funzione "antiarrossamento" da cause esterne ed ambientali è consentita ai cosmetici (sono invece ritenute fuori dall' area di competenza i termini "decongestionante" e "anticopparosa" in quanto facenti parte già della sfera medico-terpeutica).
Quando il fenomeno vasomotorio che si traduce in un arrossamento della cute è provocato da un preparato topico o è causato dal clima (sbalzi termici, raggi UV-B del sole) è possibile intervenire con una sostanza che, sia a priori che a posteriori, prevenga o attenui la condizione di arrossamento cutaneo.
Le sostanza più usate, oltre ai filtri UV-B (che agiscono in sede preventiva contro l'eritema) sono:
- il bisabololo (alcol terpenico presente nell'essenza di camomilla)
- l'acido glicirretico (estratto della liquirizia
- il pantenolo
- l'acqua distillata aromatica di hamamelis (o di camomilla, tiglio, fiori d'arancio)
- le mucillagini (di malva, calendola, alghe rosse, ecc.)
- la semplice acqua fresca.
ANTIBATTERICO
E' così definibile un prodotto in grado di contrastare lo sviluppo di batteri.
Quando la sostanza è utilizzata per agire sul cosmetico per conservarlo dall'inquinamento batterico, viene più esattamente definita preservante o conservante.
Se invece è impiegata per contenere la crescita batterica sulla pelle viene indicata come deodorante o purificante.
Antibatterico è un termine generico che va meglio specificato: se una sostanza distrugge tutti i batteri presenti è battericida, se ne evita la crescita è batteriostatica. La differenza è talora proporzionale alla dose di antibatterico presente.
E' bene ricordare che sia sulla pelle che nei cosmetici possono essere presenti non solo i batteri (Gram-positivi e Gram-negativi) ma anche i miceti (lieviti e funghi filamentosi).
Ne consegue che - ad esempio - un conservante (o una miscela di conservanti) deve avere non solo attività antibatterica ma anche antimicotica. L'espressione "antimicrobico" è più estesa e comprende sia l'azione sui batteri che quella sui miceti.
ANTI ETA' , ANTI INVECCHIAMENTO, ANTIAGE
La ventesima voce dell'allegato I della legge 713 (elenco indicativo dei prodotti "cosmetici") recita: prodotti antirughe.
In estensione a tale concetto la cosmetologia ha di recente sviluppato una ampia serie di preparazioni in varie forme (creme, gel fluidi, sospensioni liposomali, ecc.) definendole con i titoli riportati sopra.
Chiaramente l'uso di un cosmetico non consente una azione di "ringiovanimento" cutaneo, tuttavia qualcosa è possibile fare per prevenire le cause di un prematuro invecchiamento della pelle. Ad esempio il cosiddetto photo-aging e cioè l'invecchiamento dei tessuti causato dalla continua azione dei raggi UV-A i quali determinano nel derma una diminuzione dell'elasticità a seguito della denaturazione delle fibre elastiche e dell'elastina. I filtri UV-A, applicati quotidianamente, consentono di evitare tale azione dannosa.
L'aspetto dell'epidermide può essere mantenuto più liscio con l'impiego di retinolo (vitamina A). Con l'uso delle frazioni insaponificabili di lipidi vegetali si riesce a stimolare i fibroblasti a produrre collagene, elastina, acido ialuronico.
Veicolando queste ed altre sostanze funzionali nei liposomi si riesce a prolungare il loro tempo di azione.
E' infine sfruttata l'attività antiradicalica di certe sostanze (tocoferolo, S.O.D., acido lipoico, acido ascorbico, picnogenolo, flavonoidi, antociani, ecc.) che impediscono la formazione di lipoperossidi, ritenuta una delle cause dell'invecchiamento prematuro dei tessuti.
ANTIFORFORA, DEFORFORANTE
La desquamazione cornea del cuoio capelluto, detta forfora, non è una patologia ma un inestetismo almeno in assenza di complicanze patologiche e può quindi essere affrontata con successo attraverso l'uso di appropriati cosmetici.
E' stato appurato che alla base del fenomeno è la degradazione del sebo provocata nel follicolo da lieviti (Pityrosporum) con formazione di lipoperossidi e probabilmente con liberazione di "tossine" microbiche che causano una reazione delle cellule epidermiche con aumento delle mitosi ed un accumulo di materiale corneo desquamante.
Attraverso l'uso di specifici antimicrobici dotati al tempo stesso di azione citostatica, il problema forfora è stato risolto soprattutto in forma di shampoo e di lozioni.
Le molecole che la legge consente di usare in campo cosmetico come antiforfora sono il solfuro di selenio, lo zinco piritione e, soprattutto, il piroctone olamina (octopirox) considerato il più attivo e meno tossico agente antiforfora.
Le dosi vanno dallo 0,5% all'1%.
ANTIMACERATIVO
E' così definibile un preparato che consente di evitare la macerazione della pelle.
Il problema riguarda principalmente la pelle del neonato su cui deiezioni e pannolini possono causare la macerazione della pelle; sono soggette al fenomeno alche persone robuste nelle quali ad esempio si verifica sfregamento fra le cosce.
Per ovviare l'inconveniente si utilizzano di solito o polveri assorbenti e lubrificanti a secco oppure emulsioni A/O a A/S idrorepellenti, contenenti ossido di zinco o alluminio-amido ottenil succinato.
L'applicazione, dopo la pulizia, di questi prodotti consente di preservare la cute dall'azione dell'umidità.
ANTIMICOTICO
E' così definibile una sostanza od un preparato che risulti attivo contro i miceti (lieviti e funghi) che possono inquinare un cosmetico o che possono essere presenti sulla pelle.
Sono antimicotici ad esempio gli antiforfora, attivi contro il lievito Pityrosporum e sono antimicotici taluni conservanti specificamente attivi contro i miceti che possono svilupparsi nel cosmetico.
Esulano dal campo cosmetico certi antifungini come il miconazolo che combattono le epidermofizie, cioè gli stati patologici della cute provocati da epidermofiti che penetrano nella cute danneggiandola.
ANTIMICROBICO
Termine generale che definisce una sostanza od un preparato come attivo contro i microrganismi in generale (batteri e miceti).
L'antimicrobico può essere un conservante introdotto nel cosmetico per prevenire l'inquinamento microbico e può essere una sostanza funzionale atta ad agire contro i microrganismi della cute (ad es. un deodorante, un antiforfora).
E' bene porre attenzione alla terminologia.
Il cosmetico può essere definito antimicrobico ed anche microbicida.
Ma non può essere né antisettico né disinfettante, in quanto tali terminologie prevedono la presenza di una infezione microbica e quindi una condizione patologica della cute.
Solo quando la cute è integra (e quindi non occorre usare antisettici e disinfettanti) si possono usare antimicrobici consentiti all'uso cosmetico, al fine di interferire con la crescita di microrganismi che vivono normalmente sulla cute o di evitare lo sviluppo di microrganismi nei preparati cosmetici.
ANTIOCCHIAIE
L'eliminazione delle "borse" o degli "aloni" sotto gli occhi non è agevole con un cosmetico. Come palliativi si possono usare impacchi attraverso garze imbevute di acque distillate aromatiche o applicazione di geli contenenti saponine del rusco.
Più efficace risulta l'intervento di tipo decorativo attraverso l'uso di stick correttivi che riducono l'evidenza dell'inestetismo.
ANTIOSSIDANTE
L'uso di lipidi insaturi (quasi tutti gli oli vegetali ed animali ne sono ricchi) è soggetto al possibile inconveniente dell'irrancidimento.
Anche gli oli essenziali non sono immuni da questo rischio e così pure certi saponi.
Altre sostanze non grasse, come ad esempio i derivati solfidrilici usati nei depilatori (acido tioglicolico) possono ossidarsi perdendo la loro attività. In tutti questi casi si interviene con l'aggiunta a scopo preventivo e protettivo di sostanze antiossidanti, capaci cioè di captare l'ossigeno evitando che questo si inserisca nelle strutture lipidiche o solfidriche deteriorandole.
Gli antiossidanti più usati in cosmesi sono i BHT (butilidrossitoluolo), il BHA (butilidrossianisolo), il tocoferolo, l'ascorbilpalmitato, 1'NDGA (acido nordiidroguaiaretico), i gallati, ecc. Per la protezione dei saponi e dei depilatori alcalini si utilizzano i glucoeptonati o l'otolilbiguanide.
ANTIRADICALICO
L'espressione è in pratica sinonimo di antiossidante.
I radicali liberi sono sostanze reattive capaci di produrre reazioni degradative a catena.
Quando un composto, che simboleggiamo con RH subisce un'azione ossidativa, si trasforma in radicale libero R°.
Questo può assumere altro ossigeno e trasformarsi in radicale perossidico ROO°.
Il radicale perossidico reagisce con la molecola RH, formando l'idroperossido ROOH e liberando un altro radicale libero R° e la reazione può continuare sino a totale degradazione del composto RH.
Quando ad esempio un simile processo ossidativo si verifica sui fosfolipidi della membrana cellulare si può giungere alla distruzione della membrana stessa, con la liberazione delle molecole citotossiche.
E' stato appurato che una delle possibili cause di invecchiamento dell'organismo è proprio connesso con la liberazione con radicali liberi (lipoperossidi).
Per contrastarne la formazione si usano soprattutto vitamina E (tocoferolo) e vitamina C (acido ascorbico in forma liposolubile di ascorbilpalmitato). Il fenomeno è rilevabile anche a livello del sebo contenuto nel follicolo. Per combattere i radicali liberi a livello cutaneo, oltre alle vitamine C ed E si impiegano flavonoidi (ad esempio quelli del cardo mariano, noti come silimarina).
ANTIRILASSAMENTO
Il rilassamento della cute è principalmente dovuto alla alterazione delle proprietà elastiche e di tenuta del derma che si identificano con le sostanze fibrose presenti in esso (elastina e collagene).
Non essendo pensabile di poter fornire collagene o elastina dall'esterno in quanto grosse molecole non penetranti - e comunque non assimilabili - si opera applicando sulla cute sia filtri UV-A (che bloccano i raggi UV-A i quali degradano l'elastina) sia le frazioni insaponificabili di oli vegetali (avocado, soja, olivo, karitè, ecc.) che stimolano l'attività dei fibroblasti a produrre nuovo collagene ed elastina, rinnovando in tal modo le proprietà elastiche e di sostegno del derma.
ANTIRUGHE
Le rughe sono la manifestazione esteriore della perdita di elasticità e di sostegno da parte del tessuto connettivo.
Il trattamento delle rughe è quindi analogo a quello del rilassamento cutaneo in genere (vedi antirilassamento).
In campo medico è stato proposto l'uso di acido retinoico (vitamina A acido) e di acido azelaico, specie per combattere photo-aging. L'uso cosmetico dell'acido retinoico è però vietato mentre problematico, sul piano tecnico, è l'impiego dell'acido azelaico (la cui dose dev'essere almeno 15%).
Quali antirughe la cosmesi utilizza, oltre ai filtri UV-A ed agli insaponificabili, la vitamina A (retinolo) la vitamina E (tocoferolo) e vari estratti vegetali.
C'è che propone - ma senza una base logica - l'uso di lisati acidi nucleici (DNA e RNA).
Più accettabile l'uso di strianti temporanei della pelle che svolgono per alcune ore un evidente effetto tensore.
ANTISALSEDINE
Il termine è stato coniato per lo shampoo-doccia da usarsi dopo il bagno di mare.
In pratica tutti i tensioattivi detergenti, fatta esclusione per il sapone, sono antisalsedine nel senso che, essendo insensibili ai sali marini (al contrario del sapone) consentono un perfetto lavaggio con asportazione della salsedine attraverso il risciacquo acquoso.
In ogni caso i detergenti per il mare sono arricchiti da molecole ad effetto "condizionante", per lo più idrolizzati di collagene e sostanze policationiche, in grado di evitare il fenomeno della stopposità dei capelli mantenendoli morbidi, lucenti, compatti e ben pettinabili.
Fra i tensioattivi, comunque, è preferibile l'uso di quelli anfoteri e non ionici rispetto ai classici anionici tipo alchilsolfati.
ANTISTATICO
Quando il capello è lavato con tensioattivi anionici, perde di solito quasi tutto il film sebaceo protettivo e tende a caricarsi elettrostaticamente (carica elettronegativa) fenomeno che riduce la pettinabilità.
Scopo del balsamo dopo-shampoo, che è su base cationica, è quello di annullare la carica elettrostatica del capello rendendolo pettinabile e fornendogli al tempo stesso corposità ed emollienza.
ANTISUDORIFERO, ANTITRASPIRANTE
E' ormai chiaramente assodato che il sudore eccrino non ha alcuna colpa nella formazione dell'odore corporeo, o quasi.
Le cause vanno cercate soprattutto nella degradazione delle altre secrezioni cutanee (quella apocrina e quella sebacea).
Tuttavia una dose eccessiva di sudore, specie in zone poco aerate (ascelle parti intime) crea un ambiente umido-caldo estremamente favorevole allo sviluppo microbico ed al metabolismo microbico da cui deriva poi l'odore corporeo.
Ne consegue che l'uso in dosi adeguate di sali di alluminio (ad es. cloridrato) può consentire di risolvere il problema in quanto:
- non impedisce la sudorazione ma la regola attenuandola;
- agisce in senso batteriostatico sulla flora cutanea che così non si sviluppa e metabolizza poco;
- lascia più asciutta la pelle evitando sgradevoli sensazioni di umidità nelle zone ascellari e inguinali.
Vanno ovviamente evitate dosi eccessive di dry deodorants e non si devono usare sali di alluminio irritanti quali il cloruro ed il solfato.
ASSORBIODORE
Con questo termine un po' curioso si definisce il ricinoleato di zinco.
E' stato constatato che tale molecola, applicata tramite un eccipiente sulla pelle, è in grado di captare nella sua strutture (organizzata a mo' di galleria) le sostanze volatili odorose che si formano sulla pelle a seguito della secrezione apocrina e del metabolismo microbico.
Attraverso l'uso dell' assorbiodore si raggiunge lo scopo di deodorare la pelle senza interferire con la flora residente e rispettando così l'ecosistema.
Un deodorante privo di antimicrobici e basato sull'assorbiodore può a ragione essere definito ecologico.
ASTRINGENTE FOLLICOLARE E SUDORALE
Mentre in tecnica farmaceutica il termine astringente è principalmente riferito ad una azione di vasocostrizione sull'apparato circolatorio, in campo cosmetico l'azione astringente è soprattutto rivolta a ridurre il lume d'uscita del follicolo sebaceo e del poro sudorale.
Allo scopo sono utilizzati o estratti vegetali ricchi di tannini (hamamelis, ratania, tormentilla) o sali di alluminio (cloridrato, cloridrossiallantoinato, citrato, tartrato).
I prodotti "astringenti" sono destinati all'uso su pelli grasse oleose ed in caso di eccessiva sudorazione (es. palmo delle mani, pianta del piede).
ASTRINGENTE VASALE
L'azione di vasocostrizione è considerata tipica dei prodotti farmaceutici e non è di norma consentita ai cosmetici.
Esistono tuttavia sostanze - come l'acqua distillata di hamamelis - che svolgono una lievissima funzione di astringenza vasale e che si usano abitualmente in cosmesi.
Anche l'estratto di ippocastano o l'escina da esso ottenibile, agisce sui piccoli vasi determinandone una certa vasocostrizione che si traduce in un percettibile senso di fresco sulla pelle.
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Re: Aggettivi e termini cosmetici
B
BRILLANTANTE, LUCIDANTE
Entrambe sono espressioni tipicamente cosmetiche e si riferiscono soprattutto agli effetti dei lip glossers o lucida labbra.
L'effetto lucente e brillantante è ottenuto in due modi, aggiungendo al preparato dell'olio di ricino, lanolina fluida, siliconi ed eventualmente completando la preparazione con l'introduzione di sostanze perlescenti costituite da piccoli cristalli di biossido di titanio accoppiati con cristalli di mica. Si tratta delle cosidette "perle", elaborati artificiali che costituiscono la guanina (perla di pesce). Sono ampiamente utilizzate nella cosmesi decorativa, soprattutto negli ombretti e nelle matite.
BRILLANTANTE, LUCIDANTE
Entrambe sono espressioni tipicamente cosmetiche e si riferiscono soprattutto agli effetti dei lip glossers o lucida labbra.
L'effetto lucente e brillantante è ottenuto in due modi, aggiungendo al preparato dell'olio di ricino, lanolina fluida, siliconi ed eventualmente completando la preparazione con l'introduzione di sostanze perlescenti costituite da piccoli cristalli di biossido di titanio accoppiati con cristalli di mica. Si tratta delle cosidette "perle", elaborati artificiali che costituiscono la guanina (perla di pesce). Sono ampiamente utilizzate nella cosmesi decorativa, soprattutto negli ombretti e nelle matite.
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Re: Aggettivi e termini cosmetici
C
CHELANTE
Gli ioni metallici, specialmente il ferro ed il rame, sono spesso causa di modificazioni nei prodotti cosmetici. Tali ioni infatti, catalizzano le reazioni perossidative oltre a provocare variazioni di colore, inattivazione di alcuni sistemi conservanti, precipitazione di sostanze e modificazioni nella viscosità dei prodotti.
Per questo motivo si ricorre all'uso di chelanti o sequestranti, molecole in grado di legare gli ioni metallici inibendone l'azione catalizzatrice. Il chelante maggiormente utilizzato è l'EDTA (acido etilendiaminotetracetico) variamente salificato. Altri chelanti impiegati sono l'HEDTA (acido idrossietilendiaminotriacetico) e l'etidronato tetrasodico.
CHERATOLITICA (sostanza)
E' così definita una sostanza in grado di produrre la lisi della cheratina, sia per via chimica che enzimatica.
E' cheratolitico l'acido tioglicolico, specie sotto forma di sale di calcio (o di sodio o di ammonio). Azione litica hanno anche l'acido salicilico, la resorcina, l'urea. L'acido tioglicolico è soprattutto usato come depilatore, come agente permanentante o lisciante, le altre sostanze sono più usate per agire sullo strato corneo. Enzimi proteolitici e quindi anche cheratolitici sono la papaina e la pepsina.
CHERATOPLASTICA (sostanza)
Talune sostanze, senza giungere a intaccare profondamente lo strato corneo possono limitare la loro azione sulla parte superficiale desquamante che è di norma la causa della ruvidità della pelle.
Una sostanza con queste proprietà è l'allantoina che è appunto usata come agente "levigante".
In campo dermatologico è usata l'urea.
A dosi del 10% funge da cheratoplastica ed ammorbidente mentre a dosi maggiori (30-40%) produce un indebolimento del cemento intercellulare delle cellule cornee favorendone il distacco. Poiché l'urea tende col tempo a produrre l'ammoniaca il suo uso è più adatto a preparazioni estemporanee mentre per un cosmetico (che deve avere vita media di almeno 30 mesi) è più indicata la allantoina che, si usa a dosi molto più ridotte (0,25- 0,5%).
COLORANTI
Con questo nome generico si indicano tutte le sostanze naturali e sintetiche che, per la loro particolare struttura chimica hanno un "colore" e che sono capaci di colorare l'ambiente in cui sono introdotte. Esiste un documento internazionale detto Colour Index (C.I.) nel quale sono riportati tutti i coloranti esistenti.
Ad ognuno è assegnato un numero che consente di individuarlo.
La numerazione del C.I. è fatta per gruppi chimici e va da 10.000 a 80.000.
Le ultime voci comprendono i coloranti naturali ed i pigmenti inorganici. Oltre al numero di C.I. c'è anche la definizione che è basata o sulla natura chimica (es. Acid Blue) o sull'uso (es. Food Yellow); alla definizione segue poi un numero.
Ogni Stato o gruppo di Stati ha poi una sua classificazione.
Ad esempio negli USA i coloranti sono contraddistinti in FD&C (Food, Drug & Cosmetic), D&C (Drug & Cosmetic) e in Ext D&C (External Drug & Cosmetic) seguiti dal tono colore da un numero (es. FD&C Blue n°1).
In Europa i coloranti alimentari sono siglati E e sono seguiti da un numero a 3 cifre (es. E102).
La legge 713 sui cosmetici riporta nell'allegato IV gli elenchi dei coloranti ammessi (definitivamente o provvisoriamente).
COMEDOGENETICO
E' stato osservato che l'uso in dosi massive di certi oli applicati su pelle grassa può determinare l'insorgenza di comedoni.
Questi lipidi sono per conseguenza definiti comedogenetici.
Il tema è tuttora è molto dibattuto. Si pensi che, secondo certi sperimentatori, anche l'olio di mandorle ed altri oli vegetali sarebbero comedogenetici.
Pare che certi acidi grassi, quali il miristico e l'oleico siano i principali colpevoli di questa reazione della pelle.
Esiste un lungo elenco, che inizia col miristilmiristato, dei lipidi definiti comedogenetici se utilizzati a dosi superiori al 5% su pelle grassa. L'opinione dei chimici cosmetologi su questo discusso argomento è di prudente selezione dei lipidi nei prodotti destinati a pelle grassa ma è comunque meno drastica rispetto a quella medica.
COMEDONE
Il termine vuol significare commensale, riferito forse al metabolismo microbico nella zona in cui il follicolo tende a chiudersi formando il comedone. La chiusura dell'ostio follicolare è causata da un eccessivo processo di cheratinizzazione delle cellule epiteliali che compongono le pareti del follicolo.
Il sebo è impedito nel suo flusso all'esterno e si deposita formando, col materiale cheratinico, un ammasso in cui si manifesta l'attività dei microrganismi.
E' possibile che questa condizione anomala si trasformi in fatto infiammatorio, come ad esempio nel caso dell'acne.
CONSERVANTE, PRESERVANTE
E' così definito il biocida che viene impiegato nei prodotti cosmetici al fine di prevenire l'inquinamento da parte di microrganismi (batteri, lieviti, funghi filamentosi) che possono essere portati nel cosmetico durante l'uso da parte del consumatore.
Il conservante non ha il compito di "pulire" un cosmetico già inquinato in partenza (questo processo è affidato alle norme di buona fabbricazione) ma solo quello di preservare da possibili alterazioni indotte da microrganismi la buona qualità del prodotto.
Viene di solito utilizzato un "sistema" preservante composta da due o tre antimicrobici, tale da coprire il più ampio "spettro" possibile (che sia cioè attivo contro la maggior parte dei microrganismi che abitualmente trovano nel cosmetico un adatto terreno di coltura).
Le sostanze più usate come conservanti sono i parabeni (esteri dell'acido p-idrossibenzoico), imidazolidinilurea, isotiazolinone, acido benzoico, acido sorbico, alcol benzilico, clorofenoli, EDTA bi o tetrasodico.
CONSERVANTI NATURALI
Le piante spesso producono particolari sostanze dotate di attività antimicrobica, con lo scopo di difendersi dalle infezioni.Tali sostanze possono venire impiegate nel settore cosmetico come conservanti ausiliari naturali.
Tra i più noti ricordiamo l'estratto di semi di pompelmo, ricco di flavonoidi, l'estratto di caprifoglio, che contiene acido p-idrossibenzoico, l'estratto di lichene islandico ricco di acido usnico. Da ricordare inoltre che numerosi oli essenziali manifestano attività antimicrobica e possono quindi venire impiegati direttamente nelle formulazioni o per l'estrazione di particolari componenti (oli essenziali di anice, citronella, eucalipto, geranio, melaleuca, menta, neroli, origano, pino, rosa, rosmarino, senape, timo, verbena).
COPRENTE
Termine tipico della cosmesi decorativa con cui si vuole evidenziare l'effetto mascherante di un prodotto.
Ad esempio un "coprente per occhiaie" è uno stick pigmentato che, depositando un film continuo di pigmenti, nasconde l'ombra delle occhiaie.
CHELANTE
Gli ioni metallici, specialmente il ferro ed il rame, sono spesso causa di modificazioni nei prodotti cosmetici. Tali ioni infatti, catalizzano le reazioni perossidative oltre a provocare variazioni di colore, inattivazione di alcuni sistemi conservanti, precipitazione di sostanze e modificazioni nella viscosità dei prodotti.
Per questo motivo si ricorre all'uso di chelanti o sequestranti, molecole in grado di legare gli ioni metallici inibendone l'azione catalizzatrice. Il chelante maggiormente utilizzato è l'EDTA (acido etilendiaminotetracetico) variamente salificato. Altri chelanti impiegati sono l'HEDTA (acido idrossietilendiaminotriacetico) e l'etidronato tetrasodico.
CHERATOLITICA (sostanza)
E' così definita una sostanza in grado di produrre la lisi della cheratina, sia per via chimica che enzimatica.
E' cheratolitico l'acido tioglicolico, specie sotto forma di sale di calcio (o di sodio o di ammonio). Azione litica hanno anche l'acido salicilico, la resorcina, l'urea. L'acido tioglicolico è soprattutto usato come depilatore, come agente permanentante o lisciante, le altre sostanze sono più usate per agire sullo strato corneo. Enzimi proteolitici e quindi anche cheratolitici sono la papaina e la pepsina.
CHERATOPLASTICA (sostanza)
Talune sostanze, senza giungere a intaccare profondamente lo strato corneo possono limitare la loro azione sulla parte superficiale desquamante che è di norma la causa della ruvidità della pelle.
Una sostanza con queste proprietà è l'allantoina che è appunto usata come agente "levigante".
In campo dermatologico è usata l'urea.
A dosi del 10% funge da cheratoplastica ed ammorbidente mentre a dosi maggiori (30-40%) produce un indebolimento del cemento intercellulare delle cellule cornee favorendone il distacco. Poiché l'urea tende col tempo a produrre l'ammoniaca il suo uso è più adatto a preparazioni estemporanee mentre per un cosmetico (che deve avere vita media di almeno 30 mesi) è più indicata la allantoina che, si usa a dosi molto più ridotte (0,25- 0,5%).
COLORANTI
Con questo nome generico si indicano tutte le sostanze naturali e sintetiche che, per la loro particolare struttura chimica hanno un "colore" e che sono capaci di colorare l'ambiente in cui sono introdotte. Esiste un documento internazionale detto Colour Index (C.I.) nel quale sono riportati tutti i coloranti esistenti.
Ad ognuno è assegnato un numero che consente di individuarlo.
La numerazione del C.I. è fatta per gruppi chimici e va da 10.000 a 80.000.
Le ultime voci comprendono i coloranti naturali ed i pigmenti inorganici. Oltre al numero di C.I. c'è anche la definizione che è basata o sulla natura chimica (es. Acid Blue) o sull'uso (es. Food Yellow); alla definizione segue poi un numero.
Ogni Stato o gruppo di Stati ha poi una sua classificazione.
Ad esempio negli USA i coloranti sono contraddistinti in FD&C (Food, Drug & Cosmetic), D&C (Drug & Cosmetic) e in Ext D&C (External Drug & Cosmetic) seguiti dal tono colore da un numero (es. FD&C Blue n°1).
In Europa i coloranti alimentari sono siglati E e sono seguiti da un numero a 3 cifre (es. E102).
La legge 713 sui cosmetici riporta nell'allegato IV gli elenchi dei coloranti ammessi (definitivamente o provvisoriamente).
COMEDOGENETICO
E' stato osservato che l'uso in dosi massive di certi oli applicati su pelle grassa può determinare l'insorgenza di comedoni.
Questi lipidi sono per conseguenza definiti comedogenetici.
Il tema è tuttora è molto dibattuto. Si pensi che, secondo certi sperimentatori, anche l'olio di mandorle ed altri oli vegetali sarebbero comedogenetici.
Pare che certi acidi grassi, quali il miristico e l'oleico siano i principali colpevoli di questa reazione della pelle.
Esiste un lungo elenco, che inizia col miristilmiristato, dei lipidi definiti comedogenetici se utilizzati a dosi superiori al 5% su pelle grassa. L'opinione dei chimici cosmetologi su questo discusso argomento è di prudente selezione dei lipidi nei prodotti destinati a pelle grassa ma è comunque meno drastica rispetto a quella medica.
COMEDONE
Il termine vuol significare commensale, riferito forse al metabolismo microbico nella zona in cui il follicolo tende a chiudersi formando il comedone. La chiusura dell'ostio follicolare è causata da un eccessivo processo di cheratinizzazione delle cellule epiteliali che compongono le pareti del follicolo.
Il sebo è impedito nel suo flusso all'esterno e si deposita formando, col materiale cheratinico, un ammasso in cui si manifesta l'attività dei microrganismi.
E' possibile che questa condizione anomala si trasformi in fatto infiammatorio, come ad esempio nel caso dell'acne.
CONSERVANTE, PRESERVANTE
E' così definito il biocida che viene impiegato nei prodotti cosmetici al fine di prevenire l'inquinamento da parte di microrganismi (batteri, lieviti, funghi filamentosi) che possono essere portati nel cosmetico durante l'uso da parte del consumatore.
Il conservante non ha il compito di "pulire" un cosmetico già inquinato in partenza (questo processo è affidato alle norme di buona fabbricazione) ma solo quello di preservare da possibili alterazioni indotte da microrganismi la buona qualità del prodotto.
Viene di solito utilizzato un "sistema" preservante composta da due o tre antimicrobici, tale da coprire il più ampio "spettro" possibile (che sia cioè attivo contro la maggior parte dei microrganismi che abitualmente trovano nel cosmetico un adatto terreno di coltura).
Le sostanze più usate come conservanti sono i parabeni (esteri dell'acido p-idrossibenzoico), imidazolidinilurea, isotiazolinone, acido benzoico, acido sorbico, alcol benzilico, clorofenoli, EDTA bi o tetrasodico.
CONSERVANTI NATURALI
Le piante spesso producono particolari sostanze dotate di attività antimicrobica, con lo scopo di difendersi dalle infezioni.Tali sostanze possono venire impiegate nel settore cosmetico come conservanti ausiliari naturali.
Tra i più noti ricordiamo l'estratto di semi di pompelmo, ricco di flavonoidi, l'estratto di caprifoglio, che contiene acido p-idrossibenzoico, l'estratto di lichene islandico ricco di acido usnico. Da ricordare inoltre che numerosi oli essenziali manifestano attività antimicrobica e possono quindi venire impiegati direttamente nelle formulazioni o per l'estrazione di particolari componenti (oli essenziali di anice, citronella, eucalipto, geranio, melaleuca, menta, neroli, origano, pino, rosa, rosmarino, senape, timo, verbena).
COPRENTE
Termine tipico della cosmesi decorativa con cui si vuole evidenziare l'effetto mascherante di un prodotto.
Ad esempio un "coprente per occhiaie" è uno stick pigmentato che, depositando un film continuo di pigmenti, nasconde l'ombra delle occhiaie.
Ultima modifica di spanka il 31/01/2012, 7:37, modificato 34 volte in totale.
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Re: Aggettivi e termini cosmetici
D
DECOLORANTE DEI CAPELLI
Trattando i capelli con una soluzione alcalina di acqua ossigenata o di persali, si sviluppa ossigeno nascente che attacca la melanina del pelo o del capello degradandone il colore e determinando quindi la decolorazione della struttura pilifera.
La decolorazione del capello può essere attuata da sola o essere seguita da un trattamento tintoriale. Si tratta di un intervento che, se mal eseguito, può giungere a danneggiare anche la fibra pilifera rendendola stopposa e fragile.
L'uso di decoloranti (così come di liquidi per la permanente) deve quindi essere fatto con la massima cautela e preferibilmente da mani esperte. E' infatti un trattamento estetico di carattere distruttivo.
DECOLORANTE DELLA PELLE
E' molto più complesso, lungo e difficile, decolorare (depigmentare, schiarire) l'epidermide che non i peli o i capelli. Mentre in questo secondo caso è sufficiente applicare acqua ossigenata, per la pelle occorre svolgere una duplice azione: evitare anzitutto l'azione dei raggi UV (che avviano la reazione enzimatica di formazione del pigmento) e bloccare successivamente l'ossigeno evitando il proseguimento del processo enzimatico nel melanocita.
Allo scopo si usano quindi, contemporaneamente, filtri solari UV (o corpi bianchi riflettenti), sostanze antiossidanti (magnesio ascorbilfosfato) ed inibitori della melanogenesi (acido kojico, acido azelaico).
Il trattamento va eseguito per almeno un mese in quanto occorre attendere la totale scomparsa della melanina preesistente.
Ovviamente il trattamento non è me definitivo e, a rigor di logica, dovrebbe essere proseguito in continuità volendo ad esempio eliminare macchie pigmentarie, specie macchie senili.
DEODORANTE
Prodotto cosmetico che attraverso varie metodiche consente di prevenire la formazione di cattivi odori, specie nelle zone mal aereate.
Un deodorante può essere realizzato in varie forme chimico-fisiche: polvere, pasta anidra, crema A/S, A/O, O/A, gel, gel fluido o dispersione fluida per roll-on, soluzione idroalcolica o silicone-alcolica, gel rigido in stick.
Agiscono da deodoranti:
- le sostanze antimicrobiche (es. triclosan, cloroesidina);
- le sostanze antiossidanti (trietilcitrato, tocoferolo);
- il farnesolo e taluni componenti di oli essenziali (specie quelli di natura fenolica);
- i sali di alluminio (principalmente il cloridrato);
- gli assorbiodore (zinco ricinoleato e abietato).
DEPIGMENTANTE
E' così definibile un cosmetico che impedisce la formazione di melanina attraverso vari meccanismi.
Il metodo fisico più semplice è costituito dalla applicazione di sostanze opache che riflettono totalmente l'irraggiamento solare evitando quindi l'azione di liberazione dell'enzima tirosinasi. Si tratta ovviamente di un metodo poco pratico in quanto copre di bianco la pelle.
Di norma l'azione attuata è quella antiossidante. Captando l'ossigeno si evita il proseguimento del processo da dopachinone a melanina, processo che non è più guidato dall'enzima. Fino a poco tempo fa veniva usato l'idrochinone che però causava spesso reazioni irritative. Attualmente la molecola più efficiente e più sicura è il magnesio fosfato di ascorbile. Si tratta di un derivato della vitamina C che penetra nel melanocita e che blocca l'azione dell'ossigeno.
DEPILATORIO, DEPILATORE
Prodotto cosmetico che agisce chimicamente sullo stelo pilifero spezzando con l'intervento abbinato di una base alcalina e di un agente riducente, per lo più acido tioglicolico o tiolattico in forma di sale di calcio.
Queste sostanze vengono incorporate in una crema (talora anche in gel) il cui emulsionante è stabile anche al Ph elevato del prodotto (12-12,5).
Il depilatore va applicato su cute, non lavata e perfettamente integra, in spesso strato utilizzando guanti protettivi e dopo alcuni minuti (non più di 10) deve essere abbondantemente sciacquato. Il lavaggio asporta anche i peli lisi dal trattamento alcalilno riducente.
DETERGENTE
E' così definito ogni prodotto cosmetico formulato per compiere, nei modi più diversi, la funzione igienica della pulizia della pelle, dei capelli, delle mucose e dei denti. Il prodotto detergente può agire per emulsionamento o per solubilizzazione dello sporco, o attraverso entrambi i processi, sia con risciacquo acquoso che senza.
Saponi, detergenti senza sapone, shampoo, bagnidoccia, detergenti intimi richiedono sciacquo acquoso.
Latti, creme e geli detergenti possono essere tolti con semplice batuffolo d'ovatta.
I primi sono composti da tensioattivi e solubilizzanti mentre le emulsioni agiscono attraverso la coppia olio-emulsionante.
DIFFUSIONE PASSIVA
Contrariamente a quanto molti pensano, la pelle non è un organo di assorbimento in quanto non dispone di "trasporto attivo".
La pelle è permeabile e ciò consente a certe sostanze di penetrare con un meccanismo di "diffusione passiva".
L'assorbimento si può verificare a livello dei piccoli vasi della cute nel caso in cui una sostanza riesca a penetrare sino alla zona papillare e ad attraversare la parete vasale.
Con ciò vi è un effetto sistemico che non rientra tra le funzioni cosmetiche (caso mai in quelle di un farmaco transdermico).
E bene quindi utilizzare un linguaggio corretto dicendo ad esempio che le sostanze funzionali del cosmetico penetrano e vengono "assimilate" o "assunte" nella pelle.
DECOLORANTE DEI CAPELLI
Trattando i capelli con una soluzione alcalina di acqua ossigenata o di persali, si sviluppa ossigeno nascente che attacca la melanina del pelo o del capello degradandone il colore e determinando quindi la decolorazione della struttura pilifera.
La decolorazione del capello può essere attuata da sola o essere seguita da un trattamento tintoriale. Si tratta di un intervento che, se mal eseguito, può giungere a danneggiare anche la fibra pilifera rendendola stopposa e fragile.
L'uso di decoloranti (così come di liquidi per la permanente) deve quindi essere fatto con la massima cautela e preferibilmente da mani esperte. E' infatti un trattamento estetico di carattere distruttivo.
DECOLORANTE DELLA PELLE
E' molto più complesso, lungo e difficile, decolorare (depigmentare, schiarire) l'epidermide che non i peli o i capelli. Mentre in questo secondo caso è sufficiente applicare acqua ossigenata, per la pelle occorre svolgere una duplice azione: evitare anzitutto l'azione dei raggi UV (che avviano la reazione enzimatica di formazione del pigmento) e bloccare successivamente l'ossigeno evitando il proseguimento del processo enzimatico nel melanocita.
Allo scopo si usano quindi, contemporaneamente, filtri solari UV (o corpi bianchi riflettenti), sostanze antiossidanti (magnesio ascorbilfosfato) ed inibitori della melanogenesi (acido kojico, acido azelaico).
Il trattamento va eseguito per almeno un mese in quanto occorre attendere la totale scomparsa della melanina preesistente.
Ovviamente il trattamento non è me definitivo e, a rigor di logica, dovrebbe essere proseguito in continuità volendo ad esempio eliminare macchie pigmentarie, specie macchie senili.
DEODORANTE
Prodotto cosmetico che attraverso varie metodiche consente di prevenire la formazione di cattivi odori, specie nelle zone mal aereate.
Un deodorante può essere realizzato in varie forme chimico-fisiche: polvere, pasta anidra, crema A/S, A/O, O/A, gel, gel fluido o dispersione fluida per roll-on, soluzione idroalcolica o silicone-alcolica, gel rigido in stick.
Agiscono da deodoranti:
- le sostanze antimicrobiche (es. triclosan, cloroesidina);
- le sostanze antiossidanti (trietilcitrato, tocoferolo);
- il farnesolo e taluni componenti di oli essenziali (specie quelli di natura fenolica);
- i sali di alluminio (principalmente il cloridrato);
- gli assorbiodore (zinco ricinoleato e abietato).
DEPIGMENTANTE
E' così definibile un cosmetico che impedisce la formazione di melanina attraverso vari meccanismi.
Il metodo fisico più semplice è costituito dalla applicazione di sostanze opache che riflettono totalmente l'irraggiamento solare evitando quindi l'azione di liberazione dell'enzima tirosinasi. Si tratta ovviamente di un metodo poco pratico in quanto copre di bianco la pelle.
Di norma l'azione attuata è quella antiossidante. Captando l'ossigeno si evita il proseguimento del processo da dopachinone a melanina, processo che non è più guidato dall'enzima. Fino a poco tempo fa veniva usato l'idrochinone che però causava spesso reazioni irritative. Attualmente la molecola più efficiente e più sicura è il magnesio fosfato di ascorbile. Si tratta di un derivato della vitamina C che penetra nel melanocita e che blocca l'azione dell'ossigeno.
DEPILATORIO, DEPILATORE
Prodotto cosmetico che agisce chimicamente sullo stelo pilifero spezzando con l'intervento abbinato di una base alcalina e di un agente riducente, per lo più acido tioglicolico o tiolattico in forma di sale di calcio.
Queste sostanze vengono incorporate in una crema (talora anche in gel) il cui emulsionante è stabile anche al Ph elevato del prodotto (12-12,5).
Il depilatore va applicato su cute, non lavata e perfettamente integra, in spesso strato utilizzando guanti protettivi e dopo alcuni minuti (non più di 10) deve essere abbondantemente sciacquato. Il lavaggio asporta anche i peli lisi dal trattamento alcalilno riducente.
DETERGENTE
E' così definito ogni prodotto cosmetico formulato per compiere, nei modi più diversi, la funzione igienica della pulizia della pelle, dei capelli, delle mucose e dei denti. Il prodotto detergente può agire per emulsionamento o per solubilizzazione dello sporco, o attraverso entrambi i processi, sia con risciacquo acquoso che senza.
Saponi, detergenti senza sapone, shampoo, bagnidoccia, detergenti intimi richiedono sciacquo acquoso.
Latti, creme e geli detergenti possono essere tolti con semplice batuffolo d'ovatta.
I primi sono composti da tensioattivi e solubilizzanti mentre le emulsioni agiscono attraverso la coppia olio-emulsionante.
DIFFUSIONE PASSIVA
Contrariamente a quanto molti pensano, la pelle non è un organo di assorbimento in quanto non dispone di "trasporto attivo".
La pelle è permeabile e ciò consente a certe sostanze di penetrare con un meccanismo di "diffusione passiva".
L'assorbimento si può verificare a livello dei piccoli vasi della cute nel caso in cui una sostanza riesca a penetrare sino alla zona papillare e ad attraversare la parete vasale.
Con ciò vi è un effetto sistemico che non rientra tra le funzioni cosmetiche (caso mai in quelle di un farmaco transdermico).
E bene quindi utilizzare un linguaggio corretto dicendo ad esempio che le sostanze funzionali del cosmetico penetrano e vengono "assimilate" o "assunte" nella pelle.
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Re: Aggettivi e termini cosmetici
E
ECCIPIENTE
La definizione di eccipiente è intesa diversamente a seconda che si tratti di un medicamento o di un cosmetico.
Nel medicamento l'eccipiente può essere un semplice supporto inerte in cui è incorporato il farmaco o, ove richiesto, un veicolo capace di cedere rapidamente il farmaco alla pelle o addirittura di favorirne il passaggio nella pelle (è il caso dei geli contenenti liposomi in cui sono incorporati antimicotici).
In cosmetica l'eccipiente fa parte integrante della preparazione e partecipa - assieme alle sostanze funzionali contenute - all'effetto cosmetico globale. In più l'eccipiente deve fornire gradevolezza, sensazione di emollienza e di freschezza, avere un buon profumo ed un aspetto invitante. Tutti particolari che sono spesso secondari per un medicamento topico mentre sono fondamentali per un cosmetico.
ELASTICIZZANTE (funzionalità)
E' molto difficile intervenire con un cosmetico sulla elasticità cutanea.
La perdita di una pronta risposta elastica può essere prevenuta intervenendo indirettamente sulla elastina. Ciò può essere fatto con applicazione di insaponificabili che agiscono da stimolatori sui fibroblasti favorendo la sintesi di elastina e quindi consentendo un ricambio delle fibre elastiche.
La cosmesi usa come preventivi della perdita di elasticità i filtri UV-A che estinguono i raggi colpevoli di una prematura degradazione delle fibre elastiche.
EMOLLIENTE (funzionalità)
Quando la pelle è secca, ipolipidica, disidratata, si ricorre all'impiego di prodotti restitutivi, in grado cioè di restituire morbidezza e levigatezza all'epidermide.
La funzione emolliente è affidata a sostanze lipidiche ed a sostanze idratanti, opportunamente combinate in adeguata formula chimico-fisica. Questa può essere una crema A/A (acqua in siliconi) A/O (acqua in olio) O/A (olio in acqua) o nella moderna forma di crema-gel in cui manca l'emulsionante, sostituito da un polimero acrilico.
EMULSIONANTE
E' così definita una sostanza anfifila che è cioè in parte lipofila ed in parte idrofila.
Questa proprietà le consente di legare olio e acqua (o meglio una fase lipidica ed una fase acquosa) in modo da ottenere una dispersione omogenea opaca che è appunto l'emulsione.
Se l'emulsionante è più lipofilo che idrofilo (ha cioè un HLB - o equilibrio idrolipidico - basso, ad es. 75% lipofila contro 25% idrofila) determinerà la formazione di emulsione di acqua in olio (A/O); se viceversa è più idrofilo che lipofilo (25% di lipofilia contro 75% di idrofilia) formerà emulsione di olio nell'acqua (O/A). L'emulsionante può essere di diversa natura chimica: non ionico, anionico, cationico; estere o etere o sale.
Gli emulsionanti utilizzabili in cosmesi sono numerosi (diverse centinaia) e coprono ampiamente ogni esigenza formulativa.
In linea di massima sono costruiti idrofilizzando un radicale lipofilo; recentemente è stata iniziata anche la via opposta che consiste nel lipofilizzare polimeri idrofili.
EPIDERMIDE
Epitelio pavimentoso stratificato, cheratinizzato.
E' il tessuto più superficiale della cute, fatto di varie stratificazioni cellulari (strato basale, spinoso, granuloso, corneo).
Nello strato basale sono presenti anche i melanociti, le cellule del pigmento, mentre nello strato granuloso si collocano le cellule di Langerhans preposte alla difesa immunitaria.
L'epidermide non contiene vasi sanguigni; giungono invece sino allo strato basale sia terminazioni nervose libere che le cellule di Merkel.
Dall'invaginazione di cellule epidermiche nel derma prendono origine le ghiandole sudoripare e l'apparato pilo-sebaceo-follicolare.
ECCIPIENTE
La definizione di eccipiente è intesa diversamente a seconda che si tratti di un medicamento o di un cosmetico.
Nel medicamento l'eccipiente può essere un semplice supporto inerte in cui è incorporato il farmaco o, ove richiesto, un veicolo capace di cedere rapidamente il farmaco alla pelle o addirittura di favorirne il passaggio nella pelle (è il caso dei geli contenenti liposomi in cui sono incorporati antimicotici).
In cosmetica l'eccipiente fa parte integrante della preparazione e partecipa - assieme alle sostanze funzionali contenute - all'effetto cosmetico globale. In più l'eccipiente deve fornire gradevolezza, sensazione di emollienza e di freschezza, avere un buon profumo ed un aspetto invitante. Tutti particolari che sono spesso secondari per un medicamento topico mentre sono fondamentali per un cosmetico.
ELASTICIZZANTE (funzionalità)
E' molto difficile intervenire con un cosmetico sulla elasticità cutanea.
La perdita di una pronta risposta elastica può essere prevenuta intervenendo indirettamente sulla elastina. Ciò può essere fatto con applicazione di insaponificabili che agiscono da stimolatori sui fibroblasti favorendo la sintesi di elastina e quindi consentendo un ricambio delle fibre elastiche.
La cosmesi usa come preventivi della perdita di elasticità i filtri UV-A che estinguono i raggi colpevoli di una prematura degradazione delle fibre elastiche.
EMOLLIENTE (funzionalità)
Quando la pelle è secca, ipolipidica, disidratata, si ricorre all'impiego di prodotti restitutivi, in grado cioè di restituire morbidezza e levigatezza all'epidermide.
La funzione emolliente è affidata a sostanze lipidiche ed a sostanze idratanti, opportunamente combinate in adeguata formula chimico-fisica. Questa può essere una crema A/A (acqua in siliconi) A/O (acqua in olio) O/A (olio in acqua) o nella moderna forma di crema-gel in cui manca l'emulsionante, sostituito da un polimero acrilico.
EMULSIONANTE
E' così definita una sostanza anfifila che è cioè in parte lipofila ed in parte idrofila.
Questa proprietà le consente di legare olio e acqua (o meglio una fase lipidica ed una fase acquosa) in modo da ottenere una dispersione omogenea opaca che è appunto l'emulsione.
Se l'emulsionante è più lipofilo che idrofilo (ha cioè un HLB - o equilibrio idrolipidico - basso, ad es. 75% lipofila contro 25% idrofila) determinerà la formazione di emulsione di acqua in olio (A/O); se viceversa è più idrofilo che lipofilo (25% di lipofilia contro 75% di idrofilia) formerà emulsione di olio nell'acqua (O/A). L'emulsionante può essere di diversa natura chimica: non ionico, anionico, cationico; estere o etere o sale.
Gli emulsionanti utilizzabili in cosmesi sono numerosi (diverse centinaia) e coprono ampiamente ogni esigenza formulativa.
In linea di massima sono costruiti idrofilizzando un radicale lipofilo; recentemente è stata iniziata anche la via opposta che consiste nel lipofilizzare polimeri idrofili.
EPIDERMIDE
Epitelio pavimentoso stratificato, cheratinizzato.
E' il tessuto più superficiale della cute, fatto di varie stratificazioni cellulari (strato basale, spinoso, granuloso, corneo).
Nello strato basale sono presenti anche i melanociti, le cellule del pigmento, mentre nello strato granuloso si collocano le cellule di Langerhans preposte alla difesa immunitaria.
L'epidermide non contiene vasi sanguigni; giungono invece sino allo strato basale sia terminazioni nervose libere che le cellule di Merkel.
Dall'invaginazione di cellule epidermiche nel derma prendono origine le ghiandole sudoripare e l'apparato pilo-sebaceo-follicolare.
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Re: Aggettivi e termini cosmetici
F
FATTORE IDRATANTE CUTANEO
(NMF, Natural Moisturizing Factor).
Secrezioni ed escrezioni cutanee generano sulla superficie epidermica la formazione di una complessa miscela di sostanze (provenienti sia dalla secrezione sudorale che dalla degradazione delle cellule granulose e di particolari molecole come la filaggrina).
Questa miscela comprende:
- acido piroglumatico (o pirrolidoncarbossilico)
- acido lattico e lattato sodico
- aminoacidi vari
- urea
- sali
- zuccheri e aminozuccheri.
Nel suo insieme questa miscela è in grado di trattenere la giusta umidità nello strato corneo, regolando la cosiddetta TEWL (Trans Epidermal Water Loss) cioè la perdita di acqua dalla cute verso l'esterno.
La funzione idratante dell'NMF è favorita sia dalla contemporanea presenza del sebo, sia dalla presenza negli spazi intercorneocitari dei lipidi epidermici (ceramidi, colesterolo, acidi grassi). Un lavaggio drastico e, ancor più, l'uso di solventi, determina la perdita dei lipidi di superficie e riduce notevolmente la capacità idromantenitiva dell'NMF.
FATTORE IDRATANTE RICOSTITUITO
Poiché la composizione dell'NMF è nota. è possibile ricostruire la miscela, introducendola alla giusta dose nei cosmetici destinati a idratare i reidratare l'epidermide.
Non sempre gli NMF ricostituiti corrispondono fedelmente all'NMF naturale.
In pratica, ogni azienda produttrice di NMF introduce nella miscela qualche sostanza particolare, in vista di esaltarne il potere idratante. Ad es. c'è che unisce collagene o collagene idrolizzato e chi aggiunge molecole di sintesi che non si ritrovano nell'NMF. Un tipo particolare di NMF ricostituito è formato esclusivamente da zuccheri.
FATTORE IDRATANTE CUTANEO
(NMF, Natural Moisturizing Factor).
Secrezioni ed escrezioni cutanee generano sulla superficie epidermica la formazione di una complessa miscela di sostanze (provenienti sia dalla secrezione sudorale che dalla degradazione delle cellule granulose e di particolari molecole come la filaggrina).
Questa miscela comprende:
- acido piroglumatico (o pirrolidoncarbossilico)
- acido lattico e lattato sodico
- aminoacidi vari
- urea
- sali
- zuccheri e aminozuccheri.
Nel suo insieme questa miscela è in grado di trattenere la giusta umidità nello strato corneo, regolando la cosiddetta TEWL (Trans Epidermal Water Loss) cioè la perdita di acqua dalla cute verso l'esterno.
La funzione idratante dell'NMF è favorita sia dalla contemporanea presenza del sebo, sia dalla presenza negli spazi intercorneocitari dei lipidi epidermici (ceramidi, colesterolo, acidi grassi). Un lavaggio drastico e, ancor più, l'uso di solventi, determina la perdita dei lipidi di superficie e riduce notevolmente la capacità idromantenitiva dell'NMF.
FATTORE IDRATANTE RICOSTITUITO
Poiché la composizione dell'NMF è nota. è possibile ricostruire la miscela, introducendola alla giusta dose nei cosmetici destinati a idratare i reidratare l'epidermide.
Non sempre gli NMF ricostituiti corrispondono fedelmente all'NMF naturale.
In pratica, ogni azienda produttrice di NMF introduce nella miscela qualche sostanza particolare, in vista di esaltarne il potere idratante. Ad es. c'è che unisce collagene o collagene idrolizzato e chi aggiunge molecole di sintesi che non si ritrovano nell'NMF. Un tipo particolare di NMF ricostituito è formato esclusivamente da zuccheri.
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Re: Aggettivi e termini cosmetici
I
IDRATANTE (funzione)
E' una delle fondamentali funzioni dei cosmetici.
Come è noto, lo strato corneo trattiene ancora una certa % di umidità (attorno al 10%) che consente di ottenere, assieme alla resistenza meccanica e chimica, anche una certa morbidezza ed elalsticità. La pelle, per regolare la perdita d'acqua e trattenere quella che le è utile, produce sia la barriera lipidica intracornea, sia il sebo che una miscela di aminoacidi nota come NMF (vedi FATTORE IDRATANTE CUTANEO).
A causa dei lavaggi frequenti parte di questo mantello idrolipidico viene perduto per cui si determina l'esigenza di un apporto restitutivo in sostanze esogene che svolgano la funzione idromantenitiva.
NMF ricostruito, lipidi epidermici, sostanze lipidiche sebosimili , inseriti in una emulsione costituiscono la forma più abituale del trattamento cosmetico reidratante.
IDROFILO
Viene così definito un prodotto affine all'acqua che cioè si scioglie o si disperde in acqua. Il concetto dell'idrofilia è molto elastico. Ad esempio il colsterolo è un lipide di natura alcolica. Grazie al gruppo ossidrilico funziona da emulsionante A/O emulsiona cioè l'acqua nell'olio. E per tale motivo definito come un lipide idrofilo. Idrofile sono le gomme e le mucillagini vegetali che in presenza di acqua si solvatano cioè si gonfiano formando dei geli. Idrofilo è il fattore idratante cutaneo, nel senso che consente di mantenere l'umidità ideale nello strato corneo; in questo caso è idrofilo nel senso etimologico della parola cioè amico dell'acqua. Idrofila è la glicerina, che è talmente avida di acqua da dover essere meglio definita come igroscopica.
IDROFOBO
Quando un prodotto non accetta l'acqua si dice che è idrofobo. Olio e acqua infatti non si legano in quanto l'uno non è solubile nell'altro. Vi sono prodotti talmente idrofobi da esser emeglio definiti come idrorepellenti.
Lo sono la vaselina, i siliconi e certi polimeri la cui idrofobicità e sfruttata nella preparazione di prodotti solari "resistenti all'acqua".
IDROMANTENITIVO
E' un termine alternativo a quello di idratare o più precisamente antidisidratante.
La funzione di un prodotto o di un preparato idromantenitivo è quella di prevenire ed evitare la perdita dell'acqua legata ai lipidi epidermici nello strato corneo.
Sono idromantenitivi tutti i lipidi, a partire dalla vaselina (che è addirittura occlusiva), il collagene, l'acido ialuronico ed ogni altro polimero sia esso vegetale che sintetico.
E' ovviamente idromantenitivo anche il fattore idratante cutaneo, composto da aminoacidi, sali e zuccheri.
IDROREPELLENTE
Talvolta si rivela utile applicare sulla cute (od anche sui capelli) un preparato che respinga l'acqua o comunque soluzioni acquose. Si pensi ad esempio ad una crema per neonati che debba impedire il contatto tra cute e deiezioni del bambino. O ad un prodotto solare che resista all'acqua di mare o, ancora, ad una crema "barriera" per le mani.
Il prodotto idrorepellente per eccellenza è il silicone, per lo più in forma di dimetilpolisilossano.
INCI
(International Nomenclature of Cosmetic Ingredients).
Nomenclatura comune prevista dall'inventario europeo degli ingredienti cosmetici.
Il linguaggio INCI viene impiegato nella dichiarazione degli ingredienti sulle etichette dei prodotti cosmetici fabbricati o commercializzati nell'Unione Europea. Secondo questa nomenclatura le sostanze di origine naturale vengono riportate con il loro nome latino (ad es. aqua); le sostanze di origine vegetale che non hanno subìto trattamenti chimici vengono indicate con nome botanico latino (secondo Linneo) della pianta da cui sono state ricavate (ad es. Prunus dulcis); gli ingredienti di origine sintetica o le sostanze vegetali trasformate chimicamente vengono riportate con il nome tecnico inglese (ad es. glycerin); i coloranti vengono indicati con il loro numero di Color Index (ad es. C.I. 14190); la presenza di profumo viene evidenziata dalla scritta "parfum" o "aroma".
Per chi volesse sapere di più, oppure avesse le domande da fare, indico il topic che tratta questo argomento in maniera approfondita:
QUI
INSAPONIFICABILE
Oli e grassi (vegetali ed animali) sono principalmente composti da trigliceridi.
E' spesso presente una frazione detta insaponificabile nel senso che non viene trasformata in sapone sotto l'azione di alcali come avviene per i trigliceridi.
Tale frazione è composta da idrocarburi ed alcoli e varia da olio a olio. Ad esempio l'insaponificabile dell'olio da olive e del burro di karitè è principalmente composto da idrocarburi (squalene, karitene, illipene) e da dosi minori di fitosteroli ed alcoli triterpenici.
Questi ultimi sono invece preponderanti negli insaponificabili di olio di soia e di avocado.
La frazione insaponificabile è di primario interesse sia in campo dermatologico (ove è usata per la terapia di sclerodermie e di altre dermatosi) sia in campo cosmetico in quanto svolge una efficace azione schermante contro i raggi UV ed una funzione di stimolazione sui fibroblasti.
Questa azione ha diretti riflessi sulla prevenzione delle rughe e dei rilassamenti cutanei.
Allo stato attuale delle cose gli insaponificabili costituiscono uno dei mezzi più efficaci per prevenire e combattere i processi di invecchiamento della pelle.
INVECCHIAMENTO CUTANEO
L'invecchiamento è un femomeno fisiologico progressivo ed irreversibile che porta alla modificazione morfologica, strutturale e funzionale dei tessuti e del intero organismo. L'invecchiamento cellulare è correlato al patrimonio genetico dell'individuo (orologio biologico) ma è fortemente condizionato dalle condizioni ambientali (inquinamento, radicali liberi, radiazioni ultraviolette) e dallo stile di vita (stress, fumo, alimentazione scorretta, abuso di alcool, farmaci...).
Attraverso il perseguimento di un corretto stile di vita, un'alimentazione equilibrata e l'uso di cosmetici adeguati si tenta oggi di porre un freno all'invecchiamento dei tessuti differenziando l'età biologica da quella cronologica. Il risultato è l'incremento della durata media della vita, il mantenimento della salute, delle performances fisiche, lavorative e sportive, dell'equilibrio psico-fisico, nonché il rallentamento della comparsa degli inestetismi cutanei caratteristici dell'età senile.
L'invecchiamento della pelle e le modificazioni caratteristiche ad esso correlate , sono da mettere in relazione ai cambiamenti biochimici che progressivamente si verificano a livello dell'epidermide e, soprattutto, del derma.
Le cellule epidermiche originate al livello dello strato basale giungono alla superficie della cute attraverso una naturale progressione, passando da uno stadio maturo e funzionale allo stato di cellule cheratinizzate oramai prive di vita. Col passare del tempo però si osserva una diminuzione del grado di turnover cellulare che si traduce in una perdita di vitalità dell'epidermide: si riduce lo spessore delle cellule vitali mentre aumenta quello delle cellule cheratinizzate (atrofia epidermica). Il fenomeno è accentuato dall'appiattimento delle papille dermiche, dove sono localizzati i capillari che provvedono alla nutrizione per diffusione delle cellule epidermiche, con riduzione dell'apporto di ossigeno e di nutrienti.
Anche le secrezioni ghiandolari risultano diminuite, specialmente dopo la menopausa, in seguito al calo degli ormoni sessuali.
L'epidermide si presenta meno protetta dal film idrolipidico e quindi più opaca, fragile, sensibile ed anelastica (disidratazione superficiale, anelasticità epidermica).
I melanociti modificano la loro attività biosintetica, specialmente quelli localizzati nelle zone fotoesposte come viso, collo, mani e decolletè, incrementando o riducendo la produzione del pigmento melanico con comparsa di macchie ipocromiche o ipercromiche (discromie).
Anche il connettivo dermico subisce modificazioni evidenti. Con l'aumentare dell'età biologica si riscontra una variazione della composizione biochimica del tessuto connettivo: il derma più giovane produce un collagene di composizione differente rispetto a quello prodotto da un derma più maturo, dove rallenta la sostituzioni delle vecchie fibre mentre il tessuto diventa sempre più rigido. Quanto più aumenta l'età biologica inoltre, tanto più diminuisce la produzione di elastina, la proteina responsabile della capacità elastica del tessuto cutaneo (anelasticità dermica).
Anche il contenuto di glicosaminoglicani (mucopolisaccaridi) si modifica: diminuisce la quantità di acido ialuronico mentre aumentano i glicosaminoglicani solforati (eparansolfato, cheratansolfato, condroitinsolfato). Poiché l'acido ialuronico è il maggior responsabile del contenuto idrico del derma, specialmente se in forma altamente polimerizzata, ne consegue che il derma riduce progressivamente la capacità di trattenere acqua e perde tono (disidrazione profonza, atonia dermica, rilassamento).
Nelle zone maggiormente sollecitate a livello meccanico (zona perioculare, zona frontale, zona naso-labbiale, zona perilabiale) si creano caratteristici solchi lineari, verticali o orizzontali (rughe d'espressione). Le rughe di espressione si differenziano dalle rughe da photoaging causate dall'azione dei raggi ultravioletti che, penetrando fino al derma, danneggiano irreparabilmente la struttura della rete elastica (elastosi solare).
Le papille dermiche tendono ad appiattirsi, si riduce lo scambio dermo-epidermico, i capillari perdono la capacità elastica e tendono a rimanere dilatati risultando così più visibili in superficie (couperose, teleangectasie).
Col passare degli anni anche lo spessore del tessuto adiposo ed il tono muscolare tendono a diminuire, aggravando ulteriormente la perdita di tono della pelle.
Il trattamento cosmetico dell'invecchiamento cutaneo prevede l'utilizzo di prodotti ad azione protettiva- preventiva e cosmetici stimolanti e rigeneranti di uso quotidiano (emulsioni, sieri) o saltuario (maschere, trattamenti intensivi). Gli attivi contenuti appartengono alle più svariate categorie: enzimi e vitamine antiossidanti, filtri e schermi solari, idratanti e cheratoplastici, emollienti, elasticizzanti, riepitelizzanti, vasoprotettori, depigmentanti, riempitivi, miorilassanti.
IPOALLERGENICO
Termine ampiamente usato in cosmesi ma non molto corretto. Le autorità sanitarie gli preferiscono altri concetti come ad esempio prodotto controllato a bassa incidenza d'allergia.
E' stato evidenziato da annuali valutazioni statistiche che su 100 soggetti presentanti reazioni di intolleranza allergica, 5 lo sono ad alcune sostanze cosmetiche quali certi componenti dei profumi (1,5%), le sostanze conservanti (1%), i coloranti per capelli ed altri prodotti usati nei cosmetici.
Poiché tutti i conservanti possono in teoria determinare reazioni allergiche in qualche soggetto e poiché tutti i cosmetici contengono conservanti, anche quando non contengono profumi i cosmetici stessi non possono - a rigor di logica - essere definiti ipoallergenici.
Diciamo piuttosto che il termine ipoallergenico è usato a scopo tranquillizzante e per dare una etichetta di maggior sicurezza al consumatore, ovviamente dopo che il prodotto è stato sperimentato su almeno 20-30 persone. Ciò non esclude che possono esservi soggetti che possono essere sensibile a qualche componente di un cosmetico "ipoallergenico". Ipo, in ogni caso, vuol dire poco. Poco allergenico non significa, comunque, anallergeno.
ISOEPIDERMICO
L'aggettivo è soprattutto riferito al Ph di un cosmetico che deve risultare il più vicino possibile al valore di leggera acidità che caratterizza il liquido acquoso che bagna l'epidermide. Isoepidermico è il cosmetico che presenta un Ph tra 4,5 e 6,5. Il termine può anche essere collegato alla natura del mantello idrolipidico epidermico, nel senso che un cosmetico è isoepidermico se contiene le sostanze simili all'NMF (vedi Fattore Idratante Cutaneo) ed ai lipidi epidermici.
IDRATANTE (funzione)
E' una delle fondamentali funzioni dei cosmetici.
Come è noto, lo strato corneo trattiene ancora una certa % di umidità (attorno al 10%) che consente di ottenere, assieme alla resistenza meccanica e chimica, anche una certa morbidezza ed elalsticità. La pelle, per regolare la perdita d'acqua e trattenere quella che le è utile, produce sia la barriera lipidica intracornea, sia il sebo che una miscela di aminoacidi nota come NMF (vedi FATTORE IDRATANTE CUTANEO).
A causa dei lavaggi frequenti parte di questo mantello idrolipidico viene perduto per cui si determina l'esigenza di un apporto restitutivo in sostanze esogene che svolgano la funzione idromantenitiva.
NMF ricostruito, lipidi epidermici, sostanze lipidiche sebosimili , inseriti in una emulsione costituiscono la forma più abituale del trattamento cosmetico reidratante.
IDROFILO
Viene così definito un prodotto affine all'acqua che cioè si scioglie o si disperde in acqua. Il concetto dell'idrofilia è molto elastico. Ad esempio il colsterolo è un lipide di natura alcolica. Grazie al gruppo ossidrilico funziona da emulsionante A/O emulsiona cioè l'acqua nell'olio. E per tale motivo definito come un lipide idrofilo. Idrofile sono le gomme e le mucillagini vegetali che in presenza di acqua si solvatano cioè si gonfiano formando dei geli. Idrofilo è il fattore idratante cutaneo, nel senso che consente di mantenere l'umidità ideale nello strato corneo; in questo caso è idrofilo nel senso etimologico della parola cioè amico dell'acqua. Idrofila è la glicerina, che è talmente avida di acqua da dover essere meglio definita come igroscopica.
IDROFOBO
Quando un prodotto non accetta l'acqua si dice che è idrofobo. Olio e acqua infatti non si legano in quanto l'uno non è solubile nell'altro. Vi sono prodotti talmente idrofobi da esser emeglio definiti come idrorepellenti.
Lo sono la vaselina, i siliconi e certi polimeri la cui idrofobicità e sfruttata nella preparazione di prodotti solari "resistenti all'acqua".
IDROMANTENITIVO
E' un termine alternativo a quello di idratare o più precisamente antidisidratante.
La funzione di un prodotto o di un preparato idromantenitivo è quella di prevenire ed evitare la perdita dell'acqua legata ai lipidi epidermici nello strato corneo.
Sono idromantenitivi tutti i lipidi, a partire dalla vaselina (che è addirittura occlusiva), il collagene, l'acido ialuronico ed ogni altro polimero sia esso vegetale che sintetico.
E' ovviamente idromantenitivo anche il fattore idratante cutaneo, composto da aminoacidi, sali e zuccheri.
IDROREPELLENTE
Talvolta si rivela utile applicare sulla cute (od anche sui capelli) un preparato che respinga l'acqua o comunque soluzioni acquose. Si pensi ad esempio ad una crema per neonati che debba impedire il contatto tra cute e deiezioni del bambino. O ad un prodotto solare che resista all'acqua di mare o, ancora, ad una crema "barriera" per le mani.
Il prodotto idrorepellente per eccellenza è il silicone, per lo più in forma di dimetilpolisilossano.
INCI
(International Nomenclature of Cosmetic Ingredients).
Nomenclatura comune prevista dall'inventario europeo degli ingredienti cosmetici.
Il linguaggio INCI viene impiegato nella dichiarazione degli ingredienti sulle etichette dei prodotti cosmetici fabbricati o commercializzati nell'Unione Europea. Secondo questa nomenclatura le sostanze di origine naturale vengono riportate con il loro nome latino (ad es. aqua); le sostanze di origine vegetale che non hanno subìto trattamenti chimici vengono indicate con nome botanico latino (secondo Linneo) della pianta da cui sono state ricavate (ad es. Prunus dulcis); gli ingredienti di origine sintetica o le sostanze vegetali trasformate chimicamente vengono riportate con il nome tecnico inglese (ad es. glycerin); i coloranti vengono indicati con il loro numero di Color Index (ad es. C.I. 14190); la presenza di profumo viene evidenziata dalla scritta "parfum" o "aroma".
Per chi volesse sapere di più, oppure avesse le domande da fare, indico il topic che tratta questo argomento in maniera approfondita:
QUI
INSAPONIFICABILE
Oli e grassi (vegetali ed animali) sono principalmente composti da trigliceridi.
E' spesso presente una frazione detta insaponificabile nel senso che non viene trasformata in sapone sotto l'azione di alcali come avviene per i trigliceridi.
Tale frazione è composta da idrocarburi ed alcoli e varia da olio a olio. Ad esempio l'insaponificabile dell'olio da olive e del burro di karitè è principalmente composto da idrocarburi (squalene, karitene, illipene) e da dosi minori di fitosteroli ed alcoli triterpenici.
Questi ultimi sono invece preponderanti negli insaponificabili di olio di soia e di avocado.
La frazione insaponificabile è di primario interesse sia in campo dermatologico (ove è usata per la terapia di sclerodermie e di altre dermatosi) sia in campo cosmetico in quanto svolge una efficace azione schermante contro i raggi UV ed una funzione di stimolazione sui fibroblasti.
Questa azione ha diretti riflessi sulla prevenzione delle rughe e dei rilassamenti cutanei.
Allo stato attuale delle cose gli insaponificabili costituiscono uno dei mezzi più efficaci per prevenire e combattere i processi di invecchiamento della pelle.
INVECCHIAMENTO CUTANEO
L'invecchiamento è un femomeno fisiologico progressivo ed irreversibile che porta alla modificazione morfologica, strutturale e funzionale dei tessuti e del intero organismo. L'invecchiamento cellulare è correlato al patrimonio genetico dell'individuo (orologio biologico) ma è fortemente condizionato dalle condizioni ambientali (inquinamento, radicali liberi, radiazioni ultraviolette) e dallo stile di vita (stress, fumo, alimentazione scorretta, abuso di alcool, farmaci...).
Attraverso il perseguimento di un corretto stile di vita, un'alimentazione equilibrata e l'uso di cosmetici adeguati si tenta oggi di porre un freno all'invecchiamento dei tessuti differenziando l'età biologica da quella cronologica. Il risultato è l'incremento della durata media della vita, il mantenimento della salute, delle performances fisiche, lavorative e sportive, dell'equilibrio psico-fisico, nonché il rallentamento della comparsa degli inestetismi cutanei caratteristici dell'età senile.
L'invecchiamento della pelle e le modificazioni caratteristiche ad esso correlate , sono da mettere in relazione ai cambiamenti biochimici che progressivamente si verificano a livello dell'epidermide e, soprattutto, del derma.
Le cellule epidermiche originate al livello dello strato basale giungono alla superficie della cute attraverso una naturale progressione, passando da uno stadio maturo e funzionale allo stato di cellule cheratinizzate oramai prive di vita. Col passare del tempo però si osserva una diminuzione del grado di turnover cellulare che si traduce in una perdita di vitalità dell'epidermide: si riduce lo spessore delle cellule vitali mentre aumenta quello delle cellule cheratinizzate (atrofia epidermica). Il fenomeno è accentuato dall'appiattimento delle papille dermiche, dove sono localizzati i capillari che provvedono alla nutrizione per diffusione delle cellule epidermiche, con riduzione dell'apporto di ossigeno e di nutrienti.
Anche le secrezioni ghiandolari risultano diminuite, specialmente dopo la menopausa, in seguito al calo degli ormoni sessuali.
L'epidermide si presenta meno protetta dal film idrolipidico e quindi più opaca, fragile, sensibile ed anelastica (disidratazione superficiale, anelasticità epidermica).
I melanociti modificano la loro attività biosintetica, specialmente quelli localizzati nelle zone fotoesposte come viso, collo, mani e decolletè, incrementando o riducendo la produzione del pigmento melanico con comparsa di macchie ipocromiche o ipercromiche (discromie).
Anche il connettivo dermico subisce modificazioni evidenti. Con l'aumentare dell'età biologica si riscontra una variazione della composizione biochimica del tessuto connettivo: il derma più giovane produce un collagene di composizione differente rispetto a quello prodotto da un derma più maturo, dove rallenta la sostituzioni delle vecchie fibre mentre il tessuto diventa sempre più rigido. Quanto più aumenta l'età biologica inoltre, tanto più diminuisce la produzione di elastina, la proteina responsabile della capacità elastica del tessuto cutaneo (anelasticità dermica).
Anche il contenuto di glicosaminoglicani (mucopolisaccaridi) si modifica: diminuisce la quantità di acido ialuronico mentre aumentano i glicosaminoglicani solforati (eparansolfato, cheratansolfato, condroitinsolfato). Poiché l'acido ialuronico è il maggior responsabile del contenuto idrico del derma, specialmente se in forma altamente polimerizzata, ne consegue che il derma riduce progressivamente la capacità di trattenere acqua e perde tono (disidrazione profonza, atonia dermica, rilassamento).
Nelle zone maggiormente sollecitate a livello meccanico (zona perioculare, zona frontale, zona naso-labbiale, zona perilabiale) si creano caratteristici solchi lineari, verticali o orizzontali (rughe d'espressione). Le rughe di espressione si differenziano dalle rughe da photoaging causate dall'azione dei raggi ultravioletti che, penetrando fino al derma, danneggiano irreparabilmente la struttura della rete elastica (elastosi solare).
Le papille dermiche tendono ad appiattirsi, si riduce lo scambio dermo-epidermico, i capillari perdono la capacità elastica e tendono a rimanere dilatati risultando così più visibili in superficie (couperose, teleangectasie).
Col passare degli anni anche lo spessore del tessuto adiposo ed il tono muscolare tendono a diminuire, aggravando ulteriormente la perdita di tono della pelle.
Il trattamento cosmetico dell'invecchiamento cutaneo prevede l'utilizzo di prodotti ad azione protettiva- preventiva e cosmetici stimolanti e rigeneranti di uso quotidiano (emulsioni, sieri) o saltuario (maschere, trattamenti intensivi). Gli attivi contenuti appartengono alle più svariate categorie: enzimi e vitamine antiossidanti, filtri e schermi solari, idratanti e cheratoplastici, emollienti, elasticizzanti, riepitelizzanti, vasoprotettori, depigmentanti, riempitivi, miorilassanti.
IPOALLERGENICO
Termine ampiamente usato in cosmesi ma non molto corretto. Le autorità sanitarie gli preferiscono altri concetti come ad esempio prodotto controllato a bassa incidenza d'allergia.
E' stato evidenziato da annuali valutazioni statistiche che su 100 soggetti presentanti reazioni di intolleranza allergica, 5 lo sono ad alcune sostanze cosmetiche quali certi componenti dei profumi (1,5%), le sostanze conservanti (1%), i coloranti per capelli ed altri prodotti usati nei cosmetici.
Poiché tutti i conservanti possono in teoria determinare reazioni allergiche in qualche soggetto e poiché tutti i cosmetici contengono conservanti, anche quando non contengono profumi i cosmetici stessi non possono - a rigor di logica - essere definiti ipoallergenici.
Diciamo piuttosto che il termine ipoallergenico è usato a scopo tranquillizzante e per dare una etichetta di maggior sicurezza al consumatore, ovviamente dopo che il prodotto è stato sperimentato su almeno 20-30 persone. Ciò non esclude che possono esservi soggetti che possono essere sensibile a qualche componente di un cosmetico "ipoallergenico". Ipo, in ogni caso, vuol dire poco. Poco allergenico non significa, comunque, anallergeno.
ISOEPIDERMICO
L'aggettivo è soprattutto riferito al Ph di un cosmetico che deve risultare il più vicino possibile al valore di leggera acidità che caratterizza il liquido acquoso che bagna l'epidermide. Isoepidermico è il cosmetico che presenta un Ph tra 4,5 e 6,5. Il termine può anche essere collegato alla natura del mantello idrolipidico epidermico, nel senso che un cosmetico è isoepidermico se contiene le sostanze simili all'NMF (vedi Fattore Idratante Cutaneo) ed ai lipidi epidermici.
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Re: Aggettivi e termini cosmetici
L
LENITIVA (funzione)
Il termine è consentito per l'uso cosmetico a patto che rientri in un contesto da cui risulti l'esclusiva funzione cosmetica lenitiva nei riguardi dell'ambiente esterno e non vi sia alcun riferimento ad interventi di tipo terapeutico nei confronti di fatti patologici.
Il termine lenitivo è di norma usato per prodotti "antiarrossamento" destinati al bambino, alle pelli delicate e sensibili, ai doposole ed ai dopo barba.
Quali agenti lenitivi si usano in cosmesi il bisabololo, l'azulene, l'essenza o gli estratti di camomilla, l'acido glicirretico (da liquirizia), il pantenolo, gli estratti o le mucillagini di malva, ecc.
LEVIGANTE (funzione)
Non potendosi applicare in cosmesi la pratica esfogliante del peeling (vietata dalla legge 713) si aggira l'ostacolo attraverso l'applicazione di prodotti aventi pura azione meccanica e fisica, noti come scrubs o gommages.
Si tratta di prodotti in forma di crema o di gel che agiscono in 2 modi:
- o arrotolandosi sulla pelle dando l'impressione di "cellule morte che cadono"
- o svolgendo azione abrasiva grazie alla presenza di sferule di plastica o di noccioli polverizzati.
Si tratta chiaramente, di prodotti ad azione superficiale che lasciano la pelle levigata e meno ruvida. Vengono di norma applicati sulle zone più irruvidite e spesse della pelle (retrobraccia, gomiti, ginocchia, talloni, pianta del piede) ma non mancano anche preparazioni per il viso.
LUBRIFICANTE
Il termine non è molto utilizzato in cosmesi. In realtà esiste un effetto lubrificante sulla cute che è quello prodotto dal sebo e dai lipidi in genere. Lubrificante è anche l'attività di alcuni lipidi, come i siliconi, impiegati spesso per impartire scorrevolezza agli oli da massaggio o ai prodotti solari.
LENITIVA (funzione)
Il termine è consentito per l'uso cosmetico a patto che rientri in un contesto da cui risulti l'esclusiva funzione cosmetica lenitiva nei riguardi dell'ambiente esterno e non vi sia alcun riferimento ad interventi di tipo terapeutico nei confronti di fatti patologici.
Il termine lenitivo è di norma usato per prodotti "antiarrossamento" destinati al bambino, alle pelli delicate e sensibili, ai doposole ed ai dopo barba.
Quali agenti lenitivi si usano in cosmesi il bisabololo, l'azulene, l'essenza o gli estratti di camomilla, l'acido glicirretico (da liquirizia), il pantenolo, gli estratti o le mucillagini di malva, ecc.
LEVIGANTE (funzione)
Non potendosi applicare in cosmesi la pratica esfogliante del peeling (vietata dalla legge 713) si aggira l'ostacolo attraverso l'applicazione di prodotti aventi pura azione meccanica e fisica, noti come scrubs o gommages.
Si tratta di prodotti in forma di crema o di gel che agiscono in 2 modi:
- o arrotolandosi sulla pelle dando l'impressione di "cellule morte che cadono"
- o svolgendo azione abrasiva grazie alla presenza di sferule di plastica o di noccioli polverizzati.
Si tratta chiaramente, di prodotti ad azione superficiale che lasciano la pelle levigata e meno ruvida. Vengono di norma applicati sulle zone più irruvidite e spesse della pelle (retrobraccia, gomiti, ginocchia, talloni, pianta del piede) ma non mancano anche preparazioni per il viso.
LUBRIFICANTE
Il termine non è molto utilizzato in cosmesi. In realtà esiste un effetto lubrificante sulla cute che è quello prodotto dal sebo e dai lipidi in genere. Lubrificante è anche l'attività di alcuni lipidi, come i siliconi, impiegati spesso per impartire scorrevolezza agli oli da massaggio o ai prodotti solari.
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Re: Aggettivi e termini cosmetici
M
MANTELLO IDRO-LIPIDICO EPICUTANEO
Sullo strato corneo si riversano la secrezione sudoripara e quella sebacea. Sono inoltre presenti sostanze provenienti dalla degradazione cellulare, mentre fra le cellule cornee è disposto un "cemento" costituito da stratificazioni di acqua e lipidi "intercorneocitari" .
Sudore, sebo e sostanze costituenti il fattore idratante cutaneo compongono il mantello idrolipidico vero e proprio mentre il sottostante cemento costituisce più propriamente la barriera di permeabilità epidermica.
Entrambi i sistemi, unitamente allo strato corneo, svolgono la fondamentale funzione protettiva, difensiva e idratante della pelle.
Estremamente sensibili ai detergenti, richiedono un costante intervento restitutivo dopo ogni lavaggio attraverso appositi preparati idro e sebo restitutivi contenenti NMF ricostituito.
MICROBIOLOGIA CUTANEA
La cute è colonizzata di microrganismi sin dalla nascita. La maggior parte è costituita da batteri Gram+ (gram positivi) di tipo saprofitico. Si tratta cioè di batteri che si nutrono del materiale corneo in desquamazione e che vivono nello strato corneo più superficiale.
Fanno parte del gruppo detto dei Corineformi dal cui metabolismo deriva solo il fastidioso fenomeno del cattivo odore corporeo.
Nel follicolo pilifero si ritrovano lieviti lipofili (Pityrosporum) che degradano i trigliceridi del sebo e che possono determinare l'inestetismo della forfora. Di particolare abbondanza è la flora microbica presente nel cavo orale ove prevalgono alcune specie di Streptococchi ed a cui è dovuta la formazione di placca e tartaro.
MICROBIOLOGICAMENTE CONTROLLATO
Espressione tecnica usata dalle aziende produttrici e che sta ad indicare l'avvenuto controllo microbiologico di un cosmetico la cui carica microbica è risultata minima o assente . Il controllo microbiologico di base è detto "conta microbica totale" e viene eseguito sui campioni di un cosmetico diluiti in terreno di coltura.
Il controllo viene eseguito su terreni differenziati fra batteri, funghi filamentosi e lieviti. Nel caso in cui il controllo quantitativo rivelasse una certa carica microbica si eseguono successivi controllo qualitativi al fine di individuare i tipi di microrganismi presenti, in particolare quelli definiti come "patogeni" (es. Stafilococchi, Pseudomonas).
MICROCAPSULE
La microincapsulazione è un processo tecnologico che consiste nel rivestimento di piccole particelle costituite da cristalli o granuli di principio attivo, con una sottile membrana di materiale polimerico. Le microcapsule sono visibili a occhio nudo ed hanno un diametro variabile tra pochi micron (millesimi di millimetro) ed 1 millimetro. Esse vengono classificate in mononucleari e polinucleari a seconda che i nuclei vengano ricoperti singolarmente o meno dal materiale di rivestimento.
I materiali impiegati per la copertura possono essere:
- polimeri solubili in acqua (gelatina, gomma arabica, polisaccaridi da alghe, derivati della cellulosa)
- polimeri insolubili in acqua (poliacrilati, siliconi, derivati insolubili della cellulosa)
- polimeri gastroresistenti (ftalati, polimetacrilati)
- grassi e cere (cera d'api, cera carnauba, paraffina solida)
L'uso di sistemi microincapsulati in tecnica farmaceutica è finalizzato alla stabilizzazione ed al controllo della cinetica di rilascio del principio attivo. Da tempo infatti molti attivi vengono incapsulati per garantire una maggiore protezione dall'umidità, dall'ossigeno e dalle radiazioni luminose, mentre il rilascio prolungato migliora l'efficacia e la tollerabilità del farmaco (effetto chrono o retard). La microincapsulazione inoltre consente la conversione di principi attivi liquidi in polveri e rende possibile l'impiego, nella stessa formulazione, di attivi anche incompatibili tra loro. La microcapsula evita il contatto diretto del farmaco con le mucose, riducendone l'azione irritante (effetto moneta) ed il contatto con le papille gustative nel caso dei farmaci dal sapore sgradevole.
I vantaggi offerti dalla microincapsulazione vengono sfruttati anche a livello cosmetico con miglioramento dell'efficacia , della tollerabilità, della stabilità e dell'aspetto del prodotto finito.
MANTELLO IDRO-LIPIDICO EPICUTANEO
Sullo strato corneo si riversano la secrezione sudoripara e quella sebacea. Sono inoltre presenti sostanze provenienti dalla degradazione cellulare, mentre fra le cellule cornee è disposto un "cemento" costituito da stratificazioni di acqua e lipidi "intercorneocitari" .
Sudore, sebo e sostanze costituenti il fattore idratante cutaneo compongono il mantello idrolipidico vero e proprio mentre il sottostante cemento costituisce più propriamente la barriera di permeabilità epidermica.
Entrambi i sistemi, unitamente allo strato corneo, svolgono la fondamentale funzione protettiva, difensiva e idratante della pelle.
Estremamente sensibili ai detergenti, richiedono un costante intervento restitutivo dopo ogni lavaggio attraverso appositi preparati idro e sebo restitutivi contenenti NMF ricostituito.
MICROBIOLOGIA CUTANEA
La cute è colonizzata di microrganismi sin dalla nascita. La maggior parte è costituita da batteri Gram+ (gram positivi) di tipo saprofitico. Si tratta cioè di batteri che si nutrono del materiale corneo in desquamazione e che vivono nello strato corneo più superficiale.
Fanno parte del gruppo detto dei Corineformi dal cui metabolismo deriva solo il fastidioso fenomeno del cattivo odore corporeo.
Nel follicolo pilifero si ritrovano lieviti lipofili (Pityrosporum) che degradano i trigliceridi del sebo e che possono determinare l'inestetismo della forfora. Di particolare abbondanza è la flora microbica presente nel cavo orale ove prevalgono alcune specie di Streptococchi ed a cui è dovuta la formazione di placca e tartaro.
MICROBIOLOGICAMENTE CONTROLLATO
Espressione tecnica usata dalle aziende produttrici e che sta ad indicare l'avvenuto controllo microbiologico di un cosmetico la cui carica microbica è risultata minima o assente . Il controllo microbiologico di base è detto "conta microbica totale" e viene eseguito sui campioni di un cosmetico diluiti in terreno di coltura.
Il controllo viene eseguito su terreni differenziati fra batteri, funghi filamentosi e lieviti. Nel caso in cui il controllo quantitativo rivelasse una certa carica microbica si eseguono successivi controllo qualitativi al fine di individuare i tipi di microrganismi presenti, in particolare quelli definiti come "patogeni" (es. Stafilococchi, Pseudomonas).
MICROCAPSULE
La microincapsulazione è un processo tecnologico che consiste nel rivestimento di piccole particelle costituite da cristalli o granuli di principio attivo, con una sottile membrana di materiale polimerico. Le microcapsule sono visibili a occhio nudo ed hanno un diametro variabile tra pochi micron (millesimi di millimetro) ed 1 millimetro. Esse vengono classificate in mononucleari e polinucleari a seconda che i nuclei vengano ricoperti singolarmente o meno dal materiale di rivestimento.
I materiali impiegati per la copertura possono essere:
- polimeri solubili in acqua (gelatina, gomma arabica, polisaccaridi da alghe, derivati della cellulosa)
- polimeri insolubili in acqua (poliacrilati, siliconi, derivati insolubili della cellulosa)
- polimeri gastroresistenti (ftalati, polimetacrilati)
- grassi e cere (cera d'api, cera carnauba, paraffina solida)
L'uso di sistemi microincapsulati in tecnica farmaceutica è finalizzato alla stabilizzazione ed al controllo della cinetica di rilascio del principio attivo. Da tempo infatti molti attivi vengono incapsulati per garantire una maggiore protezione dall'umidità, dall'ossigeno e dalle radiazioni luminose, mentre il rilascio prolungato migliora l'efficacia e la tollerabilità del farmaco (effetto chrono o retard). La microincapsulazione inoltre consente la conversione di principi attivi liquidi in polveri e rende possibile l'impiego, nella stessa formulazione, di attivi anche incompatibili tra loro. La microcapsula evita il contatto diretto del farmaco con le mucose, riducendone l'azione irritante (effetto moneta) ed il contatto con le papille gustative nel caso dei farmaci dal sapore sgradevole.
I vantaggi offerti dalla microincapsulazione vengono sfruttati anche a livello cosmetico con miglioramento dell'efficacia , della tollerabilità, della stabilità e dell'aspetto del prodotto finito.
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Re: Aggettivi e termini cosmetici
N
NEUTRO
E' forse l'aggettivo più usato in cosmesi, a proposito ed a sproposito.
Dal punto di vista stechiometrico neutro è un prodotto in soluzione acquosa che ha pH = 7.
L'acqua è, appunto, neutra per eccellenza avendo pH = 7.
E' usata, impropriamente, la definizione di "sapone neutro" per indicare che il prodotto non contiene eccesso di alcali. Tuttavia la soluzione acquosa di tale sapone, a seguito di idrolisi, presenta pH 10.
Dal punto di vista fisiologico è definito neutro un prodotto non aggressivo, ben tollerato dalla pelle. E infine, dal punto di vista di marketing e della pubblicità, è neutro un prodotto semplice, senza colore, con poco profumo di nota "neutra", privo di particolari attività, adatto ad una pelle delicata. Il termine "neutro" è ormai entrato nel linguaggio cosmetico, forse più sulla spinta degli slogan pubblicitari che della stechiometria.
Noi preferiamo riservare a neutro il suo unico e vero significato chimico: neutro significa pH 7.
N.M.F. (Natural Moisturizing Factor)
Secrezioni ed escrezioni cutanee generano sulla superficie epidermica la formazione di una complessa miscela di sostanze, provenienti sia dalla secrezione sudorale che dalla degradazione delle cellule granulose e di particolari molecole come la filaggrina. Questa miscela comprende acido piroglutamico o pirrolidoncarbossilico, acido lattico e lattati, aminoacidi vari, urea, sali, zuccheri ed aminozuccheri. Nel suo insieme questa miscela è in grado di trattenere la giusta umidità dello strato corneo, regolando le cosiddette TEWL (trans epidermal water loss) cioè la pedita di acqua transepidermica.
NON SAPONE
Poiché la maggior parte degli utilizzatori di detergenti conosce solo il sapone, per poter far loro capire che un detergente è realizzabile anche senza sapone, il marketing usa espressioni tipo "sapone senza sapone", "non sapone", "pane detergente senza sapone". In effetti, la tensiochimica è ricchissima di tensioattivi: da un lato c'è il sapone (sale alcalino di acidi grassi) e dall'altro decine e decine di molecole (etero e amido-carbossilati, alchilsolfati, allchilsemisolfosuccinati, imidazoline, betaine ecc.). Esiste cioè uno scompenso tecnologico enorme che però non è a conoscenza del consumatore; da qui l'uso di una espressione negativa anziché una definizione positiva e chiara.
NORMALIZZANTE
La cosmesi ha il suo linguaggio, le sue terminologie "parafarmacologiche" che forzatamente devono escludere ogni richiamo ad azione terapeutiche.
Il termine "normalizzante" è un esempio di queste espressioni tipicamente cosmetiche, che dicono e non dicono.
In cosmesi, per la verità, non ci sarebbe nulla da "normalizzare" in quanto una pelle fuori norma è in pratica una pelle patologica.
Tuttavia normalizzante cosmetico vuole significare trattamento che mantiene nella norma fisiologica una pelle non patologica.
E sotto questo profilo il termine è più che accettabile, anche se meno chiaro di altri più usati quali emolliente, nutriente, ammorbidente, ecc.
NUTRIENTE CUTANEO
Difficile far accettare ad un dietologo (ma anche ad un dermatologo) l'aggettivo nutriente riferito alla cute.
La pelle riceve il suo nutrimento attraverso i normali tramiti fisiologici e ciò, letteralmente, non è possibile con prodotti cosmetici.
Par la verità il termine nutriente in cosmesi va inteso in modo diverso e vuol significare apporto di sostanze emollienti e sebosimili.
NEUTRO
E' forse l'aggettivo più usato in cosmesi, a proposito ed a sproposito.
Dal punto di vista stechiometrico neutro è un prodotto in soluzione acquosa che ha pH = 7.
L'acqua è, appunto, neutra per eccellenza avendo pH = 7.
E' usata, impropriamente, la definizione di "sapone neutro" per indicare che il prodotto non contiene eccesso di alcali. Tuttavia la soluzione acquosa di tale sapone, a seguito di idrolisi, presenta pH 10.
Dal punto di vista fisiologico è definito neutro un prodotto non aggressivo, ben tollerato dalla pelle. E infine, dal punto di vista di marketing e della pubblicità, è neutro un prodotto semplice, senza colore, con poco profumo di nota "neutra", privo di particolari attività, adatto ad una pelle delicata. Il termine "neutro" è ormai entrato nel linguaggio cosmetico, forse più sulla spinta degli slogan pubblicitari che della stechiometria.
Noi preferiamo riservare a neutro il suo unico e vero significato chimico: neutro significa pH 7.
N.M.F. (Natural Moisturizing Factor)
Secrezioni ed escrezioni cutanee generano sulla superficie epidermica la formazione di una complessa miscela di sostanze, provenienti sia dalla secrezione sudorale che dalla degradazione delle cellule granulose e di particolari molecole come la filaggrina. Questa miscela comprende acido piroglutamico o pirrolidoncarbossilico, acido lattico e lattati, aminoacidi vari, urea, sali, zuccheri ed aminozuccheri. Nel suo insieme questa miscela è in grado di trattenere la giusta umidità dello strato corneo, regolando le cosiddette TEWL (trans epidermal water loss) cioè la pedita di acqua transepidermica.
NON SAPONE
Poiché la maggior parte degli utilizzatori di detergenti conosce solo il sapone, per poter far loro capire che un detergente è realizzabile anche senza sapone, il marketing usa espressioni tipo "sapone senza sapone", "non sapone", "pane detergente senza sapone". In effetti, la tensiochimica è ricchissima di tensioattivi: da un lato c'è il sapone (sale alcalino di acidi grassi) e dall'altro decine e decine di molecole (etero e amido-carbossilati, alchilsolfati, allchilsemisolfosuccinati, imidazoline, betaine ecc.). Esiste cioè uno scompenso tecnologico enorme che però non è a conoscenza del consumatore; da qui l'uso di una espressione negativa anziché una definizione positiva e chiara.
NORMALIZZANTE
La cosmesi ha il suo linguaggio, le sue terminologie "parafarmacologiche" che forzatamente devono escludere ogni richiamo ad azione terapeutiche.
Il termine "normalizzante" è un esempio di queste espressioni tipicamente cosmetiche, che dicono e non dicono.
In cosmesi, per la verità, non ci sarebbe nulla da "normalizzare" in quanto una pelle fuori norma è in pratica una pelle patologica.
Tuttavia normalizzante cosmetico vuole significare trattamento che mantiene nella norma fisiologica una pelle non patologica.
E sotto questo profilo il termine è più che accettabile, anche se meno chiaro di altri più usati quali emolliente, nutriente, ammorbidente, ecc.
NUTRIENTE CUTANEO
Difficile far accettare ad un dietologo (ma anche ad un dermatologo) l'aggettivo nutriente riferito alla cute.
La pelle riceve il suo nutrimento attraverso i normali tramiti fisiologici e ciò, letteralmente, non è possibile con prodotti cosmetici.
Par la verità il termine nutriente in cosmesi va inteso in modo diverso e vuol significare apporto di sostanze emollienti e sebosimili.
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Re: Aggettivi e termini cosmetici
O
OPACANTE (opacizzante)
Viene così definito un prodotto cosmetico contenente ossido di zinco, biossido di titanio, caolino, talco, acido stearico e tale da lasciare sulla pelle un film più o meno netto di sostanza opaca.
Le creme evanescenti da giorno, a base di stearina ne sono un esempio.
Più marcato è l'effetto opacante di certi prodotti solari per montagna (per labbra o viso) o di altri prodotti che devono impedire la pigmentazione della pelle. I prodotti di trucco, come ad esempio i fondotinta e le ciprie, sono più o meno opacanti in virtù del loro contenuto in talco e caolino.
ORTODERMICO
L'etimologia è greca (da ortos = giusto) cioè giusto per la pelle.
E' definito cioè ortodermico un cosmetico che per i suoi componenti e le sue proprietà risulta adatto ad essere applicato sulla pelle sia con buoni risultati sia senza reazioni negative.
E' ad es. ortodermico un prodotto contenente sostanze sebo-simili e non del semplice olio di vaselina, sostanza che non si ritrova sulla pelle.
OSSIDAZIONE
Processo chimico (ma anche favorito da fattori fisici) che, attraverso l'introduzione di ossigeno in una molecola, ne provoca la trasformazione. Il più noto processo ossidativo è l'irrancidimento, avviato da raggi UV, catalizzato da ioni ferro e che attraverso la formazione di radicali perossidici e dei successivi idoperossidi porta alla formazione di sostanze ossidate - cioè irrancidite - e quindi alla degradazione del grasso di partenza. E' un fatto ossidativo anche la formazione di melanina a partire da tirosina. Fra i trattamenti cosmetici vi è la decorazione dei capelli con acqua ossigenata che libera ossigeno nascente il quale "ossida" la melanina distruggendola e determinando, così l'imbiondimento dei capelli.
OPACANTE (opacizzante)
Viene così definito un prodotto cosmetico contenente ossido di zinco, biossido di titanio, caolino, talco, acido stearico e tale da lasciare sulla pelle un film più o meno netto di sostanza opaca.
Le creme evanescenti da giorno, a base di stearina ne sono un esempio.
Più marcato è l'effetto opacante di certi prodotti solari per montagna (per labbra o viso) o di altri prodotti che devono impedire la pigmentazione della pelle. I prodotti di trucco, come ad esempio i fondotinta e le ciprie, sono più o meno opacanti in virtù del loro contenuto in talco e caolino.
ORTODERMICO
L'etimologia è greca (da ortos = giusto) cioè giusto per la pelle.
E' definito cioè ortodermico un cosmetico che per i suoi componenti e le sue proprietà risulta adatto ad essere applicato sulla pelle sia con buoni risultati sia senza reazioni negative.
E' ad es. ortodermico un prodotto contenente sostanze sebo-simili e non del semplice olio di vaselina, sostanza che non si ritrova sulla pelle.
OSSIDAZIONE
Processo chimico (ma anche favorito da fattori fisici) che, attraverso l'introduzione di ossigeno in una molecola, ne provoca la trasformazione. Il più noto processo ossidativo è l'irrancidimento, avviato da raggi UV, catalizzato da ioni ferro e che attraverso la formazione di radicali perossidici e dei successivi idoperossidi porta alla formazione di sostanze ossidate - cioè irrancidite - e quindi alla degradazione del grasso di partenza. E' un fatto ossidativo anche la formazione di melanina a partire da tirosina. Fra i trattamenti cosmetici vi è la decorazione dei capelli con acqua ossigenata che libera ossigeno nascente il quale "ossida" la melanina distruggendola e determinando, così l'imbiondimento dei capelli.
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Re: Aggettivi e termini cosmetici
P
PAIDOCOSMETICI
Dal greco "paidos", fanciullo.
Cosmesi per il neonato, l'infante ed il bambino prepubere. Quando il neonato viene alla luce, la sua pelle è ormai completa, più sottile ma più ricca di acido ialuronico della pelle di un adulto.
Uniche a non funzionare ancora sono le ghiandole apocrine e sebacee. Per questo la cute infantile non ha odore e non presenta i disturbi connessi con l'attività delle ghiandole sebacee. A lubrificarla vi sono i lipidi di provenienza cellulare, sopratutto colesterolo. I prodotti cosmetici tipici per la cura della pelle del neonato vanno dall'olio di pulizia al latte o la crema detergente, allo shampoo neutro, caratterizzati dalla massima delicatezza ed ipoallergenicità.
Altri cosmetici caratteristici sono la pasta all'ossido di zinco, lenitiva e disarrossante ed il talco per assorbire l'umidità delle pieghe cutanee. Per i bambini dai 2 anni in su esistono inoltre dentifrici specifici, con aroma caratteristico e rinforzati con fluoro, e creme solari a base di schermi minerali (ossido di zinco, biossido di titanio) per le prime esposizioni al sole.
PATOLOGIA CUTANEA
La pelle, come ogni altro organo, può ammalarsi per varie cause sia esterne che interne.
L'insorgere di una alterazione che modifica la condizione fisiologica può condurre ad una patologia cutanea.
L'acne è la più nota fra le patologie inestetiche (ed essendo un fatto patologico non può essere trattata con cosmetici). Eczemi topici ed atopici, psoriasi, infezioni batteriche, fungine, virali sono altrettanti esempi di dermatiti, cioè manifestazioni patologiche.
Non sono considerate patologie cutanee la forfora, la seborrea, la cellulite ai primi stadi, le rughe, le smagliature, l'alopecia androgenetica (cioè la caduta dei cappelli connessa con la condizione maschile).
Talvolta i confini sono poco chiari: una pelle disidratata e screpolata è ancora nei limiti fisiologici, così come una pelle ipercheratosica; ma la condizione di xerosi può degenerare sino a ittiosi che è uno stato patologico.
PEELING
Termine anglosassone che sta ad indicare una azione esfoliante effettuata sullo strato corneo epidermico.
Si tratta di pratica medica vietata in cosmesi in quanto eseguita con sostanze fortemente cheratolitiche (acido, salicilico, resorcina, acido tricloroacetico, acido lattico, acido glicolico, urea ad alte dosi ecc.).
Il peeling viene eseguito dal dermatologo in presenza di condizioni patologiche della cute o al termine di terapie, al fine di eliminare ipercheratosi e cicatrici superficiali.
Come già detto la tecnica del peeling (sia quello chimico che quello enzimatico) è vietata in cosmesi e può essere tutt'al più rimpiazzata da peeling meccanici superficiali (quelli che i francesi chiamano gommage e gli inglesi scrub).
PELLE COPPAROSICA
Copparosa (e non couperose) è termine latino, non francese. Si dovrebbe
cioè scrivere cupri rosa, vale a dire efflorescenza di color rame.
L'aspetto arrossato, la presenza visibile di teleangiectasie (piccoli vasi danneggiati) indicano che la copparosa è una disfunzione vasale e come tale non è cosmeticamente trattabile.
Non possono cioè esistere "cosmetici anticopparosa" ma tutt'al più prodotti protettivi e antiarrossamento che consentono di evitare un peggioramento della condizione eritrosica della pelle, a seguito di danni ambientali.
La pelle con copparosa va pulita in modo delicato, protetta con prodotti contenenti filtri UV-B e aiutata con preparati antiarrossamento contenenti sostanze vaso protettive quali le saponine di ippocastano e di rusco, gli antociani del mirtillo, i flavonoidi della camomilla o del gingko biloba.
PELLE DELICATA
Termine cosmetico forse un po' generico, che può anche far sorridere un dermatologo.
Si usa a dire che la pelle è delicata quando è particolarmente sensibile all'ambiente esterno, ai raggi UV, agli sbalzi termici, ai trattamenti cosmetici.
E' probabilmente individuabile sia perché è secca, disidratata, sottile, sia perché le sue difese immunitarie, la sua circolazione sanguigna, le sue terminazioni nervose sono particolarmente reattive a stimoli esterni. Si usa anche dire che delicata è la pelle del bambino, forse perché priva di secrezioni sebacee che caratterizzano la pelle adulta. Nella estrema genericità del termine è comunque sottinteso che un tale tipo di pelle va trattato con delicatezza, limitando al limite necessario i trattamenti cosmetici: un detergente non schiumogeno, uso di acqua tiepida, un protettivo morbido ma anche non troppo untuoso, un emolliente leggero e null'altro; se poi la pelle è delicata anche sotto il sole, si aggiunge alla breve lista un filtro solare ad alta protezione.
PELLE DISIDRATATA
Un giovane e brillante dermatologo ha fatto recentemente l'elogio della disidratazione, nel senso che proprio dalla morte cellulare e dalla perdita di acqua che deriva la formazione dello strato corneo e della barriera difensiva epidermica. Quando si parla di pelle disidratata ci si riferisce esattamente al fatto che l'umidità presente nello strato corneo (che è del 10%) scende al di sotto di tale valore causando ruvidità e screpolatura dello strato corneo. Compito del cosmetico idratante è quello di mantenere attorno al 10% la dose di acqua negli spazi interconeocitari, creando sullo strato corneo un film protettivo e igrostatico tale da garantire l'omeostasi idrica.
Una pelle è disidratata se è troppo lavata e sgrassata o se non produce a sufficienza sebo, NMF e lipidi interconeocitari. Si combatte la disidratazione applicando di giorno un cosmetico contenente NMF, collagene o acido ialuronico, lipidi sebosimili, liposomi contenenti ceramidi, colesterolo, acidi grassi polinsaturi (specie acido gamma linolenico).
Il trattamento idratante è di rigore nel periodo invernale, nei giorni ventosi, in ambiente a bassa umidità relativa.
PELLE GRASSA
E' definita così una pelle che presenta una secrezione sebacea superiore alla norma. Nè deriva una eccessiva untuosità cutanea, la dilatazione degli osti follicolari e, in certi casi, il ristagno del sebo nel follicolo con formazione di comedoni e punti neri.
La pelle grassa (seborroica) è di non facile normalizzazione in quanto l'attività sebacea è sotto controllo ormonale e quindi non influenzabile con cosmetici.
Non potendosi ridurre la quantità di sebo, si opera attraverso tre sequenze:
- pulizia profonda e quotidiana
- applicazione di prodotti che stendono i globuli di sebo in film sottile tale da far sembrare meno grassa la pelle
- applicazione di prodotti con effetto assorbente e opacante che tolgono l'effetto lucido e untuoso.
Non sempre sono consigliabili astringenti energici che, chiudendo i follicoli, provocano il ristagno del sebo nell'imbuto follicolare.
PELLE IMPURA (comedonica, con punti neri)
Alla voce pelle grassa (vedi) abbiamo accennato al fatto che una eccessiva secrezione sebacea può essere accompagnata da ristagno del sebo nel follicolo, formazione del tappo corneo sull'ostio follicolare con apparizione di punti neri e comedoni. Tale condizione è l'anticamera dell'infiammazione acneica ed è per tale motivo che questo tipo di pelle è definito "impuro".
I trattamenti cosmetici devono in questo caso prevedere:
- l'uso di detergenti delicati ma profondi
- l'applicazione di sostanze cheratoplastiche ed ammorbidenti (allantoina, urea)
- il trattamento con sebo-normalizzanti che rendono fluido il sebo distendendolo in film sottile (carbossimetilcisteina e analoghi)
- l'applicazione di prodotti antimicrobici per ridurre la carica microbica nei follicoli (triclosan, piroctone olamina).
La pelle impura, asfittica, comedonica (tipica della età puberale) richiede molta costanza e quotidiana cura, proprio per evitare il peggioramento delle condizioni follicolari e perifollicolari della pelle.
Vanno evitati trattamenti troppo violenti ed irritanti, come ad esempio l'uso sconsiderato ed eccessivo di oli essenziali concentrati. In particolare le cosiddette sinergie (miscele di essenze) vanno applicate con estrema prudenza.
PELLE IPOLIPIDICA
E' così definita una pelle che presenta una secrezione sebacea scarsa e, in generale, che dispone di insufficiente presenza di lipidi sullo strato corneo e negli spazi intercorneocitari.
La pelle secca per scarsità di lipidi è quasi sempre anche disidratata e si presenta quindi ruvida e screpolata, si irrita facilmente e altrettanto facilmente si arrossa e reagisce agli agenti esterni.
Essenziale, per questo tipo di pelle, è il trattamento con sostanze sebosimili e con liposomi contenenti ceramidi, colesterolo e acidi grassi polinsaturi.
E' raccomandabile la pulizia solo con latte detergente ed esclusione di saponi a altri detergenti troppo aggressivi. Di giorno va applicata una crema protettiva e idratante semigrassa e la sera una crema altamente lipido-restitutiva da cui deve però essere esclusa la vaselina.
PELLE RILASSATA, CON RUGHE
Non c'è bisogno di descrivere un tale tipo di pelle, tipico dell'età o reso tale in anticipo da sconsiderate esposizioni solari oppure da prolungata trascuratezza.
Ai cosmetici si chiede sempre più spesso il miracolo di rassodare la pelle, di eliminare le rughe, di contrastare l'invecchiamento.
E' chiaro che si è di fronte ad alterazioni irreversibili delle strutture cutanee, specie delle fibre elastiche del derma e non è pensabile, con un trattamento esterno, la risoluzione di questi sgraditi inestetismi.
Attualmente molte sono le proposte che la cosiddetta cosmesi biologica fa per combattere rughe e rilassamenti (collagene, acido ialuronico, addirittura RNA, DNA, ATP...). I prodotti che si sono rivelati più efficaci sono però di natura lipidica: gli insaponificabili di oli vegetali (avocado, soia, olivo), le lipovitamine A ed E, il vitageno F (specie l'acido gamma linolenico contenuto nell'olio di borragine o di rapunzia o di ciliegia) il farnesil-pantotenato.
Mantenere il tessuto epidermico in buone condizioni di turgore, stimolare e risvegliare l'attività dei fibroblasti del derma, queste sono le sole azioni cosmetiche che, assieme alla protezione dai raggi UV-A, consentono di combattere, o meglio di prevenire, i segni del tempo.
PELLE SECCA
Nell'espressione "pelle secca" sono comprese entrambe le condizioni che conducono a questo tipo di pelle: la disidratazione e la ipolipia, vale a dire la eccessiva perdita di acqua dello strato corneo e la scarsità di lipidi epidermici e sebacei.
Per una pelle secca sono quindi essenziali i trattamenti idromantenitivi e lipidorestitutivi, abbinati a trattamenti detergenti eseguiti con emulsioni e non con tensioattivi schiumogeni. Latte detergente basato su oli vegetali, crema idratante da giorno e crema emolliente sebosimile da notte, combinati con applicazione di liposomi costituiscono i mezzi più efficaci per aiutare questo tipo di pelle a mantenersi nella normalità fisiologica.
PELLE SENSIBILE
Già alla voce pelle delicata abbiamo messo in evidenza la genericità di questa espressione. Sensibile a cosa? All'ambiente esterno, agli sbalzi termici, ai cosmetici? La pelle sensibile sta per pelle reattiva, facile alle allergie; si è in presenza di una pelle dotata di difese immunitarie particolarmente attive.
Ne consegue che questo tipo di pelle deve essere trattato con pochi e ben definiti cosmetici dopo che, attraverso un tocco di prova, né è stata valutata la personale tollerabilità.
Si può essere allergici ad un componente del profumo, ad un conservante, ad un emulsionante, ad un componente attivo.
Non esistono, in pratica, cosmetici anallergici adatti a tutti tipi di pelli sensibili; occorre saperli selezionare, ad es. fra quelli definiti ipoallergenici, controllando sul singolo soggetto il grado di accettabilità.
E' sempre consigliabile, a chi ha la pelle sensibile e predisposta alle allergie, un test allergologico preventivo che evidenzi le sostanze o di gruppi chimici cui il soggetto è allergico.
PENETRAZIONE CUTANEA
L'organo cutaneo è semipermeabile, può cioè essere compenetrato da talune sostanze, per lo più a basso peso molecolare e di natura lipidica. Acqua, sali, sostanze idrosolubili, grosse molecole (es. collagene, acido ialuronico) non possono penetrare. La penetrazione cutanea di sostanze applicate dall'esterno avviene per "diffusione passiva" e non per "trasporto attivo". Non esiste cioè assorbimento cutaneo.
La pelle si comporta in sostanza come una carta assorbente in cui possono penetrare certe sostanze che in buona parte vi sono trattenute e solo in piccola parte riescono a "gocciolare" al di sotto.
La penetrazione cutanea è sotto il controllo delle cellule di Langerhans, disposte a livello dello strato granuloso, le quali sono in grado di bloccare eventuali molecole, considerate come estranee o dannose per la pelle.
PEPTIDI DECONTRATTURANTI
Il contorno degli e la palpebre sono, insieme alle labbra, una delle zone cutanee più mobili del corpo.
Non c'è da stupirsi quindi se i primi segni dell'invecchiamento compaiano proprio a questo livello, dove la cute risulta fisiologicamente sottile, delicata e fragile.
I movimenti ripetuti degli occhi e delle palpebre, le espressioni del volto, la luce ed i raggi ultravioletti e fattori climatici ed ambientali sfavorevoli, accelerano la comparsa di fastidiosi inestetismi. Segni d'espressione e piccole rughe, gonfiore delle palpebre ed occhiaie offuscano la bellezza e l'espressività degli occhi, talvolta anche in persone di giovane età.
per questo motivo è necessario riservare un'attenzione speciale alle aree "a rischio" ed utilizzare quotidianamente prodotti ad azione protettiva e rigenerante.
La ricerca scientifica ha permesso di chiarire molti interrogativi riguardo ai meccanismi biochimici che regolano l'attività cellulare e, le conoscenze acquisite, vengono sfruttate anche nel settore cosmetico per mettere a punto i prodotti ad altissima selettività. Un esempio è fornito dai cosiddetti "peptidi", frammenti proteici mediatori di naturali processi di riparazione tissutale.
Da esperimenti condotti sia "in vitro" che "in vivo" risulta evidente la capacità di queste molecole di stimolare l'attività dei fibroblasti, le cellule caratteristiche del tessuto connettivo dermico, incrementando la neosintesi di collagene, elastina, fibronectina ed acido ialuronico.
All'attività biosintetica di ridensificazione della matrice extracellulare si accompagna una progressiva ristrutturazione della giunzione dermo-epidermica ed una diminuzione del rilascio di interleuchine , mediatrici dei processi infiammatori.
Questa complessa serie di eventi si traduce in un incremento della velocità di rigenerazione cellulare, un miglioramento della tonicità ed elasticità della cute nonché una diminuzione dell'ampiezza e della profondità delle rughe.
Per completare l'azione di protezione della zona perioculare, i peptidi vengono impiegati in speciali combinazioni sinergiche con molecole attive sul microcircolo capillare.
La riduzione della permeabilità vasale infatti, associata alla stimolazione della forza di contrazione dei capillari linfatici, minimizza la formazione di edemi e gonfiori (borse), ed attenua gli antiestetici aloni scuri (occhiaie).
PERLANTE (sostanza)
La cosmesi decorativa, specie quella per unghie, labbra e palpebre si avvale di sostanze a riflessi perlacei per ottenere particolari effetti luminosi.
La prima sostanza perlante fu la guanina, cui fece seguito il bismuto ossicloruro, dai tipici riflessi metallici.
Più recentemente la tecnica cosmetica ha utilizzato particolari strutture microcristalline ottenute abbinando cristalli di titaniobiossido (rutilo o anatase) a cristalli di mica.
A seconda della grandezza e dello spessore si ottengono vari colori (bianco, oro, rosa, verde, azzurro ecc.) con molteplici riflessi di notevole effetto ottico.
Di diversa natura è la perlatura di certe creme basate su acido stearico e di detergenti (shampoo, bagni) contenenti etilenglicolstearato.
PERMANENTE
L'aggettivo è usato sia nell'indicare la tintura ad ossidazione dei capelli che, soprattutto, la tecnica di ondulazione e arricciamento dei capelli stessi.
Il trattamento consiste nell'avvolgimento di ciocche di capelli su bigodini e nella successiva applicazione di una soluzione cheratolitica (es. tioglicolato di ammonio) che spezza i ponti disolfuro della cheratina pilifera.
Il capello diviene cos^ più "plasmabile" ed assume la piega voluta, dopodiché viene applicata una soluzione "ossidante-neutralizzante" che ricostituisce, nella nuova posizione i legami sulfurei.
Ne deriva l'acquisizione di una forma a riccio o ondulata della capigliatura, diversa da quella naturale iniziale.
La permanente è una sostanza a rischio, sia perché è basata su corpi riducenti, sia perché talora non si riforma il ponte disolfuro -S-S- ma un più debole ponte monosolfuro -S-.
Ciò sottintende che la permanente va eseguita il meno possibile e solo quando esigenze estetiche la rendono assolutamente necessaria.
PERMEABILITA' CUTANEA
La cute è un organo permeabile , può cioè essere permeata da certe sostanze dotate di un ridotto peso molecolare e di una certa lipofilia.
Tali sostanze possono penetrare nello strato corneo, rimanervi come deposito o diffondere passivamente oltre, entro l'epidermide vitale. La penetrazione può anche avvenire per via follicolare; le pareti del follicolo sono facilmente permeabili ma va tenuto presente che gli osti follicolari costituiscono solo la millesima parte della superficie cutanea.
La maggior penetrazione avviene dunque per diretta permeazione dello strato corneo e della barriera lipidica intercorneocitaria.
pH e pOH
Il p minuscolo significa potenziale.
H maiuscolo sta per idrogeno e indica quanti idrogenioni sono presenti.
pH (potenziale d'Idrogeno) è il logaritmo dell'inverso della concentrazione di H+.
Nel caso di un acido forte (es. acido cloridrico HC1) in soluzione acquosa tutto l'idrogeno presente è ionizzato: la [H]+ è cioè = 1.
log [H]+= log 1 = 0 cioè il pH di un acido forte è zero. Per un acido debole in cui la ionizzazione è solo del 10% (H+= 0,1) il pH sarà 1, per acidi ancor meno forti sarà 2-3 fino a 6. Per l'acqua gli ioni H sono pari a 0,000001 per cui il pH dell'acqua è = 7.
L'acqua può essere scritta H+, OH-. Ha quindi anche un pOH = 7. La soda caustica (NaOH) è totalmente dissociata ed avrà un pOH = 0 ( ed un corrispondente pH = 14.
Per comodità si usa solo la scala pH che va da 0 a 14 (0 gli acidi, 14 gli alcali, 7 l'H2O).
Ma si potrebbe parimenti usare la scala pOH che va da 0 a 14 (0 gli alcali, 14 gli acidi).
pH EPICUTANEO
Le secrezioni cutanee, specie quella sudorale (contenente acido lattico) creano sulla superficie epidermica un ambiente lievemente acido (pH 4,5-6,5).
Tale intervallo d'acidità è noto come pH epicutaneo. Solo in zone mal aerate (ascelle, inguine, piedi) l'attività microbica producendo ammoniaca è capace di elevare il pH epicutaneo a livelli alcalini. La cute, in ogni sua parte e specie nelle zone in cui il pH tende all'alcalinità, va di norma trattata con cosmetici a pH simile a quello fisiologico se non addirittura riacidificata per riportarla - nella zona ove ciò avvenga - ai valori fisiologicamente acidi.
pH ISOEPIDERMICO
Può far sorridere (specie i fabbricanti di saponi, di depilatori ed i cosmetici fatti con emulsionanti alcalini) la delicata ricerca di un pH dei prodotti cosmetici che sia vicino a quello del liquido acquoso che bagna l'epidermide.
Noi siamo viceversa dell'opinione che il rispetto del pH lievemente acido della pelle sia il minimo che un buon cosmetico debba presentare.
Non si vede infatti il perché si debba usare una crema a pH 9 od un sapone a pH 10, dal momento che è così semplice fare una crema a pH 5 od un detergente a pH 6.
Certamente usare saponi o creme alcaline non è un gran danno in quanto la pelle ha una sua capacità (il potere tampone) di rimettere rapidamente a posto il pH, ma è senz'altro più logico e corretto rispettare quelle che sono le normali condizioni fisiologiche de quest'organo.
pH ISOOCULARE
I prodotti cosmetici destinati alla zona perioculare (ed anche gli shampoo per bambini) vengono di solito formulati a pH isooculare (cioè a pH fra 7 e 7,3) al fine di evitare eventuali risposte irritative nel caso finiscano nell'occhio. Non basta, ovviamente, un pH isooculare per evitare reazioni irritative agli occhi ma è comunque un'utile precauzione.
PRINCIPIO ATTIVO
In campo farmaceutico costituisce il farmaco, cioè il principio attivo del medicamento.
C'è chi usa estendere tale terminologia anche al campo cosmetico, dimenticando forse che per i cosmetici è più corretto l'uso di "principio funzionale". Probabilmente parlare di principio attivo può dare l'impressione di un qualcosa di più efficace. Si tratta, in ogni caso, di una cattiva usanza, la stessa cattiva abitudine che continua a far usare l'espressione "cosmetico curativo".
Non può esistere un cosmetico curativo, meglio definibile come "funzionale" e così non esiste un principio "attivo" cosmetico.
PRINCIPIO FUNZIONALE
Viene dato questo nome ad una sostanza che, introdotta in un cosmetico, ne caratterizza la funzionalità. Ad es. in un prodotto deodorante viene aggiunto o un antimicrobico od un sale di alluminio, ad un solare una sostanza filtrante dei raggi UV, ad un protettivo un agente filmogeno o idratante e così via.
PROTETTIVA (funzione)
La funzione protettiva è affidata in cosmesi a determinate sostanze capaci di formare una difesa della pelle dal contatto con l'ambiente e con gli agenti esterni. Nel caso delle creme A/O è già il film lipidico esterno a svolgere tale funzione, ancor più accentuata nelle creme A/S (acqua in siliconi). Nelle creme O/A sono gli agenti filmogeni a svolgere funzione protettiva; questi possono essere di natura sintetica (es. PVP, PVP/VA, resine poliacriliche), vegetale (gomme e mucillagini) o animale (collagene, acido ialuronico).
PUNTO NERO
Quando i corneociti dell'ostio follicolare tendono a ridurre il foro d'uscita, limitando la secrezione di sebo, questa si accumula nel follicolo e in superficie si miscela ai corneociti desquamanti formando quello che in termine dermatologico è detto "zaffo corneo".
L'insieme di questo piccolo tappo assume colore scuro da cui il nome di punto nero. Punti neri sono osservabili soprattutto nelle zone centrali del viso, più ricche di ghiandole sebacee, quali fronte, naso, mento. I punti neri sono numerosi, assieme ai comedoni, nella pelle impura e, ovviamente, nella pelle acneica.
PURIFICANTE (funzione)
Poiché in campo cosmetico non è consentito l'uso di espressioni tipo "antiacne" o "antisettico" o peggio ancora "medicato" la terminologia cosmetica ricorre a termini collaterali non vietati , quali appunto "purificante", "sanitizzante", "igienizzante". Certamente si tratta di neologismi che possono far storcere il naso ai farmacologi ma anche la cosmesi... ha le sue esigenze ed un suo linguaggio. Si definisce purificante una funzione che coinvolge l'uso di antimicrobici in prodotti per la pelle del viso, in deodoranti o in antiforfora ed altre sostanze coadiuvanti quali ad esempio certi cheratoplastici (allantoina, urea, tioxolone, aminoacidi solforati ecc.). E' purificante un latte detergente o un sapone al zolfo, una crema al tioxolone e allantoina per pelle con punti neri e comedoni, un deodorante contenente triclosan o cloroesidina, un detergente con zinco piritone o piroctoneolamina.
PAIDOCOSMETICI
Dal greco "paidos", fanciullo.
Cosmesi per il neonato, l'infante ed il bambino prepubere. Quando il neonato viene alla luce, la sua pelle è ormai completa, più sottile ma più ricca di acido ialuronico della pelle di un adulto.
Uniche a non funzionare ancora sono le ghiandole apocrine e sebacee. Per questo la cute infantile non ha odore e non presenta i disturbi connessi con l'attività delle ghiandole sebacee. A lubrificarla vi sono i lipidi di provenienza cellulare, sopratutto colesterolo. I prodotti cosmetici tipici per la cura della pelle del neonato vanno dall'olio di pulizia al latte o la crema detergente, allo shampoo neutro, caratterizzati dalla massima delicatezza ed ipoallergenicità.
Altri cosmetici caratteristici sono la pasta all'ossido di zinco, lenitiva e disarrossante ed il talco per assorbire l'umidità delle pieghe cutanee. Per i bambini dai 2 anni in su esistono inoltre dentifrici specifici, con aroma caratteristico e rinforzati con fluoro, e creme solari a base di schermi minerali (ossido di zinco, biossido di titanio) per le prime esposizioni al sole.
PATOLOGIA CUTANEA
La pelle, come ogni altro organo, può ammalarsi per varie cause sia esterne che interne.
L'insorgere di una alterazione che modifica la condizione fisiologica può condurre ad una patologia cutanea.
L'acne è la più nota fra le patologie inestetiche (ed essendo un fatto patologico non può essere trattata con cosmetici). Eczemi topici ed atopici, psoriasi, infezioni batteriche, fungine, virali sono altrettanti esempi di dermatiti, cioè manifestazioni patologiche.
Non sono considerate patologie cutanee la forfora, la seborrea, la cellulite ai primi stadi, le rughe, le smagliature, l'alopecia androgenetica (cioè la caduta dei cappelli connessa con la condizione maschile).
Talvolta i confini sono poco chiari: una pelle disidratata e screpolata è ancora nei limiti fisiologici, così come una pelle ipercheratosica; ma la condizione di xerosi può degenerare sino a ittiosi che è uno stato patologico.
PEELING
Termine anglosassone che sta ad indicare una azione esfoliante effettuata sullo strato corneo epidermico.
Si tratta di pratica medica vietata in cosmesi in quanto eseguita con sostanze fortemente cheratolitiche (acido, salicilico, resorcina, acido tricloroacetico, acido lattico, acido glicolico, urea ad alte dosi ecc.).
Il peeling viene eseguito dal dermatologo in presenza di condizioni patologiche della cute o al termine di terapie, al fine di eliminare ipercheratosi e cicatrici superficiali.
Come già detto la tecnica del peeling (sia quello chimico che quello enzimatico) è vietata in cosmesi e può essere tutt'al più rimpiazzata da peeling meccanici superficiali (quelli che i francesi chiamano gommage e gli inglesi scrub).
PELLE COPPAROSICA
Copparosa (e non couperose) è termine latino, non francese. Si dovrebbe
cioè scrivere cupri rosa, vale a dire efflorescenza di color rame.
L'aspetto arrossato, la presenza visibile di teleangiectasie (piccoli vasi danneggiati) indicano che la copparosa è una disfunzione vasale e come tale non è cosmeticamente trattabile.
Non possono cioè esistere "cosmetici anticopparosa" ma tutt'al più prodotti protettivi e antiarrossamento che consentono di evitare un peggioramento della condizione eritrosica della pelle, a seguito di danni ambientali.
La pelle con copparosa va pulita in modo delicato, protetta con prodotti contenenti filtri UV-B e aiutata con preparati antiarrossamento contenenti sostanze vaso protettive quali le saponine di ippocastano e di rusco, gli antociani del mirtillo, i flavonoidi della camomilla o del gingko biloba.
PELLE DELICATA
Termine cosmetico forse un po' generico, che può anche far sorridere un dermatologo.
Si usa a dire che la pelle è delicata quando è particolarmente sensibile all'ambiente esterno, ai raggi UV, agli sbalzi termici, ai trattamenti cosmetici.
E' probabilmente individuabile sia perché è secca, disidratata, sottile, sia perché le sue difese immunitarie, la sua circolazione sanguigna, le sue terminazioni nervose sono particolarmente reattive a stimoli esterni. Si usa anche dire che delicata è la pelle del bambino, forse perché priva di secrezioni sebacee che caratterizzano la pelle adulta. Nella estrema genericità del termine è comunque sottinteso che un tale tipo di pelle va trattato con delicatezza, limitando al limite necessario i trattamenti cosmetici: un detergente non schiumogeno, uso di acqua tiepida, un protettivo morbido ma anche non troppo untuoso, un emolliente leggero e null'altro; se poi la pelle è delicata anche sotto il sole, si aggiunge alla breve lista un filtro solare ad alta protezione.
PELLE DISIDRATATA
Un giovane e brillante dermatologo ha fatto recentemente l'elogio della disidratazione, nel senso che proprio dalla morte cellulare e dalla perdita di acqua che deriva la formazione dello strato corneo e della barriera difensiva epidermica. Quando si parla di pelle disidratata ci si riferisce esattamente al fatto che l'umidità presente nello strato corneo (che è del 10%) scende al di sotto di tale valore causando ruvidità e screpolatura dello strato corneo. Compito del cosmetico idratante è quello di mantenere attorno al 10% la dose di acqua negli spazi interconeocitari, creando sullo strato corneo un film protettivo e igrostatico tale da garantire l'omeostasi idrica.
Una pelle è disidratata se è troppo lavata e sgrassata o se non produce a sufficienza sebo, NMF e lipidi interconeocitari. Si combatte la disidratazione applicando di giorno un cosmetico contenente NMF, collagene o acido ialuronico, lipidi sebosimili, liposomi contenenti ceramidi, colesterolo, acidi grassi polinsaturi (specie acido gamma linolenico).
Il trattamento idratante è di rigore nel periodo invernale, nei giorni ventosi, in ambiente a bassa umidità relativa.
PELLE GRASSA
E' definita così una pelle che presenta una secrezione sebacea superiore alla norma. Nè deriva una eccessiva untuosità cutanea, la dilatazione degli osti follicolari e, in certi casi, il ristagno del sebo nel follicolo con formazione di comedoni e punti neri.
La pelle grassa (seborroica) è di non facile normalizzazione in quanto l'attività sebacea è sotto controllo ormonale e quindi non influenzabile con cosmetici.
Non potendosi ridurre la quantità di sebo, si opera attraverso tre sequenze:
- pulizia profonda e quotidiana
- applicazione di prodotti che stendono i globuli di sebo in film sottile tale da far sembrare meno grassa la pelle
- applicazione di prodotti con effetto assorbente e opacante che tolgono l'effetto lucido e untuoso.
Non sempre sono consigliabili astringenti energici che, chiudendo i follicoli, provocano il ristagno del sebo nell'imbuto follicolare.
PELLE IMPURA (comedonica, con punti neri)
Alla voce pelle grassa (vedi) abbiamo accennato al fatto che una eccessiva secrezione sebacea può essere accompagnata da ristagno del sebo nel follicolo, formazione del tappo corneo sull'ostio follicolare con apparizione di punti neri e comedoni. Tale condizione è l'anticamera dell'infiammazione acneica ed è per tale motivo che questo tipo di pelle è definito "impuro".
I trattamenti cosmetici devono in questo caso prevedere:
- l'uso di detergenti delicati ma profondi
- l'applicazione di sostanze cheratoplastiche ed ammorbidenti (allantoina, urea)
- il trattamento con sebo-normalizzanti che rendono fluido il sebo distendendolo in film sottile (carbossimetilcisteina e analoghi)
- l'applicazione di prodotti antimicrobici per ridurre la carica microbica nei follicoli (triclosan, piroctone olamina).
La pelle impura, asfittica, comedonica (tipica della età puberale) richiede molta costanza e quotidiana cura, proprio per evitare il peggioramento delle condizioni follicolari e perifollicolari della pelle.
Vanno evitati trattamenti troppo violenti ed irritanti, come ad esempio l'uso sconsiderato ed eccessivo di oli essenziali concentrati. In particolare le cosiddette sinergie (miscele di essenze) vanno applicate con estrema prudenza.
PELLE IPOLIPIDICA
E' così definita una pelle che presenta una secrezione sebacea scarsa e, in generale, che dispone di insufficiente presenza di lipidi sullo strato corneo e negli spazi intercorneocitari.
La pelle secca per scarsità di lipidi è quasi sempre anche disidratata e si presenta quindi ruvida e screpolata, si irrita facilmente e altrettanto facilmente si arrossa e reagisce agli agenti esterni.
Essenziale, per questo tipo di pelle, è il trattamento con sostanze sebosimili e con liposomi contenenti ceramidi, colesterolo e acidi grassi polinsaturi.
E' raccomandabile la pulizia solo con latte detergente ed esclusione di saponi a altri detergenti troppo aggressivi. Di giorno va applicata una crema protettiva e idratante semigrassa e la sera una crema altamente lipido-restitutiva da cui deve però essere esclusa la vaselina.
PELLE RILASSATA, CON RUGHE
Non c'è bisogno di descrivere un tale tipo di pelle, tipico dell'età o reso tale in anticipo da sconsiderate esposizioni solari oppure da prolungata trascuratezza.
Ai cosmetici si chiede sempre più spesso il miracolo di rassodare la pelle, di eliminare le rughe, di contrastare l'invecchiamento.
E' chiaro che si è di fronte ad alterazioni irreversibili delle strutture cutanee, specie delle fibre elastiche del derma e non è pensabile, con un trattamento esterno, la risoluzione di questi sgraditi inestetismi.
Attualmente molte sono le proposte che la cosiddetta cosmesi biologica fa per combattere rughe e rilassamenti (collagene, acido ialuronico, addirittura RNA, DNA, ATP...). I prodotti che si sono rivelati più efficaci sono però di natura lipidica: gli insaponificabili di oli vegetali (avocado, soia, olivo), le lipovitamine A ed E, il vitageno F (specie l'acido gamma linolenico contenuto nell'olio di borragine o di rapunzia o di ciliegia) il farnesil-pantotenato.
Mantenere il tessuto epidermico in buone condizioni di turgore, stimolare e risvegliare l'attività dei fibroblasti del derma, queste sono le sole azioni cosmetiche che, assieme alla protezione dai raggi UV-A, consentono di combattere, o meglio di prevenire, i segni del tempo.
PELLE SECCA
Nell'espressione "pelle secca" sono comprese entrambe le condizioni che conducono a questo tipo di pelle: la disidratazione e la ipolipia, vale a dire la eccessiva perdita di acqua dello strato corneo e la scarsità di lipidi epidermici e sebacei.
Per una pelle secca sono quindi essenziali i trattamenti idromantenitivi e lipidorestitutivi, abbinati a trattamenti detergenti eseguiti con emulsioni e non con tensioattivi schiumogeni. Latte detergente basato su oli vegetali, crema idratante da giorno e crema emolliente sebosimile da notte, combinati con applicazione di liposomi costituiscono i mezzi più efficaci per aiutare questo tipo di pelle a mantenersi nella normalità fisiologica.
PELLE SENSIBILE
Già alla voce pelle delicata abbiamo messo in evidenza la genericità di questa espressione. Sensibile a cosa? All'ambiente esterno, agli sbalzi termici, ai cosmetici? La pelle sensibile sta per pelle reattiva, facile alle allergie; si è in presenza di una pelle dotata di difese immunitarie particolarmente attive.
Ne consegue che questo tipo di pelle deve essere trattato con pochi e ben definiti cosmetici dopo che, attraverso un tocco di prova, né è stata valutata la personale tollerabilità.
Si può essere allergici ad un componente del profumo, ad un conservante, ad un emulsionante, ad un componente attivo.
Non esistono, in pratica, cosmetici anallergici adatti a tutti tipi di pelli sensibili; occorre saperli selezionare, ad es. fra quelli definiti ipoallergenici, controllando sul singolo soggetto il grado di accettabilità.
E' sempre consigliabile, a chi ha la pelle sensibile e predisposta alle allergie, un test allergologico preventivo che evidenzi le sostanze o di gruppi chimici cui il soggetto è allergico.
PENETRAZIONE CUTANEA
L'organo cutaneo è semipermeabile, può cioè essere compenetrato da talune sostanze, per lo più a basso peso molecolare e di natura lipidica. Acqua, sali, sostanze idrosolubili, grosse molecole (es. collagene, acido ialuronico) non possono penetrare. La penetrazione cutanea di sostanze applicate dall'esterno avviene per "diffusione passiva" e non per "trasporto attivo". Non esiste cioè assorbimento cutaneo.
La pelle si comporta in sostanza come una carta assorbente in cui possono penetrare certe sostanze che in buona parte vi sono trattenute e solo in piccola parte riescono a "gocciolare" al di sotto.
La penetrazione cutanea è sotto il controllo delle cellule di Langerhans, disposte a livello dello strato granuloso, le quali sono in grado di bloccare eventuali molecole, considerate come estranee o dannose per la pelle.
PEPTIDI DECONTRATTURANTI
Il contorno degli e la palpebre sono, insieme alle labbra, una delle zone cutanee più mobili del corpo.
Non c'è da stupirsi quindi se i primi segni dell'invecchiamento compaiano proprio a questo livello, dove la cute risulta fisiologicamente sottile, delicata e fragile.
I movimenti ripetuti degli occhi e delle palpebre, le espressioni del volto, la luce ed i raggi ultravioletti e fattori climatici ed ambientali sfavorevoli, accelerano la comparsa di fastidiosi inestetismi. Segni d'espressione e piccole rughe, gonfiore delle palpebre ed occhiaie offuscano la bellezza e l'espressività degli occhi, talvolta anche in persone di giovane età.
per questo motivo è necessario riservare un'attenzione speciale alle aree "a rischio" ed utilizzare quotidianamente prodotti ad azione protettiva e rigenerante.
La ricerca scientifica ha permesso di chiarire molti interrogativi riguardo ai meccanismi biochimici che regolano l'attività cellulare e, le conoscenze acquisite, vengono sfruttate anche nel settore cosmetico per mettere a punto i prodotti ad altissima selettività. Un esempio è fornito dai cosiddetti "peptidi", frammenti proteici mediatori di naturali processi di riparazione tissutale.
Da esperimenti condotti sia "in vitro" che "in vivo" risulta evidente la capacità di queste molecole di stimolare l'attività dei fibroblasti, le cellule caratteristiche del tessuto connettivo dermico, incrementando la neosintesi di collagene, elastina, fibronectina ed acido ialuronico.
All'attività biosintetica di ridensificazione della matrice extracellulare si accompagna una progressiva ristrutturazione della giunzione dermo-epidermica ed una diminuzione del rilascio di interleuchine , mediatrici dei processi infiammatori.
Questa complessa serie di eventi si traduce in un incremento della velocità di rigenerazione cellulare, un miglioramento della tonicità ed elasticità della cute nonché una diminuzione dell'ampiezza e della profondità delle rughe.
Per completare l'azione di protezione della zona perioculare, i peptidi vengono impiegati in speciali combinazioni sinergiche con molecole attive sul microcircolo capillare.
La riduzione della permeabilità vasale infatti, associata alla stimolazione della forza di contrazione dei capillari linfatici, minimizza la formazione di edemi e gonfiori (borse), ed attenua gli antiestetici aloni scuri (occhiaie).
PERLANTE (sostanza)
La cosmesi decorativa, specie quella per unghie, labbra e palpebre si avvale di sostanze a riflessi perlacei per ottenere particolari effetti luminosi.
La prima sostanza perlante fu la guanina, cui fece seguito il bismuto ossicloruro, dai tipici riflessi metallici.
Più recentemente la tecnica cosmetica ha utilizzato particolari strutture microcristalline ottenute abbinando cristalli di titaniobiossido (rutilo o anatase) a cristalli di mica.
A seconda della grandezza e dello spessore si ottengono vari colori (bianco, oro, rosa, verde, azzurro ecc.) con molteplici riflessi di notevole effetto ottico.
Di diversa natura è la perlatura di certe creme basate su acido stearico e di detergenti (shampoo, bagni) contenenti etilenglicolstearato.
PERMANENTE
L'aggettivo è usato sia nell'indicare la tintura ad ossidazione dei capelli che, soprattutto, la tecnica di ondulazione e arricciamento dei capelli stessi.
Il trattamento consiste nell'avvolgimento di ciocche di capelli su bigodini e nella successiva applicazione di una soluzione cheratolitica (es. tioglicolato di ammonio) che spezza i ponti disolfuro della cheratina pilifera.
Il capello diviene cos^ più "plasmabile" ed assume la piega voluta, dopodiché viene applicata una soluzione "ossidante-neutralizzante" che ricostituisce, nella nuova posizione i legami sulfurei.
Ne deriva l'acquisizione di una forma a riccio o ondulata della capigliatura, diversa da quella naturale iniziale.
La permanente è una sostanza a rischio, sia perché è basata su corpi riducenti, sia perché talora non si riforma il ponte disolfuro -S-S- ma un più debole ponte monosolfuro -S-.
Ciò sottintende che la permanente va eseguita il meno possibile e solo quando esigenze estetiche la rendono assolutamente necessaria.
PERMEABILITA' CUTANEA
La cute è un organo permeabile , può cioè essere permeata da certe sostanze dotate di un ridotto peso molecolare e di una certa lipofilia.
Tali sostanze possono penetrare nello strato corneo, rimanervi come deposito o diffondere passivamente oltre, entro l'epidermide vitale. La penetrazione può anche avvenire per via follicolare; le pareti del follicolo sono facilmente permeabili ma va tenuto presente che gli osti follicolari costituiscono solo la millesima parte della superficie cutanea.
La maggior penetrazione avviene dunque per diretta permeazione dello strato corneo e della barriera lipidica intercorneocitaria.
pH e pOH
Il p minuscolo significa potenziale.
H maiuscolo sta per idrogeno e indica quanti idrogenioni sono presenti.
pH (potenziale d'Idrogeno) è il logaritmo dell'inverso della concentrazione di H+.
Nel caso di un acido forte (es. acido cloridrico HC1) in soluzione acquosa tutto l'idrogeno presente è ionizzato: la [H]+ è cioè = 1.
log [H]+= log 1 = 0 cioè il pH di un acido forte è zero. Per un acido debole in cui la ionizzazione è solo del 10% (H+= 0,1) il pH sarà 1, per acidi ancor meno forti sarà 2-3 fino a 6. Per l'acqua gli ioni H sono pari a 0,000001 per cui il pH dell'acqua è = 7.
L'acqua può essere scritta H+, OH-. Ha quindi anche un pOH = 7. La soda caustica (NaOH) è totalmente dissociata ed avrà un pOH = 0 ( ed un corrispondente pH = 14.
Per comodità si usa solo la scala pH che va da 0 a 14 (0 gli acidi, 14 gli alcali, 7 l'H2O).
Ma si potrebbe parimenti usare la scala pOH che va da 0 a 14 (0 gli alcali, 14 gli acidi).
pH EPICUTANEO
Le secrezioni cutanee, specie quella sudorale (contenente acido lattico) creano sulla superficie epidermica un ambiente lievemente acido (pH 4,5-6,5).
Tale intervallo d'acidità è noto come pH epicutaneo. Solo in zone mal aerate (ascelle, inguine, piedi) l'attività microbica producendo ammoniaca è capace di elevare il pH epicutaneo a livelli alcalini. La cute, in ogni sua parte e specie nelle zone in cui il pH tende all'alcalinità, va di norma trattata con cosmetici a pH simile a quello fisiologico se non addirittura riacidificata per riportarla - nella zona ove ciò avvenga - ai valori fisiologicamente acidi.
pH ISOEPIDERMICO
Può far sorridere (specie i fabbricanti di saponi, di depilatori ed i cosmetici fatti con emulsionanti alcalini) la delicata ricerca di un pH dei prodotti cosmetici che sia vicino a quello del liquido acquoso che bagna l'epidermide.
Noi siamo viceversa dell'opinione che il rispetto del pH lievemente acido della pelle sia il minimo che un buon cosmetico debba presentare.
Non si vede infatti il perché si debba usare una crema a pH 9 od un sapone a pH 10, dal momento che è così semplice fare una crema a pH 5 od un detergente a pH 6.
Certamente usare saponi o creme alcaline non è un gran danno in quanto la pelle ha una sua capacità (il potere tampone) di rimettere rapidamente a posto il pH, ma è senz'altro più logico e corretto rispettare quelle che sono le normali condizioni fisiologiche de quest'organo.
pH ISOOCULARE
I prodotti cosmetici destinati alla zona perioculare (ed anche gli shampoo per bambini) vengono di solito formulati a pH isooculare (cioè a pH fra 7 e 7,3) al fine di evitare eventuali risposte irritative nel caso finiscano nell'occhio. Non basta, ovviamente, un pH isooculare per evitare reazioni irritative agli occhi ma è comunque un'utile precauzione.
PRINCIPIO ATTIVO
In campo farmaceutico costituisce il farmaco, cioè il principio attivo del medicamento.
C'è chi usa estendere tale terminologia anche al campo cosmetico, dimenticando forse che per i cosmetici è più corretto l'uso di "principio funzionale". Probabilmente parlare di principio attivo può dare l'impressione di un qualcosa di più efficace. Si tratta, in ogni caso, di una cattiva usanza, la stessa cattiva abitudine che continua a far usare l'espressione "cosmetico curativo".
Non può esistere un cosmetico curativo, meglio definibile come "funzionale" e così non esiste un principio "attivo" cosmetico.
PRINCIPIO FUNZIONALE
Viene dato questo nome ad una sostanza che, introdotta in un cosmetico, ne caratterizza la funzionalità. Ad es. in un prodotto deodorante viene aggiunto o un antimicrobico od un sale di alluminio, ad un solare una sostanza filtrante dei raggi UV, ad un protettivo un agente filmogeno o idratante e così via.
PROTETTIVA (funzione)
La funzione protettiva è affidata in cosmesi a determinate sostanze capaci di formare una difesa della pelle dal contatto con l'ambiente e con gli agenti esterni. Nel caso delle creme A/O è già il film lipidico esterno a svolgere tale funzione, ancor più accentuata nelle creme A/S (acqua in siliconi). Nelle creme O/A sono gli agenti filmogeni a svolgere funzione protettiva; questi possono essere di natura sintetica (es. PVP, PVP/VA, resine poliacriliche), vegetale (gomme e mucillagini) o animale (collagene, acido ialuronico).
PUNTO NERO
Quando i corneociti dell'ostio follicolare tendono a ridurre il foro d'uscita, limitando la secrezione di sebo, questa si accumula nel follicolo e in superficie si miscela ai corneociti desquamanti formando quello che in termine dermatologico è detto "zaffo corneo".
L'insieme di questo piccolo tappo assume colore scuro da cui il nome di punto nero. Punti neri sono osservabili soprattutto nelle zone centrali del viso, più ricche di ghiandole sebacee, quali fronte, naso, mento. I punti neri sono numerosi, assieme ai comedoni, nella pelle impura e, ovviamente, nella pelle acneica.
PURIFICANTE (funzione)
Poiché in campo cosmetico non è consentito l'uso di espressioni tipo "antiacne" o "antisettico" o peggio ancora "medicato" la terminologia cosmetica ricorre a termini collaterali non vietati , quali appunto "purificante", "sanitizzante", "igienizzante". Certamente si tratta di neologismi che possono far storcere il naso ai farmacologi ma anche la cosmesi... ha le sue esigenze ed un suo linguaggio. Si definisce purificante una funzione che coinvolge l'uso di antimicrobici in prodotti per la pelle del viso, in deodoranti o in antiforfora ed altre sostanze coadiuvanti quali ad esempio certi cheratoplastici (allantoina, urea, tioxolone, aminoacidi solforati ecc.). E' purificante un latte detergente o un sapone al zolfo, una crema al tioxolone e allantoina per pelle con punti neri e comedoni, un deodorante contenente triclosan o cloroesidina, un detergente con zinco piritone o piroctoneolamina.
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Re: Aggettivi e termini cosmetici
R
RADICALI LIBERI
I radicali liberi sono prodotti di rifiuto che si formano naturalmente all'interno delle cellule durante i processi metabolici. Dal punto di vista biochimico i radicali liberi sono molecole altamente instabili in quanto possiedono un elettrone spaiato che innesca una reazione a catena per trovare un altro elettrone con cui accoppiarsi. L'azione distruttiva dei radicali liberi è indirizzata soprattutto sulle delicate strutture cellulari come i lipidi che costituiscono le membrane, gli enzimi e gli acidi nucleici, alterando così le informazioni genetiche e la loro trascrizione.
L'azione si evidenzia soprattutto nel precoce invecchiamento delle cellule e nell'insorgere di varie patologie come malattie dell'apparato cardiovascolare, sclerosi multipla, diabete, artrite reumatoide, enfisema polmonare, morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer, tumore.
Oltre alle normali reazioni biochimiche di ossidazione cellulare, contribuiscono alla formazione di radicali liberi: disfunzioni e stati patologici, ischemia dei tessuti e ridotto apporto di sangue, diete troppo ricche di grassi animali, alimenti non tollerati, gas inquinanti e sostanze tossiche in genere, radiazioni ionizzanti e ultraviolette, fumo di sigaretta, eccesso di alcool, farmaci, attività fisica intensa, eccesso di ferro...
L'azione distruttiva dei radicali liberi può essere contrastata da agenti antiossidanti che riportano l'equilibrio nei radicali grazie alla possibilità di fornire loro gli elettroni di cui sono privi (radical scavengers).
L'organismo umano si difende producendo antiossidanti endogeni come SOD (superossidodismutasi), la catalasi ed il glutatione. Superata una certa soglia è però opportuno un apporto esterno di antiossidanti quali la vitamina A e betacarotene, vitamina E, vitamina C, polifenoli, bioflavonoidi, selenio, rame, zinco, glutatione, coenzima Q 10, licopene, acido lipoico, melatonina.
RESTITUTIVA (funzione)
Il termine costituisce una delle tante invenzioni del linguaggio cosmetico, cui è vietato (o che comunque non ama) servirsi di precise terminologie farmacologiche.
Restitutivo è del resto ancora fra i termini meno ambigui o poetici fra quelli che caratterizzano la corrente terminologia cosmetica.
Significa che è possibile riportare sull'epidermide quelle sostanze che un lavaggio drastico ha eliminato. E finché si tratta di restituire la giusta acidità, l'NMF, i lipidi di superficie e quelli intercorneocitari, va bene. Si entra nella fantascienza quando si pretende di restituire con un cosmetico una condizione perduta come la giovinezza della pelle.
RIACIDIFICANTE (funzionalità)
Il liquido acquoso che bagna la superficie epidermica, per la presenza di acido lattico ed altre sostanze a reazione acida, presenta valori di pH tipici della zona e debole acidità della scala pHmetrica (4,5-6,5).
Poiché taluni cosmetici, a partire dal sapone, (per finire ai depilatori che superano pH 12) imprimono all'epidermide un pH alcalino, costituisce una corretta azione cosmetologica l'uso di sistemi riacidificanti.
Basterebbe, in pratica, una soluzione allo 0,5% di acido citrico o lattico (pH ca 4) per riacidificare al giusto valore la cute.
C'è chi enfatizza eccessivamente il concetto della riacidificazione dimenticando che la pelle dispone del cosiddetto "potere tampone"; è cioè in grado da sola in breve tempo di riequilibrare l'ambiente acido del suo mantello.
In ogni caso è bene che tutti i cosmetici di igiene e di trattamento siano formulati a pH non superiori a 7 cioè stiano entro la neutralità.
RILASSAMENTO CUTANEO
E' la conseguenza esteriore visibile del degrado del tessuto connettivo in cui collagene, elastina, fibronectina e proteoglicani hanno perso la loro coesione, la loro robustezza e la loro capacità a rispondere a stimoli elastici. Il fenomeno è per lo più connesso con l'invecchiamento o con una prolungata esposizione solare od anche con un dimagrimento seguito ad uno stato di obesità.
I cosmetici possono intervenire come preventivi e coadiuvanti (specie se contengono frazioni insaponificabili) ma risultano certamente più efficaci interventi sia di tipo dietetico che di medicina e chirurgia estetica.
RINFRESCANTE (funzionalità)
Viene così definita la funzione di un cosmetico che ad applicazione finita lascia una gradevole sensazione di freschezza.
E' rinfrescante un tonico, una lozione idroalcolica, una emulsione dopo bagno o doposole, un gel a base di acque distillate aromatiche. ..
Taluni estratti vegetali contenenti saponine (ad es. quelle di ippocastano) hanno un lieve effetto vasocostrittore che determina sulla pelle un senso di fresco. Analogamente piccole dosi di mentolo, canfora, eucaliptolo, agendo sulle terminazioni nervose periferiche e/o sui piccoli vasi provocano effetto rinfrescante.
Al limite, il "calore di evaporazione" di acqua o di acqua-alcol (che sottrae cioè calore alla pelle attraverso il processo evaporativo) determina effetto rinfrescante.
RIPRODUZIONE CELLULARE
Elemento fondamentale della vita è il processo di riproduzione cellulare. Quando uovo e spermatozoo si fondono si verifica in breve una divisione cellulare che dà luogo all'embrione.
Le cellule sono inizialmente totipotenti, possono cioè riprodursi in qualunque varietà cellulare. Divengono poi pluripotenti e, infine, unipotenti; possono cioè generare solo un determinato tipo di cellula.
E' quando avviene nell'epidermide ove la cellula germinativa genera per mitosi la cellula basale, che è una cheratinocita e che successivamente si trasforma nel cheratinocita spinoso e poi in quello granuloso.
Alla morte del cheratinocita granuloso si forma il corneocita che è una "cellula morta", un ammasso di cheratina senza più nucleo.
La riproduzione delle cellule germinative epidermiche è comandata da un fattore detto Epidermal Grow Factor e da un "calone" che interviene a bloccare il ritmo di riproduzione. E' quindi difficile pensare di riuscire con un cosmetico ad influire sulla riproduzione cellulare che segue i ritmi biochimici prefissati.
L'effettuazione di un peeling (che elimina lo strato corneo ed obbliga il sistema epidermico ad accelerare la produzione di cheratinociti) è un grosso errore fisiologico.
Solo in presenza di stati patologici (come la psoriasi e solo da parte del dermatologo) è possibile compiere tale intervento.
La legge 713 del resto vieta saggiamente l'esecuzione di peeling ai fini cosmetici.
RUGA
Depressione visibile della cute dovuta alla diminuita risposta elastica del tessuto connettivo ove collagene ed elastina risultano indeboliti nella loro struttura fibrosa.
Il fenomeno è connesso con l'età, con l'azione mimica muscolare, con la protratta azione dei raggi UV-A del sole.
RADICALI LIBERI
I radicali liberi sono prodotti di rifiuto che si formano naturalmente all'interno delle cellule durante i processi metabolici. Dal punto di vista biochimico i radicali liberi sono molecole altamente instabili in quanto possiedono un elettrone spaiato che innesca una reazione a catena per trovare un altro elettrone con cui accoppiarsi. L'azione distruttiva dei radicali liberi è indirizzata soprattutto sulle delicate strutture cellulari come i lipidi che costituiscono le membrane, gli enzimi e gli acidi nucleici, alterando così le informazioni genetiche e la loro trascrizione.
L'azione si evidenzia soprattutto nel precoce invecchiamento delle cellule e nell'insorgere di varie patologie come malattie dell'apparato cardiovascolare, sclerosi multipla, diabete, artrite reumatoide, enfisema polmonare, morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer, tumore.
Oltre alle normali reazioni biochimiche di ossidazione cellulare, contribuiscono alla formazione di radicali liberi: disfunzioni e stati patologici, ischemia dei tessuti e ridotto apporto di sangue, diete troppo ricche di grassi animali, alimenti non tollerati, gas inquinanti e sostanze tossiche in genere, radiazioni ionizzanti e ultraviolette, fumo di sigaretta, eccesso di alcool, farmaci, attività fisica intensa, eccesso di ferro...
L'azione distruttiva dei radicali liberi può essere contrastata da agenti antiossidanti che riportano l'equilibrio nei radicali grazie alla possibilità di fornire loro gli elettroni di cui sono privi (radical scavengers).
L'organismo umano si difende producendo antiossidanti endogeni come SOD (superossidodismutasi), la catalasi ed il glutatione. Superata una certa soglia è però opportuno un apporto esterno di antiossidanti quali la vitamina A e betacarotene, vitamina E, vitamina C, polifenoli, bioflavonoidi, selenio, rame, zinco, glutatione, coenzima Q 10, licopene, acido lipoico, melatonina.
RESTITUTIVA (funzione)
Il termine costituisce una delle tante invenzioni del linguaggio cosmetico, cui è vietato (o che comunque non ama) servirsi di precise terminologie farmacologiche.
Restitutivo è del resto ancora fra i termini meno ambigui o poetici fra quelli che caratterizzano la corrente terminologia cosmetica.
Significa che è possibile riportare sull'epidermide quelle sostanze che un lavaggio drastico ha eliminato. E finché si tratta di restituire la giusta acidità, l'NMF, i lipidi di superficie e quelli intercorneocitari, va bene. Si entra nella fantascienza quando si pretende di restituire con un cosmetico una condizione perduta come la giovinezza della pelle.
RIACIDIFICANTE (funzionalità)
Il liquido acquoso che bagna la superficie epidermica, per la presenza di acido lattico ed altre sostanze a reazione acida, presenta valori di pH tipici della zona e debole acidità della scala pHmetrica (4,5-6,5).
Poiché taluni cosmetici, a partire dal sapone, (per finire ai depilatori che superano pH 12) imprimono all'epidermide un pH alcalino, costituisce una corretta azione cosmetologica l'uso di sistemi riacidificanti.
Basterebbe, in pratica, una soluzione allo 0,5% di acido citrico o lattico (pH ca 4) per riacidificare al giusto valore la cute.
C'è chi enfatizza eccessivamente il concetto della riacidificazione dimenticando che la pelle dispone del cosiddetto "potere tampone"; è cioè in grado da sola in breve tempo di riequilibrare l'ambiente acido del suo mantello.
In ogni caso è bene che tutti i cosmetici di igiene e di trattamento siano formulati a pH non superiori a 7 cioè stiano entro la neutralità.
RILASSAMENTO CUTANEO
E' la conseguenza esteriore visibile del degrado del tessuto connettivo in cui collagene, elastina, fibronectina e proteoglicani hanno perso la loro coesione, la loro robustezza e la loro capacità a rispondere a stimoli elastici. Il fenomeno è per lo più connesso con l'invecchiamento o con una prolungata esposizione solare od anche con un dimagrimento seguito ad uno stato di obesità.
I cosmetici possono intervenire come preventivi e coadiuvanti (specie se contengono frazioni insaponificabili) ma risultano certamente più efficaci interventi sia di tipo dietetico che di medicina e chirurgia estetica.
RINFRESCANTE (funzionalità)
Viene così definita la funzione di un cosmetico che ad applicazione finita lascia una gradevole sensazione di freschezza.
E' rinfrescante un tonico, una lozione idroalcolica, una emulsione dopo bagno o doposole, un gel a base di acque distillate aromatiche. ..
Taluni estratti vegetali contenenti saponine (ad es. quelle di ippocastano) hanno un lieve effetto vasocostrittore che determina sulla pelle un senso di fresco. Analogamente piccole dosi di mentolo, canfora, eucaliptolo, agendo sulle terminazioni nervose periferiche e/o sui piccoli vasi provocano effetto rinfrescante.
Al limite, il "calore di evaporazione" di acqua o di acqua-alcol (che sottrae cioè calore alla pelle attraverso il processo evaporativo) determina effetto rinfrescante.
RIPRODUZIONE CELLULARE
Elemento fondamentale della vita è il processo di riproduzione cellulare. Quando uovo e spermatozoo si fondono si verifica in breve una divisione cellulare che dà luogo all'embrione.
Le cellule sono inizialmente totipotenti, possono cioè riprodursi in qualunque varietà cellulare. Divengono poi pluripotenti e, infine, unipotenti; possono cioè generare solo un determinato tipo di cellula.
E' quando avviene nell'epidermide ove la cellula germinativa genera per mitosi la cellula basale, che è una cheratinocita e che successivamente si trasforma nel cheratinocita spinoso e poi in quello granuloso.
Alla morte del cheratinocita granuloso si forma il corneocita che è una "cellula morta", un ammasso di cheratina senza più nucleo.
La riproduzione delle cellule germinative epidermiche è comandata da un fattore detto Epidermal Grow Factor e da un "calone" che interviene a bloccare il ritmo di riproduzione. E' quindi difficile pensare di riuscire con un cosmetico ad influire sulla riproduzione cellulare che segue i ritmi biochimici prefissati.
L'effettuazione di un peeling (che elimina lo strato corneo ed obbliga il sistema epidermico ad accelerare la produzione di cheratinociti) è un grosso errore fisiologico.
Solo in presenza di stati patologici (come la psoriasi e solo da parte del dermatologo) è possibile compiere tale intervento.
La legge 713 del resto vieta saggiamente l'esecuzione di peeling ai fini cosmetici.
RUGA
Depressione visibile della cute dovuta alla diminuita risposta elastica del tessuto connettivo ove collagene ed elastina risultano indeboliti nella loro struttura fibrosa.
Il fenomeno è connesso con l'età, con l'azione mimica muscolare, con la protratta azione dei raggi UV-A del sole.
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Re: Aggettivi e termini cosmetici
S
SCHIARENTE
L'allegato I alla legge 713 riporta come 19° voce fra l'elenco indicativo dei prodotti cosmetici i "prodotti per schiarire la pelle".
Purtroppo la legge non è molto chiara e non dice attraverso quale meccanismo sia consentito schiarire la pelle. Le componenti del colore cutaneo sono infatti tre: la componente rossa (circolazione sanguigna), la componente grigia ( la cheratina dello strato corneo) e la componente bruna (la melanina).
Basterebbe quindi provocare una vasocostrizione per schiarire la pelle o assottigliare lo strato corneo.
Certamente il riferimento principale è la melanina che quando è presente in alte dosi determina l'abbronzatura della pelle e, in certi casi, causa la formazione di macchie. E' soprattutto sulla formazione di melanina che si interviene per ottenere un effetto schiarente. Si usano in proposito sostanze che impediscono la formazione di melanina, come l'acido kojico, l'acido azelaico o il magnesio ascorbilfosfato.
Il tempo necessario per ottenere risultati visibili è di circa 1 mese, vale a dire il tempo necessario perché scompaia la melanina già formata. Non formandosene di nuova, la pelle risulta più chiara.
SCHIUMOGENESI
E' così definita la maggior o minor capacità di produrre schiuma da parte di un tensioattivo singolo o di un detergente finito. La schiuma costituisce una indicazione visiva dell'atto detergente ma non significa nulla sul piano della qualità, anzi, un detergente molto schiumogeno è quasi sempre anche molto aggressivo. La schiuma di per sé è solo una emulsione d'aria.
Il giorno in cui la pubblicità ed il consumatore daranno meno importanza alla schiumogenesi, segnerà un grosso passo avanti verso una detersione più ortodermica della pelle e dei capelli.
SEBO
Costituisce l'insieme di sostanze lipidiche prodotte dalla ghiandola sebacea o più esattamente dai sebociti, le cellule presenti nella ghiandola ed in cui avviene le biosintesi lipidica.
Una composizione media del sebo comprende: squalene 10-15%, trigliceridi 40-50%, esteri cerosi 40-50%. Nel follicolo pilifero avviene una parziale idrolisi dei trigliceridi con liberazione di acidi grassi che si ritrovano come tali nei lipidi di superficie.
SEBOCORRETTIVO
E' un termine relativamente poco usato in cosmesi.
HA due significati: il primo sottintende un apporto di sostanze sebosimili che consentono di correggere una eventuale scarsità di sebo. Il secondo rientra nel gruppo dei termini che vorrebbero sottintendere la possibilità di correggere l'eccessiva secrezione di sebo (vedi seboequilibrante, sebo-regolatore).
Qualunque sia il termine usato per promettere una riduzione di secrezione sebacea, esso ha un valore molto scarso nel senso che è praticamente impossibile ridurre la secrezione sebacea con mezzi cosmetici, ad esclusione del lavaggio che si limita ad asportare il sebo presente.
SEBOEQUILIBRANTE
Il termine è pressoché corrispondente a quello di "seboregolatore". Valgono quindi anche per questa espressione cosmetica le stesse considerazioni.
SEBOMETRIA
Misurazione della quantità di sebo presente sulla pelle nelle differenti regioni corporee. Viene effettuata mediante un apparecchio chiamato sebometro.
SEBOMETRO
Il sebometro è un apparecchio fotometrico che sonsente di misurare la quantità di sebo presente nelle diverse aree cutanee del viso e del corpo. Uno speciale film adesivo viene applicato sulla pelle ed il sebo così raccolto ne modifica la trasparenza che viene poi valutata per via fotometrica.
In condizioni normali la quantità di sebo nelle diverse aree del viso varia dai 100 ai 200 microgrammi/cm².
SEBOREGOLATORE
Termine un po' bugiardo in quanto non è possibile "regolare" il flusso di sebo con un cosmetico. E' non infatti che il sebo è prodotto dai sebociti su diretta influenza ormonale e, non essendo possibile una azione cosmetica volta a regolare l'attività ormonale, ne consegue che - a rigor di logica - un seboregolatore non potrebbe esistere.
Vi sono tuttavia sostanze che, applicate sulla pelle e sul cuoio capelluto, intervengono in senso chimico-fisico sul sebo già prodotto stendendolo in sottile film uniforme e dando quindi l'impressione di una minore untuosità.
SEBORESTITUTIVO
Viene così definito un cosmetico in grado di ricostituire sull'epidermide il mantello lipidico prodotto dal sebo e dagli altri lipidi epidermici.
Ciò viene fatto in caso di pelle secca ipolipidica o dopo una detersione un po' troppo energica. Seborestitutive possono essere sia le creme da giorno che da notte, queste ultime forse più efficaci delle prime. Ciò che conta è che il preparato seborestitutivo sia formulato con sostanze sebosimili.
SEBOSIMILE
Si usa definire così un cosmetico la cui composizione tiene conto della natura chimica del sebo e, in senso più lato, dei lipidi superficie. Un cosmetico contenente squalano è più sebosimile di uno che contiene vaselina. Un olio o un burro vegetale sono più sebosimili di un trigliceride di sintesi in C8 - C10.
L'ideale della sebosimilità (o ancor meglio della affinità ai lipidi epidermici) è costituita da una miscela di lipidi composta da squalano, trigliceridi, esteri cerosi, steroli, acidi grassi e ceramidi.
SECREZIONE SEBACEA (sebo)
Il sebo è una complessa miscela di lipidi (squalene, trigliceridi, esteri cerosi). La sintesi del sebo ha luogo nei sebociti, le cellule contenute nella ghiandola sebacea.
Nell'arco di una settimana il sebocita completa la sintesi sebacea, muore e libera la miscela lipidica che entra nel follicolo pilosebaceo e da questo poi fuoriesce lubrificando la pelle ed il pelo. E' rimasta famosa negli ambienti dermatologici la affermazione di Kligman secondo cui il sebo sarebbe solo un inutile residuato di antichi processi, oggi inutile e addirittura dannoso alla salute della cute. Al di là della paradossale affermazione di Kligman, resta il fatto che la secrezione sebacea è spesso accompagnata da disturbi (forfora, alopecia androgenetica, dermatite seborroica, acne, ecc.).
Una normale secrezione sebacea risulta utile per proteggere e lubrificare pelle e capelli.
Quando è eccessiva o resta nel follicolo (ove viene alterata dal metabolismo microbico) può in effetti dar luogo a inestetismi e sgradevoli fenomeni conseguenti.
SENSIBILITA' CUTANEA
Si usa dire che una pelle è sensibile quando reagisce facilmente con arrossamenti, screpolature e sensazioni fastidiose sia a fattori ambientali (caldo, freddo, radiazioni) sia a sostanze su di essa applicate (dermofarmaci o cosmetici).
A determinare le reazioni della cute possono essere sia fatti irritativi sia sostanze che provocano una reazione immunitaria della pelle.
Sono chiamati in causa i recettori nervosi, il microcircolo, le cellule di Langerhans.
Spesso una pelle sensibile risulta povera di difese (lipidi di superficie, NMF, cemento lipidico intercorneocitario) e ciò determina da un lato una maggior reattività all'ambiente esterno e dall'altro una più facile risposta immunitaria ad apteni penetrati oltre lo strato corneo.
SENSIBILAZZIONE CUTANEA
Reazione di tipo immunitario provocata da una molecola che di per sé non ha effetto tossico o irritante.
Il processo è avviato nella cute dalle cellule di Langerhans che catturano l'aptene e lo trasferiscono alle cellule preposte alla difesa immunitaria (linfociti). Ne deriva una reazione infiammatoria della pelle.
Talora la reazione è determinata dalla contemporanea presenza di certe molecole e di raggi UV-A (è il caso della furocurmarina del bergamotto). In tal caso si perla di fotosensibilizzazione.
SEQUESTRANTE (vedi chelante)
SILICONECOSMESI
E' un tipo di cosmesi caratterizzata dalla presenza di ingredienti di sintesi del silicio (siliconi). Dai primi siliconi (dimetilpolisilossani), è derivata una chimica di straordinario interesse cosmetico. Dopo i polisilossani sono nati i fenilsilossani, e dal silanolo sono derivati i "siliconi volatili" o ciclosiliconi. Trattando i siliconi con ossidi di etilene e di propilene si sono ottenuti i dimeticoni copolioli, dotati di capacità emulsionanti, umettanti e plastificanti. Attraverso altri processi si sono ottenuti siliconi solubili (amodimeticoni), siliconi anfoteri e cationici. Il numero di siliconi è aumentato di anno in anno , permettendo la creazione di emulsioni siliconiche, latti e creme molto gradevoli, scorrevoli, idrorepellenti, stabili, affidabili dal punto di vista tossicologico ed allergologico.
SINERESI
E' così definita la separazione di olio da una emulsione. Si tratta di un esempio di instabilità delle emulsioni (specie di quelle A/O) dovuto a un difetto nel sistema emulsionante che non "lega" l'olio con l'acqua.
SOLUBILIZZANTE
Vengono definiti solubilizzanti particolari tipi di tensioattivi non ionici che in acqua formano micelle entro le quali viene incorporata una sostanza non solubile in acqua.
In tal modo la soluzione rimane limpida e la sostanza solubilizzata non si separa dal mezzo. I solubilizzanti si utilizzano, ad esempio, quando si vuole profumare un tonico analcolico o quando si intende introdurre una sostanza liposolubile (es. vitamina A, vitamina E, vitamina F) in un mezzo acquoso (soluzione o gel). Il solubilizzante più noto in cosmesi è l'olio di ricino idrogenato etossilato con 40 moli di ossido di etilene.
In campo farmaceutico è usato di preferenza il polisorbato 80 (PEG 20 sorbitanoleato).
SOLVENTE
Termine generale che sta ad indicare una certa sostanza liquida sia in grado di disciogliere e tenere in soluzione un certo numero di sostanze. L'acqua è un solvente per i corpi idrosolubili. L'alcol discioglie molte sostanze organiche come ad esempio le essenze.
Nell'uso comune tuttavia si dà il nome di solvente a certe sostanze organiche (benzolo, trielina, acetone ecc.) capaci di disciogliere corpi (esempio resine, cere) non solubili in altri mezzi.
In campo cosmetico il solvente è l'acetone usato come solvente per unghie; gli eteri dei glicoli (esempio etildiglicol o carbitolo) possono sostituire l'acetone che non è di gradevole odore.
SOSTANTIVANTE (sostanza)
Nel linguaggio cosmetico viene così definita una sostanza capace di legarsi alle proteine della pelle o dei capelli formandovi un film che dona volume ai capelli ed emollienza alla pelle.
Molecola tipica ad azione sostantivante è la idrossietilcellulosa quaternizzata.
Questo polimero cationico disciolto in acqua e poi disteso sui capelli e sulla pelle si fissa con la sua carica cationica e si distende con la sua catena cellulosica determinando l'effetto sostantivo.
Un comportamento analogo hanno gli idrolizzati di collagene quaternizzati che in più hanno il pregio della struttura proteica più affine alla cute.
STIMOLANTE
Tipica espressione del linguaggio cosmetico, volutamente generica che comunque sembra sottintendere una azione iperemizzante e rubefacente. Talvolta è usata come sinonimo di termoattivo. Altre volte si vuol dare un significato "biologico" e biochimico al termine. Ad esempio l'applicazione degli insaponificabili di oli vegetali è in grado di "stimolare" i fibroblasti dermici a produrre collagene, elastina e acido ialuronico. In questo caso lo "stimolo" è analogo a quello che il primo messaggero, cioè un ormone, invia alla cellula perché si svolga un determinato processo. Il termine stimolante è comunque per lo più assegnato alle lozioni toniche ed in tal caso è sinonimo o quasi di "tonificante".
STRUCCANTE
E' così definito un prodotto specificamente predisposto per la rimozione del trucco o make-up. Gli struccanti possono essere realizzati in forma di emulsione fluida o consistente, sia di tipo
O/A che A/O, in lozione, in gel o in soluzione bifasica.Particolarmente adatte allo strucco della zona palpebrale, le lozioni fluide o gelificate sono costituite da una base acquosa analcolica a pH isolacrimale, addizionata di tensioattivi idrofili in grado di solubilizzare ed allontanare i residui dei prodotti da trucco ed i pigmenti senza alterare l'equilibrio della delicata epidermide perioculare. I cosiddetti "bifasici" sono invece lozioni contenenti elevate quantità di siliconi fluidi non emulsionati. Richiedono una accurata agitazione prima dell'uso e sono adatti alla rimozione del trucco waterproof e long lasting (mascara resistenti all'acqua, fondotinta e rossetti a lunga tenuta e no-transfer).
SUPPORTO O VEICOLO
Per facilitare l'applicazione di una sostanza attiva sulla pelle in campo dermofarmaceutico si diluisce il farmaco in apposito eccipiente, detto anche supporto o veicolo. Il termine ha in cosmesi un diverso significato in quanto spesso il veicolo contiene già di per sé delle sostanze funzionali e non è un semplice ed inerte supporto. In pratica un cosmetico ha già parte del suo valore nel veicolo che quindi fa parte integrante della preparazione.
SYNDET
Termine anglosassone che significa detergente sintetico e che sta ad indicare il "sapone non sapone" detto anche pane detergente. Si tratta di un prodotto realizzato nella tipica forma solida del sapone ma ottenuto impiegando tensioattivi anionici diversi dal sapone (alchilsolfati, semisolfosuccinati, isetionati). Il syndet presenta diversi vantaggi rispetto al sapone: non libera alcali, può essere realizzato a qualunque pH (da 3 a 7), lava anche con acque dure e di mare. Tuttavia se non è additivato di opportune sostanze (es. idrolizzati di collagene) può risultare troppo sgrassante. Il syndet costituisce il primo passo verso la definitiva sostituzione del sapone. Il successivo passaggio, già in atto, è quello della forma liquida in flacone (spesso con dosatore) più igienica, meno concentrata e meno aggressiva.
SCHIARENTE
L'allegato I alla legge 713 riporta come 19° voce fra l'elenco indicativo dei prodotti cosmetici i "prodotti per schiarire la pelle".
Purtroppo la legge non è molto chiara e non dice attraverso quale meccanismo sia consentito schiarire la pelle. Le componenti del colore cutaneo sono infatti tre: la componente rossa (circolazione sanguigna), la componente grigia ( la cheratina dello strato corneo) e la componente bruna (la melanina).
Basterebbe quindi provocare una vasocostrizione per schiarire la pelle o assottigliare lo strato corneo.
Certamente il riferimento principale è la melanina che quando è presente in alte dosi determina l'abbronzatura della pelle e, in certi casi, causa la formazione di macchie. E' soprattutto sulla formazione di melanina che si interviene per ottenere un effetto schiarente. Si usano in proposito sostanze che impediscono la formazione di melanina, come l'acido kojico, l'acido azelaico o il magnesio ascorbilfosfato.
Il tempo necessario per ottenere risultati visibili è di circa 1 mese, vale a dire il tempo necessario perché scompaia la melanina già formata. Non formandosene di nuova, la pelle risulta più chiara.
SCHIUMOGENESI
E' così definita la maggior o minor capacità di produrre schiuma da parte di un tensioattivo singolo o di un detergente finito. La schiuma costituisce una indicazione visiva dell'atto detergente ma non significa nulla sul piano della qualità, anzi, un detergente molto schiumogeno è quasi sempre anche molto aggressivo. La schiuma di per sé è solo una emulsione d'aria.
Il giorno in cui la pubblicità ed il consumatore daranno meno importanza alla schiumogenesi, segnerà un grosso passo avanti verso una detersione più ortodermica della pelle e dei capelli.
SEBO
Costituisce l'insieme di sostanze lipidiche prodotte dalla ghiandola sebacea o più esattamente dai sebociti, le cellule presenti nella ghiandola ed in cui avviene le biosintesi lipidica.
Una composizione media del sebo comprende: squalene 10-15%, trigliceridi 40-50%, esteri cerosi 40-50%. Nel follicolo pilifero avviene una parziale idrolisi dei trigliceridi con liberazione di acidi grassi che si ritrovano come tali nei lipidi di superficie.
SEBOCORRETTIVO
E' un termine relativamente poco usato in cosmesi.
HA due significati: il primo sottintende un apporto di sostanze sebosimili che consentono di correggere una eventuale scarsità di sebo. Il secondo rientra nel gruppo dei termini che vorrebbero sottintendere la possibilità di correggere l'eccessiva secrezione di sebo (vedi seboequilibrante, sebo-regolatore).
Qualunque sia il termine usato per promettere una riduzione di secrezione sebacea, esso ha un valore molto scarso nel senso che è praticamente impossibile ridurre la secrezione sebacea con mezzi cosmetici, ad esclusione del lavaggio che si limita ad asportare il sebo presente.
SEBOEQUILIBRANTE
Il termine è pressoché corrispondente a quello di "seboregolatore". Valgono quindi anche per questa espressione cosmetica le stesse considerazioni.
SEBOMETRIA
Misurazione della quantità di sebo presente sulla pelle nelle differenti regioni corporee. Viene effettuata mediante un apparecchio chiamato sebometro.
SEBOMETRO
Il sebometro è un apparecchio fotometrico che sonsente di misurare la quantità di sebo presente nelle diverse aree cutanee del viso e del corpo. Uno speciale film adesivo viene applicato sulla pelle ed il sebo così raccolto ne modifica la trasparenza che viene poi valutata per via fotometrica.
In condizioni normali la quantità di sebo nelle diverse aree del viso varia dai 100 ai 200 microgrammi/cm².
SEBOREGOLATORE
Termine un po' bugiardo in quanto non è possibile "regolare" il flusso di sebo con un cosmetico. E' non infatti che il sebo è prodotto dai sebociti su diretta influenza ormonale e, non essendo possibile una azione cosmetica volta a regolare l'attività ormonale, ne consegue che - a rigor di logica - un seboregolatore non potrebbe esistere.
Vi sono tuttavia sostanze che, applicate sulla pelle e sul cuoio capelluto, intervengono in senso chimico-fisico sul sebo già prodotto stendendolo in sottile film uniforme e dando quindi l'impressione di una minore untuosità.
SEBORESTITUTIVO
Viene così definito un cosmetico in grado di ricostituire sull'epidermide il mantello lipidico prodotto dal sebo e dagli altri lipidi epidermici.
Ciò viene fatto in caso di pelle secca ipolipidica o dopo una detersione un po' troppo energica. Seborestitutive possono essere sia le creme da giorno che da notte, queste ultime forse più efficaci delle prime. Ciò che conta è che il preparato seborestitutivo sia formulato con sostanze sebosimili.
SEBOSIMILE
Si usa definire così un cosmetico la cui composizione tiene conto della natura chimica del sebo e, in senso più lato, dei lipidi superficie. Un cosmetico contenente squalano è più sebosimile di uno che contiene vaselina. Un olio o un burro vegetale sono più sebosimili di un trigliceride di sintesi in C8 - C10.
L'ideale della sebosimilità (o ancor meglio della affinità ai lipidi epidermici) è costituita da una miscela di lipidi composta da squalano, trigliceridi, esteri cerosi, steroli, acidi grassi e ceramidi.
SECREZIONE SEBACEA (sebo)
Il sebo è una complessa miscela di lipidi (squalene, trigliceridi, esteri cerosi). La sintesi del sebo ha luogo nei sebociti, le cellule contenute nella ghiandola sebacea.
Nell'arco di una settimana il sebocita completa la sintesi sebacea, muore e libera la miscela lipidica che entra nel follicolo pilosebaceo e da questo poi fuoriesce lubrificando la pelle ed il pelo. E' rimasta famosa negli ambienti dermatologici la affermazione di Kligman secondo cui il sebo sarebbe solo un inutile residuato di antichi processi, oggi inutile e addirittura dannoso alla salute della cute. Al di là della paradossale affermazione di Kligman, resta il fatto che la secrezione sebacea è spesso accompagnata da disturbi (forfora, alopecia androgenetica, dermatite seborroica, acne, ecc.).
Una normale secrezione sebacea risulta utile per proteggere e lubrificare pelle e capelli.
Quando è eccessiva o resta nel follicolo (ove viene alterata dal metabolismo microbico) può in effetti dar luogo a inestetismi e sgradevoli fenomeni conseguenti.
SENSIBILITA' CUTANEA
Si usa dire che una pelle è sensibile quando reagisce facilmente con arrossamenti, screpolature e sensazioni fastidiose sia a fattori ambientali (caldo, freddo, radiazioni) sia a sostanze su di essa applicate (dermofarmaci o cosmetici).
A determinare le reazioni della cute possono essere sia fatti irritativi sia sostanze che provocano una reazione immunitaria della pelle.
Sono chiamati in causa i recettori nervosi, il microcircolo, le cellule di Langerhans.
Spesso una pelle sensibile risulta povera di difese (lipidi di superficie, NMF, cemento lipidico intercorneocitario) e ciò determina da un lato una maggior reattività all'ambiente esterno e dall'altro una più facile risposta immunitaria ad apteni penetrati oltre lo strato corneo.
SENSIBILAZZIONE CUTANEA
Reazione di tipo immunitario provocata da una molecola che di per sé non ha effetto tossico o irritante.
Il processo è avviato nella cute dalle cellule di Langerhans che catturano l'aptene e lo trasferiscono alle cellule preposte alla difesa immunitaria (linfociti). Ne deriva una reazione infiammatoria della pelle.
Talora la reazione è determinata dalla contemporanea presenza di certe molecole e di raggi UV-A (è il caso della furocurmarina del bergamotto). In tal caso si perla di fotosensibilizzazione.
SEQUESTRANTE (vedi chelante)
SILICONECOSMESI
E' un tipo di cosmesi caratterizzata dalla presenza di ingredienti di sintesi del silicio (siliconi). Dai primi siliconi (dimetilpolisilossani), è derivata una chimica di straordinario interesse cosmetico. Dopo i polisilossani sono nati i fenilsilossani, e dal silanolo sono derivati i "siliconi volatili" o ciclosiliconi. Trattando i siliconi con ossidi di etilene e di propilene si sono ottenuti i dimeticoni copolioli, dotati di capacità emulsionanti, umettanti e plastificanti. Attraverso altri processi si sono ottenuti siliconi solubili (amodimeticoni), siliconi anfoteri e cationici. Il numero di siliconi è aumentato di anno in anno , permettendo la creazione di emulsioni siliconiche, latti e creme molto gradevoli, scorrevoli, idrorepellenti, stabili, affidabili dal punto di vista tossicologico ed allergologico.
SINERESI
E' così definita la separazione di olio da una emulsione. Si tratta di un esempio di instabilità delle emulsioni (specie di quelle A/O) dovuto a un difetto nel sistema emulsionante che non "lega" l'olio con l'acqua.
SOLUBILIZZANTE
Vengono definiti solubilizzanti particolari tipi di tensioattivi non ionici che in acqua formano micelle entro le quali viene incorporata una sostanza non solubile in acqua.
In tal modo la soluzione rimane limpida e la sostanza solubilizzata non si separa dal mezzo. I solubilizzanti si utilizzano, ad esempio, quando si vuole profumare un tonico analcolico o quando si intende introdurre una sostanza liposolubile (es. vitamina A, vitamina E, vitamina F) in un mezzo acquoso (soluzione o gel). Il solubilizzante più noto in cosmesi è l'olio di ricino idrogenato etossilato con 40 moli di ossido di etilene.
In campo farmaceutico è usato di preferenza il polisorbato 80 (PEG 20 sorbitanoleato).
SOLVENTE
Termine generale che sta ad indicare una certa sostanza liquida sia in grado di disciogliere e tenere in soluzione un certo numero di sostanze. L'acqua è un solvente per i corpi idrosolubili. L'alcol discioglie molte sostanze organiche come ad esempio le essenze.
Nell'uso comune tuttavia si dà il nome di solvente a certe sostanze organiche (benzolo, trielina, acetone ecc.) capaci di disciogliere corpi (esempio resine, cere) non solubili in altri mezzi.
In campo cosmetico il solvente è l'acetone usato come solvente per unghie; gli eteri dei glicoli (esempio etildiglicol o carbitolo) possono sostituire l'acetone che non è di gradevole odore.
SOSTANTIVANTE (sostanza)
Nel linguaggio cosmetico viene così definita una sostanza capace di legarsi alle proteine della pelle o dei capelli formandovi un film che dona volume ai capelli ed emollienza alla pelle.
Molecola tipica ad azione sostantivante è la idrossietilcellulosa quaternizzata.
Questo polimero cationico disciolto in acqua e poi disteso sui capelli e sulla pelle si fissa con la sua carica cationica e si distende con la sua catena cellulosica determinando l'effetto sostantivo.
Un comportamento analogo hanno gli idrolizzati di collagene quaternizzati che in più hanno il pregio della struttura proteica più affine alla cute.
STIMOLANTE
Tipica espressione del linguaggio cosmetico, volutamente generica che comunque sembra sottintendere una azione iperemizzante e rubefacente. Talvolta è usata come sinonimo di termoattivo. Altre volte si vuol dare un significato "biologico" e biochimico al termine. Ad esempio l'applicazione degli insaponificabili di oli vegetali è in grado di "stimolare" i fibroblasti dermici a produrre collagene, elastina e acido ialuronico. In questo caso lo "stimolo" è analogo a quello che il primo messaggero, cioè un ormone, invia alla cellula perché si svolga un determinato processo. Il termine stimolante è comunque per lo più assegnato alle lozioni toniche ed in tal caso è sinonimo o quasi di "tonificante".
STRUCCANTE
E' così definito un prodotto specificamente predisposto per la rimozione del trucco o make-up. Gli struccanti possono essere realizzati in forma di emulsione fluida o consistente, sia di tipo
O/A che A/O, in lozione, in gel o in soluzione bifasica.Particolarmente adatte allo strucco della zona palpebrale, le lozioni fluide o gelificate sono costituite da una base acquosa analcolica a pH isolacrimale, addizionata di tensioattivi idrofili in grado di solubilizzare ed allontanare i residui dei prodotti da trucco ed i pigmenti senza alterare l'equilibrio della delicata epidermide perioculare. I cosiddetti "bifasici" sono invece lozioni contenenti elevate quantità di siliconi fluidi non emulsionati. Richiedono una accurata agitazione prima dell'uso e sono adatti alla rimozione del trucco waterproof e long lasting (mascara resistenti all'acqua, fondotinta e rossetti a lunga tenuta e no-transfer).
SUPPORTO O VEICOLO
Per facilitare l'applicazione di una sostanza attiva sulla pelle in campo dermofarmaceutico si diluisce il farmaco in apposito eccipiente, detto anche supporto o veicolo. Il termine ha in cosmesi un diverso significato in quanto spesso il veicolo contiene già di per sé delle sostanze funzionali e non è un semplice ed inerte supporto. In pratica un cosmetico ha già parte del suo valore nel veicolo che quindi fa parte integrante della preparazione.
SYNDET
Termine anglosassone che significa detergente sintetico e che sta ad indicare il "sapone non sapone" detto anche pane detergente. Si tratta di un prodotto realizzato nella tipica forma solida del sapone ma ottenuto impiegando tensioattivi anionici diversi dal sapone (alchilsolfati, semisolfosuccinati, isetionati). Il syndet presenta diversi vantaggi rispetto al sapone: non libera alcali, può essere realizzato a qualunque pH (da 3 a 7), lava anche con acque dure e di mare. Tuttavia se non è additivato di opportune sostanze (es. idrolizzati di collagene) può risultare troppo sgrassante. Il syndet costituisce il primo passo verso la definitiva sostituzione del sapone. Il successivo passaggio, già in atto, è quello della forma liquida in flacone (spesso con dosatore) più igienica, meno concentrata e meno aggressiva.
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Re: Aggettivi e termini cosmetici
T
TENSIONE SUPERFICIALE
L'acqua possiede notevoli forze coesive che le impediscono di "bagnare" un substrato. Basta fare una prova depositando una goccia d'acqua su un piano di vetro. L'acqua mantiene la forma di goccia e non diffonde, indice dell'esistenza di queste forze coesive. Si usa dire che l'acqua possiede un'alta tensione superficiale; questa è stata misurata in 70 dine cm².
Per far si che l'acqua "bagni" un substrato occorre ridurre la sua tensione superficiale.
A tale scopo si utilizzano le sostanze tensioattive, capaci di dimezzare le forze coesive dell'acqua facendo si che questa diffonda e si misceli con altri corpi, ad esempio con lo sporco grasso.
L'aggiunta di un tensioattivo determina il temporaneo emulsionamento del grasso nell'acqua consentendone quindi l'asportazione per semplice risciacquo.
TENSIOATTIVO
Si definisce come tensioattivo (attivo sulla tensione superficiale) un prodotto in grado di ridurre notevolmente le forze coesive dell'acqua, favorendo la sua distensione sul substrato. Quando il substrato è costituito ad esempio da sporco grasso, il tensioattivo ne determina il distacco per emulsionamento o solubilizzazione in acqua.
L'atto detergente seguito da risciacquo acquoso è appunto realizzabile con l'impegno di tensioattivi. Queste sostanze sono spesso anche schiumogene, nel senso che provocano la formazione di schiuma, vale a dire di emulsione d'aria in acqua. Possiedono proprietà detergenti i tensioattivi anionici (saponi e non saponi), i tensioattivi anfoteri e quelli non ionici.
I tensioattivi cationici, viceversa, hanno la proprietà di fissarsi su pelle e capelli. Per tale motivo vengono usati - dopo il lavaggio - nei balsami dopo shampoo.
Il primo tensioattivo usato come detergente è stato il sapone, sale alcalino di acido grasso. Tutti gli altri tensioattivi venuti dopo il sapone hanno conservato la tipica struttura anfifila, vale a dire risultano costituiti da una parte lipofila (che è affine ai grassi) e da una parte idrofila (affine all'acqua). In natura esistono sostanze tensioattive note come "saponine" in quanto sbattute con l'acqua producono schiuma. Sono ben note le saponine della saponaria e della quillaja (legno di Panamà).
TESSUTO CONNETTIVO COMPATTO
Nella pelle si identifica con il derma, costituito da cellule ( i fibroblasti) immerse nel materiale extracellulare da esse prodotto, parte fibroso (collagene-elastina) parte amorfo (acido ialuronico e proteoglicani) collegato da una glicoproteina (fibronectina).
Nella sua parte superiore prende il nome di derma papillare in quanto comprende le papille sub epidermiche mentre la parte sottostante è detta derma reticolare o corion.
Nel derma hanno sede le terminazioni nervose libere e corpuscolate, i vasi sanguigni e linfatici e gli annessi cutanei (ghiandole sudoripare, ghiandole apocrine, ghiandole sebacee, follicolo pilifero).
TESSUTO CONNETTIVO LASSO
Sotto questa definizione è compreso l'ipoderma detto anche tessuto adiposo.
L'ipoderma, situato sotto al derma, fa parte integrante del tessuto connettivo della cute e si differenzia dal derma (che è un connettivo "compatto") per la presenza di glomeruli adiposi in cui sono contenuti gli adipociti, cellule preposte alla produzione dei grassi di riserva. Oltre a questa funzione, l'ipoderma svolge un compito di isolamento termico ed un ruolo "cuscinetto" fra la pelle ed il sottostante tessuto muscolare. Mentre l'ipoderma maschile ha una struttura regolare quello femminile è caratterizzato dalla presenza di "creste" adipose che talora tendono ad infiltrarsi nel soprastante connettivo compatto. E' questa una delle possibili cause di formazione della pelle "a buccia d'arancio" tipica della dermoipodermosi cellulitica.
TESSUTO EPITELIALE
Termine generale che comprende tutti i tessuti di rivestimento. Il tessuto superficiale della pelle, l'epidermide, è un tipico tessuto epiteliale pluristratificato e cheratinizzato.
TEWL (Trans Epidermal Water Loss)
La TEWL o perdita di acqua transepidermica è la quantità di acqua che diffonde attraverso lo strato corneo e viene misurata in g/m²/h.
LA TEWL è un indicatore dello stato di integrità della barriera cutanea e la sua misurazione consente di apprezzare l'efficacia di un prodotto cosmetico sullo strato corneo.
TONICO
Prodotto cosmetico di solito realizzato in forma di soluzione acquosa o idroalcolica, contenente acque distillate aromatiche o piccole dosi di essenze, estratti vegetali, sostanze idrosolubili (es. sali) e talvolta gradevolmente colorata in rosa, verde, azzurro. La norma cosmetica vuole che per ogni tipo di pelle sia disponibile il tonico adatto. Ecco quindi il tonico addolcente e rinfrescante, il tonico idratante, il tonico antiarrossamento o purificante o astringente o rassodante. A seconda del tipo di pelle cui il tonico è destinato potrà o meno contenere l'alcol, e sarà caratterizzato ad esempio da diversi tipi di estratti, dalla presenza di fattore idratante piuttosto che di sali di alluminio.
Nel caso del cuoio capelluto è preferito il termine lozione ma i concetti di base sono analoghi.
TONIFICANTE (funzione)
E' buona norma completare l'atto della pulizia della pelle (eseguito abitualmente con latte detergente) attraverso l'atto della tonificazione. Si applica cioè una soluzione acquosa o idroalcolica con l'aiuto di ovatta o garza imbevute. A questa soluzione viene assegnata la funzione cosmetica tonificante. Si tratta di espressione generica che vuole evidenziare il senso di gradevole benessere che si ricava dall'applicazione della soluzione.
TRASPORTO ATTIVO
L'espressione è usata quando si vuole descrivere un processo di vero assorbimento. Il passaggio attraverso la membrana cellulare (dall'esterno verso l'interno o dall'interno verso l'esterno) di una determinata sostanza avviene con dispendio di energia (consumo di ATP). Nel caso specifico della pelle non si verifica assorbimento cioè trasporto attivo.
La pelle è semipermeabile e consente solo una diffusione passiva di certe sostanze ma non è organizzata per promuovere un assorbimento.
Pertanto l'espressione "il prodotto è assorbito dalla pelle" non è corretta e va meglio interpretata con "il prodotto penetra nella pelle".
Quando una sostanza riesce a penetrare nella pelle può rimanervi per un certo tempo (effetto deposito) o penetrare fino a raggiungere i vasi sanguigni ove può passare in circolo.
Solo qui può verificarsi il fenomeno del trasporto attivo, cioè l'assorbimento. Ma non è questo il fine di un prodotto cosmetico.
TENSIONE SUPERFICIALE
L'acqua possiede notevoli forze coesive che le impediscono di "bagnare" un substrato. Basta fare una prova depositando una goccia d'acqua su un piano di vetro. L'acqua mantiene la forma di goccia e non diffonde, indice dell'esistenza di queste forze coesive. Si usa dire che l'acqua possiede un'alta tensione superficiale; questa è stata misurata in 70 dine cm².
Per far si che l'acqua "bagni" un substrato occorre ridurre la sua tensione superficiale.
A tale scopo si utilizzano le sostanze tensioattive, capaci di dimezzare le forze coesive dell'acqua facendo si che questa diffonda e si misceli con altri corpi, ad esempio con lo sporco grasso.
L'aggiunta di un tensioattivo determina il temporaneo emulsionamento del grasso nell'acqua consentendone quindi l'asportazione per semplice risciacquo.
TENSIOATTIVO
Si definisce come tensioattivo (attivo sulla tensione superficiale) un prodotto in grado di ridurre notevolmente le forze coesive dell'acqua, favorendo la sua distensione sul substrato. Quando il substrato è costituito ad esempio da sporco grasso, il tensioattivo ne determina il distacco per emulsionamento o solubilizzazione in acqua.
L'atto detergente seguito da risciacquo acquoso è appunto realizzabile con l'impegno di tensioattivi. Queste sostanze sono spesso anche schiumogene, nel senso che provocano la formazione di schiuma, vale a dire di emulsione d'aria in acqua. Possiedono proprietà detergenti i tensioattivi anionici (saponi e non saponi), i tensioattivi anfoteri e quelli non ionici.
I tensioattivi cationici, viceversa, hanno la proprietà di fissarsi su pelle e capelli. Per tale motivo vengono usati - dopo il lavaggio - nei balsami dopo shampoo.
Il primo tensioattivo usato come detergente è stato il sapone, sale alcalino di acido grasso. Tutti gli altri tensioattivi venuti dopo il sapone hanno conservato la tipica struttura anfifila, vale a dire risultano costituiti da una parte lipofila (che è affine ai grassi) e da una parte idrofila (affine all'acqua). In natura esistono sostanze tensioattive note come "saponine" in quanto sbattute con l'acqua producono schiuma. Sono ben note le saponine della saponaria e della quillaja (legno di Panamà).
TESSUTO CONNETTIVO COMPATTO
Nella pelle si identifica con il derma, costituito da cellule ( i fibroblasti) immerse nel materiale extracellulare da esse prodotto, parte fibroso (collagene-elastina) parte amorfo (acido ialuronico e proteoglicani) collegato da una glicoproteina (fibronectina).
Nella sua parte superiore prende il nome di derma papillare in quanto comprende le papille sub epidermiche mentre la parte sottostante è detta derma reticolare o corion.
Nel derma hanno sede le terminazioni nervose libere e corpuscolate, i vasi sanguigni e linfatici e gli annessi cutanei (ghiandole sudoripare, ghiandole apocrine, ghiandole sebacee, follicolo pilifero).
TESSUTO CONNETTIVO LASSO
Sotto questa definizione è compreso l'ipoderma detto anche tessuto adiposo.
L'ipoderma, situato sotto al derma, fa parte integrante del tessuto connettivo della cute e si differenzia dal derma (che è un connettivo "compatto") per la presenza di glomeruli adiposi in cui sono contenuti gli adipociti, cellule preposte alla produzione dei grassi di riserva. Oltre a questa funzione, l'ipoderma svolge un compito di isolamento termico ed un ruolo "cuscinetto" fra la pelle ed il sottostante tessuto muscolare. Mentre l'ipoderma maschile ha una struttura regolare quello femminile è caratterizzato dalla presenza di "creste" adipose che talora tendono ad infiltrarsi nel soprastante connettivo compatto. E' questa una delle possibili cause di formazione della pelle "a buccia d'arancio" tipica della dermoipodermosi cellulitica.
TESSUTO EPITELIALE
Termine generale che comprende tutti i tessuti di rivestimento. Il tessuto superficiale della pelle, l'epidermide, è un tipico tessuto epiteliale pluristratificato e cheratinizzato.
TEWL (Trans Epidermal Water Loss)
La TEWL o perdita di acqua transepidermica è la quantità di acqua che diffonde attraverso lo strato corneo e viene misurata in g/m²/h.
LA TEWL è un indicatore dello stato di integrità della barriera cutanea e la sua misurazione consente di apprezzare l'efficacia di un prodotto cosmetico sullo strato corneo.
TONICO
Prodotto cosmetico di solito realizzato in forma di soluzione acquosa o idroalcolica, contenente acque distillate aromatiche o piccole dosi di essenze, estratti vegetali, sostanze idrosolubili (es. sali) e talvolta gradevolmente colorata in rosa, verde, azzurro. La norma cosmetica vuole che per ogni tipo di pelle sia disponibile il tonico adatto. Ecco quindi il tonico addolcente e rinfrescante, il tonico idratante, il tonico antiarrossamento o purificante o astringente o rassodante. A seconda del tipo di pelle cui il tonico è destinato potrà o meno contenere l'alcol, e sarà caratterizzato ad esempio da diversi tipi di estratti, dalla presenza di fattore idratante piuttosto che di sali di alluminio.
Nel caso del cuoio capelluto è preferito il termine lozione ma i concetti di base sono analoghi.
TONIFICANTE (funzione)
E' buona norma completare l'atto della pulizia della pelle (eseguito abitualmente con latte detergente) attraverso l'atto della tonificazione. Si applica cioè una soluzione acquosa o idroalcolica con l'aiuto di ovatta o garza imbevute. A questa soluzione viene assegnata la funzione cosmetica tonificante. Si tratta di espressione generica che vuole evidenziare il senso di gradevole benessere che si ricava dall'applicazione della soluzione.
TRASPORTO ATTIVO
L'espressione è usata quando si vuole descrivere un processo di vero assorbimento. Il passaggio attraverso la membrana cellulare (dall'esterno verso l'interno o dall'interno verso l'esterno) di una determinata sostanza avviene con dispendio di energia (consumo di ATP). Nel caso specifico della pelle non si verifica assorbimento cioè trasporto attivo.
La pelle è semipermeabile e consente solo una diffusione passiva di certe sostanze ma non è organizzata per promuovere un assorbimento.
Pertanto l'espressione "il prodotto è assorbito dalla pelle" non è corretta e va meglio interpretata con "il prodotto penetra nella pelle".
Quando una sostanza riesce a penetrare nella pelle può rimanervi per un certo tempo (effetto deposito) o penetrare fino a raggiungere i vasi sanguigni ove può passare in circolo.
Solo qui può verificarsi il fenomeno del trasporto attivo, cioè l'assorbimento. Ma non è questo il fine di un prodotto cosmetico.
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Re: Aggettivi e termini cosmetici
U
UMETTANTE, UMIDIFICANTE
L'aggettivo è riferito alla proprietà, tipica di sostanze più o meno igroscopiche, di trattenere l'acqua. E' una espressione tecnica nel senso che è riferita al comportamento nel cosmetico di queste sostanze.
Tanto per fare un esempio, la glicerina è un tipico agente umettante nel senso che mantiene plastica e idratata una preparazione cosmetica. Il termine umettante in sostanza si riferisce al comportamento tecnico di un prodotto introdotto in un cosmetico più che all'affetto sulla pelle.
In ogni caso, quando la glicerina è applicata sulla pelle si comporta da umettante e igroscopico: se l'umidità ambiente è alta la glicerina trattiene acqua catturata all'ambiente, se l'umidità ambiente è bassa, cattura acqua alla pelle.
Ciò spiega esaurientemente perché molecole come la glicerina hanno più proprietà tecniche che funzionali e stabilisce in definitiva come sia preferibile limitarne l'impiego ai fini del buon aspetto del cosmetico piuttosto che al buon aspetto della pelle.
UNTUOSITA'
L'espressione è di solito usata in cosmesi quando si vuol descrivere un prodotto che "è privo di untuosità" e quindi "è subito assorbito dalla pelle".
Sia ben chiaro che i due concetti non sono correlabili; un prodotto può essere "poco unto" ed essere poco penetrante, un prodotto può avere anche una elevata untuosità e penetrare di più di uno non untuoso. Tutto dipende dalla natura chimica delle molecole presenti.
Comunque il concetto dell'untuosità, sia riferito alla pelle (pelle untuosa, seborroica) sia riferito al cosmetico (untuoso o non untuoso) è di puro interesse estetico e di gusto personale.
Su questo argomento le posizioni dell'estetista, del chimico e del medico sono sicuramente divergenti (e soggettive).
V
VEICOLO, ECCIPIENTE
Sono entrambe le espressioni più di tecnica farmaceutica che cosmetica.
Veicolo sta ad indicare una struttura contenente una certa sostanza, in grado di favorire la cessione e la penetrazione cutanea di tale sostanza.
Più che "veicolare nella pelle" il veicolo deve avere un suo determinato "grado di cessione" alla pelle.
Più un veicolo cede, appena applicato sulla pelle, la sostanza in esso contenuta, più è appropriato. Eccipiente è un termine più generico e deriva dal latino eccipere - contenere. L'eccipiente è il contenitore in cui è incorporata la sostanza attiva. Non è detto che sia anche il veicolo migliore.
In cosmesi i due termini hanno minor significato, specie il primo. E per quel che riguarda l'eccipiente è spesso difficile distinguerlo dalla o dalle sostanze attive in quanto molte sostanze (si pensi ad es. ad un olio vegetale) pur facendo parte dell'eccipiente già possiedono utili funzionalità cosmetiche (emollienza, ad esempio). Non va mai dimenticato che un cosmetico non deve curare se non la buona condizione estetica di una pelle integra e sana.
UMETTANTE, UMIDIFICANTE
L'aggettivo è riferito alla proprietà, tipica di sostanze più o meno igroscopiche, di trattenere l'acqua. E' una espressione tecnica nel senso che è riferita al comportamento nel cosmetico di queste sostanze.
Tanto per fare un esempio, la glicerina è un tipico agente umettante nel senso che mantiene plastica e idratata una preparazione cosmetica. Il termine umettante in sostanza si riferisce al comportamento tecnico di un prodotto introdotto in un cosmetico più che all'affetto sulla pelle.
In ogni caso, quando la glicerina è applicata sulla pelle si comporta da umettante e igroscopico: se l'umidità ambiente è alta la glicerina trattiene acqua catturata all'ambiente, se l'umidità ambiente è bassa, cattura acqua alla pelle.
Ciò spiega esaurientemente perché molecole come la glicerina hanno più proprietà tecniche che funzionali e stabilisce in definitiva come sia preferibile limitarne l'impiego ai fini del buon aspetto del cosmetico piuttosto che al buon aspetto della pelle.
UNTUOSITA'
L'espressione è di solito usata in cosmesi quando si vuol descrivere un prodotto che "è privo di untuosità" e quindi "è subito assorbito dalla pelle".
Sia ben chiaro che i due concetti non sono correlabili; un prodotto può essere "poco unto" ed essere poco penetrante, un prodotto può avere anche una elevata untuosità e penetrare di più di uno non untuoso. Tutto dipende dalla natura chimica delle molecole presenti.
Comunque il concetto dell'untuosità, sia riferito alla pelle (pelle untuosa, seborroica) sia riferito al cosmetico (untuoso o non untuoso) è di puro interesse estetico e di gusto personale.
Su questo argomento le posizioni dell'estetista, del chimico e del medico sono sicuramente divergenti (e soggettive).
V
VEICOLO, ECCIPIENTE
Sono entrambe le espressioni più di tecnica farmaceutica che cosmetica.
Veicolo sta ad indicare una struttura contenente una certa sostanza, in grado di favorire la cessione e la penetrazione cutanea di tale sostanza.
Più che "veicolare nella pelle" il veicolo deve avere un suo determinato "grado di cessione" alla pelle.
Più un veicolo cede, appena applicato sulla pelle, la sostanza in esso contenuta, più è appropriato. Eccipiente è un termine più generico e deriva dal latino eccipere - contenere. L'eccipiente è il contenitore in cui è incorporata la sostanza attiva. Non è detto che sia anche il veicolo migliore.
In cosmesi i due termini hanno minor significato, specie il primo. E per quel che riguarda l'eccipiente è spesso difficile distinguerlo dalla o dalle sostanze attive in quanto molte sostanze (si pensi ad es. ad un olio vegetale) pur facendo parte dell'eccipiente già possiedono utili funzionalità cosmetiche (emollienza, ad esempio). Non va mai dimenticato che un cosmetico non deve curare se non la buona condizione estetica di una pelle integra e sana.