Materie prime cosmetiche scadute, si possono ancora usare?
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
La proliferazione batterica non è visibile, a volte neanche le muffe
...una???...nessuna...centomila!!!
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
Beh sono sempre state chiuse in un cassetto dentro un armadietto non credo che abbiano preso tutta questa umiditá... speriamo
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
Se pensiamo alle spezie, alle tisane, al tè che spesso hanno scadenze di 2 anni e sono confezionati in semplici bustine di carta racchiuse spesso in scatoline anch'esse di carta (altro che sottovuoto) si tratta sempre di erbe o bacche essiccate e macinate eppure a volte ci facciamo meno problemi per quello che mangiamo che per quello che ci mettiamo sulla pelle.
ELENA
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
Su quello che mangiamo però dovrebbero fare controlli sulla carica batterica...sulle erbe di varia origine e natura nutro i miei dubbi
...una???...nessuna...centomila!!!
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
Intendo proprio nel prodotto. Si acquista come erba ayurvedica e non si sa bene cosa ci sia dentro, quali erbe e quali cose extra, ma non è qui il post in cui parlarne. Se vuoi, puoi leggere i post in ingredienti, mi sembra.
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
E se con le erbe ayurvediche ci facessi degli infusi facendoli bollire potrebbe annullare l'eventuale carica batterica e potrei comunque usarli?
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
Beh ma in questo caso è un problema che sta a monte...leggendo l'inci vedo unicamente il nome della pianta da cui è estratto, ma il tuo ragionamento renderebbe inutilizzabile ogni erba ayurvedica e ovviamente non è così...ma poi immagino siano scelte e libere opinioni
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
Io mi preoccuperei di eventuali aflatossine (cancerogene) dovute a muffe.Belladonna ha scritto: ↑13/01/2021, 8:50 E se con le erbe ayurvediche ci facessi degli infusi facendoli bollire potrebbe annullare l'eventuale carica batterica e potrei comunque usarli?
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
Va bene, ho capito l'antifona
Ma il problema riguardo possibili aflatossine esiste nel caso siano scadute o è un pericolo che esiste sempre?
Ma il problema riguardo possibili aflatossine esiste nel caso siano scadute o è un pericolo che esiste sempre?
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
Io invece non mi preoccuperei tanto dell'eventuale presenza di aflatossine (muffe il peggio del peggio, se hai tempo studia l'argomento ché davvero è una questione seria) su erbe secche che non devo mangiare ma probabilmente mettere nei capelli, ma della loro eventuale ossidazione sì. Ho usato un katam scaduto da un anno, effetto colorante zero.
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
Infatti io ho nominato le aflatossine perchè Belladonna diceva che voleva farci infusi, che io ho inteso per bere, non per spignattare.
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
Ussignur. Bere giammai.
(Tagliar, visto che ci sei, volevo ringraziarti per la meravigliosa grassissima maschera pre shampoo, che ormai è entrata nella mia routine)
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
I vegetali in generale possono essere soggetti a muffe o tossine (con un rischio un po' più elevato se si parla di prodotti bio). Se questi prodotti sono destinati al consumo umano, vengono effettuati particolari trattamenti e vengono effettuate analisi-campione per garantirne la sicurezza alimentare. Non conosco dettagliatamente le normative relative alla sicurezza dei prodotti ad uso cosmetico ma so che anche questi hanno dei parametri di sicurezza ai quali sottostare. Naturalmente sto parlando di prodotti commercializzati da aziende in UE perchè io non acquisterei un prodotto commercializzato in paesi dove il regolamento in materia di sicurezza è meno restrittivo ma questo vale sia per un'erba aiurvedica sia per una qualsiasi altra materia prima.
@Gufetta, sull'ossidazione incide molto il metodo di conservazione. Luce ed ossigeno poterebbero questo tipo di prodotti ad ossidarsi ed a perdere le loro caratteristiche in tempi brevissimi ma se ben riparati da questi 2 fattori, si allunga decisamente la loro durata. @Belladonna parlava di un prodotto "acquistato 2 anni fa" e non "scaduto da 2 anni", quindi presuppongo che se ben conservato e non di dubbia provenienza, sia ancora buono.
@Gufetta, sull'ossidazione incide molto il metodo di conservazione. Luce ed ossigeno poterebbero questo tipo di prodotti ad ossidarsi ed a perdere le loro caratteristiche in tempi brevissimi ma se ben riparati da questi 2 fattori, si allunga decisamente la loro durata. @Belladonna parlava di un prodotto "acquistato 2 anni fa" e non "scaduto da 2 anni", quindi presuppongo che se ben conservato e non di dubbia provenienza, sia ancora buono.
ELENA
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- Grande Capa
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
Io mi limito a ricordare che queste erbe crescono in paesi dove le legislazioni sui pesticidi non sono molto stringenti e i controlli inesistenti; con quella di usare prodotti naturali si rischia di farsi l'impacco di pesticida chissà quale.
...perchè io VI VEDO
"Dovrei mettere all'ingresso del forum avete presente quei metal detector tipo negli aeroporti? Quando suona, faccio lasciare giù la scatoletta di bicarbonato e faccio passare solo senza."
"Dovrei mettere all'ingresso del forum avete presente quei metal detector tipo negli aeroporti? Quando suona, faccio lasciare giù la scatoletta di bicarbonato e faccio passare solo senza."
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
No no! Non me lo sognerei mai da bere!
Jea non saprei dire con precisione la data di acquisto, però ci sono alcune polveri che sono scadute a fine 2018 per intenderci, altre più datate, ma semmai quelle le lascio andare nell'immondizia. Però ho notato che il colore è rimasto lo stesso. L'odore non saprei perché sono ancora sigillate, ma non hanno visto ossigeno da parte mia
Oddio, Lola, ma quello che dici tu varrebbe anche nei casi in cui ci si tinge con l'henné o ci si lava con qualunque polvere vegetale. Comunque la provenienza era europea, quindi in teoria su quell'aspetto dovremmo essere uniformati in termini di legislazione.
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- Grande Capa
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
non "varrebbe", vale.
https://www.facebook.com/lacerettadiOcc ... 797578880/
Un henné di passione
Qualche giorno fa ho dedicato alcune storie su Instagram all'henné.
Ho detto cose risapute, ma hanno scatenato comunque l'inferno. Forse perché non erano così risapute. Vediamole.
1. Naturale non significa innocuo. È vero che l'henné è estratto da una pianta, ma questo non significa azzerare il rischio.
2. La pianta da cui si ricava l'henné, la Lawsonia inermis, contiene una molecola chiamata 2-idrossi-1,4-naftochinone o lawsone. Questa molecola ha dimostrato di avere una certa tossicità (in particolare è genotossica, danneggia DNA e cromosomi).
3. Come sempre NO PANIC! Questa cosa non significa che se vi fate l'henné vi spuntano tre teste o vi beccate un tumore. Significa solo che, come per TUTTO, è importante ragionare sulle modalità d'uso e capire se, pur portandosi dietro un pericolo, il suo uso è rischioso.
4. Aspetta, ma rischio e pericolo non sono sinonimi? NO. Il pericolo è assoluto, il rischio è relativo. Un leone è pericoloso. Un leone libero è molto rischioso. Un leone in gabbia rimane pericoloso, ma non è rischioso. Quindi, il fatto che l'henné contenga una molecola pericolosa non significa che il suo uso sia rischioso. Significa solo che dobbiamo capire se c'è la gabbia oppure no.
5. Infatti, l'SCCS, il solito ente di cui vi parlo sempre, quello che valuta rischi e pericoli degli ingredienti cosmetici, ha esaminato l'henné per ben tre volte negli ultimi vent'anni. Perché l'ha fatto? Perché l'industria voleva far entrare il lawsone nell'elenco ufficiale dei coloranti. (questo ricordatevelo quando vi raccontano che Big Parrucchieri lavora per screditare l'henné).
6. Bene, le prime due volte l'ha bocciato perché non c'erano dati sufficienti per capire se il suo utilizzo fosse sicuro
7. L'ultima volta, e siamo nel 2013, invece ha detto che se usato correttamente (100 grammi disciolti in 300 ml d'acqua) e con una concentrazione di lawsone INFERIORE all'1,4% allora può essere considerato sicuro per il consumatore.
(Tra l'altro, questi risultati li dobbiamo a una deroga del divieto di sperimentazione animale di cosmetici o loro ingredienti, cioè, per arrivare a un giudizio è stato necessario testarlo su animali, ma ne parliamo un'altra volta)
8. Allora è stato inserito nell'elenco dei coloranti? NO. L'approvazione dell'SCCS è solo il primo passo. Poi serve una legge che, a oggi, non c'è.
9. Ma se colora perché non è un colorante? I coloranti, così come i conservanti e i filtri solari, sono ingredienti "sorvegliati speciali" dagli enti regolatori. Loro, a differenza di tutti gli altri, devono dimostrare di essere sicuri prima di essere autorizzati al commercio e spesso hanno le indicazioni dei limiti di utilizzo (per esempio, se il lawsone fosse un colorante ufficiale, i produttori potrebbero avere l'obbligo di non utilizzarlo a concentrazioni superiori all'1,4%. Oggi non è così e, infatti, potete trovare in commercio henné con concentrazioni superiori. Non è così frequente, fortunatamente, ma succede).
10. Ma quindi ci stai dicendo che è MENO SICURO delle tinte "chimiche"? NO. Sto dicendo che, a differenza di quello che si pensa e che ci viene raccontato, non è innocuo.
11. E sapete perché ve lo racconto? Perché con le cose innocue noi abbassiamo le barriere. Avete presente quei tizi che allevano cuccioli di leone come fossero gatti e poi finiscono divorati? Finiscono divorati perché non tengono conto della pericolosità intrinseca di un animale selvatico.
Se pensiamo che una cosa sia innocua la usiamo con leggerezza. Con una tinta "chimica" non faremmo mai i pasticci che facciamo con l'henné, così come con un leone adulto non faremmo mai i coccolosi come faremmo con un leoncino cucciolo. Con la tinta "chimica" seguiamo le istruzioni manco fossero quelle dell'ikea, stiamo lì con il cronometro a guardare i minuti e usiamo tutte le accortezze del caso. Con l'henné, invece, modifichiamo le dosi, aggiungiamo ingredienti, teniamo in posa per ore e ore, compriamo polveri su siti di dubbia serietà, non controlliamo la data di scadenza, prendiamo magari la polvere per tingere i vestiti "che costa meno e colora uguale" e chissà quante altre mosse incaute.
Se pensiamo che qualcosa sia innocuo ci esponiamo a un rischio maggiore e, soprattutto, non calcolato. L'SCCS dice che l'henné che ha l'1,4% di lawsone usato come da istruzioni è sicuro per il consumatore. Non dice che con quell'henné potete farci quel che volete e state lo stesso tranquilli.
12. In questi giorni, molti stanno scrivendo alle aziende produttrici per chiedere info sull'henné. Le aziende produttrici serie tengono conto del parere dell'SCCS, anche se non sono obbligate da una legge, e fanno in modo di rimanere nelle concentrazioni di lawsone indicate. Ho visto aziende che addirittura mandavano, su richiesta, i risultati dei test allegati al PIF (il Product Information File, cioè il faldone che le aziende devono presentare quando registrano un cosmetico).
Così si fa!
Non è nascondendo la polvere, per quanto colorata, sotto al tappeto che si costruisce un rapporto di fiducia con i clienti. Serve trasparenza.
Qui trovate il documento dell'SCCS: https://ec.europa.eu/.../consumer_safet ... _o_140.pdf
https://www.facebook.com/lacerettadiOcc ... 797578880/
Un henné di passione
Qualche giorno fa ho dedicato alcune storie su Instagram all'henné.
Ho detto cose risapute, ma hanno scatenato comunque l'inferno. Forse perché non erano così risapute. Vediamole.
1. Naturale non significa innocuo. È vero che l'henné è estratto da una pianta, ma questo non significa azzerare il rischio.
2. La pianta da cui si ricava l'henné, la Lawsonia inermis, contiene una molecola chiamata 2-idrossi-1,4-naftochinone o lawsone. Questa molecola ha dimostrato di avere una certa tossicità (in particolare è genotossica, danneggia DNA e cromosomi).
3. Come sempre NO PANIC! Questa cosa non significa che se vi fate l'henné vi spuntano tre teste o vi beccate un tumore. Significa solo che, come per TUTTO, è importante ragionare sulle modalità d'uso e capire se, pur portandosi dietro un pericolo, il suo uso è rischioso.
4. Aspetta, ma rischio e pericolo non sono sinonimi? NO. Il pericolo è assoluto, il rischio è relativo. Un leone è pericoloso. Un leone libero è molto rischioso. Un leone in gabbia rimane pericoloso, ma non è rischioso. Quindi, il fatto che l'henné contenga una molecola pericolosa non significa che il suo uso sia rischioso. Significa solo che dobbiamo capire se c'è la gabbia oppure no.
5. Infatti, l'SCCS, il solito ente di cui vi parlo sempre, quello che valuta rischi e pericoli degli ingredienti cosmetici, ha esaminato l'henné per ben tre volte negli ultimi vent'anni. Perché l'ha fatto? Perché l'industria voleva far entrare il lawsone nell'elenco ufficiale dei coloranti. (questo ricordatevelo quando vi raccontano che Big Parrucchieri lavora per screditare l'henné).
6. Bene, le prime due volte l'ha bocciato perché non c'erano dati sufficienti per capire se il suo utilizzo fosse sicuro
7. L'ultima volta, e siamo nel 2013, invece ha detto che se usato correttamente (100 grammi disciolti in 300 ml d'acqua) e con una concentrazione di lawsone INFERIORE all'1,4% allora può essere considerato sicuro per il consumatore.
(Tra l'altro, questi risultati li dobbiamo a una deroga del divieto di sperimentazione animale di cosmetici o loro ingredienti, cioè, per arrivare a un giudizio è stato necessario testarlo su animali, ma ne parliamo un'altra volta)
8. Allora è stato inserito nell'elenco dei coloranti? NO. L'approvazione dell'SCCS è solo il primo passo. Poi serve una legge che, a oggi, non c'è.
9. Ma se colora perché non è un colorante? I coloranti, così come i conservanti e i filtri solari, sono ingredienti "sorvegliati speciali" dagli enti regolatori. Loro, a differenza di tutti gli altri, devono dimostrare di essere sicuri prima di essere autorizzati al commercio e spesso hanno le indicazioni dei limiti di utilizzo (per esempio, se il lawsone fosse un colorante ufficiale, i produttori potrebbero avere l'obbligo di non utilizzarlo a concentrazioni superiori all'1,4%. Oggi non è così e, infatti, potete trovare in commercio henné con concentrazioni superiori. Non è così frequente, fortunatamente, ma succede).
10. Ma quindi ci stai dicendo che è MENO SICURO delle tinte "chimiche"? NO. Sto dicendo che, a differenza di quello che si pensa e che ci viene raccontato, non è innocuo.
11. E sapete perché ve lo racconto? Perché con le cose innocue noi abbassiamo le barriere. Avete presente quei tizi che allevano cuccioli di leone come fossero gatti e poi finiscono divorati? Finiscono divorati perché non tengono conto della pericolosità intrinseca di un animale selvatico.
Se pensiamo che una cosa sia innocua la usiamo con leggerezza. Con una tinta "chimica" non faremmo mai i pasticci che facciamo con l'henné, così come con un leone adulto non faremmo mai i coccolosi come faremmo con un leoncino cucciolo. Con la tinta "chimica" seguiamo le istruzioni manco fossero quelle dell'ikea, stiamo lì con il cronometro a guardare i minuti e usiamo tutte le accortezze del caso. Con l'henné, invece, modifichiamo le dosi, aggiungiamo ingredienti, teniamo in posa per ore e ore, compriamo polveri su siti di dubbia serietà, non controlliamo la data di scadenza, prendiamo magari la polvere per tingere i vestiti "che costa meno e colora uguale" e chissà quante altre mosse incaute.
Se pensiamo che qualcosa sia innocuo ci esponiamo a un rischio maggiore e, soprattutto, non calcolato. L'SCCS dice che l'henné che ha l'1,4% di lawsone usato come da istruzioni è sicuro per il consumatore. Non dice che con quell'henné potete farci quel che volete e state lo stesso tranquilli.
12. In questi giorni, molti stanno scrivendo alle aziende produttrici per chiedere info sull'henné. Le aziende produttrici serie tengono conto del parere dell'SCCS, anche se non sono obbligate da una legge, e fanno in modo di rimanere nelle concentrazioni di lawsone indicate. Ho visto aziende che addirittura mandavano, su richiesta, i risultati dei test allegati al PIF (il Product Information File, cioè il faldone che le aziende devono presentare quando registrano un cosmetico).
Così si fa!
Non è nascondendo la polvere, per quanto colorata, sotto al tappeto che si costruisce un rapporto di fiducia con i clienti. Serve trasparenza.
Qui trovate il documento dell'SCCS: https://ec.europa.eu/.../consumer_safet ... _o_140.pdf
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
Concordo in toto. Un esempio su tutti: il mais. È, per quanto mi riguarda, uno dei pochi cibi che scelgo non bio e di produzione italiana.jea ha scritto: ↑14/01/2021, 14:31 I vegetali in generale possono essere soggetti a muffe o tossine (con un rischio un po' più elevato se si parla di prodotti bio). Se questi prodotti sono destinati al consumo umano, vengono effettuati particolari trattamenti e vengono effettuate analisi-campione per garantirne la sicurezza alimentare.
Per poi non parlare dei pesticidi usati in zone non EU di cui parlava poi Lola.
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
Quindi alla fine di tutto, immagino che devo solo applicare cautela e non farmi ingannare dalle diciture 100% naturale come se fosse una garanzia assoluta
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Re: Smaltimento materie prime cosmetiche scadute
E pensare che circa dieci anni fa, quando mi tingevo i capelli col henne, se ero stanca e non avevo tempo per aspettare, isolavo la testa per bene con la pellicola e dormivo cosi. Lavavo i capelli poi l'indomani. Usavo pure un henne che costava tipo 20 cent per 50 grammi.